Nino Benvenuti, un campione cresciuto senza premura
di Priminao Michele Schiavone
Ai giorni nostri tutti hanno fretta di arrivare in alto, di bruciare le tappe, come dicono alcuni, col rischio reale di incenerirsi, come è avvenuto a taluni negli ultimi tempi. Cinquanta anni fa e non solo, per chi voleva arrivare lontano, le cose andavano in modo molto diverso. L’attestazione di questa considerazione viene offerta dalla carriera di Nino Benvenuti. Questi, l’1 marzo 1963 a Roma, partecipò al suo primo campionato professionistico dopo due anni di attività e l’esperienza accumulata in 29 confronti, tutti vinti, alcuni anche prima del limite. Per l’occasione affrontò e sconfisse nell’undicesima ripresa Tommaso Truppi, brindisino residente a Modena, anch’egli al suo primo impegno tricolore, presentatosi all’appuntamento con una sola sconfitta a fronte di 21 successi e 2 risultati di parità. La riflessione del caso porta a considerare un’altra sfaccettatura dei vari tagli che hanno rappresentato l’esperienza pugilistica del triestino: aveva vinto tutto quello che si poteva conseguire nel dilettantismo di quell’epoca, con cinque affermazioni ai campionati nazionali, due ai campionati europei e la medaglia d’oro olimpica, abbandonando la maglietta dopo 109 sfide, delle quali solo una perduta. A Benvenuti, nato il 26 aprile 1938 a Isola d’Istria, comune appartenente alla Venezia-Giulia fino al 16 settembre 1947, venne attribuito il nome Giovanni. Iniziò a muovere i primi passi come novizio nel 1954 a Trieste, dove debuttò a torso nudo sette anni dopo, il 20 gennaio 1961. Nonostante le affermate qualità, Benvenuti non abbandonò il titolo italiano e lo difese tre volte con successo, dinanzi a Francesco Fiori, Fabio Bettini e nuovamente Tommaso Truppi, continuando ad accrescere l’esperienza con stranieri e molti nordamericani come Jimmy Beecham, Tony Montano, Gaspar Ortega, Teddy Wright, Denny Moyer, Milo Calhoun e altri ancora. Evitò di sfidare l’allora campione europeo dei pesi medi, l’imbattuto mancino ungherese Laszlo Papp, il primo a vincere tre medaglie d’oro olimpiche, icona del pugilato internazionale anche tra i professionisti. Lo stesso fece con l’ex campione mondiale Sugar Ray Robinson, nella sua tournée europea.
Accettò, invece, di misurarsi con Sandro Mazzinghi, altro idolo italiano di quegli anni, per contendergli la cintura mondiale dei pesi medi jr posseduta dal toscano e il 18 giugno 1965, a Milano, lo affrontò e lo superò con un insperato esito anzitempo, frutto di un preciso montante piazzato al mento del campione nella sesta tornata. Quattro mesi dopo, il 15 ottobre a Roma, partecipò al suo primo campionato europeo, reso vacante dall’abbandono dell’attività del magiaro Papp, vincendolo a spese dello spagnolo Luis Folledo, eliminato nella sesta frazione. Il 17 dicembre tornò nella capitale per concedere la rivincita a Sandro Mazzinghi, lo superò ai punti in 15 tempi e conservò il titolo iridato medi jr. Ancora in Italia l’anno seguente sconfisse ai punti Don Fullmer e Clarence James, il 14 maggio a Berlino sottomise nell’undicesimo round il tedesco Jupp Elze, nella difesa del titolo europeo dei pesi medi; il 25 giugno a Seul rimase sconfitto per la prima volta dopo 65 confronti vinti, dal sucoreano Ki Soo Kim, suo avversario olimpico, al quale lasciò la cintura di campione del modo dei pesi medi jr dopo 15 riprese. L’italiano si consolò con il titolo continentale che mantenne il 21 ottobre a Roma contro il francese Pascal Di Benedetto, costretto all’abbandono nella dodicesima sessione. Archiviati altri successi, Benvenuti pensò di ritornare sul tetto del mondo nella categoria dei pesi medi, cosa che gli riuscì il 17 aprile 1967 a New York, al termine del confronto sostenuto con Emile Griffith, durato 15 riprese. Sulla stessa distanza e nella medesima città americana, il 28 settembre seguente dovette cedere a Griffith la corona iridata. Il secondo risultato innescò tra i due la triologia che si concluse il 4 marzo 1968, sempre a New York, con il trionfo dell’italiano al termine delle consacrate 15 riprese. Lo stesso anno tornò nel nordamerica e si esibì senza titolo in palio a Toronto, in Canada, dove vinse ai punti sull’americano Art Hernandez, e ad Akron, Ohio, dove impattò con il locale Doyle Baird. Chiuse quel fatidico anno il 14 dicembre a Sanremo, in Liguria, conservando il titolo mondiale in 15 tempi contro l’americano Don Fullmer, sconfitto nel febbraio di tre anni prima. Tornò sul ring il 26 maggio 1969 a New York, oltre il limite della sua categoria contro il nigeriano Dick Tiger, ex campione mondiale medi e mediomassimi, e riportò una sconfitta sulle 10 riprese. Nella stessa stagione mise in gioco il titolo iridato due volte: Il 4 ottobre a Napoli respinse Fraser Scott nella settima frazione, quando lo statunitense venne squalificato; il 22 novembre a Roma annichilì nell’undicesima ripresa il cubano Luis Manuel Rodriguez, già titolare mondiale nei welter. Anche l’anno successivo si aprì per Benvenuti con un risultato negativo, registrato il 9 marzo a Melbourne, in Australia, dinanzi all’americano Tom Bethea, contro il quale dovette abbandonare all’ottavo round. Due mesi dopo, il 23 maggio a Umago, allora Jugoslavia, volle riscattare la sfortunata prova australiana concedendo al suo vincitore la chance di affrontarlo per il titolo mondiale in palio. Nella rivincita Benvenuti non concesse spazi di manovra a Bethea e lo folgorò all’ottavo tempo. Il triestino fece bene anche il 12 settembre a Bari, dove demolì nella decima e ultima ripresa lo statunitense Doyle Baird, con il quale aveva pareggiato negli States due anni prima. L’interpretazione fornita da Benvenuti sul ring pugliese rappresentò il canto del cigno della sua fulgida carriera. Il 7 novembre a Roma, infatti, incappò nei pugni fatali dell’argentino Carlos Monzon, che lo mise fuori combattimento nella dodicesima tornata e gli tolse l’aureola di campione del mondo dei pesi medi. Il 17 marzo 1971 Benvenuti si presentò a Bologna per incrociare i guantoni con l’altro argentino Jose Roberto Chirino, in un match di collaudo in vista della rivincita con il suo carnefice sudamericano, ma il triestino si presentò come l’ombra di se stesso e cedette ai punti in 10 riprese. L’8 maggio a Monte Carlo, nel Principato di Monaco, tentò di regolare i conti con Monzon ma il suo angolo preferì far cessare l’inutile sfida entro il terzo tempo. La lunga e fiammante carriera di Benvenuti si concluse quella sera, nella lussuosa cornice monegasca, dopo 90 incontri: 83-7-0.
Primiano Michele Schiavone
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