Born To Run
Christophe McDougall – Mondadori Strade Blu – Pag. 384 – Euro 17,50.
I Tarahumara nati per correre. Nel profondo Messico, una tribù fantastica e misteriosa. L’incredibile storia di una corsa di 160 km.
Chihuahua è la più grande regione del Messico, nel Nord dello stato, confina col Texas e il Nuovo Messico, la più misteriosa per l’orografia ricca di pianure, deserti e impervie montagne dai grandiosi Copper Canyon, che superano quelli dell’Arizona. La Sierra è l’ultima trincea dove vivono i Tarahumara, etnia totalmente diversa dalle consuetudini, in un territorio tanto ricco di leggende, quanto arido e inospitale. Atleti naturali portati per le lunghissime distanze, odiano i contatti con i bianchi e l’evoluzione tecnologica. Vivono di agricoltura e pascolo e di baratti. In questo teatro dai fondali imperscrutabili, l’autore inviato dal “New York Times Magazine” per ritrovare una pop star, sceglie una strada diversa. Nasce dal caso l’avventura di un’impossibile corsa, che riunisca sia i locali che alcuni dei più grandi specialisti delle ultra. Trama che che in certi passaggi ricorda Emilio Salgari e Giulio Verne. Tantissimi personaggi, lungo una galleria variopinta e intrigante: da Caballo Blanco il riferimento della storia, l’unico che dialoga con i tarahumara, a coprotagonisti come Rick Fisher e Ted Lo Scalzo organizzatori e ricercatori, Scott Jurek e la moglie Leah, atleti per scelta idealistica, lo scienziato Vigil, i surfisti corridori Jenn e Billy, la bionda Ann e Arnulfo, Herbolisto, Manuel Luna, Cerrildo, Victoriano farfalle d’altura dalle ali magiche. La messa a fuoco stile radiocronaca delle gare infinite: minuto per minuto in un susseguirsi di situazioni mozzafiato, crisi e recuperi, dove ogni concorrente viene messo a fuoco sportivamente e caratterialmente sale sulla cima dell’attenzione. Ampie dissertazioni sullo studio delle risorse dei top, quei campioni che hanno lasciato il segno nella storia delle imprese. Una lunga favola vera, da non perdere.
Giuliano Orlando
Nel nome di Marco
Michele Marziani – Battiti Ediciclo Editore – Pag. 207 – Euro 14,50.
Vocazione e amore, sulle strade del Pirata. Drammatica storia di un sacerdote appassionato di Pantani.
Dolce e amara, tenera e crudele, la storia di pura fantasia, ma molto simile a realtà che hanno precedenti imbarazzanti. Don Fausto è un giovane sacerdote con la passione per la bici e per Pantani. Lo aspetta nella tappa che giunge ad Oropa, dove è finito per meditare su una situazione imbarazzante. Pantani vince a dispetto di una caduta, mentre il sacerdote si arrovella su una decisione fondamentale. Ama Sandra una catechista. Il cardinale, che lo ha guidato lungo la strada della vocazione e ne capirà più tardi il motivo, cerca di sdrammatizzare, lasciando sbollire la cosa. Viene mandato a Dublino per uscire dal tunnel. In quell’anno il Tour parte dalla capitale irlandese ed è l’occasione per vedere dal vivo il suo eroe sportivo. Momenti sereni che finiscono quando torna alla Parrocchia dove scivola come aiutante del nuovo parroco. Incontra i genitori di Sandra che confessano l’amore della figlia per lui che si dibatte se lasciare la tonaca o proseguire nel tormento dell’incertezza. Alla fine sceglie l’amore, nasce Marco, per onorare Pantani. Il piccolo purtroppo ha la sindrome di Down. Crolla tutto e Fausto si arrende, scompare, lasciando a Sandra tutte le responsabilità. Come andrà a finire? Non in Italia, ma nella verde Irlanda, dove forse è ancora possibile ricucire i sentimenti.
Giuliano Orlando
La bicicletta di bambù
Matteo Sametti – Ediciclo editore – Pag. 224 – Euro 16,50.
Dallo Zambia a Londra, pedalando per 8000 km. Con una bici di bambù, attraversa 10 stati per vedere i Giochi paraolimpici.
Si è attivata anche la regina dello Zambia, con la personale prefazione di un libro che racconta il viaggio in bici dalla sua nazione fino a Londra, lungo oltre 8000 km. di Matteo Sametti, che nel piccolo stato sudafricano risiede da sette anni. Il significato di questa impresa va oltre le pedalate, su un veicolo costruito col bambù, una ricchezza locale. Infatti, il ricavato servirà a costruire in un povero villaggio, quella scuola elementare che ancora manca. Un percorso raccontato con semplicità ed entusiasmo, un ciclista bianco in un mondo nero, sotto tutti gli aspetti. Cento episodi, lungo le sessantacinque tappe, che toccano Malawi, Tanzania, Kenya, Etiopia, Sudan ed Egitto, poi il volo verso l’Italia, la Francia e l’Inghilterra, per assistere alle Paraolimpiadi a Londra, dove sarà spettatore coinvolto tra i tanti atleti che non hanno smesso di lottare anche dopo la sfortuna. Il diario annota tutto, Ecco alcune considerazioni: “Al confine col Malawi i doganieri segnano la data in libertà, secondo la richiesta. I camionisti tanzaniani sono i peggiori dell’Africa, in ragazzini etiopi i più rompiscatole, in compenso la pastasciutta al ragù e il caffè arabico sono ottimi. Nel Sudan le cose sono meno semplici e un po’ assurde. Per essere in regola dovrei registrarmi a Khartoum, che dista 500 km. da dove mi trovo. Il problema è risolto con una sovrattassa. All’italiana”. Piccole gocce in un grande lago di spunti e curiosità, che il lettore gusterà pienamente.
Giuliano Orlando
In nome di Marco. La voce di una mamma e il cuore di un tifoso
Tonina Pantani e Francesco Ceniti – Rizzoli – Pag. 356 – Euro 18,00.
La memoria di un figlio da proteggere. Vita, successi e tormenti di Pantani, campione capace di emozionare come Coppi e Bartali.
Al cuore di mamma non si comanda, lo dice e lo grida la signora Tonina, che del figlio Marco racconta tutto quello che ha tenuto dentro per anni.
La sua verità nel rispetto dei fatti e a dispetto della cronaca di settore e del gossip che hanno raccontato troppe bugie.
Un percorso ricco di tenerezza materna, dai primi passi di Marco, moto perpetuo all’innamoramento per la bicicletta, fino a portarsela in camera.
Le prime gare, i primi amori, capricci e successi, sconfitte e ambizioni.
L’altra sponda è del tifoso, che segue un personaggio inedito, fuori dalle righe, cercando un nuovo idolo, dopo aver tifato Moser e pensato a Chiappucci.
All’improvviso scopre questo atleta formato mignon, un po’ sghembo sulla bici, ma capace di esplodere come una bomba.
Non più Inoki – lo chiamava così, ricorda la mamma, perché da piccolo teneva il dito in bocca così a lungo che la mandibola diventava storta – ma il Pirata, per quella bandana che volava via quando decideva andarsene solitario lungo le salite più impervie.
C’è l’amarezza del doping, le umiliazioni e il maledetto ematocrito, la confusione e anche la persecuzione mediatica.
L’autodistruzione, in una discesa senza fine. Amarezza infinita che mamma Tonina cerca di alleviare, quando guarda i ragazzini che pedalano nel ricordo del figlio che non c’è più.
Giuliano Orlando
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