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MIRKO CARBOTTI, UN GIOVANE COLOSSO

23/07/2014 - 18.27.50

 

 

Intervista a Mirko Carbotti

di  Alfredo Bruno

Pochi giorni fa sono state diramate le convocazioni per il Training Camp della Rappresentativa Elite in programma presso il Centro Nazionale di Pugilato di Santa Maria degli Angeli (Assisi - PG) dal 28 luglio al 6 agosto. Nei supermassimi sono quattro le convocazioni: Guido Vianello, Mirko Carbotti, Alessio Spahiu e Roberto Cammarelle. Una chiamata improvvisa ma sospirata, quella di Mirko Carbotti (+ 20, =1, - 5), che serve a mettere in luce le qualità di questo giovane colosso della Boxe Roma Casalbruciato che in pratica ha bruciato le tappe in due anni.
 
Mirko Carbotti con Marcello Stella, presidente dell'asd Casalbruciato
 
La boxe come è entrata nella sua vita?
“In verità il mio approccio con la boxe è avvenuto quando avevo 12-13 anni. Sono entrato in palestra perché ero sovrappeso. Ho cominciato per divertimento e per levare qualche chilo di troppo, poi mi è piaciuto ed eccomi qua”.
 
In quale palestra sei stato?
“Sono stato qualche anno alla Boxe Casilina con il maestro Granelli, perché abitavo lì vicino ed era comodo perché ero ancora un ragazzo. Poi sono entrato a Tor Sapienza alla San Vincenzo De Paoli dove allenavano Alessio Lucciarini e Ivan D’Alessandro. In questa società ho disputato cinque match, tutti vinti. Quindi sono entrato insieme con i due insegnanti a Casalbruciato”.
 
Che fai nella vita?
“Lavoro nella Sicurezza”.
 
Cosa rappresenta per te il pugilato?
“Adesso rappresenta tutto. Penso che più ti impegni più dai e più ricevi”.
 
So che sei stato in America?
“E’ stata una gran bella esperienza. In una palestra del Bronx ho fatto i guanti con il vincitore dei Golden Gloves. Lì ho capito cos’è il pugilato. Ho imparato a soffrire, perché lo ripeto questo è uno sport in cui tu dai e tu ricevi”.
 
Lo segui il pugilato fuori dal ring?
“Altrochè sono un vero patito di questa disciplina. Vado a quasi tutte le riunioni, lo seguo in televisione e col computer”.
 
Mirko Carbotti all'angolo con il tecnico D’Alessandro
 
Il tuo pugile preferito?
“Faccio subito la distinzione di sempre, allora il mio preferito è Ray “Sugar” Leonard, nella mia categoria non ho dubbi è Mike Tyson”.
 
Tu sai che in Italia si cerca l’erede di Roberto Cammarelle, come ti senti in un simile frangente?
“La speranza è l’ultima a morire, io ce la metto tutta. Per me sarebbe un sogno che si avvera con un bel carico di responsabilità”.
 
Qual è stato l’avversario più difficile?
“Nei primi match qualche difficoltà me l’ha creata Alfano, più che altro per la sua altezza. Il match più duro l’ho disputato contro Mancuso al Guanto d’Oro. Con lui è stata una battaglia anche perché ha un pugno pesante”.
 
Recentemente ti sei allenato con Clemente Russo davanti a Francesco Damiani…
“All’inizio ero come paralizzato dall’emozione, Clemente lo avevo visto solo in televisione, averlo davanti mi sembrava impossibile. Poi mi sono sciolto e allenandomi con lui ho capito cosa vuol dire essere un Campione vero. Con lui ho fatto cinque riprese e in pratica ho fatto cinque riprese di vuoto, sono riuscito a prenderlo solo due o tre volte. Poi quando lui partiva all’improvviso i colpi quasi non li vedevi per la velocità. E’ stata una gran bella esperienza”.
 
Hai altre passioni o hobbies?
“ Mi piacciono tutti gli sport e logicamente preferisco quelli individuali, ma il pugilato è un’altra cosa”.
 
Sei scaramantico?
“Qualcosetta ce l’ho. Prima dei match metto sempre gli stessi calzettoni, le stesse fascette. Ho una collana che voglio su di me…basta solo questo”.
 
Vuoi ringraziare qualcuno?
“In primo luogo i miei genitori che mi sostengono in questa avventura. Sono grato ai miei insegnanti Lucciarini, D’Alessandro e Moreal per la loro pazienza e per i preziosi consigli che mi danno in continuazione…se le porte della Nazionale si sono aperte, lo devo a loro. Non dimentico certo la Società di Casalbruciato con il suo presidente Marcello Stella, che conosce bene il mondo del pugilato e che con la sua esperienza ci segue e ci sostiene”.
 
Alfredo Bruno