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IL RICORDO DI AURELIANO BOLOGNESI
30/03/2018 - 17:46:22
Morto a 87 annidi Primiano Michele Schiavone Venerdì 30 marzo 2018 – Questa mattina è venuto a mancare Aureliano Bolognesi, storico pugile ligure che vinse la medaglia d’oro dei pesi leggeri alle Olimpiadi di Helsinki del 1952, dopo aver vinto nello stesso anno e quello precedente la fascia tricolore ai campionati assoluti ospitati rispettivamente a Trieste e Bologna. Nella capitale finlandese sconfisse nella finale il più esperto polacco Aleksy Antkiewicz, vincitore della medaglia di bronzo tra i pesi piuma ai giochi olimpici di Londra nel 1948. L’anno seguente partecipò ai campionati mondiali militari ma non poté partecipare alla finale con il francese Seraphin Ferrer a causa di un infortunio e si dovette accontentare della medaglia d’argento. Nato il 15 novembre 1930 a Sestri Ponente, Genova, Bolognesi si avvicinò al mondo del pugilato all’età di 16 anni, frequentando la palestra di Cornigliano, quartiere di Genova, sotto le cure del maestro Speranza. Si racconta che con la maglietta sostenne 141 confronti. Iniziò a combattere come professionista il 3 marzo 1954 e lasciò l’attività dopo la seconda sconfitta patita a causa di un infortunio sofferto contro Mafaldo Rinaldi l’1 ottobre 1956 a Cremona. La lussazione alla spalla pregiudicò pure gli allenamenti e l’unica soluzione fu abbandonare la boxe agonistica. In precedenza aveva riportato 17 trionfi, il primo insuccesso per mani del tunisino Mohamed Ben Ali, e due risultati nulli con Leo Lindberg a Stoccolma, in Svezia, ed Enzo Ganadu. Lui stesso si considerava un ‘artista del ring’ per l’uso metodico dell’intelligenza, come era solito dire, e dell’arte che aveva nei pugni. Si, perché la boxe è arte, non forza brutale. Nelle tante interviste rilasciate negli ultimi anni di vita ricordava con orgoglio e commozione l’affetto ricevuto dai genovesi dopo la vittoria olimpica: accolto come un eroe, attraversò la città mentre piovevano fiori dai balconi, tra muri con scritte in suo onore. Per preservare quel ricordo in modo indelebile si fece tatuare sul polso i cerchi olimpici e due guantoni. Ci teneva a ricordare soprattutto che aveva vinto l’oro olimpico grazie alla fede religiosa. Era accaduto che un suo nonno gli aveva regalato un’immaginetta della Madonnina della Neve, trovata a terra per caso. Bolognesi l’aveva custodita con devozione e ogni sera si rivolgeva alla Vergine nelle sue preghiere per invocare l’oro olimpico. Dopo la vittoria finale affermò che la protezione della Madonna lo aveva guidato fino all’ultimo successo. Quando lasciò la boxe agonistica rimase nella palestra di Cornigliano a preparare giovani atleti. Gli ultimi dei quali sono i fratelli Paolo ed Enzo Celano, che hanno fondato l’omonimo sodalizio pugilistico. Svolse la professione di analista chimico fino all’età della pensione. Coltivava la passione per la poesia, qualità che rispecchiava il suo animo di pugile col fioretto. Bolognesi è stato insignito del titolo di Grande Ufficiale, Commendatore con Placca, e negli ultimi anni di vita ha avuto dal CONI il Collare d’Oro a ricordo della sua vittoria olimpica. Primiano Michele Schiavone
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