Niente Olimpiadi perché sono mamma
di Marco Di Martino
ROMA - Sei mamma? Allora niente Olimpiadi. I Giochi aprono per la prima volta alla boxe femminile ma intanto Marzia Davide, 31 anni di scelte e 60 chili di orgoglio, la nostra più autorevole campionessa, è stata esclusa dalla squadra italiana che dal 9 al 20 maggio ai mondiali Chongquing, in Cina, cercherà i pass per Londra.
Marzia si era conquistata il posto in squadra direttamente sul ring, avendo battuto la sua rivale Romina Marenda tre volte su tre e l’ultima pochi mesi fa ai campionati italiani, ma i selezionatori della Federboxe hanno deciso diversamente, evidentemente seccati dal fatto di non averla avuta a tempo pieno nel centro federale di Assisi dove si preparano tutti i più forti. Resta il fatto che la signora Davide, moglie di Carmine, mamma di Giovanni e figlia di Pasquale che la allena nella palestra di famiglia a Pontecagnano in provincia di Salerno, è la migliore di tutte, è stata vice-campionessa del mondo, ha vinto due titoli europei, eppure non è stata presa in considerazione. «Hanno distrutto il mio sogno, hanno detto che è stata una scelta tecnica ma non è vero, mi hanno fatto fuori perché sono una mamma indipendente. La boxe è coraggio, tecnica e arte e la più brava si vede sul ring. A cazzotti e non con la politica».
La cosa buffa è che a Londra ci saranno mamme di ogni bandiera, dalla Vezzali alla Idem, dalla tennista Clijsters alla maratoneta Radcliffe, dalla pallavolista Jenny Barazza alla divina nuotatrice Manaudou, ma non Marzia Davide che pure si sarebbe meritato il riconoscimento almeno per la forza di tenere insieme le due carriere, quella dell’impegno personale e quella della realizzazione della famiglia: «La mia giornata? Mi sveglio alle 7 e preparo la colazione, poi accompagno il bambino all’asilo e vado in palestra, torno a casa, preparo il pranzo e metto in frigo la cena, poi alle 15 torno sul ring e mi alleno fino alle 22, quindi mangio una cosa e vado a letto anche se non dormo più come una volta perché Giovanni si sveglia e perché ora le mie notti hanno più nuvole». «Il fatto è che noi donne o mamme non siamo atlete da tenere al guinzaglio e di cui vantarsi solo quando saliamo su un podio, ma persone da rispettare tutti i giorni. Io mi sento discriminata come atleta e come mamma. Il figlio ho scelto di farlo io, l’ho voluto io e vale più di mille medaglie, ma non sono una marziana, sono solo una mamma atleta come tante, sto a dieta e sono piena di responsabilità, sognavo le Olimpiadi e me l’hanno tolte, ma sono una tignosa e non finisce qui, voglio sapere perché l’hanno fatto. Le conquiste sociali sono importanti e non si torna indietro, sono una mamma moderna che come tante si porta il figlio in ufficio, solo che il mio ufficio è il ring. E il ring è legge. Io quella l’ho battuta tre volte su tre».
Fonte: www.ilmessaggero.it/articolo.php
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