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GUIDO VIANELLO, UNA FINESTRA SPALANCATA SUL FUTURO
07/11/2014 - 11:55:18
Guido Vianello: il colosso della Phoenix Gymdi Alfredo Bruno Guido Vianello (+ 30, -11) ha compiuto quest’anno vent’anni, un’età che sa di finestra spalancata su un futuro di primo piano soprattutto in virtù di un’annata passata ad alti livelli. Potremmo chiamarlo in virtù dei suoi due metri e passa come il colosso della Phoenix Gym, anche se fa parte del Gruppo Sportivo Forestale. Il romano che già da tempo si era posto all’attenzione degli esperti sembra aver raggiunto oltre ad un irrobustimento non indifferente una piena consapevolezza dei propri mezzi. Oggi Vianello viene classificato in Italia subito dopo Roberto Cammarelle anche per aver vinto a Galliate gli Assoluti. Ma quello che più conta è che il romano si sta facendo largo a livello internazionale come perno della squadra azzurra.
Quando e come è avvenuto l’impatto con la boxe?
“Io nasco da una famiglia di tennisti e praticavo questo sport. Devo essere sincero, non mi divertiva. Per andare al Circolo del Tennis passavo davanti ad una palestra di pugilato, la Team Boxe Roma XI. Un giorno sono entrato dentro per curiosità, il maestro Mattioli appena mi ha visto si è subito illuminato e abbiamo iniziato insieme questo nuovo percorso, perché io prima non sapevo neanche cosa fosse il pugilato. Da lì è nata questa passione e non mi sono più fermato”.
Cosa fai nella vita?
“Mi sono diplomato al Liceo Scientifico e sono entrato da un anno e mezzo nel Gruppo Sportivo della Forestale. Voglio fare bene questo percorso e puntare alle Olimpiadi di Rio. A gennaio partirò con le Worlds Series, con le quali cercherò di qualificarmi e sono stato inserito nella prima fascia. L’argento ottenuto al Campionato dell’Unione Europea questo agosto per me è stata la conferma che sto sulla strada giusta e per questo ho deciso di saltare i Campionati Italiani Assoluti, che si disputeranno a dicembre, per allenarmi meglio e per prendere qualche chilo di massa, molto importante per combattere nella mia categoria”.
Sei superstizioso?
“No. Io mi alleno bene e cerco di dare e fare il massimo, e sono convinto dei miei mezzi”.
Il giorno più amaro?
“Per quello che ricordo è stato senz’altro al Mondiale Youth in Armernia. Ho incontrato al primo turno un inglese, ero bloccato dall’emozione per il primo mondiale, mentre lui era bravo, molto freddo, mi ha battuto ed è diventato campione del mondo”.
Il giorno più bello?
“Il giorno più bello è stato quando ho vinto gli Assoluti a Galliate. Certo in rapporto con una manifestazione internazionale vale di meno, però mi ha dato grande soddisfazione. Oltrettutto non è stato una passeggiata perché ho incontrato avversari più che validi, in finale Indaco mi ha dato molto filo da torcere. Non minori soddisfazioni mi ha dato l’argento conquistato ai Campionati dell’Unione Europea e la vittoria al Guanto d’Oro, dove sono stato impegnato da Spahiu”.
In Italia quale è stato l’avversario che ti ha messo più in difficoltà?
“Nel 2011 ho subito una battuta d’arresto ad opera di Tommaso Rossano, che ho incontrato in finale agli Assoluti Youth a Grosseto. Mi trovai a disagio per la sua esperienza. Ero molto agitato, avevo voglia di strafare, e lui calmo mi metteva colpi secchi e precisi. Ha vinto senza attenuanti perché è stato più bravo”.
Nell’ultimo anno ti sei molto irrobustito…
“Mi sono rinforzato e ho acquistato molta esperienza. Adesso il match lo inquadro meglio, riesco a ragionare. Sono molto maturato anche con le trasferte all’estero e la preparazione in Nazionale. Ho affrontato avversari di primo piano come Omarov, un russo campione europeo vincitore di Cammarelle. Quindi mi sono trovato in situazioni di difficoltà e anche questo ti fa crescere”.
Hai qualche interesse?
“No, nessun hobby. La mia vita è questa: mi alzo presto la mattina, faccio due allenamenti al giorno”.
Hai una visione chiara del tuo futuro nella boxe?
“Molto chiaro. Voglio vedere i miei limiti. Voglio vedere dove arrivo finchè non ce la faccio. E’ questo che mi stimola ogni giorno”.
Lo segui il pugilato fuori dal ring?
“Lo seguo poco, quasi sempre in funzione delle Olimpiadi. Per quanto riguarda i professionisti seguo qualche amico come De Carolis, ma non vado oltre”.
Quando hai iniziato cosa hanno pensato a casa?
“Mia madre era terrorizzata, come sport può far paura a chi non lo conosce. Mio padre mi ha assecondato fin dal primo giorno. Lui è un maestro di tennis da 40 anni, è sempre stato nello sport e quando ha visto che mi potevo levare belle soddisfazioni, mi ha sempre sostenuto”.
Alfredo Bruno
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