Addio a Franco Priami mattatore fra ring e set
Se n'è andato alle soglie degli 80 anni: è stato arbitro di duemila incontri di boxe (29 titoli mondiali) e attore sul set di film e serie tv
di Mario Orsini
LIVORNO. Arbitro e giudice di pugilato per vocazione e attore caratterista per passione. Franco Priami, classe 1935, ci ha lasciati alla soglia degli ottanta anni: li avrebbe compiuti il 24 novembre. A potarselo via, nel reparto cure palliative dell’ospedale, un male incurabile in nemmeno un paio di mesi. I funerali oggi, dalla camera mortuaria, alle ore 11.15: la tumulazione poi la cremazione al cimitero di Crespina. Franco Priami lascia la moglie Barbara Eugenia, il figlio Giovanni, la nuora Barbara Alberoni e l’adorata nipotina di 6 anni, Francesca.
Priami è stato una di quelle persone che si sono fatte da sole. Grazie a un temperamento ferreo e all’aiuto, lo diceva sempre, di una donna, la signora Eugenia Barbara, tra l’altro cugina di Ricky Albertosi («non mi ha mai messo i bastoni tra le ruote e ha sempre rispettato le mie scelte pur non condividendole in pieno»).
29 MATCH MONDIALI. Nella sua carriera Priami ha arbitrato circa duemila match di cui 29 col titolo mondiale in palio, un’altra ventina internazionali («ma secondo mia moglie sono 32»), una cinquantina intercontinentali e altrettanti campionati italiani. E come giudice si è seduto, con i cartellini tra le mani, seimila volte a bordo ring.
Quando ha dato l’addio all’arbitraggio la passione della boxe non si è spenta: è rimasto sulla breccia come responsabile di riunioni di boxe o sul set di film come caratterista: fisicamente gli si addiceva a pennello, grazie a quei baffoni di stampo risorgimentale.
Sguardo arcigno, al tempo stesso burbero e bonario, e poi il fisico imponente. Capace di vestire a pennello ruoli di contadino, ballerino “sui generis”, mafioso, gentiluomo d’altri tempi o babbo permaloso. Uno degli ultimi film è “Giochi d’estate”, fuori concorso alla biennale di Venezia («recitare mi è sempre piaciuto»).
CALCIATORE MANCATO. Nativo di Crespina, era arrivato a Livorno a 15 anni, per lavorare come falegname, sulla scia di una sorella, prima fidanzata e poi sposata con rampollo della dinastia Pini, proprietari del mobilificio Gigante di via Garibaldi. Nei suoi pensieri di adolescente aveva un chiodo fisso: il desiderio di girare il mondo e vedere da vicino i grattacieli di New York. E sportivamente parlando, di ritagliarsi un pezzettino di gloria nel pianeta calcio. Con il pallone tra i piedi, tra l’altro, se la cavava benino, come mediano di grandi polmoni sempre in movimento.
Su di lui aveva messo gli occhi il Pontedera. Ma Degli Innocenti, allora terzino della Spal, vedendolo in azione lo portò a fare un provino a Ferrara, nella sua squadra. «Infilai per due volte la porta di Ottavio Bugatti, mi fece i complimenti: era un portiere che avrebbe poi vestito le maglie di Napoli, Inter e nazionale». A stoppargli la carriera calcistica un infortunio in un torneo tra bar a La Rotta.
ARBITRO PER CASO. Al pugilato Priami arrivò quasi casualmente. A far scattare la molla fu per caso Franco Nenci: nei primi anni ’60 già un mito. «Ebbi l’opportunità di stringergli la mano e poi di diventare suo amico e amico anche di Mario Sitri. Per fare pugilato agonistico però non avevo più l’età giusta ma per fare l’arbitro sì».
Nel 1983 Priami varcò per la prima volta l’oceano per andare ad arbitrare a Miami. L’aereo però fece prima scalo a New York. Appena sceso si mise in ginocchio e baciò il suolo americano. A Miami prima di salire sul ring venne a stringergli la mano Angelo Dundee, il manager di Mohammed Alì, alias Cassius Clay. Quando gli spiegò che era di Livorno, gli disse: «Livorno come Napoli ha il mare. Tu allora andare a vela?» Al suo “no” lo guardò negli occhi: «Male, ricorda sempre che le barche a vela non vanno mai completamente controvento». Una metafora per ricordargli che da quelle parti non è possibile arbitrare a dispetto di tutti.
La prima grande soddisfazione, come arbitro, per Priami arrivò con il match mondiale Wba dei mediomassimi del 1986. Al Market Square Arena di Indianapolis tra il padrone di casa Marvin Johnson e l’astro nascente, di Trinidad, Leslie Stewart. Match cruento dominato da Marvin e concluso per ko tecnico: Priami prima dell’inizio aveva fatto cambiare i guantoni a Leslie perché induriti da una gran quantità di amido.
Altri match ai primi posti nella grande bacheca sportiva di Priami, quello di Parigi del 1993, in palio il titolo mondiale dei massimi leggeri tra Orlin Norris e l’argentino Marcelo Figueroa. E tra il russo Orzubek Nazarov e il filippino Dindo Canoy, a Fukushima in Giappone, nel 1995, col titolo mondiale dei leggeri Wba in palio. Ma l’elenco è chilometrico.
"RAY SUGAR LEONARD IL PIU' GRANDE". Un giorno chiedemmo a Priami il pugile che l'aveva più impressionato. Lui fu categorico: «Al primo posto metto il grande, immenso, Sugar Ray Leonard, al secondo il panamense Roberto Duran, El Cholo Manos de Piedra, capace di vincere il mondiale in tre categorie diverse e al terzo Marvin Hagler». Mentre tra i pugili di casa nostra le simpatie andarono tutte a Duilio Loi («molto legato alla mamma e un po’ sfortunato in famiglia»). A non destargli grande simpatia fu invece, Mohammad Alì: «Grande atleta ma non eccellente pugile». E ancor meno Mike Tyson: «Genio e sregolatezza. Sui giornali più per la vita irruenta più che per i successi sul ring».
Tra le grandi soddisfazioni di Franco Priami l’invito a rappresentare l’Italia sportiva, nel 1992, al Paradise Island delle Bahamas, in occasione della ricorrenza dei 500 anni della scoperta dell’America. E dieci anni dopo nel 2002, a Washinton, in occasione della prima ricorrenza dell’11 settembre. Di quella partecipazione ci ricordò l’emozione fortissima quando si spensero le luci, si accesero le candele e con le lacrime agli occhi i presenti iniziarono a cantare l’inno americano.
BRAVO ATTORE. le prime esperienze come attore nella “Cinecittà” di Tirrenia: in film come “Sequestrati di Altona” e “Madame Saint Gene”, diretti da Vittorio De Sica, nel cast anche una splendida Sophia Loren. In “Frenesia d’Estate”, con Amedeo Nazzari, recitò nella parte di corridore del giro d’Italia. Invece, in “Ricordi d’Estate”, girato al mare a Castiglioncello, fece la parte di un marito becco . Di quel periodo è poi la partecipazione in film che hanno fatto la storia del nostro cinema come “Tutti a casa” di Luigi Comencini e “Il sorpasso” di Dino Risi.
Poi, esclusa qualche particina, un lento oblio. Il salto di qualità nel mondo della celluloide per Priami è di nuovo all’inizio degli anni ottanta. Gli chiesero di fare la consulenza al film “Bomber”: sul set anche Bud Spencer. Lo invitarono a provare a fare l’arbitro in un incontro di pugilato: andò bene e lo cercarono sempre più spesso: per film come “Tutti all’attacco” con Massimo Ceccherini, poi per serie tv e fiction come “Il commissario Manara”, “Per amore e per vendetta”, “I Carabinieri”, “Il Mostro di Firenze”, “L’Incompreso” e, nel 2007, “Madame” con Nancy Brilli e una divertente Manuela Arcuri.
“Nel film – raccontava lui – disse. ero un contadino ciociaro, babbo di Manuela. Durante la lavorazione del film, mentre eravamo insieme in macchina, gli feci notare che aveva una coscia un po’ troppo scoperta. Lei, come sempre scherzosa e bambinona, mi disse che non c’era da preoccuparsi perché ero suo padre». Non era l’unica a esser giocherellona: simpatica era anche Corinne Clery.
Fonte: iltirreno.gelocal.it/livorno/cronaca/2015/09/29/news/addio-a-franco-priami-mattatore-fra-ring-e-set-1.12177110
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