Il 19 giugno 1955 Bruno Tripodi campione italiano dei medi era chiamato a difendere il suo titolo da un pugile esperto come il romano Sandro D’Ottavio. L’incontro si svolse a Vallecrosia ed era organizzato dalla Sanremo Ring. Quella fu una giornata controcorrente con un calo di temperatura di parecchi gradi e un acquazzone che non aveva risparmiato i volenterosi spettatori. Il match per fortuna manteneva le buone premesse della vigilia ed era seguito con grande interesse. Tripodi, piuttosto deludente nelle sue prove precedenti, stavolta si era presentato sul ring in ottima forma. D’Ottavio dall’alto della sua esperienza e tecnica cercava di arginare un avversario che sembrava intenzionato chiudere prima del limite. Tripodi manovrava con intelligenza il sinistro seguito spesso da un efficace montante. Alla quinta ripresa si aprì un profondo taglio all’arcata sopracciliare del romano e nella ripresa successiva mentre D’Ottavio era seduto sullo sgabello si era avvicinato il medico che dichiarava lo sfidante impossibilitato a continuare. Il verdetto stranamente tardava ad essere emesso e il pubblico cominciava a rumoreggiare forse prevedendo il peggio, magari una squalifica per colpo irregolare. Dopo 10 minuti finalmente il verdetto con vittoria per ferita di Tripodi, il suo colpo era stato regolare e fino a quel momento il pugile “sanremese” era già avanti nel punteggio.
Il 19 giugno 1955 Bruno Tripodi campione italiano dei medi era chiamato a difendere il suo titolo da un pugile esperto come il romano Sandro D’Ottavio. L’incontro si svolse a Vallecrosia ed era organizzato dalla Sanremo Ring. Quella fu una giornata controcorrente con un calo di temperatura di parecchi gradi e un acquazzone che non aveva risparmiato i volenterosi spettatori. Il match per fortuna manteneva le buone premesse della vigilia ed era seguito con grande interesse. Tripodi, piuttosto deludente nelle sue prove precedenti, stavolta si era presentato sul ring in ottima forma. D’Ottavio dall’alto della sua esperienza e tecnica cercava di arginare un avversario che sembrava intenzionato chiudere prima del limite. Tripodi manovrava con intelligenza il sinistro seguito spesso da un efficace montante. Alla quinta ripresa si aprì un profondo taglio all’arcata sopracciliare del romano e nella ripresa successiva mentre D’Ottavio era seduto sullo sgabello si era avvicinato il medico che dichiarava lo sfidante impossibilitato a continuare. Il verdetto stranamente tardava ad essere emesso e il pubblico cominciava a rumoreggiare forse prevedendo il peggio, magari una squalifica per colpo irregolare. Dopo 10 minuti finalmente il verdetto con vittoria per ferita di Tripodi, il suo colpo era stato regolare e fino a quel momento il pugile “sanremese” era già avanti nel punteggio.