Giulio Rinaldi sconfigge Santo Amonti
di Priminao Michele Schiavone
La prima sfida portata dal laziale Giulio Rinaldi al titolo italiano mediomassimi fu per lui un successo strepitoso: l'8 marzo 1960 a Roma affrontò il campione Santo Amonti e lo costrinse all’abbandono nella seconda ripresa. Il pugile bresciano più giovane di oltre due anni del suo avversario, fino ad allora aveva registrato una sola sconfitta ai punti, patita in Germania nella chance al campionato europeo detenuto dal tedesco Eric Schoppner. La carriera di Rinaldi, invece, prima di quell’appuntamento, era stata intrisa di esperienze diverse che avevano forgiato il carattere di per sé combattivo. In qualità di dilettante nel 1956 Rinaldi, al limite dei pesi medi, ottenne il secondo posto agli Assoluti d’Italia e partecipò ai Giochi olimpici di Melbourne, in Australia. Nato ad Anzio in provincia di Roma il 13 febbraio 1935, iniziò la carriera a torso nudo il 23 marzo 1957 e alternò per tre anni risultati positivi a esiti negativi. Sconfitto da Domenico Baccheschi e dal franco-algerino Ahmed Boulgroune, si affermò su Artemio Calzavara e Sammy Langford; superato in Inghilterra da Johnny Halafihi, tongano attivo in Gran Bretagna, a causa di una ferita da Rocco Mazzola, distaccò nel punteggio lo spagnolo Mariano Echevarria, nella rivincita Rocco Mazzola e il tedesco Horst Niche, ma perse anche contro l’altro teutonico Dieter Wemhoner. Nel 1960, dopo la conquista del titolo tricolore, infilò una serie di fomidabili successi, ottenuti tutti nella capitale, contro Leen Jansen, Germinal Ballarin, Donnie Fleeman, Johnny Halafihi nella rivincita, e addirittura Archie Moore, la vecchia mangusta che non volle rischiare il titolo mondiale in suo possesso. L’anno seguente Rinaldi continuò a colpire i suoi sostenitori con altri successi a spese di Sonny Ray, Freddie Mack e Sixto Rodriguez, in attesa di avere l’occasione di affrontare ancora una volta Archie Moore, titolo mondiale in palio. La circostanza si realizzò il 10 giugno 1960 a New York ma il laziale non riuscì a ripetere la prestazione delle magica notte romana e dovette cedere all’americano dopo 15 riprese.
Il suo pubblico laziale continuò a sostenerlo nelle altre apparizioni vittoriose portate a termine nei confronti di Roque Maravilla, Rudholf Nehring, Dieter Wemhoner, suo vincitore di due anni prima, e Helmut Ball. La condizione psico-fisica dell’anziate lo sostenne anche l’anno seguente dinanzi a Renaro Moraes, Billy Ryan e Lino Rendon, in vista di una chance europea che si profilava all’orizzonte. Il 28 settembre 1962 a Roma impose la sua superiorità allo scozzese Chic Calderwood, portandogli via la cintura europea dei pesi mediomassimi al termine delle 15 riprese. In dicembre gareggiò per 10 tempi con Carlo "Bobo" Olson, statunitense di Hawaii ex campione mondiale dei pesi medi, concludendo la prova con il risultato nullo. Lo stesso verdetto rimediò con il più pesante e pericoloso americano Wayne Bethea il 5 aprile 1963. Il 23 maggio seguente respinse la sfida del tedesco Erich Schoppner, ex titolare continentale, arrivando primo sui cartellini della giuria dopo 15 frazioni. Dopo un lungo riposo, Rinaldi tornò sul ring nel febbraio 1964 e piegò alla lunga Bob Young; vi ritornò nell’ultimo giorno dello stesso mese contro il tedesco Hans Werner Wolhers, ex titolare nazionale dei medi, ma una squalifica gli fu fatale nel secondo tempo, verdetto che si ripeté il 4 aprile a Dortmund, in Germania, dinanzi all’altrp tedesco Gustav Scholz, mentre difendeva il titolo europeo. Il pubblico romano lo sostenne negli altri appuntamenti della stagione, quando affrontò Floyd McCoy e Johnny Alford, vinti, e pareggiò con Herschel Jacobs. Roma rimase la culla dei suoi combattimenti anche nell’anno seguente. Dopo il successo su Don Turner, il no-contest e la vittoria contro Jose Menno, l’8 luglio 1965 ritornò in possesso del vacante titolo europeo mediomassimi nella sfida portata al tedesco Klaus Peter Gumpert, conclusa anzitempo nella tredicesima tornata. Il secondo regno continentale di Rinaldi si concluse l’11 marzo 1966 a Roma, dove era iniziato, per opera dello sfidante pisano Piero Del Papa, che gli fu preferito al termine delle 15 riprese. In settembre a Colonia, Germania, impose il pari al tedesco Jurgen Blin e in dicembre riportò il no-contest con il conterraneo Giulio Saraudi. L’anno successivo volò a Manchester, Inghilterra, dove venne squalificato dinanzi a Billy Walker. Nel 1968 pareggiò a Roma con il londinese John Hendrickson e perse da Bob Dunlop a Melbourne, in Australia. Nel 1969 si esibisì solo in Germania, ingaggiando tre combattimenti con WilhelmVon Homburg, uno vinto e due perduti, ed uno contro il vincente Jurgen Blin. Aprì il nuovo anno con un’altra trasferta in Germania, dove venne superato dal tedesco Horst Benedens. Tornò ad esibirsi di fronte ai suoi concittadini di Anzio per la terza volta dal lontano 1958 e sconfisse Vasco Faustinho, brasiliano residente in Ancona. Poi volò a Johannerburg e sconfisse il sudafricano Kosie Smith. Il 22 agosto, per la quarta volta salì sul ring montato nella sua città natale e sfidò il campione italiano mediomassimi Gianfranco Macchia, vincendo il confronto nell’ottava ripresa, quando il ferrarese di Consaldolo venne squalificato dall’arbitro. Così, dopo oltre dieci anni, Rinaldi tornò ad essere campione nazionale mediomassimi. Intanto la stella nascente del giovane Domenico Adinolfi, laziale di Ceccano, Frosinone, aveva innescato il dualismo nella capitale e alla data del 23 ottobre 1970 il conflitto verbale si traduscce nello scontro coi pugni tra due generazioni. Rinaldi dovette capitolare nella quinta frazione e lasciare allo sfidante la palma del successo anzitempo. La sua bella storia pugilistica, durata 14 anni, si concluse quella sera, dopo 67 incontri: 44-16-5-2 nc.
Primiano Michele Schiavone
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