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AGLI ASSOLUTI FEMMINILI UN BEL 13, BILANCIO GLOBALE

22/07/2014 - 12.06.58

 

 

Il cammino ascensionale del pugilato rosa in Italia, da Spoleto 2002 a Roma 2014

di  Giuliano Orlando

L’edizione del 2014 degli assoluti femminili, svoltisi recentemente a Roma, va considerata la migliore, quella col maggior tasso tecnico, lungo i 13 anni del percorso tricolore.
 
 
Campionati partiti da Spoleto nel novembre del 2002 – un anno dopo i primi mondiali di Scranton (Usa), dove vinse la nostra Galassi nei 51 kg. e la Cerpi colse il bronzo nei superleggeri – con 45 iscritte, su 55 atlete in attività. Vinsero le laziali Rinaldi (48) e Mercenaro (66) allieva del maestro Agnuzzi, le campane Scarelli (51), Davide (54) e Cannizzaro (60) e la siciliana Russo (63,5). Assieme a Simona Galassi, che ha scelto il professionismo nel 2007, Marzia Davide resta la veterana, il fenomeno della nostra boxe. Il suo albo d’oro è semplicemente sontuoso: sette titoli nazionali, tre ori europei, l’ultimo a Bucarest in Romania lo scorso mese all’età di 33 anni, col piglio della dominatrice, e un argento iridato nel 2002, per mamma Marzia non tramonta mai il sole.
 
La seconda edizione a Roma premia l’umbra Laura Tosti, altra pioniera di qualità, un argento e due bronzi europei, l’anno prima fermata dalla Rinaldi in finale nei 48 kg. Primo oro per la Galassi, come per la lombarda Locatelli (52), l’altra umbra Bellandi (57), la toscana Pantani (60) e la veneta Masiero (66).
 
Nel 2004, la terza puntata tricolore rosa approda a Sassoferrato nell’anconetano, poche adesioni, ma tre bis eccellenti: Galassi (50), Tosti (48) e Pantani (60), oltre a Caligiuri (46), Piazza (52), Conti (54) e Cordio (57). Debutta Terry Gordini, battuta dalla Tosti. In quell’anno Riccione ospita gli europei e l’Italia conquista l’oro con Simona (50) e la Davide (57), oltre a tre bronzi: Tosti (48), Piazza (52) e Chiacchio (46). Niente podi per Mercenaro (63), Pantani (60), Masiero (66) e Pilo (66), ma utile esperienza.
 
Gli assoluti nel 2005 approdano a San Nicola La Strada nel casertano, con poche iscrizioni: 26. Si confermano Galassi (50), Piazza (52) e Pantani (57), la Chiacchio (46) si prende la rivincita su Caligiuri, la Mercenaro (66) torna in vetta dopo il primo titolo nel 2002. Prima volta per Galati (54) e Cottone (60). Nei 46 kg. spunta la Calabrese, col bronzo, un segnale che porterà la ragazza di Modica nel ragusano, a diventare la coleader di presenze e titoli agli assoluti.
 
L’anno dopo (2006) a S. Marinella, 50 km. da Roma, sono 46 le atlete al via. Torneo ricco di sorprese e conferme. C’è il primo squillo tricolore di Valeria Calabrese (46), 22 anni, che mette a tacere le velleità delle due campionesse uscenti: Caligiuri e Chiacchio. Nei 48, l‘umbra Laura Tosti coglie il tris con una superiorità sconcertante. Stesso discorso per la Galassi (50), icona a livello mondiale, che sigla la quarta perla nazionale, in aggiunta ai tre ori mondiali e altrettanti europei. La romagnola saluta il mondo in maglietta, non potendo aspirare per l’età (35 anni) all’avventura olimpica, che vedrà la luce solo nel 2012. Il poker è una semplice formalità. Nei 52 kg. la piemontese Piazza, bronzo europeo nel 2005, dimostra di essere la numero uno e centra il terzo titolo. Per arrivarci ha superato due lombarde: Silvia La Notte che concede chili ma non molla mai e la Imbrogno, più malleabile. La prima vittoria di casa spetta alla Massagrande nei 54 kg. gran fisico ed esperienza da vendere in tutti gli sport da combattimento. Ha 30 anni e personalità. Nell’edizione precedente si era presentata a 60 kg. uscendo in semifinale. La dieta ha fatto effetto, dando un dispiacere alla Tronto, battuta sul filo del punto (38-37), verdetto accettato a fatica dall’emiliana. Per un’emiliana battuta, un’altra felicissima: Elisa Comastri, bolognese che batte la bergamasca Plazzoli in una finale disputata ad una settimana di distanza dal torneo. Tra i leggeri, Laura Tavecchio, arriva da Como, nella feretra ha titoli nella kik e un destro che è una martellata. Non è al debutto, nel 2203 a Roma aveva dato filo da torcere alla Pantani in finale e si era meritata la maglia azzurra. Due incontri e due ko. L’anno dopo passa pro e conquista il mondiale leggeri nel 2008. Oggi è mamma felice di Gianluca 5 anni, e mantiene intatto l’amore per la boxe. La campana Morano è al debutto, ha 17 anni, longilinea capace di far meglio anche della Marcenaro, incredula del verdetto che le vieta il tris. Va meglio all’altra laziale Rosario Azzurra nei 66 kg. a spese della più esperta soldatessa Pilo, per la seconda volta argento.
 
Tra i primi ombrelloni e i primi bagnanti sulla spiaggia di Igea Marina in Romagna, si consuma la sesta edizione tricolore (2007) in concomitanza con le jr. Campionato dei ritorni al vertice. Torna la Caligiuri, in assenza della Calabrese nei 46 kg. superando in finale la Chiacchio. Idem per la Galati (54) siciliana tosta che supera la quotata Massagrande, vincono nei leggeri la Comastri e nei 66 kg., la laziale Rosati, apparsa ancor più esplosiva del 2006. Significativo il rientro di Marzia Davide (57), assente dal 2002. Centra il secondo tricolore con la classe che la contraddistingue e arricchisce la categoria a livello internazionale, assumendo il ruolo di capitana azzurra dopo l’addio al dilettantismo di Simona Galassi, che ha fatto da madrina alla rassegna. Finalmente, due milanesi centrano il titolo. Sono La Notte (48) e la Imbrogno (50) oro neppure troppo difficoltoso. Prima volta per la toscana Bernazzi (63) che in finale mette sotto la più esperta Mercenaro, ormai abituata al ruolo di seconda, mentre la Piazza (52), salva l’onore del Piemonte, servendosi il poker personale.
 
Non cambia molto la situazione a Terni nel 2008. Il movimento stenta a trovare talenti nuovi e risente dal passaggio al professionismo di alcune punta, dalla Pantani alla Galassi e la Piazza. L’attività è troppo limitata, anche se in alcune regioni, in particolare il Centro e il Sud, aumentano le praticanti, quasi tutte provenienti da thai, kick e arti marziali. In questa edizione si scambiano il podio Chiacchio e Caligiuri nei 46 kg. centra il bis la lombarda La Notte (48) dopo un furioso testa a testa contro la siciliana De Francesco (36-35) in finale. Spunta l’altra lombarda Lucarno (52) d’un soffio sulla battagliera umbra Carlini, forse stanca del precedente match con Terry Gordini, che alla terza presenza sale sul podio col bronzo. Altra lombarda tricolore, l’inedita Palumbo (50). A lenire la delusione della Sicilia nei 48 kg. ci pensano la Cordio (57) battendo Massagrande titolare uscente e la Conti (57) meglio di poco dell’emiliana Ciccarelli. Assente la Davide, per la Campania oltre alla Chiacchio, oro per la Moreno (63) faticando sull’emergente Marenda del Veneto. Un solo titolo al Lazio con Mirabelli (60) passata alla boxe da poco.
 
Si torna a Roma nel 2009, accorpando tutto il settore in rosa, dalle cadette alle veterane. Lo sforzo per creare un bacino dove attingere in prospettiva è notevole e non facile. Infatti tornando indietro nel tempo, le vincitrici tra juniors e cadette non hanno lasciato traccia, salvo la Crimi e Stellato, non oltre i confini di casa. Gli assoluti premiano nei 46 kg. la siciliana De Francesco che supera la più esperta Chiacchio, grazie ai colpi lunghi. Si rivede la Calabrese (48), classe ’82, dopo una lunga sosta al secondo oro dopo il 2006, abitudine che manterrà fino ai recenti assoluti. A Roma torna la Davide (57), ferma per la concomitanza di neo mamma, al terzo alloro, battendo in finale la coraggiosa e titolata palermitana Cottone, tricolore nel 2005. Prima volta sul podio più alto per Finocchio, veneta di 29 anni a dispetto della Locarno, ingiustamente punita secondo il pubblico con un +8-8, che demotiva la lombarda al punto da lasciar perdere la boxe. Come previsto la Marenda (60), 25 anni, soldatessa, seconda nel 2008, dimostra di essere la migliore e balza sul titolo senza troppa fatica. La non più verde grossetana Bernazzi (64), si ripete dopo il primo titolo (2007) e a 33 primavere fa meglio della concorrenza, compresa la Santambrogio, 19 anni, piemontese di Chieri in finale. Sorprende tutti la varesina Corti, allieva di Augusto Lauri, dominatrice in Lombardia, ma poco nota oltre regione, capace di recuperare una finale iniziata malissimo e conclusa al meglio contro la più quotata campana Tuccillo in Castaldo. A distanza di tre anni, la laziale Massagrande (54), vincendo la finale per assenza della Cordio, si concede un facile bis.
 
Edizione di transizione a San Benedetto del Tronto nelle Marche (2010), dove prosegue il cammino della Davide salita a 60 kg. in prospettiva di Londra. Torna La Notte (48), prosegue la Calabrese (51), in una categoria molto nervosa, con la Cordio che si fa squalificare per proteste contro la Calabrese, dopo aver faticato parecchio a battere la Gordini. La livornese Landi (54) , si ripaga degli insuccessi all’estero, conquistando l’oro di casa. Nuova è l’allieva di Freo, la padovana David (57) che gode del salto di categoria di Marzia Davide, che nei leggeri non trova ostacoli compresa la Marenda che deve accontentarsi dell’argento. Nei 64 e 69 kg. due allieve del maestro Brillantino abbracciano il tricolore. Si tratta della Patti, che si confermerà la migliore nella categoria fino al 2013, mentre la Tuccillo, felice per aver raggiunto il tricolore sfuggitogli l’anno precedente, non avrà un seguito. Per la prima volta si assegna il titolo nei 75 kg. con Pilo e Ghilardi subito in finale. Il confronto conferma la maggiore consistenza dell’allieva di Cirillo dell’Esercito, mentre la toscana pur lottando dimostra di non essere ancora all’altezza.
 
Dalle Marche al Piemonte, in quel di Barge (Cuneo) nel settembre 2011, arriviamo alla 10° edizione. Si continua a sperare che accanto alla Calabrese (51) e alla Davide (60) spuntino talenti nuovi. Qualcuno giura che la minuscola Marconi (48), graziosa romanina possa entrare nel novero. Vince il titolo, finora unico, ma non compie il salto di qualità. Altra sorpresa, la compagna di palestra Ciminiello che vince nei 54 kg. superando il pronostico e la Magno. Tocca anche alla Verrecchia, romana sotto la bandiera del gym dei fratelli Pasqualetti, la APOT di Milano, per ricordare Ottavio Tazzi. La volta scorsa aveva ottenuto l’argento, stavolta passa al metallo più nobile facendo meglio della Comastri, che nel 2007 aveva centrato il titolo. Detto della Davide, si passa ai 64 kg. dove Nunzia Patti dell’Excelsior di Marcianise fa il bis e Silvia Bortot (69) veneta meno quotata dell’altra finalista Corazza, emiliana disinvolta e di buona qualità, dimostra che i pronostici sono fatti per essere smentite. Infatti, alla fine di quattro riprese equilibrate, i giudici scelgono la Bortot. Argento anche per l’altra emiliana Gordini, nei 51 kg., contro la Calabrese, ma trova molti riscontri positivi che vedono in questa longilinea allenata da papà Bartolomeo, non più giovanissima (32 anni) ma fresca mentalmente e organicamente, un riferimento importante in maglia azzurra. Intuizione giusta. Nei medi, si ripete la finale precedente, ma il risultato, a sorpresa, viene capovolto. La Ghirardi, consapevole che lasciando l’iniziativa alla Pilo si sarebbe ripetuta la storia precedente, inizia a spron battuto e tiene il ritmo fino al terzo tempo. La romana, classe ’78, una cinquantina di incontri alle spalle, oltre ad essere titolare azzurra da diversi anni, tenta di capovolgere la situazione iniziando l’ultimo round in attacco dove riesce a far contare la rivale, ma lo sforzo non ottiene che un 23-23 con preferenza alla più giovane avversaria. Quasi una beffa.
 
Gli assoluti rosa ci hanno abituato a saltare dal Nord al Sud con grande disinvoltura. Nel 2012 è stata scelta Roseto degli Abruzzi, che con la boxe ha un feeling di lunga data. Ci sono le reduci dei mondiali a Qinhuadao in Cina: Gordini (54) che ha portato in Italia uno splendido argento, quarta italiana a salire sul podio, dopo la Galassi, la Cerpi e la Davide, podio ritrovato per l’Italia che mancava dal 2005, la Calabrese (51) e la Marenda (60), brave ma poco fortunate. Tutte e tre vincono il titolo italiano con sicurezza. Si rivede la Chiacchio (48), che merita il premio tenacia, nonostante gli assalti delle più giovani, in particolare della laziale Marconi, elegante ma poco incisiva, in finale. La Davide torna nei 57 kg e conquista il titolo, nonostante che in finale la romana Verrecchia le crei più di un problema. Dopo un lungo inseguimento la Corazza riesce a mettere al collo la medaglia di campionessa nei 64 kg. Scende di categoria anche la Pilo (69) evitando la Ghilardi. Decisione saggia visto che sia pure con la spintarella, la toscana bissa nei medi in titolo già vinto nel 2011. La cosa più curiosa è che anche stavolta finisce alla pari come era accaduto con la Pilo. Stavolta contro la lombarda Monacelli (17-17) e ancora una volta i giudici gli strizzano l’occhio. La dea bendata va proprio alla cieca? La Marenda (60) si conferma, ma in semifinale la giovane romana Mesiano, dimostra che a tempi brevi la situazione potrebbe capovolgersi.
 
Padova 2013, ancora a fine settembre, il primo campionato con oltre 60 iscritte. Si arriva a nove categorie, inserendo i +81, mancano solo gli 81 kg. per appaiare i maschi. Tre giorni di intense battaglie, con qualche atleta che in proiezione Rio, inizia il percorso nei pesi riconosciuti dall’AIBA. In particolare Terry Gordini, scesa a 51 kg. senza risentire del calo. Vincendo e convincendo, sia contro la DeLaurenti (Pm), la Cumini (Lb) e in finale l’aggressiva romana Grubissich, che nulla può, di fronte alla boxe scientifica dell’emiliana come dimostra il 18-7. Ennesima conferma della siciliana Calabrese - migliora invecchiando, visto che a 31 anni, è ancora la numero uno italiana - centrando il sesto bersaglio tricolore. Meglio ancora Marzia Davide (57): firma il settimo sigillo, superando in finale la romana Verrecchia in forza all’esercito, che a differenza dello scorso anno, oppone una resistenza ben superiore, costringendo la plurititolata salernitana a dare il meglio, costretta al barrage. Si consumano rivincite importanti. Nei 75 kg. la milanese Monacelli batte in modo chiaro la toscana Ghilardi, che assume atteggiamenti poco consoni, per eccesso di nervosismo. Peccato che la vincitrice dopo la bella impresa, sia rimasta praticamente inattiva. L’abruzzese D’Addario centra il bersaglio pieno nei 69 kg. superando la napoletana Amato dal fisico imponente, salita di categoria, ma ancora una volta seconda. La veneta Marenda (60) riesce a tenere a bada l’emergente Mesiano, ma si capisce che è prossimo il cambio della guardia. Va alla pugliese Magno il titolo nei 54 kg. nonostante il rendimento non certo ottimale. La casertana Patti, allieva di Brillantino conferma i progressi e mette in bacheca il terzo titolo superando l’emiliana Corazza, campionessa uscente. Va alla veneta Severin come previsto il primo tricolore tra i +81. L’abruzzese La Barbera è troppo inesperta e paga la statura inferiore e il minore allungo, contro una rivale che pur arrivata tardi alla boxe, sembra possedere ottime qualità per farsi largo. Lo dimostrerà agli europei del 2014, cogliendo l’argento con pieno merito.
 
Degli assoluti 2014, ha tracciato un quadro completo il collega Alfredo Bruno, per cui il mio apporto è solo statistico, confermando che a giudizio personale si è trattato dell’edizione più completa in un quadro generale di partecipazione e tasso tecnico, nonostante mancasse la stella dell’anno, Marzia Davide, campione d’Europa in carica nei 54 kg. portando a tre ori continentali un bottino che solo la Galassi aveva centrato. Un talento di 33 anni, capace di dare lezione al meglio d’Europa. In compenso si presentano l’argento Severin e il bronzo Mesiano, salita nei leggeri, dove corona l’inseguimento al titolo superando la tradizionale rivale Marenda al terzo tentativo, che resta attrice attiva nei leggeri, come ha dimostrato agli europei di Bucarest, battendosi alla pari con la Mosselly, la punta transalpina. Hanno vinto il titolo le altre reduci dalla Romania, ovvero Calabrese (48) che raggiunge quota sette, Gordini (51), Alberti (64), Amato (69) e Severin (+81) dimostrando quanto le scelte di Emanuele Renzini siano state indovinate. Annotazione importante: Renzini con Raffaele Bergamasco è il maestro che segue il settore femminile da oltre un decennio. La rassegna di Roma, ha confermato che le otto titolari all’europeo formano finalmente un nucleo di qualità, sul quale lavorare per riportare l’Italia ai vertici come squadra e non solo col singolo elemento. Indicativi i miglioramenti di molte atlete a cominciare dalla Mesiano, tra le più complete in una categoria difficile come i 60 kg., della Amato i cui mezzi atletici per anni si sono dispersi in tattiche errate, idem per la Alberti, bolognese della gloriosa Sempre Avanti, in possesso di carattere e pugno pesante, tutte inquadrate sulla via giusta. Nei medi sta spuntando la pugliese Mazzotta classe ’88, pochissima esperienza, ma dalle doti notevoli e una naturale intelligenza tattica. Anche lei mamma e atleta, sulla quale si potrebbe costruire qualcosa. Sempre che la milanese Monacelli, oggetto misterioso, 24 anni, non dia un segnale. Iscritta agli universitari e agli assoluti, nessuno l’ha vista. Negli 81 kg. si sono viste quattro giovani alla prima esperienza importante, tanto inesperte quanto combattive. In particolare la romana Forzano, nata a New York, 18 anni, un fisico da asciugare ma polmoni a mantice e sana cattiveria che fanno la differenza sulla pur brava Epifani, tarantina approdata a Reggio Emilia, forse meglio impostata ma costretta a difendersi contro una ragazzona che per otto minuti ha solo attaccato, dimenticandosi di respirare. Non male neppure le due semifinaliste, la pugliese Catena del ’91 e la bolognese Parini del ’94, a significare che ci si più lavorare. Lo stesso vale in molte altre categorie, con una base giovanile, come mai in passato. A Roma si sono viste atlete uscite nei quarti e in semifinale che meritano attenzione. Ma pure finaliste sconfitte come la Silva (48), la Verrecchia e la Passatore (69) atleta di grande spessore tecnico, come pure la Mostarda (54) che ha 19 anni. A dimostrazione la presenza azzurra agli europei junior e youth in corso ad Assisi, non da semplici comparse ma da concrete protagoniste. Non abbiamo i numeri di nazioni come la Russia e neppure l’Ucraina e il Kazakistan, neppure come Polonia, Ungheria, Romania e Bulgaria che vantano una cultura della boxe femminile assai più longeva della nostra, come il Nord Europa e la Gran Bretagna, Irlanda compresa. Le ragazze italiane sono ai primi approcci concreti, ma come sempre accade da noi, siamo un popolo capace di fare anche i miracoli. E stavolta, a differenza dei maschi che stentano comprensibilmente a riprodurre un’intelaiatura che non faccia rimpiangere i protagonisti degli ultimi quadrienni, le ragazze sembrano aver calzato gli stivali delle sette leghe, decise a esplodere a tempi brevi. Annotazione da cronista un po’ sentimentale. In questa occasione, visto il ritorno a Roma, sede storica, visto che era la quarta volta che ospitava l’evento, nessuno ha pensato di invitare le vincitrici della prima edizione 2002. Si chiamano Rinaldi (48), Scarelli (51), Davide (54), Cannizzaro (60), Russo (63.5) e Mercenaro (66) la più lontana dalla Sicilia, tre laziali e tre campane. Una spesa sostenibile, considerato che non sono stati fatti inviti di sorta a cominciare dai media. Quelli presenti, erano a carico proprio. 
 
Giuliano Orlando