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UN SALTO NEL PASSATO: 27 FEBBRAIO 1999

27/02/2012 - 8.00.50

 

 

Nel territorio appartenuto un tempo agli indiani d’america conosciuti con il nome di Miccosukee, oggi parte dell’area metropolitana di Miami in Florida, sorge il lussuoso Miccosukee Indian Gaming Resort che ha ospitato, tra gli innumerevoli avvenimenti di carattere internazionale, anche il programma del 27 febbraio 1999, imperniato su due combattimenti mondiali.

STEVIE JOHNSTON RICONQUISTA LA CINTURA WBC DEI PESI LEGGERI

L’americano [Stevie Johnston], nella sfida portata al campione WBC dei pesi leggeri [Cesar Bazan], fece leva sul suo nomignolo “Little but bad” che incarnava le sue qualità più rappresentative, la struttura fisica e la cattiveria che usava, per tornare in possesso della cintura che gli era appartenuta per 15 mesi ed aveva dovuto cedere al messicano l’estate prima sul ring di El Paso in Texas.
 
Stevie Johnston
 
In quella circostanza il titolo cambiò padrone con verdetto diviso al termine delle 12 riprese. Due giudici diedero entrambi 115-113 all’allora sfidante. Il terzo preferì il campione con un più ampio 116-112.
Nel secondo combattimento avvenne l’esatto contrario anche nelle modalità di formulazione del risultato. Il verdetto ai punti redatto al termine delle 12 riprese dirette dall’arbitro Tommy Kimmons fu assegnato a Johnston con decisione divisa. Due cartellini avevano il vantaggio per l’americano: 114-113 dello statunitense Michael Pernick e 115-112 del thailandese Anek Hongtongkam. Il terzo compilato dal messicano Guillermo “Memo” Ayon riportava il totale di 116-113 per il suo connazionale.
Il match fu combattuto in maniera aspra ed i visi mostrarono i segni della durezza alla fine del confronto.
Johnston di Denver, Colorado, finì sanguinante dal naso ed una tumefazione lungo l’occhio sinistro.
Il volto del più alto Bazan di Città del Messico evidenziò un taglio sull’attaccatura del naso e gonfiore sotto gli occhi.
A differenza del primo confronto il mancino Johnston si mostrò selvaggio ed impose un combattimento veloce e vigoroso.
Bazan non si tirò indietro e mise il suo cuore per contrastare il dinamismo del suo avversario. Il messicano seppe usare bene il suo vantaggio in altezza stampando diversi sinistri lunghi sul volto del brevilineo americano.
Nel terzo round un maligno gancio destro di Johnston colpì la nuca del messicano e l’arbitro dovette interrompere il match per concedere il recupero pieno del campione. Dopo qualche tentennamento scattò il richiamo.
Da quel momento l’americano, già sanguinante dal naso, si comportò in modo alquanto sporco per mettere in difficoltà il suo avversario. Le cronache del tempo riportarono che, se l’arbitro fosse stato rigoroso ed avesse sanzionato a dovere lo statunitense, alla fine del match il risultato sarebbe stato diverso.
Il combattimento continuò senza soste per il continuo impulso che l’aggressività di Johnston imponeva ripresa dopo ripresa.
Ci furono momenti nei quali Bazan seppe comportarsi con autorevolezza dinanzi all’attivo sfidante che manovrava bene il sinistro seguito da serie a due mani.
Con il passare delle riprese l’americano trovò anche la strada per piazzare devastanti montanti destri.
Bazan conobbe un attimo di crisi nella decima ripresa quando lasciò troppa iniziativa all’indaffarato avversario. Nell’intervallo i suo secondi lo spronarono ricordandogli che era messicano e doveva andare avanti, non costringendoli a fermare la lotta.
Nella penultima frazione l’impeto di Johnston costrinse Bazan a muoversi lungo le corde per evitare il peggio. Durante il minuto di riposo nell’angolo di Bazan si udì il ritornello “devi metterlo knockout”, perché sapevano che il titolo gli era oramai scivolato via.
Bazan si presentò all’appuntamento dell’ultima ripresa con la voglia di mettere in pratica tutti i consigli raccomandati nella pausa precedente, ma trovò un ostinato avversario con il fermo proposito di agguantare nuovamente la sua vecchia cintura mondiale.
Gli ultimi tre minuti furono infuocati come i primi e l’ardore di Johnston non lasciò scampo al volenteroso campione.
Alla fine del match l’americano affermò che la sua vittoria derivò dalla tattica applicata. Poi esaltò le qualità del suo avversario dicendo di aver affrontato un vero campione che ha cercato a tutti i costi di conservare la cintura.
A quel momento Johnston poteva vantare il record di 26 trionfi (14 prima del limite) ed 1 sconfitta riscattata.
Bazan scese dal ring con il palmares di 34 vittorie (23 prima del limite), 2 insuccessi ed 1 pareggio.

REGGIE JOHNSON RESPINGE WILL TAYLOR

Il campione IBF dei pesi mediomassimi [Reggie Johnson], guardia destra di Houston in Texas, già campione WBA dei pesi medi, conobbe una nuova carriera nella categoria più pesante delle 176 libbre che lo portò a coronare un nuovo sogno mondiale sotto la sigla IBF.
 
Reggie Johnson
 
Dopo la conquista contro il connazionale William Guthrie e la difesa in Italia contro il norvegese Ole Klemetsen, concesse la chance a [Will Taylor] di Philadelphia in Pennsylvania.
Lo sfidante, molto più altro del campione, giunse all’appuntamento mondiale con le credenziali del campionato USBA della categoria.
Il campione in quegli anni amava allenarsi con il grande Roy Jones Jr. Con lui, al quale cederà poi la sua porzione di titolo mondiale nel tentativo di conquistare le cinture WBC e WBA, condivideva nella palestra di Pensacola in Florida anche sedute di guanti.
Johnson contava molto sulle sue qualità stilistiche di combattimento, oltre alla guardia falsa, per respingere le aspirazioni del suo challenger.
Queste attitudini furono necessarie per dimettere i tentati del volenteroso Taylor, giunto tardi al pugilato attivo dopo il suo apprendimento in prigione dove rimase per sette anni.
Il confronto piacque ai palati fini del pugilato. La tecnica prese posto alla spietatezza e lo spettacolo che ne scaturì, intriso di sciolta destrezza, fu di una bellezza particolare.
Il conto dei colpi scagliati e di quelli andati a segno fu basso ma la precisione mostrata esaltò le qualità dei due avversari.
Nel secondo round lo sfidante cercò di sorprendere il campione mettendosi in guardia falsa, ma il tentativo fallì di fronte all’abilità schermistica di Johnson.
Al termine delle 12 riprese, dirette dall’arbitro Max Parker Jr, il verdetto per il campione fu unanime ma non ampio. Kason Cheeks e Mark Streisand totalizzarono entrambi 115-112 mentre Peter Trematerra mostrò più cautela con un esiguo 114-113.
Dopo il combattimento Johnson portò le vittorie a quota 39 (24 prima del limite) contro 5 sconfitte ed 1 pareggio.
Taylor conobbe la sconfitta numero 2 a fronte di 15 successi (11 prima del limite).
 
 Primiano Michele Schiavone