Si sono spenti a distanza di cinque giorni
Bepi, malato da alcuni anni, aveva 79 anni compiuti; Ernesto 69
di Primiano Michele Schiavone
Giovedì 17 febbraio 2022 – Nella mattinata di oggi Bepi (Giuseppe) Ros, ex campione italiano dei pesi massimi, è venuto a mancare nell’ospedale di Vittorio Veneto, in provincia di Treviso, raggiungendo il fratello Ernesto, anch’egli ex titolare nazionale dei pesi superwelter, spirato cinque giorni prima. Per entrambi la causa sembra sia da imputare al flagellante covid-19.
a sinistra Bepi (Giuseppe) Ros, La Roccia del Piave, a destra Ernesto Ros
Il primo dei due, nato dieci anni prima del fratello minore, si affacciò al mondo della notorietà pugilistica già ai tempi del dilettantismo, durante i quali, sempre nella categoria dei pesi massimi, allora oltre gli 81 chili, vinse nel 1963 la medaglia d’oro ai campionati mondiali militari sul ring di Francoforte, allora Germania occidentale; nel 1964 ottenne il titolo di campione italiano a Roma, la seconda medaglia d’oro ai campionati mondiali militari sul quadrato di Tunisi e la medaglia di bronzo ai Giochi Olimpici di Tokyo, in Giappone. Dalla dicembre del 1957 all’ottobre del 1964 con la maglietta accumulò 54 confronti, riportando 42 trionfi, 6 sconfitte e 6 risultati di parità. Forte di questo bagaglio Bepi, soprannominato la 'Roccia del Piave', il 6 marzo del 1965 debuttò al professionismo con l’entusiasmo profuso negli ultimi anni dell’attività amatoriale. Il 15 maggio del 1970 spodestò dal trono nazionale della massima divisione di peso il bolognese Dante Canè, imponendosi per fuori combattimento all’undicesima ripresa. Nel novembre seguente lasciò il titolo all’imbattuto bresciano Mario Baruzzi dopo 12 tempi. Nell’aprile del 1971 si riprese la fascia tricolore piegando nell’ultima frazione il lombardo Baruzzi, togliendogli anche la palma dell’invincibilità. In ottobre riconsegnò la cintuta all’emiliano Canè al termine delle 12 riprese. Nel marzo del 1972 ritornò sul trono nazionale a spese dell’altro bresciano Armando Zanini, stroncato nella settima sessione. Mantenne per due volte il primato ancora contro Canè e Baruzzi, prima di rinunciare a una ulteriore difesa per puntare alla conquista del titolo Ebu. Il 2 otobre del 1973 a Londra impegnò per 15 riprese il campione Joe Bugner, lasciando il ring di Kensington, dopo la sconfitta ai punti, tra gli applausi del pubblico inglese. Tornò a guardare con interesse al titolo italiano senza poterlo riavere, dopo il risultato di parità rimediato con Canè, e i verdetti negativi ottenuti contro Lorenzo Zanon, per il campionato vacante, e l’eterno rivale Canè. Salì sul ring l’ultima volta nel dicembre del 1976, a Milano, per collaudare le velleità dell’invitto riminese Alfio Righetti. Lasciò la boxe a torno nudo a 34 anni compiuti, dopo 60 combattimenti: 42 vinti, 16 perduti, 2 pareggiati.
Nel gennaio dell’anno successivo il giovane Ernesto, a 24 anni compiuti, fece il salto tra i professionisti. Nella settima stagione raggiunse il traguardo nazionale dei pesi superwelter sconfiggendo il mancino ferrarese Daniele Zappaterra. Mantenne la corona italiana pareggiando nel marzo del 1984 con il toscano di orgine laziale Rosario Pacileo, prima di cederla nell’ottobre seguente al marchigiano Luigi Marini, già titolare della categoria. Sostenne ancora due confronti per poi lasciare l’attività agonistica. In 10 anni circa aveva sommato 38 incontri: 14 trionfi, 14 insuccessi, 9 verdetti di parità, 1 risultato di no contest.
Primiano Michele Schiavone
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