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UN GIORNO COME OGGI, IL 10 GIUGNO DEL 1961
10/06/2019 - 19:41:30
Giulio Rinaldi a New York perde con Archie Mooredi Alfredo Bruno Il 10 giugno 1961 l’Italia sognava un altro titolo mondiale, per certi versi il più prestigioso visto che dall’altra parte c’era una leggenda, Archie Moore, che difendeva il suo scettro intaccato pochi mesi prima da un irriverente pugile proveniente da Anzio. Giulio Rinaldi aveva fatto saltare il banco in un match che avrebbe dovuto essere una passeggiata per la “Mangusta” in gita di piacere a Roma. La vittoria di Rinaldi ebbe un eco sulle pagine sportive di tutto il mondo. Il 45enne pugile americano aveva conquistato da poco il titolo malmenando il canadese Yvon Durelle, ma in pratica era il dominatore della categoria dal 1952 quando sconfisse ai punti Joey Maxim. Da quella data in poi nessuno era riuscito a strappargli il titolo, che lui di tanto in tanto abbandonava per dedicarsi ai massimi. La sconfitta subita dal giovane Rinaldi rientrava nella casistica d’obbligo per un 45enne. Oltrettutto Rinaldi aveva dato a più riprese prova del suo valore. Una chance non poteva essere negata all’allievo di Gigi Proietti e l’America era divisa a metà sui favori del pronostico: la grande esperienza e potenza contro la maggiore velocità. Lo stesso Rocky Marciano vedeva nell’anziate il vincitore. Moore aveva i suoi problemi legati al peso, ma riuscì come in altre occasioni a presentarsi nei limiti della categoria. Questo fu interpretato a sfavore del campione, che molti sospettavano debilitato. Ma non era così perché Moore a differenza di altre volte cominciò subito all’attacco, anche se Rinaldi era pronto nelle repliche. Nel III round Rinaldi presentava una ferita allo zigomo sinistro. La cosa più deleteria fu il nervosismo del nostro che perse la bussola a cominciare dal V round. Per assurdo Moore prese il largo nella seconda metà. Rinaldì giustificò il suo scarso rendimento alla distorsione di una caviglia a partire dal nono round. Il punteggio finale non ammetteva repliche, ma in molti s’insinuò il dubbio di un’occasione mancata. |