Medico di professione con la passione per il pugilato
di Alfredo Bruno
La data è il 18 dicembre e al PalaVespucci di Roma, come contorno dell’esordio al professionismo di Gabriele Guainella sale sul ring tra i dilettanti Stefano Zaccagno (+ 36, = 15, - 33), 28 anni, nel Lazio uno degli uomini di punta tra i 69kg. Ma la curiosità non sta nel fatto di vederlo scavalcare le corde del ring e ottenere un chiaro successo sul suo avversario, sta invece nel fatto che Stefano è medico e per giunta siede con discreta frequenza a bordo ring. Esempi non certo frequenti e la nostra memoria si ferma a Sante Bucari, che tra l’altro fu anche Consigliere Federale.
Come sei entrato nel pugilato?
“In verità io facevo kickboxing, ma avevo un amico che si allenava nella palestra di Attilio Volpe. Poi il mio amico ha smesso subito, dopo due mesi, e io ho continuato. Avevo 18 anni quando ho cominciato anche se i miei non volevano che combattessi sul ring”.
Pentito di questa scelta?
“Assolutamente no. Anzi mi è stata utile per regolarizzare la mia vita”.
Cosa ti ha dato la boxe?
“A livello sportivo è difficile che diventi la tua professione. Non per capacità ma anche perchè fare pugilato in pratica consiste nel massimo dispendio per avere poco. Però come forma mentis è una sana dimostrazione. Un po’ come la metafora della vita”.
La tua più grande soddisfazione da pugile?
“L’ho avuta quando ho vinto la Talent League, forse tra l’altro in uno dei match più facili che ho disputato. Vinsi prima del limite, stavo bene ed ero caricato. Mi allenavo da Carlo Maggi, che dopo pochi mesi è venuto a mancare. Almeno sono riuscito a dargli una piccola soddisfazione, da lui mi sono allenato per circa un anno. All’inizio non mi voleva prendere, perchè lui non voleva pugili di altre palestre. In realtà fu Daniele Petrucci a convincerlo e così sono passato alla San Basilio. Io ho cominciato con Attilio Volpe che per me è stato un maestro fondamentale. Da lui ero arrivato totalmente a digiuno di boxe e provenivo dal Classico. Sotto la sua guida sono stato protagonista di molte battaglie, non mi tiravo indietro con nessuno”.
Hai degli hobbies?
“In pratica ho il mio lavoro di medico, che è molto impegnativo. Il mio hobby era il pugilato che mi aiutava a scaricare la tensione”.
Perchè hai scelto medicina?
“In realtà pure in questo sono stato un po’ trascinato. Ho iniziato a studiare con un mio amico per provare, poi io ho continuato e lui no. Sono fatto così, mi butto nelle cose, per fortuna poi mi piacciono e mi riescono più o meno bene”.
Su cosa hai fatto la Tesi?
“L’ho fatta su reumatologia e ora la mia specializzazione è ortopedia”.
Che effetto ti fa stare a bordo ring e vedere gli altri che combattono ?
“All’inizio ho trovato un po’ di difficoltà perchè nell’ambiente ero ancora visto come pugile e mi facevano domande come se fossi uno di loro. E farsi rispettare all’inizio come medico non era semplice. Adesso sto entrando nel ruolo. Mi alleno comunque in palestra e quando capita l’occasione vorrei combattere finchè le due cose, i due tesseramenti, possono coesistere”.
Qual è il tuo pugile preferito?
“Non che io segua il pugilato al di fuori più di tanto. A me piaceva Joe Calzaghe, un mancino come me, anche se era impostato da destro”.
Quale è stata la tua maggiore difficoltà all’inizio?
“Quando ti trovi a giudicare se un pugile può continuare a combattere. All’inizio io mi mettevo troppo nei loro panni. Sapevo che loro non avrebbero mai voluto lasciare, ma nello stesso tempo ero avvantaggiato per conoscere chi ho davanti. Riesco a capire subito se è ben allenato, so decifrare la situazione. Adesso con l’esperienza sono diventato più obiettivo”.
Tu leggi?
“Abbastanza. Ultimamente ho letto un bellissimo libro su Patrizio Oliva, scritto dal nipote. Leggo romanzi più antichi che moderni. Degli italiani mi piace Italo Calvino”.
Ti piace il cinema?
“Mi piacciono i film di guerra, quelli antichi. Per quanto riguarda il pugilato quello che mi ha colpito di più è stato -Lassù qualcuno mi ama-”.
Alfredo Bruno
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