Una riunione con Serreli, Tidu, De Montis, Aresti e Torsello
di Primiano Michele Schiavone
Nella riunione di Cagliari del 13 febbraio 1981, su 10 pugili impegnati la metà di loro arrivò a disputare il campionato italiano e due di essi riuscirono a vincerlo. Quella sera, nel gruppo di atleti entrati nel circuito tricolore ci fu il peso gallo cagliaritano Roberto Serreli vinse nella quinta ripresa quando l’avversario siciliano Corrado Infanti abbandonò il confronto. Serreli, professionista dall’aprile dell’anno precedente, arrivò alla sfida per il titolo italiano nel febbraio 1982, quando affrontò a Cagliari il campione Giuseppe Fossati, contro il quale rimase indietro nel punteggio dopo 12 tempi. Il cagliaritano ottenne un’altra chance in luglio a Pineto, in Abruzzo, dal nuovo titolare Valter Giorgetti, il cui confronto si concluse ancora ai punti in 12 tempi a favore del suo avversario. Serreli salì sul ring per l’ultima volta in dicembre e lasciò il pugilato dopo 20 incontri: 16-4-0. Seguì il peso leggero locale Giuseppe Tidu che dispose dell’invitto veneziano Angelo Ambrosio nella seconda sessione. Il cagliaritano iniziò la carriera a torso nudo nel febbraio dell’anno precedente e raggiunse l’appuntamento per il campionato nazionale nel novembre 1985, con la sfida al detentore napoletano Alfredo Raininger, combattuta a Casavatore, in Campania, e conclusa con la sconfitta decisa nella decima frazione da una ferita. La successiva sconfitta patita nell’aprile 1986 indusse Tidu a chiudere con la boxe, dopo 28 confronti: 23-3-2. Venne poi il turno dell’altro peso leggero di casa Bruno De Montis che mantenne l’imbattibilità dopo 8 riprese combattute con il brasiliano Josia Malquides da Silva, in vista del confronto per il vacante campionato italiano che affrontò due mesi dopo a Caserta e vinse a spese del locale Pellegrino Ventrone, costretto ad abbandonare nella decima sessione. Il dominio del mancino De Montis si concluse in settembre a Chianciano Terme, Siena, dove il pisano di origine avellinese lo superò al termine delle 12 riprese, togliendogli il titolo. Il sardo, dopo il fallito tentativo di riprendersi il primato nazionale dal ligure Luca De Lorenzi, contro il quale abbandonò nella ripresa iniziale, continuò a calcare il ring fino all’agosto1990, momento nel quale rinunciò all’attività con il record di 52 incontri: 33-14-5. Infine si affrontarono i pesi welter Francesco Aresti, atleta di casa, ed Antonio Torsello, tarantino di Mottola residente in Svizzera. Il cagliaritano, con esperienza a torso nudo risalente all’aprile 1978, superò il pugliese dopo 8 tempi ed allungò lo sguardo sul titolo italiano, il cui appuntamento arrivò nel settembre 1981 e lo realizzò favorevolmente nella sua città contro il riminese Pierangelo Pira, fermato nella decima ripresa. Aresti tornò su quel ring in dicembre, nella difesa del titolo programmata con Giuseppe Di Padova, foggiano di nascita residente a Mantova, al quale cedette nel terzo tempo. Fu quello il suo ultimo incontro, il numero 23: 18-2-3. Il pugliese Antonio Torsello, professionista in terra elvetica dall’ottobre 1973, disputò due campionati italiani, entrambi persi a causa di ferite: il primo nell’ottobre 1980 a Grosseto nella sfida a Pierangelo Pira; il secondo nell’agosto 1982 ad Alberobello, in provincia di Bari, contro Gianfranco Rosi. La carriera di Torsello si concluse nel luglio 1986 dopo 52 combattimenti: 26-26-0.
IL RICORDO DI UN ANNO PRIMA
13 febbraio 1971: Adinolfi batte Macchia
di Alfredo Bruno
Domenico Adinolfi aveva da pochi mesi conquistato il titolo italiano dei mediomassimi, togliendolo ad un Giulio Rinaldi sul viale del tramonto. Il giovane pugile di Ceccano, all’epoca aveva 25 anni, era chiamato ad un’insidiosa verifica del suo valore affrontando lo sfidante Gianfranco Macchia, pugile di Ferrara che già era stato titolare della categoria, detronizzato successivamente per squalifica proprio da Giulio Rinaldi. Una ruota che si era fermata nel Palasport romano, tempio della boxe che conta. Il match non tradì le aspettative e fu seguito con attenzione dal numeroso pubblico. Adinolfi si dimostrò all’altezza della situazione sciorinando alla perfezione il jab sinistro e il montante destro. Macchia non era tipo da tirarsi indietro e rispose per le rime. Nonostante la strenua resistenza dello sfidante Adinolfi aveva accumulato un bel vantaggio nei primi nove rounds. Ma dal decimo le cose cambiarono ed uno scatenato Macchia mise in difficoltà il campione. La situazione non cambiò nelle ultime due riprese. Due giudici optarono per Adinolfi, mentre il cartellino dell’arbitro, il signor Cecchi, vedeva chiaramente in vantaggio Macchia. Adinolfi vinse quindi per split decision, ma la stampa optò decisamente per lui, considerato la grande promessa del pugilato italiano. I due si rincontreranno l’anno dopo, sempre titolo in palio a Roma, e stavolta ad ottenere il verdetto sarà Macchia. Il ferrarese pur essendo considerato fra i migliori d’Europa non andò oltre il titolo italiano, mentre Adinolfi diventerà campione d’Europa nel 1974 con la fulminea vittoria sul tedesco Klein. Record di Domenico Adinolfi: + 51, 26 per ko, – 9, = 3. Record di Gianfranco Macchia: + 23, 13 per ko, – 9, =5. (pubblicato il 13 febbraio 2016)
Primiano Michele Schiavone
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