Sandro Mazzinghi demolisce Don Fullmer
di Primiano Michele Schiavone
Il toscano Sandro Mazzinghi tornò a combattere per la quinta volta a Milano, la prima nel combattimento di maggior interesse del programma promosso dalla SIS, per affrontare il 5 maggio del 1963 lo statunitense Don Fullmer, giudicato ‘Class A’ dalla rivista The Ring.
L’esito del difficile confronto avrebbe palesato le reali qualità del 24enne picchiatore italiano, giunto al quinto appuntamento meneghino con 25 successi (16 prima del limite) e 1 sconfitta, sommati in 19 mesi di professionismo a far data dal debutto avvenuto nel settembre del 1961.
Fullmer, nato quattro mesi dopo del toscano, era cresciuto nel mondo del pugilato insieme ai fratelli Gene, vincitore del campionato mondiale dei pesi medi, e Jay, nella cittadina di West Jordan, Utah, dove aveva debuttato al professionismo nell’agosto 1957, a 18 anni compiuti. Da allora poteva vantare una cospicua esperienza a torno nudo con 38 combattimenti (30-7-1), maturata contro avversari di primo piano quali Phil Moyer, Joey Archer, Ted Wright e il campione iridato welter Emile Griffith. Aveva raggiunto il vecchio continente due volte, rimediando un risultato di parità a Francoforte con il guardia destra tedesco Gustav Scholz – già campione nazionale ed europeo dei pesi medi, in seguito sfidante mondiale mediomassimi e vincitore della cintura europea a spese dell’italiano Giulio Rinaldi – e una sconfitta ai punti a Londra contro il locale Terry Downes, ex titolare mondiale dei pesi medi.
Quel pomeriggio Mazzinghi si presentò all’appuntamento più importante della sua giovane carriera in condizioni fisiche e mentali superbe; l’epilogo che seppe realizzare gli dischiuse le porte dell’olimpo mondiale e lo fece considerare atleta autorevole fino a meritarsi una occasione iridata.
La tecnica dell’americano e il suo sinistro continuo e incisivo servirono a frenare l’impeto dell’italiano fino al quinto tempo. Dalla ripresa successiva l’andamento del confronto cambiò radicalmente a favore del toscano, quando la sua azione incalzante trovò spazi utili al corpo; l’insistente lavoro sopra la cintola fiaccò in modo sempre più marcato la resistenza dell’avversario. Il mormone cercò in tutti i modi di contrastare l’incessante lavorio di attacco dell’italiano, anche nella settima frazione, al limite della squalifica, con due richiami ufficiali, ma la forte e continua pressione di Mazzinghi non gli diedero scampo. La svolta arrivò sul finire dell’ottava sessione, quando l’arbitro fermò la furia del toscano, decretando la sconfitta di Fullmer per arresto del combattimento.
L’altissima prestazione resa da Mazzinghi gli spianò la via che portava al mondiale, impresa riuscita quattro mesi dopo a spese del detentore Ralph Dupas.
Il successo prima del limite di Sandro Mazzinghi ai danni di Don Fullmer, in precedenza sconfitto solo una volta anzitempo a causa di una ferita all’occhio sinistro, veniva celebrato dal mensile Boxing Illustrated con una foto dell’incontro sulla copertina del numero di agosto di quell’anno.
Primiano Michele Schiavone
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