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UN DELUSO DI FIORE DEVE CEDERE A BOTTAI
09/04/2016 - 00:26:28
Il livornese premiato con il tricolore superwelterdi Primiano Michele Schiavone Livorno, 8 aprile 2016 – Al locale Lenny Bottai è stata consegnata la vittoria con verdetto unanime al termine delle 10 riprese combattute con Francesco Di Fiore, napoletano trapiantato a Prato. Con il risultato gli è stata conferita la vacante cintura italiana dei pesi superwelter. Il responso della terna giudicante, oltre che aver snaturato l’andamento del match e, di conseguenza, il rendimento dei due pugili, è stato pesante per lo sconfitto: un giudice lo ha visto perdente con 6 punti di svantaggio – sulla distanza delle 10 riprese questa marcata differenza racchiude un racconto, oltreché falso del confronto, anche esageratamente sbilanciato – un altro ufficiale di gara lo ha visto eliminato con 4 punti di scarto, comunque smisurati, mentre il terzo ufficiale giudicante lo ha tenuto 2 punti sotto rispetto al vincitore. Questi i tre cartellini a favorevoli al nuovo campione, mostrati secondo l’ordine usato dall’annunciatore: 97-93, 98-92 e 96-94. Bentivegna, una sorte che poteva essere evitataL’opaca prestazione della giuria del match per il campionato italiano è stata preceduta dalla nefasta scelta organizzativa di opporre il siciliano Giancarlo Bentivegna, di 34 anni, al lettone Ivans Levickis, che di anni ne ha 23, con 43 combattimenti disputati in mezza Europa. L’isolano è giunto con un record immacolato fatto di 8 successi e si è trovato di fronte uno che potrebbe essere definito un autentico carneade, ma dal cui record composto di 22 vittorie (15 prima del limite), una delle quali l’aveva ottenuta in Italia nel settembre 2014 a spese dell’allora imbattuto Alessandro Caccia, si potevano trarre le dovute preoccupazioni. Bentivegna ha vinto sempre fino a quando la sua società dilettantistica ha profuso tutti gli sforzi necessari per farlo crescere, infondergli la fiducia necessaria per costruirlo nel nuovo mondo del professionismo, opponendolo ad avversari calibrati alle sue qualità, alla sua esperienza. Quando è intervenuta la cognizione del manager-organizzatore professionista, il paziente lavoro dei siciliani dell’ASD Pol. Nino Castellini è stato cancellato senza esitazioni, in nome di un programma che doveva presentarsi diverso dagli altri, dove sulla carta non vi erano vincitori e vinti precostituiti. Levickis ha dimostrato con i pugni che sul tavolo c’era un vincitore ed era lui. Il pesante fuori combattimento di Bentivegna, poteva essersi evitato lasciando il lettone a casa nella sua Daugavpils. Indubbiamente il knockout è parte di un combattimento quando capita in un confronto alla pari, ma quando accade come in un sogno premonitore ci sono delle responsabilità capitali che dovrebbero costare qualcosa anche a chi le commette. Caccia aveva 26 anni quando è finito al tappeto contro Levickis – comunque per un fuori combattimento diverso da quello capitato a Bentivegna – ed ha avuto il tempo e le condizioni per recuperare, mentre il siciliano ha 8 anni in più e l’epilogo del ko è stato molto preoccupante, con il conseguente necessario ricovero in ospedale. Ci domandiamo se non ci sono in Italia pugili capaci di affrontare Bentivegna per un confronto equilibrato, dove non ci sia il classino 1-0 a favore del palermitano. La risposta è ovvia e scontata, ma in Italia non c’è un organismo capace di governare il flusso di pugili stranieri, per decidere quando sono troppo inconsistenti o ritenuti a rischio, e decidere con un categorico rifiuto. La Lega è composta dai professionisti del settore e non ha un’autonomia decisionale rispetto ai programmi, così continueremo a vedere arrivare in Italia gli stessi stranieri opposti sia ai professionisti debuttanti che ai campioni nazionali. La mancanza di una classifica in serie e l’inesistenza di regole precise continuerà ad essere un valido motivo per continuare ad offrire al pubblico confronti privi di equilibrio quando si tratta di pugili affermati. Il brutto episodio capitato a Bentivegna deve fare riflettere e non poco, perché il numero dei pugili italiani è limitato e gli errori possono affossare ulteriormente un panorama alquanto malinconico. La piazza di Palermo ed il suo comprensorio periferico poteva avere un nuovo impulso con un pugile locale che si faceva strada tra i professionisti. Alla luce del risultato livornese rimane un grosso punto di domanda. Primiano Michele Schiavone
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