02-ECHI DEL PASSATO
05-UN GIORNO COME OGGI, MAGGIO
07/04/2016 - 08:32:09
IL RACCONTO DELLA BOXE SUL CALENDARIOdi Primiano Michele Schiavone
1 maggio
Il sogno mondiale di Roland LaStarza
L'America pugilistica dei primi anni ’50 oltre ad essere attratta dalla forza distruttiva di Rocky Marciano, si affezionò all’abilità schermistica di un altro peso massimo figlio di italiani emigrati negli States, Roland LaStarza, che il 1° maggio 1950 si liberò dello statunitense Jimmy Walls in tre riprese nella città di Holyoke, Massachusetts, Stato nel quale era nato e viveva il più celebre Rocco Marchegiano. LaStarza tornava alla vittoria dopo la prima sconfitta da professionista, avuta 5 settimane prima contro il futuro campione del mondo. Lo scontro tra LaStarza e Marciano si era concluso dopo 10 riprese senza un vincitore con 5–4, 4–5 e 5–5, ma il sistema della preferenza praticato a quel tempo negli Stati di New York e Massachusetts accordò a Marciano il successo e la gloria dell’imbattibilità. LaStarza, professionista dal luglio 1947, continuò la marcia di avvicinamento al campionato mondiale, vantato da Ezzard Charles prima e Jersey Joe Walcott dopo, senza riuscirci. Intanto incappò in due misere sconfitte ai punti contro Dan Bucceroni e Rocky Jones, entrambe riscattate con verdetti persuasivi. La chance iridata arrivò nel settembre 1953 e gliela concesse il nuovo campione Rocky Marciano, sempre a New York. La seconda volta l’andamento del match andò diversamente e LaStarza venne fermato nell’undicesimo round. Continuò a combattere senza convinzione fino al maggio 1961. Il suo record recita 66 incontri: 57-0-0. Dopo la boxe LaStarza scoprì la passione per la recitazione, la cui enfasi lo portò ad interpretare diversi ruoli in serie televisive ed alcuni film. (pubblicato il 1° maggio 2016) 2 maggio Winstone, fasta cavalcata fino al mondiale
Il Galles vanta ad oggi 12 campioni del mondo. Il terzo in ordine di tempo fu Howard Winstone che iniziò la scalata internazionale la sera del 2 maggio 1961, a Wembley, Londra, dopo aver costretto all’abbandono al termine delle 10 riprese il londinese Terry Spinks, togliendogli la cintura Bristish dei pesi piuma. Spinks – già campione tra i dilettanti con il titolo ABA ottenuto nel 1956, anno in cui divenne il più giovane britannico a vincere una medaglia d’oro alle olimpiadi – fu un ottimo banco di prova per il lancio di Winstone, pure apprezzato con la maglietta grazie ai primi posti guadagnati nei campionati ABA e British Empire del 1958. Il gallese continuò a regnare in Patria e si proiettò in ambito europeo quando spodestò l’italiano Alberto Serti nel luglio 1963. Rimase sul trono del vecchio continente per quattro anni, attraverso 7 difese vittoriose, 2 delle quali contro gli italiani Lino Mastellaro ed Andrea Silanos. Una volta fece tappa a Roma, respingendo la sfida del francese Yves Desmarets. Nel frattempo provò a sradicare dallo spazio iridato Vicente Saldivar, ma il grande messicano lo distanziò magistralmente. Lasciata la cintura europeo nel 1967 si dedicò esclusivamente ad inseguire il sogno mondiale, infranto ancora due volte dallo storico campione Saldivar. L’aspirazione di Winstone, professionista dal febbraio 1959, divenne realtà nel gennaio dell’anno seguente di fronte al guardia destra giapponese Mitsunori Seki, per l’inaugurale campionato mondiale dei pesi piuma WBC, ente nato da alcuni mesi. Nel luglio successivo il gallese dovette cedere la cintura iridata a Jose Legra, cubano naturalizzato spagnolo. Fu il suo ultimo combattimento, il numero 67: 61-6-0. (pubblicato il 2 maggio 2016) 3 maggio
La lunga attesa di Eddie Machen
Gli avvenimenti della boxe sono pieni di vicende riguardanti pugili dalle qualità incoraggianti che non sono riusciti a mantenere il ruolo di atleti promettenti. Uno di essi fu Eddie Machen, passato professionista nel marzo 1955, dopo una manciata di confronti amatoriali. Il 3 maggio 1957 a Louisville, nella città del Kentucky dove muoveva i primi passi da dilettante Cassius Clay, il peso massimo californiano concesse la rivincita all’ex campione mondiale mediomassimi Joe Maxim, superato a Miami Beach, in Florida, nel gennaio di quell’anno. Anche nella seconda prova Machen confermò la superiorità sull’italo-americano con verdetto unanime sulle 10 riprese. L’anno precedente, con le duplici vittorie sui cubani Julio Mederos e Nino Valdes, aveva attestato i requisiti necessari per scalare la classifica mondiale. Nel 1958 pareggiò con il connazionale Zora Folley, pugile di levatura internazionale, ma cadde sotto i colpi dello svedese Ingemar Johansson nel round iniziale di una sfida che spalancava l’accesso al titolo mondiale. Lo svedese, infatti, divenne campione iridato a metà dell’anno successivo. Machen riprese a collezionare vittorie, alcune prima del limite, ma rimase sempre un gradino indietro agli altri pretendenti quali Zora Folley, Sonny Liston e Floyd Patterson, suoi vincitori. Affrontò senza successo anche il titolare mondiale dei mediomassimi Harold Johnson. L’agognata sfida mondiale arrivò nel marzo 1965 contro il connazionale Ernie Terrell, per la vacante cintura WBA, finita con una sconfitta in 15 tempi. Machen continuò a combattere ancora per due anni, cedendo al campione europeo Karl Mildenberger ed al messicano Manuel Ramos; inflisse la prima sconfitta a Jerry Quarry per poi assoggettarsi a Joe Frazier. Chiuse in una sera di maggio del 1967 dopo 64 combattimenti: 50-11-3. (pubblicato il 3 maggio 2016) 4 maggio Aldo Spoldi, Ragazzo Dinamite 5 maggio
Ambrogio Redaelli, campione d'ufficio
Nei primi anni di vita della Federazione pugilistica italiana alcuni titoli nazionali, per particolari riconoscimenti, furono assegnati d’ufficio ad atleti in attività. Uno che beneficiò di questa risoluzione fu il lombardo Ambrogio Redaelli, campione tricolore tra i dilettanti nel 1925. Il 5 maggio 1932, un giovedì come in questo 2016, Redaelli appassionò i concittadini milanesi con 10 riprese di alto spettacolo offerto insieme a Gregorio Boffa, italiano residente nel Principato di Monaco, conosciuto oltralpe con i nomi di Gus e Kid Marc. Alla fine del combattimento la vittoria ai punti andò al pugile locale, accanito inseguitore di un titolo Italiano. Come detto, “il motorino” Redaelli divenne campione italiano per incarico 13 mesi dopo il suo debutto professionistico, avvenuto nel marzo 1926, e cedette la corona nel giugno 1927 a Luigi Quadrini, con il quale aveva pareggiato tre mesi prima. Altre due occasioni titolate arrivarono per lui nel 1929, sempre tra i pesi piuma contro Quadrini, da poco ex campione continentale della categoria, entrambe conclusesi con la sconfitta ai punti. La quarta sfida giunse nel novembre 1930, ancora per il vacante campionato dei pesi piuma, ma dovette cedere con verdetto a Vittorio Tamagnini, affrontato 8 mesi prima con il risultato nullo. La sua quinta ed ultima carta la giocò nel giugno 1932, per il titolo vacante dei pesi leggeri, perdendo ai punti dal concittadino Saverio Turiello, finito appaiato nei due confronti di quattro anni prima. Negli ultimi anni dell’attività il milanese si esibì spesso all’estero, dove concluse la carriera nel novembre 1934 dopo 58 combattimenti: 33-10-15. (pubblicato il 5 maggio 2016) 6 maggio
Willie Pastrano, campione a tutti i costi
In passato lo sconfinamento dei pesi mediomassimi nella massima divisione di peso, quando mancava la categoria dei cruiser, avveniva sovente. Uno dei tanti avvezzi ad accedere alla categoria superiore fu Willie Pastrano, che si cimentò anche cinque volte in Inghilterra – con 3 vittorie e 2 sconfitte – ed una in Italia, vincendo a Bologna sul locale Franco Cavicchi, ex campione d’Europa. Pastrano, figlio di italiani emigrati negli States, il 6 maggio 1960 ottenne la rivincita dal peso massimo Alonzo Johnson. Sullo stesso ring di Louisville, Kentucky, Pastrano riscattò l’insuccesso dell’anno precedente con la vittoria ai punti sulle 10 riprese. Il suo inizio professionistico avvenne come peso medio nel settembre 1951 a New Orleans, sua città natale, dove oltre a diverse vittorie conobbe le prime sconfitte, una delle quali contro l’italiano Italo Scortichini. Affidatosi alle cure del trainer Angel Dundee, nato da genitori italiani con il nome di Angelo Mirena, salì di peso e si affermò all’attenzione dei maggiori organizzatori della costa orientale degli Stati Uniti, esibendosi nelle maggiori città. Il pari ottenuto con la “vecchia mangusta” Archie Moore, da poco deposto dal trono mondiale, lo avvicinò alla chance mondiale che seppe cogliere nel giugno 1963, spodestando Harold Johnson dal piedistallo dei mediomassimi. Sconfitto inaspettatamente dall’argentino Gregorio Peralta a Miami Beach, concesse al sudamericano la chance mondiale e lo superò per ferita nel sesto round. Ritornò in Inghilterra per la settima volta piegando nell’undicesimo tempo il londinese Terry Downes, mantenendo la cintura iridata che consegnò poi nel marzo 1965, nel suo ultimo match, al portoricano Jose Torres. Era salito sul ring per il match numero 83: 62-13-8. (pubblicato il 6 maggio 2016) 7 maggio
La rincorsa di Alberto Torri
La città di La Spezia ha sfornato un rispettabile numero di pugili professionisti. Chi ha raggiunto la vetta più elevata in Europa, alcuni la più prominente in Italia, altri, in maggior misura, si sono distinti senza riuscire ad avere la qualifica di campioni. Nel novero dei più si trova il nome di Alberto Torri, che il 7 maggio 1971, nel capoluogo spezzino s’impose al salernitano Mario Coiro per ferita nella quarta ripresa. Dopo quella sera Torri ottenne altri tre successi, uno dei quali costò al sardo Marco Scano – campione italiano dei pesi welter in carica – la prima sconfitta a torso nudo sulle 8 riprese. I due si erano affrontati alcuni mesi prima ed il pugile isolano aveva avuto la meglio nella sua Cagliari, dopo 8 riprese. La serie positiva di quella particolare stagione s’interruppe dinanzi al romano Aldo Bentini nel marzo 1972. Tre mesi dopo, a Viterbo, Torri disputò il suo secondo vacante campionato nazionale, al limite dei superwelter, contro il toscano Silvano Bertini, già campione italiano ed europeo dei pesi welter: Il verdetto ai punti deciso dopo 12 riprese andò al più affermato fiorentino di Signa. Torri aveva ottenuto la prima chance tra i pesi welter, categoria nella quale aveva debuttato nel maggio 1966, ma l’aveva sciupata dinanzi ai suoi concittadini, nel confronto con il romano Giovanni Zampieri, Il laziale si fregiò del vacante titolo in meno di due riprese. Prima di chiudere la carriera Torri acquisì nel 1973 altre due sfide tricolori, ancora nei superwelter, entrambe contro il capitolino Aldo Bentini, ambedue perdute: nella prima, per il vacante campionato, venne squalificato nel nono round a Tarquinia, nella seconda perdette ai punti a Roma. L’attrazione per il ring portò Torri a combattere fino al novembre 1974, quando smise dopo 37 confronti: 24-13-0. (pubblicato il 7 maggio 2016) 8 maggio
Art Aragon, il primo "Golden Boy"
Il primo "Golden Boy" del quadrato fu il peso leggero Art Aragon, statunitense di origine messicana, nato nel Nuovo Messico e cresciuto a Los Angeles, in California. Passato professionista nel maggio 1944, ebbe l’appellativo “ragazzo d’oro” anche se non arrivò mai a conseguire la palma di campione del mondo. L’unico titolo vinto da Aragon fu quello dello Stato di California dei pesi leggeri: martedì 8 maggio 1951 a Los Angeles, California, si aggiudicò la vacante cintura con il risultato di knockout tecnico nella nona ripresa a spese del guardia destra messicano Mario Trigo. I due si erano già affrontati tre volte, con una vittoria per parte ed un pareggio. Aragon superò poi il valente californiano Johnny Gonsalves ed addirittura il campione del mondo in carica Jimmy Carter, con decisione in 10 tempi senza titolo il palio. Successivamente affrontò Carter per il titolo iridato ma rimase sconfitto ai punti dopo 15 riprese. Continuò a combattere ad alto livello senza avere più una chance mondiale. Il suo palmares è ricco di altri nomi importanti della sua epoca quali Tommy Campbell, Jesse Flores, Teddy Davis, Carmen Basilio, Enrique Bolanos, Lauro Salas, Don Jordan, Danny Giovanelli, Cisco Andrade, Chico Vejar e molti ancora. Aragon cessò la lunga carriera nel gennaio 1960 dopo 116 sfide: 90-20-5. La sua vasta popolarità nelle arene pugilistiche e l’eclettismo fuori dal ring lo portarono a favorire le amicizie influenti con star della celluloide e dell’ambiente mondano che lo circondava. Vantò legami romantici con molte attrici di Hollywood, tra le quali figuravano i nomi delle più celebri Marilyn Monroe e Jayne Mansfield. Fu molto amico dell’attore Audie Murphy, pluridecorato durante la seconda guerra mondiale. (pubblicato l'8 maggio 2016) 9 maggio
Antonio Amaya, campione panamense in tre categorie
Il piccolo territorio dello Stato di Panama ha prodotto un numero cospicuo di pugili diventati campioni del mondo, sulla cui scia una notevole quantità di connazionali hanno alimentato le classifiche mondiali nelle diverse categorie di peso. Del secondo gruppo fece parte Antonio Amaya, affermatosi in Patria con il titolo nazionale dei pesi piuma. Il 9 maggio 1965 Amaya respinse lo sfidante Enrique Lawson con una decisione ai punti ottenuta dopo 12 riprese. Alla fine di quell’anno “Buchi” Amaya ottenne anche la cintura panamense dei pesi superpiuma e si fece conoscere all’estero, con diversi ingaggi in Messico, Venezuela, Filippine, Stati Uniti e Portorico. Nell’aprile 1969 volò a Tokyo, Giappone, per sfidare il campione mondiale WBA leggeri jr Hiroshi Kobayashi, ma il risultato ai punti sulle 15 riprese, scaturito da una decisione divisa, lasciò al nipponico la cintura iridata. Il panamense tornò nella capitale giapponese l’anno seguente per aspirare alla stessa corona ma Kobayashi la custodì con verdetto unanime. Amaya riprese a viaggiare, toccando Costa Rica, Messico, Nicaragua, Venezuela, Francia e Colombia prima di approdare per la terza volta a Tokyo ed incrociare i guantoni con il campione WBC superpiuma Kuniaki Shibata, rimediando ancora una sconfitta ai punti in 15 tempi dovuta ad un verdetto deciso a maggioranza. Il panamense riprese la girandola di ingaggi all’estero. Diventato campione nazionale dei superleggeri nell’aprile 1978, sbarcò in Spagna e chiuse la carriera nel giugno di quell’anno a Milano contro Juan Jose Gimenez, trasferitosi in Italia dalla natia Argentina. Il suo palmares conta 75 combattimenti: 47-21-7. (pubblicato il 9 maggio 2016) 10 maggio
Hein Ten Hoff, tedesco statuario
La Germania è stata da sempre una terra molto prodiga di atleti imponenti, adatti a combattere tra i pesi massimi. Hein Ten Hoff rappresentò a dovere questo stereotipo dell’etnia germanica nella più importante divisione di peso. Diventato campione nazionale a spese del più noto Walter Neusel nella città di Amburgo, il 10 maggio 1947 tornò sullo stesso ring e difese il titolo contro il locale Richard Grupe, mettendolo fuori combattimento nella terza ripresa. Hoff, nel mentre mantenne la cintura altre 10 volte, con 6 vittorie e 4 pareggi, tentò di farsi largo a livello internazionale. Nel maggio 1950 si misurò con l’americano Jersey Joe Walcott, già sfidante mondiale di Joe Louis ed Ezzard Charles, rimanendo sconfitto dopo 10 riprese nella città amica di Mannheim. Nel settembre dell’anno seguente il tedesco tolse il titolo europeo all’inglese Jack Gardner dopo 15 riprese combattute a Berlino. Il suo regno durò solo quattro mesi: nella trasferta di Bruxelles nel gennaio 1952 lasciò la cintura al belga Karel Sys dopo 15 riprese. Nel luglio dello stesso anno cedette pure il primato nazionale con una bruciante sconfitta nella prima ripresa per mani di Heinz Neuhaus, anche campione d’Europa. Si riabilitò con una vantaggiosa trasferta negli Stati Uniti dove si piegò solo a Dan Bucceroni dopo 10 riprese. Professionista dal settembre 1945, Hoff continuò a calcare il ring ancora per pochi combattimenti e decise di lasciare l’attività nell’agosto 1955, dopo la fatale sconfitta infertagli dal giovane svedese Ingemar Johansson nella città scandinava di Goteborg. Fu il suo combattimento numero 43: 32-7-4. (pubblicato il 10 maggio 2016) 11 maggio
Donato Paduano boccia le speranze di Cerdan Jr
A metà degli anni ’60 l’adolescente molisano Donato Paduano lasciò il suo piccolissimo comune natio, arroccato sulla montagna, per raggiungere Montreal, in Canada, alla ricerca di un lavoro. Nella città francofona del Quebec scoprì l’amore per il pugilato ed in breve tempo mostrò di avere il talento necessario per distinguersi. Prima di passare professionista nel novembre 1968, vinse come dilettante la medaglia d’oro al campionato nazionale, quella di bronzo ai campionati panamericani e partecipò alle olimpiadi di Città del Messico. Lunedì 11 maggio 1970 il fiorente italo-canadese si trovò nel Madison Square Garden di New York a collaudare il desiderio del francese Marcel Cerdan Jr – figlio dello sfortunato campione del quale porta il nome – di ripetere negli States le gesta del glorioso padre, morto prematuramente in un incidente aereo. Il piccolo Paduano sbalordì tutti per come superò agevolmente il pugile di Marsiglia, tagliando il traguardo delle 10 riprese con il verdetto unanime. Quel successo creò molto scalpore ma il molisano aveva già fatto parlare di sé nella seconda patria, dove aveva tolto la cintura nazionale a Joey Durelle, dominatore della scena canadese da 5 anni, contro il quale confermò la superiorità nel retour match. Le armi vincenti di Paduano, oltre al carattere duro e senza paura, furono il grande movimento, il diretto sinistro fine e veloce. Purtroppo gli mancò la potenza di pugno, cosa che non gli permise di arrivare in cima alla lista dei migliori pesi welter della sua epoca. (pubblicato l'11 maggio 2016) 12 maggio
Dave Sands un campione senza corona
Uno dei più grandi pugili che non conquistò un titolo mondiale fu Dave Sands, aborigeno australiano nato con il nome di David Ritchie. Il 12 maggio 1950 a Singapore concesse la rivincita al filippino Boy Brooks, già superato per squalifica, e lo controllò per 10 riprese dall’alto della sua classe. Sands era professionista dall’agosto 1941 ed aveva collezionato i titoli d’Australia dei medi e mediomassimi. Quattro mesi dopo la seconda vittoria su Brooks annesse anche il campionato dei massimi. Nel 1952, pochi mesi prima dell’immatura morte causata da un incidente stradale, fece sua anche la cintura British Empire dei pesi medi. Il riconoscimento internazionale che gratificò la carriera di Sands arrivò nel 1998, quando il suo nome venne ammesso nella World Boxing Hall of Fame, in una suggestiva cerimonia tenutasi a Los Angeles, California. La passione di David per la boxe fu condivisa dai suoi 5 fratelli che intrapresero la carriera di pugili. Nel 1951 Sands disputò due vittoriosi combattimenti negli Stati Uniti con l’intento di farsi conoscere ed intavolare la trattativa per una sfida mondiale a Ray Sugar Robinson, ritornato campione iridato contro l’inglese Randy Turpin. Purtroppo per lui l’esito della negoziazione non approdò all’esito sperato. Fino all’ultima esibizione del luglio 1952, nella quale mantenne la cintura nazionale dei pesi massimi, vantò 110 combattimenti: 97-10-1-2 NC. (pubblicato il 12 maggio 2016) 13 maggio
Biescas, confronti senza limite con Ramos e Tano
Storie di sfide per i campionati di boxe che sono andati oltre la trilogia o la "bella" come si dice nel gergo sportivo, ve ne sono state tante. Due dei pugili meno noti a livello internazionale, comunque autori di una interessante sequela di quattro confronti titolati, avvenuti tutti nello stesso anno, furono gli spagnoli Jose Luis Biescas ed Antonio Ramos. I due si affrontarono per la seconda volta il 13 maggio 1961 a Barcellona e la vittoria ai punti venne assegnata a Biescas, che divenne nuovo campione spagnolo dei pesi piuma. Due mesi dopo a San Sebastian, dove era avvenuto il primo match per la cintura vacante, Ramos si riprese la corona nazionale con verdetto ai punti. Nell’ottobre seguente, ancora a Barcellona, il locale Biescas rimediò un’altra decisione che gli fece cingere per la seconda volta la cintura di Spagna dei pesi piuma. Le quattro sfide si conclusero con due vittorie ciascuno. In seguito Biescas si ritrovò a competere contro Kid Tano in una serie di sfide per il titolo nazionale dei piuma che andò oltre la triade: cedette il primato spagnolo al primo incontro, perdette nella seconda sfida e vinse nel terzo confronto, riprendendosi la corona nazionale. I due incrociarono i guantoni in altre due occasioni, sempre favorevoli a Tano, la prima senza titolo in palio, la seconda per il campionato. (pubblicato il 13 maggio 2016) 14 maggio
Valsecchi contro Guernieri, verifica convincente
Il milanese Germano Valsecchi fece ben sperare quando passò professionista nel 1970. Come dilettante aveva ottenuto il secondo posto nei campionati assoluti del 1968 a Cecina, nella categoria dei pesi welter, cedendo nella finale a Damiano Lassandro. Per il suo nono confronto a torso nudo, il 14 maggio 1971 si trovò di fronte il torinese d’adozione Walter Guernieri, un buon combattente che conosceva a fondo il mestiere di pugile professionista. Il giovane meneghino ingaggiò 8 riprese di boxe impegnativa con il navigato piemontese che confermarono la sua capacità di adattarsi agli avversari duri e difficili. Al termine del confronto Valsecchi ottenne il verdetto e la chiave di accesso ad una carriera positiva. I suoi pugni al peperoncino lo portarono ad essere un beniamino del pubblico milanese. Sul finire del terzo anno professionistico però, incappò in un malcapitato destro del portoricano Luis Vinales che gli macchiò per la prima volta il record. Dopo due anni di successi pieni, utili anche a riscattare lo scacco subito da Vinales, nel 1975 tornò ad assaporare l’amaro gusto della sconfitta ad opera del marocchino Mimoun Mohatar, di Damiano Lassandro e Giuseppe Borghi, in un torneo vinto da Guernieri. L’anno seguente Valsecchi tornò a brillare nella sua città fino a conquistare la cintura EBU dei pesi medi, spodestando l’imbattuto Angelo Jacopucci. Difese il titolo continentale in Danimarca atterrando per il conto totale il locale Poul Knudsen, prima di cedere la corona all’astro inglese Alan Minter. La decisione di lasciare l’attività la prese dopo l’ultimo successo nel Santo Stefano del 1977, al termine del confronto numero 49: 41-6-1-1 NC. (pubblicato il 14 maggio 2016) 15 maggio
Davey Moore, il piuma cantato in America
Nella discografia americana si trovano brani dedicati ad alcuni sfortunati pugili. Uno di essi fu inciso per ricordare la figura dell’ex campione mondiale dei pesi piuma Davey Moore, scritto e cantato da Bob Dylan con il titolo originale "Who Killed Davey Moore?", che parla delle responsabilità per la morte del giovane pugile. Anche Phi Ochs, altro folk singer statunitense si occupò del caso con la canzone intitolata semplicemente "Davey Moore". Moore, da non confondere con l’omonimo superwelter che calcò il ring negli anni ’80, il 15 maggio 1955 tornò a Colon City, in Panama, dove aveva perduto all’inizio del mese da Isidro Martinez, affrontando il campione nazionale Pedro Tesis, vincitore di Isidro Martinez in due precedenti occasioni. L’americano fu più abile dell’avversario locale al punto da portare a casa la vittoria ai punti sulle 10 riprese. Dal 1957 Moore sommò vittorie su vittorie che lo condussero all’appuntamento mondiale con il nigeriano Hogan Bassey, conquistando la cintura iridata. Nella sua corsa vittoriosa, nel 1960 venne fermato dal più pesante Carlos Hernandez – futuro campione del mondo tra i welter jr, corona che cedette all’italiano Sandro Lopopolo – prima di perdere la cintura mondiale il 21 marzo 1963, alla sesta difesa, per mani del cubano con licenza messicana Sugar Ramos. La sconfitta alla decima ripresa fu fatale a Moore che perse la vita per le lesioni riportate nel combattimento. La carriera iniziata nel maggio 1953 si chiuse tragicamente quella sera, al combattimento numero 68: 59-7-1-1 NC. (pubblicato il 15 maggio 2016) 16 maggio
Tom McNeeley con Ulli Ritter, per avvicinarsi al mondiale
La lista statunitense di pugili appartenenti alla stessa famiglia annovera tra gli altri la casata McNeeley, tutti pesi massimi. Il secondo della stirpe, Tom McNeeley, figlio di Tom Sr e futuro padre di Peter, professionista dal luglio 1958, arrivò all’appuntamento del 16 maggio 1960 con il tedesco Ulli Ritter da imbattuto. Sul ring di Boston, Massachusetts, Stato dove viveva fin dalla nascita, il giovane statunitense piegò l’europeo per fuori combattimento tecnico a 2:52 dell’ottava ripresa, dimostrando le particolari doti possedute nelle mani. McNeeley continuò a vincere fino ad avere l’appuntamento per il campionato mondiale dei pesi massimi, quando gareggiò con il titolare Floyd Patterson nel dicembre 1961 a Toronto, Canada. In quel combattimento, arbitrato dall’ex coronato Jersey Joe Walcott, la sua sfida si concluse a 2:51 del quarto round. Dopo quella sconfitta McNeeley continuò a combattere ancora per cinque anni, senza avere una nuova chance mondiale, affrontando avversari qualificati di quell’epoca. Nel suo record spiccano i nomi di Willie Pastrano, Bob Cleroux, Brian London, Doug Jones, Oscar Bonavena, Thad Spencer, James J. Beattie e Jose Torres. Lasciò la boxe nel giugno 1966 dopo aver combattuto 51 volte: 37-14-0. Rimase nell’ambiente del pugilato e per molti anni mantenne l’incarico di commissario della Massachusetts State Boxing Commission. (pubblicato il 16 maggio 2016) 17 maggio
Biancardi prepara la sfida italiana
Negli anni in cui l’Europa dell’est vietava l’attività professionistica, le organizzazioni italiane ingaggiavano avversari stranieri per i pugili italiani di risalto con lo sguardo rivolto al panorama occidentale, tenendo da conto sempre al valore del confronto, il mediomassimo pavese Giovanni Biancardi si trovò ad affrontare l’inglese di origine irlandese Dave Barber. Il 17 maggio 1968 l’imbattuto italiano vinse il confronto con il britannico ai punti, al termine di 10 impegnative riprese, confermando le aspirazioni al campionato italiano. Cinque mesi dopo per Biancardi si avverò il confronto tricolore nella sua Pavia ma il titolare Vittorio Saraudi lo condannò alla prima sconfitta nella sesta ripresa. Il pavese, campione agli assoluti di Modena nel 1962, ritornò alla carica per la vacante cintura italiana dei professionisti nell’ottobre del 1969, ancora nella sua città: superò il veneto Guerrino Scattolin con verdetto ai punti in 12 tempi e vinse finalmente il titolo dei mediomassimi. Il suo regno nazionale durò 5 mesi. Perse lo scettro alla prima difesa, a Milano, contro il ferrarese Gianfranco Macchia, quando abbandonò nella settima frazione. Biancardi salì per l’ultima volta sul ring a Berlino, nel gennaio 1971, contro l’ex campione europeo Lothar Stengel, quando capì che lo stato migliore della sua carriera era ormai passato. Aveva combattuto 33 sfide: 30-3-0. (pubblicato il 17 maggio 2016) 18 maggio
Blaser chiude alla pari la sfida con Kamaci
Uno dei più attivi pugili svizzeri degli anni ’70 fu Walter Blaser, molto seguito a Ginevra, dove conquistò il vacante titolo nazionale dei pesi welter. Lo svizzero fece la sua terza trasferta estera da professionista, dopo due uscite in Francia, il 18 maggio 1972, quando si recò a Vienna, in Austria, per affrontare il forte Cemal Kamaci, turco residente nella città del famoso musicista Johann Strauss e del valzer, dove aveva conteso l’anno precedente il campionato europeo dei pesi superleggeri al francese Rene Roque, finito in parità dopo 15 riprese. Blaser salì sul ring austriaco in splendida forma e, aiutato anche al suo pugno vigoroso, condizionò il valente pugile locale con la sua boxe fino ad ottenere il risultato di parità al termine delle 10 riprese. Dopo quello scontro il turco progredì tanto da conquistare la corona continentale, mentre lo svizzero non riuscì a ripetere la prestazione di quella sera nelle sue esibizioni future. Sebbene i risultati non furono esaltanti l’organizzazione svizzera offrì a Blaser la chance Ebu per il vacante titolo dei pesi superleggeri, nel marzo 1975 a Zurigo, senza ottenere l’esito sperato, perché dopo 15 riprese la vittoria andò allo spagnolo Jose Ramon Gomez Fouz, sconfitto sette mesi dopo da Kamaci per la via rapida. Dopo un anno di riflessione Blaser tornò a calzare i guantoni per due soli confronti ancora. La sconfitta per ferita del marzo 1977 gli consigliò di lasciare l’attività. Dall’ottobre 1969 era salito sul ring 37 volte: 26-7-4. (pubblicato il 18 maggio 2016) 19 maggio
Kid Tunero, un campione senza corona
Tra i più grandi pugili cubani di ogni tempo un posto di privilegio spetta al peso medio Kid Tunero, registrato all’anagrafe con il nome di Evelio Celstino Mustelier, uno dei primi girovaghi provenienti dall’isola caraibica dove i talenti si trovavano a grappoli nell’epoca d’oro della boxe professionistica. La sera di lunedì 19 maggio 1941 il cubano si esibì per la seconda volta a New York, affrontando lo statunitense Bill McDowell, un navigato texano. Tunero si mostrò ancor più smaliziato del suo avversario e chiuse la partita durante la sesta ripresa. Otto anni prima il cubano aveva battuto a Parigi, sulle 10 riprese, il francese Marcel Thil, allora campione del mondo in carica, che divenne uno dei più grandi pesi medi di tutti i tempi. Nelle due successive sfide iridate Tunero rimase sconfitto ai punti in 15 tempi. Il cubano nella sua lunghissima carriera superò tanti altri campioni quali Anton Christoforidis, europeo e mondiale Nba, Ken Overlin, mondiale Nysac, Ezzard Charles, mondiale dei massimi; obbligò alla prima sconfitta il portoricano Jose Basura e sconfisse ancora altri combattenti di primo piano, anche se di tanto in tanto incappò in sconfitte inaspettate. Nel corso delle sue ripetute campagne europee affrontò diversi italiani, perdendo solo da Mario Casadei per squalifica e William Poli ai punti verso la fine dell’attività. Professionista dal giugno 1929, si ritirò al suo definitivo ritorno a Cuba nell’agosto 1948, dopo 146 confronti: 95-32-16-3 NC. (pubblicato il 19 maggio 2016) 20 maggio
Yvon Durelle, pugile pescatore
La prima uscita del canadese Yvon Durelle come campione nazionale dei pesi medi avvenne il 20 maggio 1953 nella città amica di Chatham contro l’italo-americano Tony Amato, che finì sotto i colpi del pugile locale nella sesta ripresa. Durelle, soprannominato “il combattente pescatore” per le sue origini, fece una vittoriosa difesa della cintura per poi debuttare quattro mesi dopo tra i pesi mediomassimi, nella cui divisione conquistò il vacante titolo nazionale. Costretto a cedere il primato canadese alla seconda difesa, si confrontò a Brooklyn con il futuro campione mondiale dei pesi massimi Floyd Patterson, perdendo ai punti al termine delle 8 riprese. Ripresosi il titolo canadese dei mediomassimi nel luglio 1954, con tre difese all’attivo, giunse a cingere anche la cintura dell’Impero Britannico. Nel 1957 entrò nella classifica dei migliori 10 al mondo dopo aver sconfitto a New York l’italo-americano Angelo DeFendis. Dopo il pari con lo statunitense Tony Anthony migliorò la posizione nel ranking internazionale, avvicinandosi alla sfida mondiale. Benché sconfitto da Anthony nel secondo confronto, Durelle continuò l’ascesa che lo portò al cospetto del campione iridato Archie Moore. Il canadese fu ad un passo dal risultato clamoroso quando impose tre knockdown all’americano nella prima ripresa; lo rispedì al tappeto nel quinto round ma crollò nell’undicesimo tempo. Tornò a sfidare Moore per il campionato mondiale ma finì sotto i colpi dell’americano nella terza frazione. Professionista dal luglio 1948, chiuse la carriera da peso massimo nel dicembre 1964, con il record di 114 incontri: 87-24-2-1 NC. La sua biografia è stata raccontata nel libro intitolato “The Fighting Fisherman – The Life of Yvon Durelle”. (pubblicato il 20 maggio 2016) 21 maggio
Jose Napoles da Cuba al Messico
Il cubano Jose Napoles dimostrò di avere doti particolari fin da quando combattete tra i pesi leggeri, privo ancora dell’appellativo “Mantequilla” che anni dopo lo rese famoso in tutto il mondo. Il giovane Napoles, passato professionista nell’agosto 1958 all’età di 18 anni, il 21 maggio 1960 affrontò nella capitale Havana, sulla distanza delle 10 riprese, il più esperto connazionale Angel Robinson Garcia, forte di 54 esibizioni alle spalle. Napoles arrivò a quel rilevante appuntamento dopo soli 13 confronti, ma impressionò per l’efficacia e la risolutezza mostrata contro l’abile avversario, aggiudicandosi il verdetto ai punti. L’anno seguente Napoles superò una seconda volta il connazionale Garcia, prima di lasciare definitivamente la sua isola per trasferirsi in Messico e continuare a praticare la boxe professionistica, vietata dal Lider Maximo Fidel Castro. Lo stesso fece Garcia che migrò nel vecchio continente, e tanti altri pugili cubani che ripararono a Miami in Florida. Il profugo Napoles lavorò sodo per affermarsi nella Patria adottiva e salire sulla scala dei valori internazionali. Dopo otto anni di esilio conquistò la cintura mondiale dei pesi welter piegando il texano Curtis Cokes, campione da tre anni. Difese la corona tre volte prima di cederla all’americano Billy Backus; la tolse allo statunitense nella rivincita e la perse dopo 10 conclusioni favorevoli. Diventò così grande ed impareggiabile al punto da metterlo davanti al potente Carlos Monzon, campione universale dei pesi medi. Il portento dell’argentino venne fuori alla distanza ed il cubano-messicano dovette arrendersi prima del limite. Oltrepassò le corde l’ultima volta nel dicembre 1975 quando si arrese all’inglese John H.Stracey, nel combattimento numero 88:81-7-0. (pubblicato il 21 maggio 2016) 22 maggio
Jorge Ahumada, il mondiale grazie al trasferimento
I pugili di valore assoluto nati in Argentina sono stati molti. Alcuni di essi hanno preferito emigrare per affermarsi a livello internazionale. Uno dei tanti fu Jorge Ahumada, sconfitto solo da Emilio Ale Ali prima di affrontare a Mendoza il messicano Raul Delgado. In quel match svoltosi il 22 maggio 1970 la vittoria ai punti in 10 riprese confortò il giovane argentino, che due mesi dopo dovette cedere prima del limite al connazionale Victor Galindez. L’anno seguente Ahumada superò Galindez sulle 10 riprese ma rimase vittima della potenza avversaria in altri due confronti. Nel 1973 Ahumada si stabilì negli Stati Uniti ed in undici mesi arrivò all’appuntamento mondiale contro Bob Foster, uno dei più grandi mediomassimi di tutti i tempi con 12 difese all’attivo, sconfitto solo da pesi massimi ad accezione del peruviano Mauro Mina. Sul ring di Albuquerque, città d’adozione del campione, quella sfida mondiale del giugno 1974 si chiuse con il verdetto di parità deciso al termine delle 15 riprese. Ahumada lasciò il quadrato come un vincitore, mentre lo sceriffo americano rimase a lungo inattivo fino a perdere la corona. Quattro mesi dopo l’argentino si ritrovò a competere per un campionato del mondo dei mediomassimi, sfidando a Londra l’inglese John Conteh per la vacante cintura WBC. La vittoria ai punti in 15 tempi andò al pugile britannico, mentre al sudamericano rimasero i riconoscimenti per le virtù ed i meriti di pugile di levatura mondiale. L’identificazione di tali qualità gli garantirono una terza chance per il campionato del mondo, contro una sua vecchia conoscenza, il connazionale Victor Galindez, regnante per la WBA. La quinta sfida tra i due ebbe luogo a New York nel giugno 1975 ed il match andò fino al limite delle 15 riprese. Ahumada, vincitore una sola volta su Galindez, soccombette per la quarta volta, la prima ai punti. Nel novembre dello stesso anno Ahumada chiuse in Germania la carriera iniziata a Mendoza nel gennaio 1968, realizzando il personale palmares di 52 peleas: 42-8-2. (pubblicato il 22 maggio 2016) 23 maggio
Heinz Lazek, campione sotto diverse bandiere
Con l’annessione dell’Austria alla Germania Nazista voluta dal Terzo Reich nel 1938, i migliori pugili austriaci si trovarono a competere per il campionato della Germania. In questo progetto geopolitico si trovò coinvolto il viennese Heinz Lazek. Questi, quando era campione austriaco dei pesi massimi, il 23 maggio 1935 fece tappa per la seconda volta a Praga, capitale dell’allora Cecoslovacchia, per affrontare il campione nazionale Ruda Ambrosz. Anche quella sera Lazek rimase imbattuto dopo aver sconfitto l’avversario al termine delle 10 riprese. L’austriaco perse il privilegio dell’invincibilità il mese seguente in Germania dal tedesco Adolf Witt, ma si rifece nel settembre successivo quando spodestò l’italiano Preciso Merlo (vincitore di Wtt) dal trono europeo dei pesi mediomassimi, il cui titolo lo difese due volte nel 1936 prima di pensare inutilmente al titolo mondiale IBU posseduto dal belga Gustave Roth, suo vincitore in 15 riprese. La serie positiva dell’anno seguente continuò anche nel 1938, quando nel marzo di quell’anno tolse la corona continentale dei pesi massimi al tedesco Arno Koelblin in Germania. Difese con successo la cintura tre volte prima di soccombere al tedesco Adolf Heuser dodici mesi dopo. Nel novembre dell’anno successivo, quando l’Anschluss aveva già fuso politicamente i due Stati, il viennese divenne campione di Germania dei pesi massimi spodestando Walter Neusel. Perse la nuova cintura nel febbraio 1942 ancora una volta per mani di Heuser, colui che tre anni prima gli aveva portato via il primato europeo. Inattivo dal 1943 al 1946, Lazek ritornò sul ring nel 1947, continuando a sostenere ancora pochi combattimenti prima di lasciare definitivamente nel settembre 1949. Le sue sfide furono complessivamente 64: 48-8-2-1 NC. (pubblicato il 23 maggio 2016) 24 maggio
Egisto Peyre batte due volte Carlo Orlandi
L’ottavo campione d’Italia dei pesi welter fu il trevigiano Egisto Peyre che il 24 maggio 1942 a Milano spodestò il locale Carlo Orlandi, medaglia d’oro alle olimpiadi del 1928 e vincitore tra i professionisti del titolo nazionale e della cintura europea dei leggeri prima di militare tra i pesi welter. Peyre pervenne alla conquista liquidando il campione nella prima ripresa, come aveva fatto due mesi prima, sempre nel capoluogo lombardo, senza titolo in palio. "Il Bombardiere della Marca" – come venne chiamato Peyre – passò professionista nel giugno 1941, dopo aver edificato un carnet amatoriale di qualità con tre vittorie agli assoluti d’Italia del 1938 a Parma, 1939 a Ferrara e 1940 a Novara ed il trionfo in due edizioni Golden Gloves di Chicago nel 1939 e 1940. La vittoria lampo sul grande Orlando, sordomuto, non giovò alla carriera di Peyre e la perdita del titolo alla prima difesa contro Michele Palermo, con il quale in precedenza aveva diviso un pareggio, lo tenne fuori dal giro che potesse favorire l’ascesa continentale. Peyre disputò ancora due confronti con Palermo, vincendo e pareggiando, prima di battere Amedeo Dejana e riprendere la vacante cintura italiana. Sconfisse ancora una volta Palermo per il campionato nazionale, ma dovette poi cedergli senza titolo in palio prima di sfidare il campione d’Eurora Robert Villemain, nel novembre 1947 a Parigi, dove venne fermato nella nona ripresa. Peyre continuò a combattere fino ad ottobre 1952, senza avere una nuova opportunità per il campionato italiano. Quando lasciò l’attività aveva sommato 90 combattimenti: 75-11-4. (pubblicato il 24 maggio 2016) 25 maggio
David Oved contro Amleto Falcinelli, evento unico a Tel Aviv
Il pugilato professionistico nello Stato di Israele è stato quasi sempre una rarità. Solitamente i suoi protagonisti, nati nel piccolo Stato ebraico, sono cresciuti con l’esperienza pugilistica all’estero, dove si sono anche affermati. Uno di essi, il peso leggero David Oved, passato professionista a Brooklyn, New York, nel luglio 1954, tornò nella sua Patria da imbattuto l’anno seguente. Il 25 maggio 1955 a Tel Aviv l’israeliano si mostrò alla sua gente affrontando l’italiano Amleto Falcinelli, ex campione nazionale dei pesi gallo. Oved vinse il confronto con il veterano pugile umbro dopo 8 riprese. L’israeliano rimase nella sua terra anche l’anno seguente ma la scarsa attività lo costrinse nel 1957 a trasferirsi in Gran Bretagna. L’ambiente anglosassone lo catapultò alla fine dell’anno successivo nella terra dei canguri, dove, nel 1959 si fece apprezzare al punto da contendere la vacante cintura australiana dei pesi leggeri a George Bracken, cedendo ai punti dopo 15 riprese. Oved affrontò altri tre italiani a Melbourne, Stato di Victoria, dove si stabilì: Franco Rosini, Aldo Pravisani e Nedo Stampi, contro i quali ottenne successi ai punti sulle 12 riprese. L’israeliano continuò a calcare il quadrato ancora per pochissimi combattimenti e decise di dedicarsi ad altro nell’ottobre 1961, dopo 35 sfide: 28-6-1. (pubblicato il 25 maggio 2016) 26 maggio
Ubaldo Francisco Sacco, prima del figlio "Uby"
Alcuni pugili sono diventati famosi non solo in nome proprio, per quello che hanno saputo fare tra le corde, ma anche perché progenitori di figli diventati addirittura celebri. Nell’Argentina pugilistica degli anni ’50 si affacciò all’attenzione nazionale Ubaldo Francisco Sacco, peso medio che arrivò a combattere per il campionato d’Argentina e dell’America meridionale senza riuscire a vincere le sfide. Nonostante tutto fu uno dei più seguiti ed apprezzati pugili argentini, all’epoca considerato tra i 10 migliori pesi medi del suo paese. Il 26 maggio 1961 Sacco, residente a Mar del Plata, Buenos Aires, tornò per la seconda volta a Mendoza per affrontare il locale Francisco Gelabert con il quale aveva pareggiato nel mese precedente. Nel retour match Sacco, professionista dal febbraio 1954, s’impose con verdetto ai punti dopo 10 riprese. Da quella sera Sacco salì sul ring solo un’altra volta, nel giungo seguente, prima di abbandonare ufficialmente la carriera professionistica con il palmares di 96 peleas: 75-8-13. Non molto tempo prima aveva subìto un incidente motociclistico insieme al collega Osvaldo Canete, peso leggero, che influì negativamente sulle sue future prestazioni. Lasciata l’attività agonistica si dedicò all’insegnamento della boxe in palestra. Uno dei più valenti allievi risultò il figlio Ubaldo Nestor Sacco, conosciuto con l’appellativo "Uby" che lo accompagnò per tutta la carriera fino alla conquista nel luglio 1985 del titolo mondiale WBA dei pesi welter Jr. (pubblicato il 26 maggio 2016) 27 maggio
Leonedl Hernandez, talento senza corona
Il venezuelano Leonel Hernandez accettò di affrontare il messicano Raul Martinez Mora, reduce dalla sfida al campionato mondiale WBA dei pesi piuma, per confermare le sue aspirazioni a livello internazionale. Il match si svolse il 27 maggio 1972 a Maracay ed il venezuelano piegò il qualificato avversario nel corso del quinto assalto. Hernandez, passato professionista nel febbraio 1968, alla fine del terzo anno di attività divenne campione nazionale dei pesi piuma mettendo fuori combattimento Silvino Galarraga, suo vincitore ai punti. In precedenza aveva ceduto dopo 10 riprese al panamense Esteban De Jesus, futuro campione mondiale WBC superpiuma; in seguito dovette inchinarsi sulla stessa distanza ad un altro prossimo titolare iridato WBC supergallo, il connazionale Rigoberto Riasco. Le sconfitte contro i due “grandi” del pianeta dimostrarono i requisiti di Hernandez, vincitore tra gli altri del bolognese Enzo Farinelli nel 1974. Il venezuelano, ormai lanciato verso una sfida mondiale, ebbe la sua occasione nel marzo 1975 per il campionato WBA delle 126 libbre contro il nicaraguense Alexis Arguello, cedendo nell’ottavo round. Passato nella categoria superpiuma provò a spodestare il portoricano Alfredo Escalera dal trono WBC ma il verdetto di parità deciso dopo 15 riprese sembrò rimandare il suo sogno. La brama di diventare campione del mondo rimase per Hernandez solo un’aspirazione perché nelle successive tre opportunità mondiali rimase sempre sconfitto con verdetti decisi dopo 15 riprese, due volte con il portoricano Sam Serrano, una con il giapponese Yasutsune Uehara. La carriera di Hernandez si concluse nel dicembre 1983 dopo 56 combattimenti: 45-10-1. (pubblicato il 27 maggio 2016) 28 maggio
L'olandese Jo de Groot vincitore di Nico Diessen
Nei professionisti i campionati nazionali olandesi non sono stati tantissimi per il numero limitato dei praticanti. Per un decennio, dal 1936 al 1946 uno dei protagonisti della ridotta schiera fu Jo de Groot che il 28 maggio 1942 impose la sua potenza al connazionale Nico Diessen, senza titolo in palio. Quella sera sul ring di Rotterdam de Groot chiuse il conto nell’ottavo round, dimostrando per la seconda volta la superiorità sull’avversario, sconfitto il mese prima sulla distanza delle 8 riprese. In seguito i due pugili si affrontarono ancora due volte ed il nome di vincitore rimase invariato. de Groot fu campione nazionale dei mediomassimi e massimi. La cintura per la categoria meno pesante la conquistò al secondo tentativo nel marzo 1940. Da allora disputò cinque combattimenti per quel titolo, riportando due vittorie, un pari, un no-contest ed una sconfitta, l’ultima della sua carriera, quando, nel giugno 1946, cedette il primato a Willie Quentemeijer. Il titolo della massima divisione lo vinse nel settembre 1940 e lo lasciò vacante senza difenderlo. Professionista dall’ottobre 1934, de Groot salì sul ring 62 volte (50-8-3-1 NC) senza avere mai la chance per il campionato del vecchio continente. (pubblicato il 28 maggio 2016) 29 maggio
Ernie Roderick da welter a medio e ritorno
La categoria dei pesi medi ha creato sempre un fascino ed un’attrazione per alcune eminenze dei pesi welter. Il 29 maggio 1945 l’inglese Ernie Roderick, campione britannico delle 147 libbre, provò il salto di categoria sfidando il conterraneo Vince Hawkins, allora imbattuto, per il vacante titolo British delle 160 libbre. Nella celebre Royal Albert Hall, situata a Kesington, uno dei quartieri più esclusivi e lussuosi di Londra, Roderick compì il prodigio d’impossessarsi di quell’ambito titolo dei pesi medi al termine di 15 riprese. Nel luglio dell’anno seguente Roderick, mentre era campione britannico dei welter e medi, conquistò il vacante titolo europeo dei pesi welter contro il campione francese della categoria Omar Koudiri, con verdetto ai punti in 15 tempi. Roderick iniziò l’esperienza professionale nel giugno del 1931 e, match dopo match, nel maggioro 1939 sfidò il grande Henry Armstrong per portargli via la cintura mondiale dei welter. Sul ring di Harringay, a nord di Londra, al termine delle 15 riprese la vittoria andò all’americano. Roderick rinnovò il suo spirito combattimento fino ad aspirare al secondo titolo nazionale. La rivincita con Hawkins nell’ottobre 1946 lo privò della cintura dei medi; nel gennaio dell’anno seguente perse anche la corona continentale dei welter a Parigi, cedendo il passo al francese Robert Villemain. Difese due volte ancora il titolo britannico dei welter prima di cederlo a Henry Hall nel novembre 1948. Salì sul ring ancora due volte prima di dire basta nel febbraio 1950, dopo 140 combattimenti: 112-24-4. (pubblicato il 29 maggio 2016) 30 maggio
Umberto Vernaglione alla vigilia del titolo italiano
Il pugilato di Taranto è stato sempre un valido serbatoio per la boxe nazionale. Negli anni ’50 si fece largo nell’affollato panorama dei welter il tarantino Umberto Vernaglione, passato professionista prima ancora di compiere 20 anni. Il 30 maggio 1956 nella sua città affrontò il tedesco Helmut Hohmann, un tipo abituato a muoversi sui quadrati stranieri e sempre deciso a vendere cara la pelle. Quella sera Vernaglione, forte del suo pugno pesante, ridusse l’avversario all’impotenza dentro la quarta ripresa. Sullo stesso ring, due mesi dopo, il pugliese vinse il match per il vacante campionato d’Italia dei pesi welter con verdetto ai punti in 12 riprese contro il romano Stefano Bellotti. Il successivo ingaggio lo portò a Ginevra, Svizzera, dove solo la squalifica gli tolse il piacere della vittoria sull’italo-francese Pierre Mondino. Ritornato a combattere in patria si tolse la soddisfazione di configgere l’ex campione europeo Idrissa Dione. Nel gennaio 1957 Vernaglione dovette affrontare il pericoloso milanese Giancarlo Garbelli per difendere il primato nazionale: la squalifica dell’avversario lombardo lo vide mantenere la cintura dinanzi al suo pubblico. Nel luglio seguente, dopo il pareggio con il francese Sauveur Chiocca, lo attese ancora Garbelli per strappargli la corona tricolore, cosa che avvenne per squalifica, come nel loro primo confronto. Lo stesso mese concesse la rivincita a Bellotti, nella capitale, ma tornò a casa con una nuova squalifica. Vernaglione continuò a calcare il quadrato, tra vittorie e sconfitte, fino all’ottobre 1959 quando decise di smettere dopo 51 confronti: 38-10-3. (pubblicato il 30 maggio 2016) 31 maggio
Angelo Favari, aspettative senza fiducia
Sono stati tanti i pugili che non hanno creduto fino in fondo nei propri mezzi ed hanno lasciato l’attività senza sperimentare fino in fondo cosa sarebbero stati capaci di fare, oppure fin dove sarebbero arrivati. Col senno di poi, con la consapevolezza tardiva, alla luce dei risultati positivi conseguiti da alcuni avversari affrontati, avranno certamente recriminato la scelta repentina. Tra i molti si trova il nome di Angelo Favari, mediomassimo della provincia di Pavia. Il 31 maggio 1961 il lombardo affrontò Ivan Prebeg, jugoslavo residente nel Lussemburgo. Il potente Favari liquidò l’avversario nella terza ripresa. Prebeg, nonostante la cocente sconfitta continuò a girare l’Europa fino a contendere al tedesco Karl Mildenberger la cintura continentale dei pesi massimi; anni dopo divenne addirittura campione del vecchio continente nei pesi mediomassimi. Per Favari le cose andarono diversamente. Il suo pugno duro lo portò spesso a misurarsi con avversari più pesanti. La prima sconfitta arrivò per mani dello spagnolo Mariano Echevarria, campione nazionale dei mediomassimi e massimi. Dopo una vittoria fulminea si trovò di fronte Jose Menno, argentino figlio di pugliesi, che gli fece conoscere la seconda perdita. La terza battuta d’arresto arrivò da Piero Del Papa, futuro campione d’Italia e d’Europa. Riabilitatosi con tre consecutive affermazioni, conobbe l’angoscia del fuori combattimento nel confronto con il romano Ottavio Panunzi. Era il febbraio 1963 quando lasciò la professione e decise di non vedere mai più un incontro di pugilato. In poco più di due anni aveva combattuto 16 volte: 12-4-0. (pubblicato il 31 maggio 2016) |