Angelo Favari, aspettative senza fiducia
di Priminao Michele Schiavone
ono stati tanti i pugili che non hanno creduto fino in fondo nei propri mezzi ed hanno lasciato l’attività senza sperimentare fino in fondo cosa sarebbero stati capaci di fare, oppure fin dove sarebbero arrivati. Col senno di poi, con la consapevolezza tardiva, alla luce dei risultati positivi conseguiti da alcuni avversari affrontati, avranno certamente recriminato la scelta repentina. Tra i molti si trova il nome di Angelo Favari, mediomassimo della provincia di Pavia. Il 31 maggio 1961 il lombardo affrontò Ivan Prebeg, jugoslavo residente nel Lussemburgo. Il potente Favari liquidò l’avversario nella terza ripresa. Prebeg, nonostante la cocente sconfitta continuò a girare l’Europa fino a contendere al tedesco Karl Mildenberger la cintura continentale dei pesi massimi; anni dopo divenne addirittura campione del vecchio continente nei pesi mediomassimi. Per Favari le cose andarono diversamente. Il suo pugno duro lo portò spesso a misurarsi con avversari più pesanti. La prima sconfitta arrivò per mani dello spagnolo Mariano Echevarria, campione nazionale dei mediomassimi e massimi. Dopo una vittoria fulminea si trovò di fronte Jose Menno, argentino figlio di pugliesi, che gli fece conoscere la seconda perdita. La terza battuta d’arresto arrivò da Piero Del Papa, futuro campione d’Italia e d’Europa. Riabilitatosi con tre consecutive affermazioni, conobbe l’angoscia del fuori combattimento nel confronto con il romano Ottavio Panunzi. Era il febbraio 1963 quando lasciò la professione e decise di non vedere mai più un incontro di pugilato. In poco più di due anni aveva combattuto 16 volte: 12-4-0.
Primiano Michele Schiavone
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