SPORT & NOTE

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LIBRI DELLO SPORT, RASSEGNA DI GIULIANO ORLANDO

20/05/2015 - 17:41:18

 

 

ALMANACCO DEL CICLISMO 2015

Il compagno ideale e imperdibile del ciclista.

Davide Cassani e Danilo Viganò – Gianni Marchesini editore – Pag. 450 – Euro 35,00.

Giunto alla 24° edizione, conferma la completezza della pubblicazione. Risultati, calendari e tutti gli albi d’oro.

Edizione particolare la 24° dell’Almanacco del Ciclismo, guida imperdibile per chi ama pedalare. Importante il doppio intervento di Davide Cassani, attuale Commissario unico della nazionale, oltre che da undici anni responsabile della pubblicazione. Il primo per ricordare la scomparsa di Alfredo Martini, il nonno saggio del ciclismo, colui che seppe guidare ai trionfi iridati Moser, Saronni, Argentin, Bugno e Fondriest, ma soprattutto la voce guida di una disciplina dura e affascinante. Il secondo nelle vesti di tecnico e coordinatore dell’Almanacco del Ciclismo, dalle cui parole si evince che il ciclismo di casa nostra ha ancora un grande futuro, perché molti dei nostri professionisti sono nati dopo il primo gennaio 1990. Il resto lo trovi in questa opera che non tralascia nulla e risponde a tutte le domande degli innumerevoli appassionati. Lo ripeto da tempo, ma non sono complimenti gratuiti. Gianni Marchesini, amico di vecchia data, va elogiato per aver superato momenti editoriali non facili, e aver saputo mantenere viva l’attenzione di uno sport che resta di frontiera per le sue espressioni che sono sempre il frutto di una fatica antica. Anche se la tecnologia ha fatto progressi immensi, è sempre l’atleta al centro di ogni impresa e di ogni caduta. L’importanza della pubblicazione è quella di tenere viva la memoria di quello che è accaduto la stagione precedente. Sbagliato affermare che i numeri sono senz’anima. Anche loro esprimono sentimenti. Leggere le tappe del Tour 2014 emoziona perché ripercorri il trionfo di Nibali, la nostra bandiera. Il corposo volume informa su tutto: risultati 2014, schede prof., dilettanti e donne, gli albi d’oro, il calendario completo dell’anno in corso, le classifiche World Tour, le gare all’estero, i plurivittoriosi, i giri più importanti nel dettaglio e i vincitori di Giro, Tour e Vuelta, i vincitori dei mondiali e tantissimi altri riferimenti. Imperdibile.
Giuliano Orlando

Non fare il furbo, combatti 

Campioni e meteore nel variegato mondo della boxe.

Dario Torromeo – Absolutely Free Editore – Pag. 260 – Euro 15,00.

Storie di ring con molta fantasia. Non tutto è inedito. 

Carrellata molto corposa tra realtà e fantasia di alcuni dei protagonisti che hanno calcato il ring, nell’arco degli ultimi sessant’anni. L’autore mantiene il trend di creare atmosfere spesso cupe e ambienti disperati. Nel pugilato non è difficile scovare protagonisti, come confermano le storie dei vari Bowe, Fragomeni, Sabbatini, Zoff, Minchillo, Bundu, Ross, Kalambay, Alex Duran, Norton e Cooney, per citarne alcuni. La costante è appunto il dramma che aleggia su ciascuno, dal carcere ingiusto sopportato da Rubin Carter, all’incredibile odissea del giapponese Iwao Hakamada, ex pugile di buon livello, rimasto nel braccio della morte per quasi cinquant’anni, per delitti mai commessi. Liberato nel 2014, sotto la pressione dell’opinione pubblica e di campioni dello sport, tra cui i fratelli Klitschko. Abilissimo nello scoprire storie che destano attenzione, sempre al brivido. Sapete dove si trova Ashtabula? Nell’Ohio (Usa), e nel suo piccolo (20.000 abitanti) è importante: un premio Pulitzer, giocatori che hanno militato nella NFL, addirittura alcuni attori. L’autore ha scovato che Ashtabula è il posto col più alto numero di pugili perditori di professione e li ha raccontati con dovizia di particolari. Spazio ai bravi e maledetti del ring, come il cubano Angel Robinson Garcia, giramondo con tre passione: la boxe, le donne e l’alcool, col risultato di finire più spesso in prigione che sul ring e Tiberio Mitri, il campione di Trieste finito tristemente dopo un lungo tragitto di autolesionismo. Qualcosa fa sorridere e anche riflettere. Non sappiamo come collocare il racconto che riguarda Kellie Maloney, che per 60 anni è stato un uomo. Per la precisione il manager di tanti campioni di boxe. Poi ha confessato di essere nato in un corpo sbagliato. Lasciamo al lettore il giudizio definitivo. Un libro vivace e anche oltre.
Giuliano Orlando

MANUALE DI ETICA MARZIALE

Gli effetti primari della filosofia Shindo.

Joe Santangelo – Absolutely Free Editore – Pag. 246 – Euro 15,00. 

Lo sport dal quale si sono sviluppate le tattiche da combattimento.

Mica è facile sintetizzare la filosofia Shindo. L’autore la suddivide in capitoli, con tanto di prefazione che nasce nel modo più banale. Due amici tornano a casa, dopo un allenamento. Uno è deluso e rassegnato, l’altro è sicuro di aver recepito il concetto. L’altro è Joe Santagelo, che queste note le aveva messe in un quaderno e dopo vent’anni si accorge che sono attuali e utili per far capire ciò che Bruce Lee aveva scritto nel suo Tao del Jeet Kune Do: “Nel combattimento solo l’aria mi può fermare, ci siamo solo io e lei: il mio avversario non esiste”. Lungo l’introduzione che apre così: Il mondo è il nostro terreno di gioco, dove stanno prendendo il sopravvento stress, depressione, ansia e affanno. Le discipline da combattimento sono la forma inasprita dell’empirismo. Il combattente addestra la volontà e la trasforma in costanza, lavora duro nel presente per scongiurare rischi futuri. Diventa un uomo più sicuro, motivato, paziente e tollerante: diventa un uomo migliore. A questo punto il libro si addentra nei concetti che ambiente, contesto e il lento ma sicuro cammino verso il traguardo che porta l’uomo a diventare un guerriero. Il sistema etico Shindo viene analizzato e sviscerato lungo il percorso che ogni filosofia richiede. Dalle tecniche che non sono semplici oltre che numerose, per arrivare all’equazione della prestazione. Forza, resistenza, velocità, potenza, reattività, tempismo, respirazione, equilibramento, curiosità, umiltà e tanto altro nel glossario di una scelta che coinvolge il corpo che deve diventare oggetto e soggetto, per arrivare alla perfezione. Confesso di essermi sentito un po’ disorientato nel leggere questo testo. Ma una frase mi ha rasserenato: “Fortunatamente non ci è dato di conoscere il segreto per raggiungere la felicità”. Pienamente d’accordo.
Giuliano Orlando

UNA FINTA A DESTRA, UNA A SINISTRA

Paolo Rosi il primo italiano a segnare a Twickenham.

Federico Meda – Absolutely Free Editore – Pag. 196 – Euro 14,00.

Il "the voice" del video, bravo e impossibile. Voce televisiva che venne dal rugby, ma anche pugilato e atletica dagli anni ’50 al ’90.  

Paolo Rosi, una delle la voci più popolari del piccolo schermo, dai primi anni ’50 fino al 1992, è scomparso il 30 aprile 1997. Aveva 73 anni, viveva nella sua casa di Roma e da tempo aveva staccato quasi del tutto i rapporti con gli amici. Soffriva di quella depressione tipica di chi uscendo dal magico mondo professionale, non trova alcuna alternativa, capace di riempirne il vuoto. A dirla brutalmente, la sua storia, che ha segnato l’epoca del grande boom dello sport in tv, stava ricoprendosi della polvere del tempo. Ci ha pensato un giovane autore, appassionato di rugby, di cui Paolo fu giocatore di altissimo livello – primo italiano a segnare sul mitico campo di Twickenham – militante nelle più forti squadre italiane. In azzurro esordisce nel 1948 e chiude nel 1954. Alto 1,76 per 78 kg. con la palla in mano era un grande fantasista, un vero artista. I pareri dei compagni in campo sono concordi nell’indicarlo come giocatore bravissimo anche se un po’ romano. Ovvero pigro. In Rai ci arriva prestissimo, negli anni ’50, ancora attivo come giocatore. Solita gavetta, assaggiando molti sport, dal calcio al ciclismo, ma la sua voce si afferma soprattutto con atletica e pugilato, oltre che col rugby. I suoi superiori, da Tito Stagno a Guglielmo Moretti, sono concordi nell’affermare che non aveva un carattere facile e non faceva nulla per nasconderlo. Possedeva però la voce ideale del telecronista e di quella ne ha fatto uso perfetto. Valerio Piccioni lo definisce il Frank Sinatra dei telecronisti e Alfredo Pigna confessa. “Mi affascinava ascoltarlo”. Presente ai Giochi invernali del 1956 a Cortina, è la voce dell’atletica a Roma e Tokyo, del mondiale di Benvenuti che batte Griffith nel 1967 a New York, il suo “Cova, Cova, Cova” ai mondiali nell’83 a Helsinky ha fatto storia. Una bella e documentata carrellata di un personaggio, suo malgrado. Amava il rugby, godeva dell’esteticità del gesto atletico, nel pugilato apprezzava la scherma più della lotta ad oltranza. Benvenuti era il suo ideale. Bepi Ros il suo contrario. Possedeva la scelta di tempo che fa la differenza, ma non fraternizzava molto. Eppure, rileggendo questo libro, rimpiangi molto della sua storia.
Giuliano Orlando

RUNNER SI DIVENTA. DALL’UFFICIO AL DESERTO. 

Corri per realizzare i tuoi sogni.

Daniele Barbone – Corbaccio Editore – Pag. 210 – Euro 14,90.

Più dell’attrezzatura, occorre vincere la pigrizia e muovere i primi passi. 

Iniziamo da pagina 103. L’autore afferma: “Non sono nato runner e l’attitudine allo sport non è una mia prerogativa. Non sono nato imprenditore, ma cerco di essere artefice del mio destino”. Due affermazioni scontate in apparenza, eppure sono il motore che ci porta a compiere l’impresa: “Corro, corro, corro nella vita in campo professionale, trasformando ogni traguardo in un inizio. Correre è la conferma di quel che sono. Questa è la mia ricompensa”. I libri su questo argomento sono innumerevoli, ognuno ha il piacere di raccontare come è perché ha fatto la scelta. Un bisogno di spiegare. In questo caso l’aspetto della realizzazione è prevalente su tutto. Un briciolo di narcisismo, molta volontà e il piacere di poter dire: ci sono riuscito. Partendo da chilometri zero. Uno alla volta, poi 10, 20, 30 km., la maratona, fino alla 100 km. del deserto. Il battesimo alla Stramilano 2009, quindi sempre più avanti verso i sogni che diventano realtà. Realizzati oltre le attese, perché il nostro corpo è un laboratorio capace di compiere miracoli, basta che sai sfruttarlo al meglio. Quattro anni dopo, nel 2013 è in grado di prendere parte alle Five Major Marathon (Londra, Berlino, Boston. Chicago e New York) assieme ad altri 150 compagni di viaggio in questa avventura. Lo scorso anno, ormai coinvolto a tutto campo, partecipa alla 100km. del Sahara, con una finalità benefica, per la solidarietà mondiale. Questo il cammino iniziato, non certo definitivo. Nel libro molte le motivazioni che rispondono a quegli interrogativi spesso inevasi. Cosa spinge la donne a correre, quali reazioni? L’attività di comunicazione che si affianca sempre più alla preparazione alla gara. L’emozione alla maratona di Roma, con citazioni dotte, non sempre alla portata di tutti, ma che fanno un certo effetto. Infine una battuta che ricorda quella che del coraggio di chi sale sul ring per la prima volta. “Il gesto più eroico e dato dalla decisione di partire”.
Giuliano Orlando

QUANDO IL RISCHIO È VITA 

Il mondo da scoprire per l’esploratore nato più volte.

Carlo Mauri – Corbaccio Editore – Pag. 246 – Euro 19,90.

Alpinista, viaggiatore, navigatore ma soprattutto insaziabile curioso.

Carlo Mauri nasce il 23 marzo del 1930 a Rancio, rione di Lecco, dominato dal S. Martino, una montagna davanti a casa, meta abituale per raccogliere castagne e scovare funghi. Sedicenne è tra i fondatori del Gruppo Ragni di Lecco. La sua sete di conoscere oltre il confine di casa è inesauribile. Una curiosità senza fine. Dalla Grignetta alle Dolomiti in una deliziosa serie di vie nuove. Nel 1956 è nella Terra del Fuoco, sul Monte Sarmiento, guidato da padre Alberto Maria De Agostini. La prima tacca che lo porterà al Cerro Torre fino al Cerro Central, poi la spedizione in Karakorum (Gasherbrum IV) sempre con Walter Bonatti nel ’58. Dalla montagna himalayana al Ruwenzori in Africa. Nel 1961, dopo un incidente in montagna, per quattro anni è prigioniero di ospedali e sale operatorie. Quattro interventi alla gamba destra, via la milza per una piastrinopenia, un paio di inutili operazioni per estrarre un calcolo al rene. Zoppica vistosamente. Nel ’65 viene nominato Cavaliere della Repubblica. L’anno dopo torna in Patagonia e sale sul Monte Buckland, va in Peru lungo la Cordillera Blanca, quindi in Amazzonia, esplora il deserto australiano, resta a lungo con gli aborigeni. In Nuova Guinea, in Nuova Zelanda dove scala il Rolleston con Edmund Hillary. Nel ’68 è in Antartide, torna a casa e dopo aver alcune vie nuove in Grignetta e sul Bianco, partecipa ad una spedizione biologica al Polo Nord per censire gli orsi bianchi. Nel ’69 tenta l’attraversamento dell’Atlantico con una barca in papiro. Nel ’72 sul percorso di Marco Polo, Nel 1975 primo infarto che sembra chiudere ogni possibilità di continuare la sua meravigliosa avventura. Mauri riprende, compie anche un viaggio a Lourdes, ma i suoi santuari sono altrove, va in Asia e poi negli USA. Pubblica il libro “Il rischio è vita” che vince il Bancarella Sport. A distanza di 40 anni, ripubblicato con nuove foto e l’appendice in URSS, dove nel gennaio 1982, il professor Ilizarov lo opera con successo alla gamba che lo ha tormentato per anni. Il 30 maggio, sulla via ferrata Gamma 1, al Pizzo d’Erna, la montagna di casa, viene colto dall’infarto fatale. Muore il giorno dopo all’ospedale di Lecco. Il libro, letto oggi, è un affresco stupendo e attualissimo.
Giuliano Orlando

DUE E UN OTTOMILA 

Gasherbrum I in stile alpino

Reinhold Messner – Corbaccio Editore – Pag. 270 – Euro 19,90. 

Una montagna di luce a tempo di record. L’autore lo definisce un atto dovuto per far salire l’asticella del possibile.

Leggere sia pure a distanza di sette anni - pubblicato in lingua tedesca nel 2008 - uno dei libri più vivaci del grande alpinista altoatesino, non perde assolutamente di attualità. Che Reinhold Messner sia un innovatore, non è certo una sorpresa. Andare controcorrente è una specialità della casa. Quando parte col compagno di tante altre scalate, l’austriaco Peter Habeler, ha alle spalle l’esperienza del Lhotse, con una spedizione numerosa guidata da Riccardo Cassin. Una valanga nella notte al campo base, rischia di creare una tragedia. Proseguono, salgono fino a 7500 metri, sperano di farcela, ma debbono rinunciare a 200 metri dalla vetta, per un improvviso peggioramento del tempo. Sull’onda di quell’insuccesso nasce l’idea di poter scalare più velocemente le montagne. Non un piccolo esercito, che ritarda tutto, ma solo un paio di alpinisti capaci e decisi, pronti a sfruttare ogni occasione favorevole e non esserne condizionati. Messner non torna subito a casa. Fa venire la moglie Uschi che nel frattempo ha ricevuto il permesso dal governo pakistano di poter scalare lo Hidden Peak. Rientrano in Italia con pensiero di allestire una nuova spedizione, in antitesi con le altre. La sfida a due è il cuore del libro, oltre che il premio non facile, anche sotto l’aspetto umano, perché ogni spedizione comporta addii che lasciano il segno. Oltre a concorrenti imprevisti. La salita verso il Gasherbrum I è descritta con precisione chirurgica, metro per metro. Compresa l’emicrania di Habeler e l’arrivo in vetta. La discesa non è meno perigliosa. Raggiunto il campo base, da dove sono partiti, fanno i conti, che tornano: quattro settimane di acclimatamento e cinque giorni di scalate. Contro i tre mesi del viaggio precedente, con una quarantina di persone. Una fatica costata 8 kg. Messner non si ferma. Punta alla doppietta: Gasherbrun I e II, con Kammerlander il compagno di cento ascese. Nel 1984 e riesce nell’impossibile impresa, aprendo in discesa una nuova via, realizzando in una settimana l’ascesa delle due vette, senza ridiscendere al campo base. Facendo dell’audacia il biglietto da visita della vittoria.
Giuliano Orlando

HEYSEL, LE VERITÀ DI UNA STRAGE ANNUNCIATA 

Accadde trent’anni fa, ma la ferita è sempre aperta.

Francesco Caremani – Bradipolibri Editore - Pag. 232 – Euro 15,00.

Il 29 maggio 1985, morirono 39 tifosi juventini nello stadio di Bruxelles.

Sono passati 30 anni dalla strage dell’Heysel. Era il 29 maggio 1985, lo stadio di Bruxelles si preparava ad accogliere la finale della Coppa Campioni tra la Juventus e il Liverpool. Doveva essere una giornata di festa e di sport, invece si trasformò in una tragedia costata la vita a 39 italiani di fede bianconera, costretti a fuggire per evitare la ferocia gratuita e ottusa degli hooligans inglesi, ubriachi fradici, armati di spranghe e colli di bottiglie, all’inseguimento di tifosi juventini, finiti nel settore Z, di uno stadio vecchio e inadatto ad un evento tanto importante, isolati dal resto degli italiani e quindi bersaglio facile, per quei barbari venuti da Liverpool, decisi a trasformare la festa in una tragedia. Il tutto sotto lo sguardo quasi indifferente della polizia belga, che oltre ad essere insufficiente, osserva i fatti staccata dalla realtà di quanto sta accadendo. Incredibilmente la partita si disputa e termina, con la vittoria della Juve. Una Coppa Campioni che sa di sangue italiano. Il dopo è ancora peggiore, perché nel riconoscimento dei morti si aggiungono autopsie con nomi sbagliati e altre pagine di assoluta imperizia. Dai corpi restituiti come pacchi anonimi, le incredibili e sdegnate repliche delle autorità belghe, il verdetto della giustizia ingiusta, nei riguardi delle vittime e dei loro familiari, e la colpevole responsabilità dell’UEFA, che cerca di correre ai ripari a danni fatti. Le decisioni successive, sospensione a tempo indeterminato dai club britannici e altre disposizioni, non risolvono il problema del risarcimento sia delle vittime che dei loro parenti. A combattere restano in pochi, l’autore del libro, padri e madri, fratelli e sorelle delle vittime, pochi ma tenaci e qualcosa ottengono, pur tra mille ostacoli e la solita burocrazia. Che però è attenta alle uscite. A una delle vittime, Roberto Lorentini, viene assegnata la medaglia d’argento al valore civile. Perché non d’oro? Si domanda il padre di Roberto. Rispondono che quella d’oro avrebbe comportato un modesto assegno mensile. La ristampa del libro, aggiornato in alcune parti è un segnale forte, per non dimenticare mai quella tragedia tanto assurda, quanto annunciata.
Giuliano Orlando
 
Giuliano Orlando