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A MODO MIO: LA VITA DI SIMONA GALASSI

06/07/2015 - 15:38:17

 

 

Storia di pugni e di passioni, biografia della Regina di Romagna

Edizioni InMagazine

di Alfredo Bruno

Lunedì 6 luglio 2015 – Non si è ancora spento l’eco della bella prova di Simona Galassi, che a 43 anni ha tenuto in scacco fino alla fine la campionessa del mondo Debora Dionicius, imbattuta e 16 anni più giovane. Sarà  difficile anche per il futuro quando si parlerà di boxe femminile non fare il nome di Simona e bene hanno fatto due firme importanti come Dario Torromeo e Flavio Dell’Amore a scrivere la biografia riguardante la Regina di Romagna intitolata “A modo mio”, una storia di pugni e di passioni. Torromeo ha sempre dichiarato di essersi avvicinato al pugilato femminile solo dopo aver visto all’opera Simona, mentre per Dell’Amore il discorso è diverso avendola seguita dai primi passi sul ring. Sono in molti ad usare un titolo come “A modo mio”, lo ha fatto Nino Benvenuti in una sua autobiografia e lo ha fatto di recente l’ex presidente Berlusconi con il titolo della famosa canzone di Frank Sinatra “My Way”. Per la Galassi più che il titolo è un marchio, anche se nelle sue orecchie ronza quasi costantemente la melodia e la voce del grande cantante. A modo mio è l’inno di chi ha una forte personalità, di chi non accetta compromessi, di chi trova nella vita la strada da percorrere fino in fondo senza tentennamenti. Così è stato per Simona nata in una famiglia unita dove rispetto e obbedienza non mettevano il bavaglio ad una sorta d’indipendenza. Fisico scattante, filiforme ma nello stesso tempo solido come il marmo. Lo sport una necessità per scaricare adrenalina, la ragazza dimostra subito qualità non indifferenti nella pallavolo. Da bambina ci aveva provato col tennis e un po’ di danza. “Pomodorino” come la chiamavano i suoi non si tirava indietro neanche coi lavori pesanti per aiutare il padre. La sua golosità sembrava un problema, dai dolci in poi mangiava di tutto a dismisura, ma il suo fisico non ne risentiva. Si cominciò a parlare di bulimia, ma era una semplice voracità insita in lei, quasi connaturata. L’allenatore della squadra di pallavolo dove giocava le predice il ruolo di fuoriclasse per qualsiasi cosa avesse intrapreso. Rimane affascinata nel vedere un incontro di kick boxing. Comincia la sua avventura sul ring arrivando a conquistare l’europeo di Full Contact. Le arriva a sorpresa una telefonata di Emanuele Renzini che la convoca per la Nazionale. Ed è un po’ improvvisata la Nazionale che va a Stanton negli USA. Le nostre ragazze sono snobbate, ma sul ring si fanno valere. Simona è medaglia d’oro ed è eletta miglior atleta del Torneo. Il libro non parla solo delle sue imprese: Simona mette a nudo pregi e difetti. Le sue relazioni non sono durature, la ragazza sente di star bene da sola e di dedicarsi a 360° al pugilato. Ha solide amicizie, che l’accompagnano tutt’ora. Vince altri due mondiali, l’Europa e l’Italia s’inchinano di fronte alla sua bravura. Diventa l’ambasciatrice della boxe rosa, è personaggio schietto, spigliato. Dopo aver dominato in lungo e in largo nel 2006 con i suoi 35 anni rischia di essere tagliata fuori per i limiti d’età. Il passaggio tra i pro diventa quasi automatico, è proprio Flavio Dell’Amore a farle conoscere Salvatore Cherchi. Con lui arriva al titolo mondiale battendo Stefania Bianchini per due volte in combattimenti molto seguiti, finalmente per la boxe femminile, dai media. La sua rinnovata imbattibilità trova disco rosso in Messico dove viene sconfitta più dalla situazione che dall’avversaria. La dura sconfitta subita più tardi da Renata Szebeledi avrebbe dovuto far scrivere la parola fine alla sua carriera. Ma non è così perché Simona risale la china, nessuno ha la sua classe, il suo sinistro è una lama acuminata che giunge quasi sempre a segno. Torna ad essere campionessa d’Europa. La formidabile Susi Kentukian contro di lei conserva il mondiale, ma rischia tremendamente. Il libro esce prima della sua recente sfida con l’argentina Deborah Anahi Dionicius. La “Regina di Romagna” fa la sua parte, impartisce l’ ennesima lezione, ma sul suo cammino trova l’avversario più temibile costituito dai 43 anni scritti all’anagrafe. Cos’altro c’è da aggiungere a questa bella biografia scritta da Torromeo e Dell’Amore se non domandarsi “Siamo sicuri che finisce qui?”.
 
Alfredo Bruno