Tre italiane in semifinale con Gordini, Davide e Mesiano
Solo Russia e Cina fanno meglio
di Giuliano Orlando
Jeju (Corea Sud) C’è molto azzurro ai mondiali in svolgimento nell’isola di Jeju nella parte meridionale coreana. L’Italia porta tre atlete sul podio, impresa storica, non era mai accaduto in passato. Solo nel 2001 e 2002 ci era riuscita con due. A Scranton negli Usa con La Galassi (oro) e la Cerpi (bronzo) e l’anno dopo ad Antalya in Turchia, sempre la Galassi e la Davide, allora ventiduenne, che colsero oro e argento. Stavolta la squadra del tecnico Emy Renzini si è superata, confermando la crescita generale, che conta ormai su diverse atlete in grado di esprimersi ad alto livello. Sul ring dell’ampio Gymnasium, struttura del vasto complesso polisportivo, dove si svolgono partite di basket, volley, calcio e baseball e dove si giocarono anche diverse patite di calcio ai mondiali in Corea, l’Italia avrebbe meritato qualcosa in più.
La Marenda (60) e l’Alberti (64) in particolare sono state punite da sconfitte immeritate. La prima aveva battuto la bulgara Eliseeva negli ottavi, ma ancor più scandaloso il verdetto che assegnava il successo alla coreana Shim, dal sapore politico, portata di peso in semifinale, trattamento che ricordava l’edizione olimpica dell’88 di Seul, dove alcuni verdetti, furono talmente scandalosi che intervenne il CIO, minacciando di escludere la boxe dai Giochi. L’anno dopo vennero istituite le macchinette che peggiorarono la situazione, perché è sempre l’uomo che decide.
Domani la Gordini (51), la Davide (54) e la Mesiano (57) si giocheranno l’accesso alla finale che assegna l’oro iridato. La romagnola, argento nel 2012, si è confermata ai vertici battendo nei quarti la favorita bulgara Petrova campionessa europea, grazie alla giusta scelta tattica con colpi lunghi e difesa intelligente. Prossima rivale l’inglese Whiteside alla sua portata. L’inossidabile Davide, che porta i suoi 34 anni con la leggerezza di una ventenne, offre boxe sopraffina, tutta impostata sulla rapidità dei colpi e un gioco di gambe eccezionale. Dopo aver superato l’ucraina Kholodova, si è imposta nettamente anche sulla cinese Gao, che per quattro riprese ha inseguito una rivale imprendibile. Domani contro la turca Tast, brevilinea votata all’attacco ci aspettiamo dalla campana, l’ennesima prova di classe per volare in finale. In medaglia anche la romana Mesiano, debuttante al mondiale, capace di confermare le speranze che già aveva mostrato agli europei, con la conquista del bronzo. Per farlo ha domato prima la turca Burcu, prendendosi la rivincita della sconfitta peraltro ingiusta al torneo di Istanbul e poi l’ostica romena Perijoc, combattente molto forte. In semifinale ritrova la russa Dobrynina, che l’ha battuto di misura agli europei di Bucarest lo scorso maggio, sempre in semifinale. La voglia di capovolgere il verdetto è forte.
Non è riuscita a salire sul podio la +81 Severin, battuto dalla gigantesca cinese Wang, un monumento di 120 kg. su una struttura di quasi 2 metri, che a soli 19 anni, mostra l’esperienza di una trentenne. In precedenza erano uscite prima dei quarti la piccola Calabrese contro la Pin, atleta di Taipei, molto alta e dalla grande scelta di tempo, con un verdetto al capello, per preferenza. Stessa sorte per la Amato (75) di fronte all’esperta tedesca Strohmaier, pagando lo scotto del debutto.
Un torneo stressante e durissimo, che ha visto in cinque giorni e mezzo svolgersi 240 incontri, con quattro match che possono arrivare a sei con l’accesso alla finale. Decisamente troppi. Le 40 promosse al podio, sono il frutto della selezione di 280 atlete in partenza. Che rappresentavano 67 nazioni, ridotte a sole 20 in zona medaglia. In questo contesto nella giornata che assegnava l’accesso al podio, la grande sconfitta è stata la Russia, che pur mantenendo il vertice, ha dimezzato la presenza, passando da dieci a sole cinque promosse. In particolare ha lasciato per strada la Isaeva (48) per merito della giapponese Wada, una mancina molto potente. Clamorosa l’esclusione della Sagateva (51) argento europeo, sconfitta dalla brasiliana Marquez che ha messo il cuore oltre l’ostacolo. Fuori anche nei leggeri, per infortunio, evitando il confronto con la Taylor, l’irlandese oro di Londra, che punta al quinto mondiale. Nulla da fare nei 75 kg. contro la stella di questo torneo, la Shields (Usa), classe 1995, un talento naturale, fisico perfetto, capace di esprimere boxe elegante e potente. Lo hanno capito sia la polacca Fidura, una guerriera indomita, sua coetanea, con la quale si era già battuta lo scorso anno ai mondiali youth, perdendo come stavolta, dopo una battaglia intensa. Stessa sorte per la russa Jakushiva, non male ma inferiore all’americana che veleggia verso il suo primo titolo iridato. Anche se l’olandese Fortin, esperta e titolata le darà filo da torcere.
Una rassegna con diverse punte e giovani molto promettenti. In particolare la Cina che ne porta in medaglia quattro, comprese le due gigantesche Yang (81) e Wang (+81), fatte con lo stesso stampino. A quota tre ci sono arrivati gli USA, la Turchia e l’Italia, che si porta ai vertici, grazie al lavoro del tecnico Renzini, molto apprezzato anche all’estero. E’ doveroso anche dire che da un paio di stagioni la FPI ha programmato la giusta promozione anche nel settore femminile e i frutti stanno arrivando, come dimostra la costante presenza azzurra nei campionati internazionali giovanili in zona medaglia. Domani vedremo se il traguardo del bronzo è l’attuale limite o se i sogni azzurri possono tingersi di metallo più prezioso.
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