Due volte campione agli Assoluti
di Primiano Michele Schiavone
Lunedì 18 marzo 2024 – È giunta ieri sera la notizia della morte di Ernesto Bergamasco di Torre Annunziata, Napoli, da non confondere con l’omonimo dilettante peso medio attivo negli anni ’90 del secolo scorso. Lo scomparso era nato il 17 febbraio del 1950 a Torre Annunziata, in provincia di Napoli, e si era affermato in campo nazionale con la maglietta della società pugilistica Vesuviana, vincendo il campionato italiano dilettanti dei pesi superleggeri nel 1971 ad Udine e nel 1972 a Roma. Nel capoluogo Friulano si affermò nei confronti di Francesco Trane, Vincenzo Tola, Gerardo Del Guacchio e Antonio Chiodoni; nella capitale superò Giancarlo Usai e Stefano Oppo. Indossò innumerevoli volte la maglia azzurra della Nazionale riportando successi nei confronti con la Tunisia, gli Stati Uniti, il Canada, la Finlandia, la Cecoslovacchia, la Germania, la Bulgaria e l’Irlanda. Vinse la medaglia d’argento dei pesi leggeri ai campionati mondiali militari del 1970 in Costa d’Avorio. Rappresentò l’Italia ai Giochi olimpici del 1972 a Monaco di Baviera, nell’allora Germania Ovest, perdendo nella prima eliminatoria superleggeri contro il tailandese Srisook Buntoe, fermato ai quarti dal bulgaro Angel Angelov, giunto all’argento dietro lo statunitense Ray Seals. Lo stesso anno Ernesto debuttava al professionismo mostrando grandi doti. In meno di due anni, e con il record immacolato in 19 incontri, giungeva all’appuntamento con il titolo italiano superleggeri, ma una improvvida ferita alla seconda ripresa gli negava di competere fino in fondo per la vacante cintura, dando al friulano Bruno Freschi l’ambito trofeo nazionale. Tornato alle vittorie che facevano ben sperare veniva fermato a Milano, ai punti sulle otto riprerse, dall’imbattuto forlivese Piero Bandini, futuro campione italiano ed europeo superleggeri. Proposto ancora a Milano per un torneo a quattro procurò la prima sconfitta all’invitto pugliese Giuseppe Russi ma poi incappò nei pugni pesanti del sardo Efisio Pinna. Ancora due vittorie a Milano per poi sommare quattro insuccessi consecutivi: due per ferita con Oscar Aparicio del Salvador e a Londra con l’inglese Dave Greene, campione British e campione europeo superleggeri e welter; ai unti in 10 riprese con Giuseppe Martinese ed il campione transalpino Andre Holyk in Francia. Superato per ferita lo svizzero Walter Blaser a Ginevra, conosceva ancora due sconfitte per mani del già noto romagnolo Primo Bandini e di Juan Jose Gimenez, argentino da poco trapiantato in Italia. Due nuovi successi lo riproponevano per il titolo italiano che gli negava all’ottava ripresa il campione Giuseppe Martinese, in seguito anche titolare europeo della categoria. Lasciava il pugilato agonistico dopo 41 combattimenti, con 31 vittorie e 10 sconfitte. Era stato un ottimo pugile che avrebbe meritato di vincere il titolo nazionale dei professionisti. Bergamasco rimaneva nell‘ambiente pugilistico come tecnico, plasmando atleti di ogni specie tra i quali spiccano il nome del figlio Raffaele, eccellente dilettante ed affermato maestro di valore internazionale, Alfonso Pinto e Pietro Aurino, per citare alcuni.
Primiano Michele Schiavone
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