IL RACCONTO DELLA BOXE SUL CALENDARIOdi Primiano Michele Schiavone
1 novembre Raininger vince contro Liscapade Uno dei pugili che conquistò la cintura italiana tra i professionisti al primo tentativo fu il napoletano Alfredo Raininger, vincitore del vacante titolo nazionale dei pesi superpiuma l’1 novembre 1981 a Chiavenna, in provincia di Sondrio, contro il mancino romano di origine leccese Salvatore Liscapade, che abbandonò la sfida nella decima ripresa. Il mese seguente a Loano, in provincia di Savona, lasciò la fascia tricolore al brindisino Lorenzo Paciulo a seguito di una ferita occorsa nel quinto tempo. Il campano si riprese la cintura dallo stesso Paciullo esattamente un anno dopo ad Amalfi, in provincia di Salerno, al termine di 12 riprese. Nel settembre 1983 salì sul trono europeo quando spodestò il quotato spagnolo Roberto Castanon con verdetto ai punti. Difese la cintura del vecchio continente due volte: vincendo la prima nel dicembre di quell’anno a Loano, in Liguria, nei confronti del francese Francis Tripp, fermato da una ferita nella sesta frazione; perdendo la seconda nell’aprile 1984 a Casavatore, in provincia di Napoli, dal belga Jean-Marc Renard, con verdetto deciso dopo 12 sessioni. Raininger si riorganizzò a livello nazionale e nel novembre dello stesso anno sfidò il campione italiano Marco Gallo a Lucca, ma una ferita lo tolse dalla competizione nel settimo round. Nel novembre 1985 tornò a Casavatore e si impadronì della vacante cintura italiana dei pesi leggeri a spese del cagliaritano Giuseppe Tidu, fermato nella decima ripresa da una ferita. Il mese successivo conservò il titolo a Capo d’Orlando, in provincia di Messina, dopo 12 tempi combattuti con il capuano Luigi De Rosa. In seguito avanzò pretese in campo continentale e nell’aprile 1986 affrontò il campione europeo dei leggeri, il danese Gert Bo Jacobsen a Randers, dove fallì la chance dopo 12 riprese. Raininger mollò la boxe agonistica dopo l’insuccesso registrato contro il bergamasco Stefano Cassi nel gennaio 1989 a Rozzano, in provincia di Milano, il cui risultato negativo dipese ancora una volta da una ferita, decisiva nel confronto valevole per il vacante campionato italiano dei pesi leggeri. Professionista dal giugno 1979, compilò il record di 45 combattimenti: 38-6-1. (pubblicato l'1 novembre 2016) 2 novembre Angelo Brisci, imbattibile nella sua Taranto La popolarità del pugile tarantino Angelo Brisci lo portò a combattere spesso nella città dei due mari, dove ottenne sempre risultati positivi. Il 2 novembre 1951 superò il barese Vittorio Fuiano, squalificato nella terza ripresa. Brisci debuttò a torso nudo nel febbraio 1948 e non si risparmiò nel corso degli anni, fino all’agosto 1963, quando decise di lasciare l’attività, ormai emigrato in Australia, dove vinse l’ultima fatica, la numero 70: 45-19-5-1 NC. Nel 1952 effettuò due vittoriose trasferte in Svizzera; nel 1955 si esibì negli Stati Uniti dove riportò una sconfitta ed risultato positivo; l’anno seguente a Marsiglia si misurò per 10 riprese con il difficile pugile di casa Louis Trochon; nel 1957 affrontò in Algeria il quotato francese Germinal Ballarin, prima di viaggiare verso l’Australia per due ingaggi a Melbourne. Tornato in Italia nel 1958, impegnò per 8 riprese il focoso Giancarlo Garbelli, all’epoca titolare italiano dei pesi welter, sul ring di Bologna. In settembre, a Milano, sfidò il campione italiano dei pesi medi Italo Scortichini, ma dovette subire la potenza del marchigiano in modo irrimediabile nel terzo tempo. Nel biennio seguente disputò solo due combattimenti. Seguitò con impegno nel 1961, quando affrontò tra gli altri pugili più freschi e bramosi di successo, come Bruno Santini, Tommaso Truppi e Nino Benvenuti. Nel 1962 si accomiatò dai suoi sostenitori locali con due affermazioni consecutive, prima di trasferirsi nella lontana terra dei canguri dalla quale era rimasto affascinato nella breve tournée di cinque anni prima. (pubblicato il 2 novembre 2016) 3 novembre Renato Galli, semifinale che conduce al titolo Negli anni in cui le categorie di peso erano affollate da presenze considerevoli si faceva ricorso alle semifinali al titolo per avere sfidanti prestigiosi. Il 3 novembre 1966 a Milano si affrontarono il locale Renato Galli e Costantino Fiori, sardo di Porto Torres, in una sfida valevole per l’accesso al campionato italiano dei pesi piuma lasciato vacante da Andrea Silanos. Quella sera il più attivo milanese si affermò al termine delle 10 riprese. Nel marzo dell’anno seguente Galli dovette affrontare un’altra semifinale nazionale con il marsalese Giovanni Girgenti, perdendo a Bologna con verdetto dopo 10 tempi. Nel febbraio 1968 il lombardo si trovò nuovamente di fronte al siciliano Girgenti in un confronto valevole per il vacante titolo italiano dei pesi piuma: sul ring di Novate Milanese l’incontro durò 12 riprese ed il risultato consacrò Galli campione d’Italia, il ventottesimo della storia di quella divisione di peso. Il suo dominio nazionale durò quattro mesi, fino a quando sullo stesso quadrato di Novate Milanese mise in palio la cintura contro il triestino Nevio Carbi che lo superò sull’allora classica distanza dei 12 tempi. Il milanese competette una terza volta per la semifinale al campionato italiano dei pesi piuma, nel settembre 1970 a Reggio Emilia contro il corregionale Ugo Poli che lo sconfisse al termine di 10 frazioni. Galli ebbe un’altra occasione di cimentarsi per il tricolore dei piuma, a Palermo nel febbraio 1972 quando si scontrò per la quarta volta con Girgenti, campione in carica, perdendo con verdetto deciso dopo 12 tempi. Il mese seguente disputò a Tunisi l’ultimo match di una carriera iniziata nel dicembre 1960, sommando il combattimento numero 69: 25-33-11. In 12 anni di attività professionistica Galli si recò altre volte all’estero, toccando Francia, Germania, Australia, Spagna e Costa d’Avorio. (pubblicato il 3 novembre 2016) 4 novembre De Leva, un campione con il viso da 'scugnizzo' Al secondo anno di attività professionistica il napoletano Ciro De Leva dovette affrontare solo avversari stranieri, data la carenza di colleghi italiani adatti alla sua crescita giovanile. Il 4 novembre 1981 sull’isola di Ischia si misurò con lo spagnolo Martin Antich e lo sovrastò prima del limite dentro il settimo tempo. Il guardia destra campano, in attività a torso nudo dall’ottobre 1980, periodo nel quale si scontrò con tre connazionali, tornò a duellare con gli italiani nel 1982. Dopo i successi contro Giampiero Pinna e Mario Bitetto, in giugno, a Napoli, sconfisse il casertano Giovanni Camputaro sulla distanza delle 12 riprese e conquistò la vacante cintura italiana dei pesi mosca. In novembre perse l’imbattibilità insieme al titolo nazionale a Trezzano sul Naviglio, in provincia di Milano, dove il lombardo di origine sarda Franco Cherchi, mancino come lui, lo superò dopo 12 frazioni. Nel marzo seguente il napoletano si recò a Cluses, Francia, per disputare la semifinale al campionato europeo dei pesi mosca con Antoine Montero, titolare transalpino originario della Spagna, che si avvantaggio nell’undicesimo round. De Leva pensò di trovare sorte migliore nella categoria dei pesi gallo e nell’ottobre 1983 a Milano spodestò dal trono italiano il torinese di origine pugliese Paolo Castrovilli, squalificato nella decima tornata. Difese la nuova cintura una sola volta, nel maggio 1984 a Chiavari, in provincia di Genova, demolendo in due riprese il bergamasco Giuseppe Fossati, ex campione continentale della categoria. In novembre, a Salerno, salì sul piedistallo europeo dopo aver sconfitto in 12 tempi l’inglese John Feeney, in un confronto valevole per il vacante campionato. Per De Leva iniziò una lunga stagione di successo che lo vide trionfare in 7 difese della cintura del vecchio continente. Nel 1985 respinse le pretese dello spagnolo Jose Ignacio Martinez Antunez, del connazionale Valter Giorgetti, poi degli spagnoli Enrique Rodriguez Cal e nuovamente Jose Ignacio Martinez Antunez, infine del francese Alain Limarola. Nel 1986 continuò la serie positiva a spese dell’inglese Ray Gilbody e dello spagnolo Vicente Fernandez. In ottobre gareggiò a Torino con il campione mondiale WBA dei pesi gallo Bernardo Pinango, titolare iridato alla prima difesa, ma gli toccò riconoscere la superiorità del venezuelano nel corso del decimo round. De Leva tornò sul ring nel dicembre 1987, per il match d’addio, vinto a San Giuseppe Vesuviano, nella sua provincia partenopea. Lasciò la boxe attiva dopo 28 confronti: 24-3-1. (pubblicato il 4 novembre 2016) 5 novembre Piero Tomasoni, desiderata vittoria su Amonti La prima vittoria per il titolo italiano di Piero Tomasoni, bresciano della provincia, arrivò per lui il 5 novembre 1965 a Milano, nella seconda sfida portata al campione Santo Amonti, bresciano del capoluogo. In quel confronto conseguì un successo prima del limite che si realizzò nel corso della nona ripresa. Tomasoni iniziò a praticare il professionismo nel febbraio 1961 come mediomassimo e nel dicembre dell’anno seguente, ancora invitto, si confrontò a Roma con il pisano Piero Del Papa per il vacante campionato italiano dei pesi mediomassimi lasciato vacante dal laziale Giulio Rinaldi, perdendo con verdetto ai punti deciso dopo 12 riprese. In seguito il bresciano aumentò la corporatura, senza tradire la validità del suo appellativo ‘il martello di Manerbio’. Nel gennaio 1964 superò sulle 10 riprese il cremonese Benito Penna nella semifinale al titolo nazionale dei pesi massimi e divenne concorrente del campione Santo Amonti: l’atteso match ebbe luogo nel maggio seguente a Brescia e Tomasoni perse per la seconda volta una competizione tricolore sulla lunga distanza. In luglio concesse la rivincita a Penna, sul ring di Cremona, ma una ferita lo fermò nell’ottavo tempo. Il successo sul tedesco Wilhelm Von Homburg, ottenuto nel gennaio 1965 a Dortmund, in Germania, gli schiuse le porte continentali ed in maggio a Francoforte disputò 15 riprese con il campione europeo Karl Mildenberger. Dopo il trionfo su Amonti, nel dicembre 1965 a Brescia incappò nei pugni pesanti dell’americano Jim Fletcher. Difese per la prima volta il titolo italiano a Roma, dove nell’aprile 1966 respinse l’alessandrino Giorgio Masteghin, squalificato nella decima frazione. In giugno a Londra dispose nel terzo round del guardia destra inglese Jack Bodell. Poi pareggiò a Milano con lo statunitense Billy Daniels. Nel gennaio dell’anno successivo impegnò nuovamente per 15 riprese il campione continentale Karl Mildenberger, ancora a Francoforte. In marzo a Torino mantenne per la seconda volta la cintura tricolore contro il bolognese Dante Canè, che lo impegnò per 12 tempi. Chiuse quella stagione contro gli statunitensi Hubert Hilton e Billy Joiner, vincendo il primo match e pareggiando il secondo. Nel 1968 si avvantaggio di altri due americani, Bob Stallings e James J Woody, prima di vincere la semifinale europea contro il tedesco Juergen Blin. L’anno seguente giocò per la terza volta la carta europea nella sfida all’inglese Henry Cooper, combattuta a Roma ma finita nella quinta tornata. Poi cedette il primato nazionale a Dante Canè, contro il quale provò a riprendersi il titolo, senza riuscirci a causa di una ferita. Lasciò la boxe dopo quell’ultimo incontro del dicembre 1969, il numero 47: 33-9-5. (pubblicato il 5 novembre 2016) 6 novembre Ciro Patronelli sconfigge Luciano Piazza Il brindisino Ciro Patronelli si trasferì a Pesaro con l’intento di perseguire il risultato di affermarsi come pugile professionista. L’aspirazione massima si realizzò nella stessa città marchigiana che lo adottò, dove la sera del 6 novembre 1965 sconfisse il fiorentino Luciano Piazza al termine di 12 riprese e gli tolse la cintura italiana dei pesi superwelter, divenendo il quarto campione nazionale di quella nuova categoria di peso nata due anni prima. Il pugliese debuttò a torso nudo con successo nell’aprile 1962. Conobbe la prima sconfitta nel maggio dell’anno seguente a Ferrara, quando una ferita lo fermò nel quarto tempo a favore del salernitano Ciro Cipriano, campione italiano 1958 tra i dilettanti. La sua seconda battuta d’arresto gliela procurò un’altra ferita che lo bloccò a Roma, nell’ottobre 1964, a favore del forlivese Alfredo Parmeggiani, vincitore agli assoluti italiani del 1957. Riportò il terzo esisto sfavorevole nel marzo 1965 a Venezia, dopo 8 riprese combattute con il locale Armando Pellarin. In maggio, poi, affrontò a Frosinone il titolare italiano dei pesi welter Domenico Tiberia, contro il quale concluse la sfida nella terza tornata. Nel febbraio 1966 Patronelli tornò a Venezia per difendere il titolo italiano superwelter contro il pugile di casa Armando Pellarin e per la seconda volta dovette cedere ai punti. Il pugliese continuò a combattere senza inseguire altri sogni, sconfinando tra i pesi medi solo spinto dalla passione per la boxe. Chiuse nell’agosto 1969 dopo 47 confronti: 24-15-7-1 NC. Sul suo record si trovano anche i nomi di Sauro Soprani, Massimo Bruschini, il francese Jo Gonzales, Luciano Sarti, l’austriaco Peter Marklewitz, Giuseppe Muzio, Sergio Jannilli ed Aurelio De Rossi. Dal maggio 1969 al settembre 1973 suo fratello Armando, pure superwelter, continuò la tradizione professionista di famiglia senza emigrare da Brindisi. (pubblicato il 6 novembre 2016) 7 novembre Nevio Carbi più volte campione d'Italia Alla sua terza consecutiva apparizione sul ring di Prato il triestino Nevio Carbi affrontò il francese Marcel Cretien. Era la sera del 7 novembre 1963 e l’italiano superò l’avversario ai punti dopo 8 riprese. Carbi debuttò a torso nudo nell’ottobre 1961 e giunse all’appuntamento tricolore dei pesi gallo nel febbraio 1964, perso a Pesaro sulle 12 riprese contro il locale di origine tarantina Giuseppe Linzalone, con il quale aveva impattato a Rimini l’anno prima. Nel giugno di due anni dopo, nella sua Trieste, conquistò la vacante cintura nazionale dei gallo quando il cremonese Luigi Lucini, già titolare di quel blasone, venne fermato nel quarto tempo a causa di una ferita. Carbi non difese mai quel titolo a salì di categoria. Nel febbraio 1968 vinse la semifinale al titolo italiano dei pesi piuma, sulle 10 riprese a Roma contro il locale Enrico Gismondi. In giugno a Novate Milanese tolse la cintura nazionale al milanese Renato Galli con verdetto sancito dopo 12 tempi; lo stesso fece in agosto a Sanremo, nella prima difesa contro il sardo Constantino Fiori. In dicembre a Barcellona si confrontò con lo spagnolo Manuel Calvo per il vacante campionato europeo dei pesi piuma ma cedette ai punti dopo 15 assalti. Nel luglio dell’anno seguente a Sant’Arsenio, in provincia di Salerno, cedette lo scettro italiano al marsalese Giovanni Girgenti dopo 12 riprese. Nell’ottobre 1971 vinse un’altra semifinale al campionato tricolore dei piuma sul viareggino Bruno Pieracci, eliminato a Pordenone da una ferita nella seconda frazione. Nell’agosto dell’anno successivo a Lignano Sabbiadoro, in provincia di Udine, arrivò ad un passo dalla nuova conquista del titolo italiano ma il campione Elio Cotena riuscì a conseguire il risultato di parità. Il disegno di riprendersi quella cintura si realizzò tre anni dopo, nel novembre 1975, ancora a Trieste, dove tolse il primato al più giovane marchigiano Sergio Emili dopo 12 riprese. Si ripresentò ai suoi concittadini nel maggio 1976 come sfidante del campione europeo dei pesi piuma Elio Cotena, pensando di ripetere la prestazione di quattro anni prima quando impegnò il napoletano fino al pareggio, ma il tentativo naufragò durante il dodicesimo round. Dopo un anno di inattività fece l’inutile rentrée nel novembre 1978 e chiuse con il record di 79 incontri: 42-27-10. Nella lunga carriera affrontò, oltre agli avversari citati, campioni del mondo come Waltere McGowan, Lionel Rose, Johnny Famechon ed Eder Jofre, campioni europei come Tommaso Galli, Domenico Chiloiro e Sven Erik Paulsen, in aggiunta ai titolari nazionali quali Mario Sanna, Ambrogio Mariani e Mario Redi. (pubblicato il 7 novembre 2016) 8 novembre Oberdan Romeo sconfigge Bruno Bisterzo Il campione italiano numero 18 dei pesi leggeri fu Oberdan Romeo. Il romano partecipò al vacante campionato, il cui titolo era stato lasciato vacante da Giuseppe Palermo, l’8 novembre 1939 a Roma e vinse il confronto con il lombardo di origine veneta Bruno Bisterzo dopo 12 riprese. Il laziale mise in palio la sua cintura due volte a Terni contro l’umbro Giuseppe Farfanelli, pareggiando la prima volta nel gennaio 1940 e perdendo ai punti la seconda, un mese dopo. Dal suo debutto al professionismo nell'aprile 1933 si fece strada senza cercare incontri facili, ponendosi più volte di fronte a validi avversari come Leone Efrati e Gino Cattaneo. Dall’aprile 1936 al novembre dello stesso anno si fece ammirare all’estero, dove si esibì in Svizzera e Francia. L’anno seguente affrontò tra gli altri connazionali Otello Abbruciati e Giuseppe Palermo. Nel luglio 1938 debuttò in Argentina, dove rimase a combattere fino al maggio dell’anno successivo, con alcuni incontri in Uruguay. Dopo la perdita del titolo italiano diminuì le presenze sul ring anche se continuò a combattere fino al febbraio 1945, con una parentesi d’inattività tra il 1943 ed il 1944, al culmine della seconda guerra mondiale. Non disdegnò ingaggi stranieri e viaggiò in Austria e Romania, contro campioni del posto. Quando lasciò il pugilato aveva sommato 86 incontri: 27-34-25. (pubblicato l'8 novembre 2016) 9 novembre Mario Solinas supera Gavino Matta La Sardegna è stata sempre terra prodiga di campioni delle categorie dal peso più lieve. Il 9 novembre 1946 a Sassari divenne 13mo campione italiano dei pesi mosca Mario Solinas, nato e cresciuto nella vicina Porto Torres, che tolse la cintura al locale Gavino Matta, impegnato nella seconda difesa. Solinas debuttò al professionismo nel giugno 1944, nello stesso capoluogo sardo, proprio contro il più esperto Gavino Matta, con il quale impattò dopo 6 riprese. Perse contro di lui in ottobre, al secondo incontro, e nuovamente nel settembre dell’anno seguente al settimo combattimento. Nel 1946 debuttò nel continente, rimediando due sconfitte da Vincenzo Anastasi a Roma e da Emidio Cacciatori ad Ascoli Piceno; sconfitto Rocco Battaglia a Porto Torres, riportò un altro insuccesso contro Ulderico Sergo nella città di Fiume, per poi imporre il pari al francese Emile Famechon sul ring Monte Carlo, nel principato di Monaco. Nel dicembre di quell’anno a Sassari, con la cintura di campione d’Italia, affrontò l’ex titolare Vincenzo Anastasi e lo superò con verdetto ai punti deciso al termine di 12 riprese, riscattando l’insuccesso di 10 mesi prima. Nel febbraio 1947 a Carbonia, in provincia di Cagliari venne sconfitto senza titolo in palio dal locale Massimiliano Sanna, una bella promessa del pugilato sardo che preferì emigrare negli Stati Uniti. In maggio dovette concedere la sfida a Gavino Matta, per la quinta volta a Sassari, perdendo ai punti sulla distanza delle 12 riprese, il cui risultato gli costò il primato tricolore dei pesi mosca. Il mese seguente affrontò a Parigi il campione continentale Maurice Sandeyron, senza contendergli la corona. Nel febbraio 1948 a Modena tornò a competere per il campionato italiano, lasciato vacante da Gavino Matta, ma il romano Guido Nardecchia gli fu preferito dopo 12 tempi. Solinas continuò a combattere fino al settembre 1951 senza avere altre occasioni titolate. Lasciò il ring dopo 32 confronti: 12-16-4. Il suo record contempla altri nomi importanti quali Nazzareno Giannelli, Otello Belardinelli e Gianni Zuddas. (pubblicato il 9 novembre 2016) 10 novembre Aristide Pozzali, verifica continentale Il peso mosca cremonese Aristide Pozzali lasciò il titolo italiano dei professionisti per indirizzare tutti i suoi sforzi verso la sfida al campionato europeo che riteneva di meritarsi. Il 10 novembre 1956 a Milano travolse il franco-spagnolo Jose Alvarez in quattro riprese e riaffermò le sue intenzioni di allargare l’orizzonte oltre i confini nazionali, per ripetere le prodezze messe in atto in campo dilettantistico. Pozzali infoltì la schiera dei professionisti nell’agosto 1954 dopo una carriera amatoriale di primo piano: campione europeo dei mosca a Milano nel 1951, anno in cui vinse la medaglia d’oro ai giochi del Mediterraneo ad Alessandria d’Egitto; l’anno seguente, con la vittoria ai campionati italiani assoluti di Trieste ancora come peso mosca, si guadagnò l’accesso alle olimpiadi Helsinki, dove uscì al secondo turno; conquistò altri due primi posti ai campionati italiani assoluti del 1953 a Bologna e del 1954 a Grosseto, entrambe le volte tra i pesi gallo. Nel novembre 1955, con il record macchiato da un sola perdita per squalifica, conquistò nella sua città il vacante titolo italiano dei pesi mosca, quando il romano Franco Lombardozzi abbandonò il confronto nel secondo tempo. Da allora proseguì senza intoppi la marcia che nel marzo 1957, a Milano, lo portò dinanzi al campione europeo dei pesi mosca, lo spagnolo Young Martin, regnante da 17 mesi, alla seconda difesa della cintura. Purtroppo il sogno di Pozzali s’infranse senz’appello nella quarta frazione. Il cremonese cercò il riscatto all’estero dove si recò due volte di seguito: in giugno a Casablanca, Marocco, dove pareggiò con il locale Charles Bohbot, già sconfitto a Milano; in luglio a Caracas, Venezuela, contro il titolare nazionale Ramon Arias che ottenne il risultato ai punti. Tornato alla vittoria a Reggio Emilia, chiuse l’anno pareggiano in casa con lo spagnolo Mimoun Ben Ali, futuro campione nazionale ed europeo dei pesi gallo. Nel febbraio 1958 a Milano inflisse la prima sconfitta al sardo Salvatore Burruni, in seguito titolare italiano, europeo e mondiale. Cessò l’attività in marzo con il risultato nullo rimediato a Modena contro il romano Stefano Urbani, dopo 35 combattimenti: 29-3-3. (pubblicato il 10 novembre 2016) 11 novembre Mirko Rossi supera Armando Pellarin Il miglior anno professionistico di Mirko Rossi, veneziano di nascita cresciuto a Genova, fu l’ultimo della sua carriera, quando si affermò cinque volte in altrettanti combattimenti. Durante quella stagione, l’11 novembre 1967, nel capoluogo ligure, superò l’ex campione italiano dei pesi superwelter Armando Pellarin, veneziano come lui, fermato nella terza ripresa da una ferita. In dicembre si avvalse della stessa circostanza per sconfiggere nella seconda tornata l’udinese Aldo Battistutta, che due anni dopo arrivò vittorioso al traguardo tricolore. In precedenza s’impose allo spagnolo Antonio Valverde per abbandono nel secondo assalto, ai punti sulle 8 riprese al lombardo Angelo Mario Quirci e, tra i successi su Pellarin e Battistutta, trionfò sul guardia destra rodigino Tullio Zanirato, ferito nella sesta frazione. Il sipario per Rossi si abbassò definitivamente dopo 29 confronti: 18-7-4. Rossi debuttò a torso nudo nel settembre 1961 come peso welter. Nel luglio dell’anno seguente partecipò ad un torneo organizzato a Roma, dove eliminò nel primo round il ferito fiorentino Luciano Piazza e perse ai punti nel secondo incontro dal grossetano Marcello Santucci. Nel gennaio 1963 vinse la rivincita combattuta con Santucci a Genova sulle 8 riprese. Due mesi dopo, sulla stessa distanza, cedette ad Ancona contro il locale Massimo Consolati e pareggiò con Assane Fakyk, libanese tesserato in Austria che valeva molto di più di quanto il record raccontava. Dopo due successi sul francese Daniel Brunet tornò alla sconfitta per mani di Carmelo Bossi, quando nel sesto tempo una ferita gli pregiudicò il resto del match. L’anno successivo ottenne due verdetti di parità contro avversari spagnoli ed un risultato negativo di squalifica contro il piacentino Bruno Orsi. Nel 1965 riportò una vittoria ai punti su Mario Landolfi ed una battuta d’arresto nella terza ripresa da Franco Rosini. Il seguente fu per lui un altro anno dai risultati alternati: un successo a spese di Angelo Mario Quirci contro l’abbandono a Barcellona contro il locale Antonio Torres e la sconfitta ai punti dal livornese Franco Nenci. (pubblicato l'11 novembre 2016) 12 novembre
Belardinelli batte Fattori per il titolo Il 12 novembre 1949, nella sua Roma, il campione italiano dei pesi mosca Otello Belardinelli difese per la prima volta la sua cintura dei pesi mosca e lo fece contro il concittadino Giovanni Fattori, in precedenza affrontato tre volte sulle 10 riprese, sempre nella città eterna, riportando due successi nel 1947 ed una sconfitta nel 1948. Nel quarto confronto la sfida andò al limite delle 12 riprese e Belardinelli si aggiudicò il verdetto ai punti, mantenendo la corona nazionale. Il suo passaggio al professionismo avvenne nell’ottobre 1940 e l’ascesa non fu facile per la presenza di avversari di primo piano come Italo Tersigni, Antonio Morabito ed Enrico Urbinati, affrontati più volte. Partecipò anche a due vacanti campionati tricolori, senza successo, nel 1942 contro Urbinati e nell’anno seguente contro Morabito. Dopo i ripetuti pareggi con Amleto Falcinelli e la vittoria su Guido Nardecchia provò a togliere la cintura italiana dei pesi mosca a Gavino Matta senza riuscirci dopo 12 tempi. Si rifece contro Nazzareno Giannelli ma rimase al palo con Guido Nardecchia prima e Mario Solinas dopo. Nel gennaio 1949 la quarta sfida tricolore si concluse a suo favore dopo 12 riprese combattute con il campione Nardecchia, al loro terzo incontro. La seconda difesa della cintura italiana finì a favore dello sfidante Giannelli, combattuta a Vigevano nel settembre 1950. Belardinelli rimase nell’area tricolore ed affrontò il campione Giannelli ancora due volte nel 1951, pareggiando nel primo mese di quell’anno a Milano e vincendo nell’ultimo ad Ancona. Nel giugno seguente sfidò in Inghilterra il campione europeo Teddy Gardner, anche campione British e British Empire, ma ritornò in Italia a mani vuote dopo 15 riprese. In dicembre consegnò nuovamente il titolo italiano a Giannelli sul ring di Lodi. Dopo due anni di inattività, Belardinelli tornò a combattere nel novembre 1955, quando riportò due successi ai punti e lasciò definitivamente il ring dopo 54 incontri: 22-22-10. (pubblicato il 12 novembre 2016) 13 novembre Giancarlo Usai batte Vincenzo Quero a Rimini La seconda stagione come campione italiano dei pesi leggeri del sardo Giancarlo Usai fu proficua rispetto alla precedente, quando non difese la cintura per impegnarsi a livello continentale. Il 13 novembre 1977, durante la seconda fase, mise in palio per la prima volta il titolo a Rimini contro il tarantino Vincenzo Quero, ex detentore di quel titolo, aggiudicandosi il verdetto sulle 12 riprese. L’isolano debuttò a torso nudo nel novembre 1972 ed arrivò al primo campionato nazionale dei leggeri nel settembre di due anni dopo a Foligno, fallendo il tentativo contro il locale campione Enzo Pizzoni, per una squalifica decisa dall’arbitro nella ripresa iniziale. Nel Santo Stefano seguente la rivincita si concluse nello stesso lasso di tempo con l’affermazione travolgente di Usai. Il sardo lasciò il titolo e nel luglio 1975 a Cagliari contese la cintura europea dei pesi leggeri allo scozzese Ken Buchanan, già campione mondiale della categoria, finendo la corsa nella dodicesima frazione. L’anno seguente tentò ancora di salire sul tetto del vecchio continente, quando a Bilbao, in Spagna, perse sulle 15 riprese dallo spagnolo Perico Fernandez, ex titolare europeo e mondiale WBC dei pesi superleggeri. Nell’aprile 1977 tornò in terra iberica, a Barcellona, dove cedette ai punti allo spagnolo Antonio Guinaldo. Chiuso a livello internazionale, Usai riportò il suo interesse dentro i confini italiani ed in giugno riprese la cintura tricolore dal fiorentino di origine palermitana Vincenzo Burgio, costretto all’abbandono nel settimo tempo. Nel 1978 mise in gioco il titolo italiano due volte, riportando altrettanti successi ai punti in 12 riprese contro il pavese Santino Reali ed il concittadino di nascita Rosario Sanna, residente a Roma. Altrettanto fece nel’anno successivo quando s’impose in 12 tempi al toscano di origine campana Giovanni Vitillo, e trionfò per la seconda volta sul pugliese Vincenzo Quero, nell’undicesima penultima tornata. Tra le due difese, in aprile, durò tre riprese dinanzi allo statunitense Howard Davis Jr, nel Felt Forum di New York. Il 1980 fu per Usai l’ultimo anno di attività: in giugno a Terrasa, Spagna, per il vacante campionato europeo dei pesi leggeri, perso contro il guardia destra locale Francisco Leon, dopo che una ferita ne arrestò l’aspirazione nel nono assalto; in ottobre a Cagliari vanificò lo scontro con il neo campione nazionale Lucio Cusma, vinto dal bolognese in 12 riprese. Lasciò il pugilato dopo 53 incontri: 45-8-0. (pubblicato il 13 novembre 2016) 14 novembre Luciano Sarti vince contro Mario Lamagna Il padovano Luciano Sarti divenne campione d’Italia dei pesi medi il 14 novembre 1970, nella sua città, dove vinse sulle 12 riprese e tolse il titolo al napoletano Mario Lamagna, dal quale era stato sconfitto tre mesi prima ad Ischia, sulla stessa distanza e per il medesimo campionato. Da quella sera il veneto si presentò all’appello di quattro difese del titolo, combattute tutte sulla distanza delle 12 riprese, in due anni di regno nazionale. Nell’aprile 1971, ancora tra i suoi sostenitori padovani, respinse il livornese Remo Golfarini, già detentore di quella cintura, oltre che titolare italiano ed europeo dei pesi superwelter; in settembre a Milano pareggiò con il romano Mario Romersi. Nel febbraio 1972 a Padova impattò con il quotato Carlo Duran, già campione italiano e più volte vincitore del titolo europeo; in luglio, ancora a Padova, cedette al campano Lamagna, lasciandogli la fascia tricolore. Sarti tornò al vertice nazionale dei pesi medi nel marzo 1975 a Padova, dove tolse il titolo al laziale Domenico Tiberia con verdetto deciso dopo 12 tempi. Sulla stessa distanza mantenne la cintura messa in palio a Forlì in maggio contro il locale Sauro Soprani, con il quale si era misurato l’anno precedente in un confronto deciso in suo favore, tradotto in seguito con il risultato di no-contest. In agosto mollò la cintura a Tarquinia, nelle mani del locale Angelo Jacopucci, dopo un confronto durato 12 tempi. Sarti disputò solo tre combattimenti ancora, l’ultimo nell’aprile 1977 a Padova, perdendo ai punti contro il campione italiano Mario Romersi nel tentativo di riprendersi il titolo dei pesi medi. Fu quello il suo incontro numero 43 (30-8-4-1 NC) di una carriera a torso nudo iniziata nel febbraio 1966, ricca di altre soddisfazioni come i risultati di pareggio a Barcellona con lo spagnolo Antonio Torres e a Vienna con l’austriaco Peter Marklewitz, ovvero le vittorie su Ciro Patronelli e Giampaolo Gabanetti, ex campioni italiani superwelter, su Tommaso Truppi e Giuseppe Muzio, entrambi sfidanti al titolo nazionale medi e sul più che valido argentino Antonio Aguilar. (pubblicato il 14 novembre 2014) 15 novembre Giorgio Braconi sconfigge Cosimo Convertino Il bresciano Giorgio Braconi per accedere al campionato italiano dei pesi superleggeri dovette disputare una semifinale al titolo, evento che si celebrò il 15 novembre 1973 a Como contro il tarantino Cosimo Convertino. Il confronto arrivò al limite delle 10 riprese ed il risultato ai punti consentì al lombardo di sfidare il detentore italiano Piero Cerù. Il combattimento per la cintura tricolore avvenne nel marzo dell’anno seguente a Viareggio, in provincia di Lucca, ed il risultato premiò il guardia destra carrarese dopo 12 tempi. Quella sconfitta segnò definitivamente il futuro pugilistico di Braconi, che lasciò l’attività dopo 20 incontri: 12-2-6. Il bresciano debuttò come professionista nel gennaio 1970 e continuò senza grandi fiammate, ma sempre in grado di reggere i confronti con grande spirito, senza sottomettersi agli avversari, guadagnandosi spesso il risultato di parità, uno dei quali ottenuto in Spagna, nell’unica trasferta all’estero. La sua prima sconfitta derivò da una ferita che lo costrinse a soccombere contro il teatino Luciano De Luca nel giugno 1972. In seguito superò il campano Gerardo Esposito, pareggiò con il laziale Giuseppe Minotti, vinse contro il cremonese Carlo Sambusiti e fece sua la rivincita con Luciano De Luca. Nell’anno successivo ripeté i risultati positivi contro Esposito e Sambusiti, sconfisse poi il laziale di origine pugliese Giovanni Lamusta e pareggiò con l’esperto Romualdo Dalò, pugliese trapiantato a Pesaro, per arrivare poi agli ultimi due incontri, con Convertino e Cerù. (pubblicato il 15 novembre 2016) 16 novembre Franco Innocenti supera Antonio Villasante L’aretino Franco Innocenti tornò al successo il 16 novembre 1967, nella sua città, dove affrontò l’uruguayano Antonio Villasante e lo sconfisse sulla distanza delle 8 riprese. Il toscano debuttò a torso nudo nel dicembre 1964 e maturò l’esperienza nella nuova veste pugilistica sui quadrati della sua regione. Iniziò ad esibirsi fuori dai quei confini territoriali nel 1967, con due successi a Trento e Chieti, poi incappò nella prima sconfitta a Barcellona dallo spagnolo Mimoun Ben Ali, campione continentale dei gallo, che lo affrontò senza titolo in palio in 10 assalti; conobbe la seconda perdita in 8 tempi contro il triestino Nevio Carbi a Levico Terme, in provincia di Trento; sulla stessa lunghezza rimediò un verdetto di parità con il francese Marius Cordier a Figline, in provincia di Firenze. Dopo Villasante chiuse l’anno tra le mura domestiche con un successo ai punti sul francese di origine italiana Giancarlo Centa. Aprì il 1968 a Verona con un pari riportato con il lombardo Luciano Pina, sconfitto nel secondo confronto tenuto a Figline. Battuto l’algerino con licenza tedesca Boualem Belouard, arrivò alla semifinale al titolo italiano dei pesi piuma: in ottobre affrontò il siciliano Giovanni Girgenti e, nonostante il sostegno dei suoi concittadini, rimase sconfitto dopo 10 tempi. Iniziò l’anno seguente a Roma dove il confronto con il piacentino Augusto Civardi si concluse con il verdetto di no-contest. Tornò nella sua ‘Giostra del Saracino’ per vedere levare il braccio dell’uruguayano Wellington Vilella dopo 8 riprese. Si ripresentò a Roma e pareggiò con il corregionale Mario Redi al termine di 6 frazioni. Si ripresentò ai concittadini con una vittoria sul bresciano Ambrogio Mariani, futuro campione nazionale dei pesi gallo. Nel febbraio 1970 viaggiò verso la Francia e superò ai punti Antoine Porcel, già campione nazionale gallo. In marzo riscattò tra la sua gente l’opaca prestazione fornita l’anno precedente contro il sudamericano Wellington Vilella. In settembre a La Spezia cedette nella dodicesima ed ultima tornata al locale Antonio Sassarini nel confronto per il vacante campionato italiano dei pesi gallo. Chiuse l’anno con una vittoria sul romano Giancarlo Annibaldi. Nel febbraio 1971 disputò l’ultimo incontro, il numero 38 (27-6-4-1 NC), con esito negativo a Genova, contro il locale di origine calabrese Salvatore Fabrizio, in seguito campione italiano ed europeo dei pesi gallo. (pubblicato il 16 novembre 2016) 17 novembre Giampiero Pinna vincitore di Mario Bitetto Il sassarese Giampiero Pinna, divenuto campione italiano dei pesi mosca al terzo tentativo, il 17 novembre 1985, a Vercelli, sostenne la prima difesa della cintura con il lombardo di origine calabrese Mario Bitetto, contro il quale aveva disputato il vacante titolo cinque mesi prima a Sassari. In entrambe le occasioni il risultato venne deciso in suo favore al termine delle 12 riprese. Pinna iniziò la carriera professionista nel marzo 1980, dopo aver coronato la fase dilettantistica con la conquista del titolo assoluto dei pesi minimosca l’anno precedente a Fano. Sconfitto solo dal mancino napoletano Ciro De Leva, in seguito titolare nazionale dei mosca e gallo oltreché europeo dei gallo, giunse alla prima sfida tricolore dei pesi mosca nel maggio 1983, affrontando a Cagliari il detentore Franco Cherchi, contro il quale sostenne senza successo 12 tempi. L’ottima prova di quella sera, nonostante il verdetto contro, lo ripropose per una nuova prova che si svolse nell’aprile dell’anno seguente a Milano, dove una ferita lo eliminò dalla competizione nella quarta tornata. Pinna effettuò una seconda difesa della cintura nel maggio 1986 a Santa Maria di Licodia, in provincia di Catania, prevalendo in 12 riprese sul campano Giovanni Camputaro, più volte possessore di quella cintura e sfidante europeo. In dicembre ad Acqui Terme, in provincia di Alessandria, sfidò il campione continentale Duke McKenzie, in seguito anche campione mondiale IBF, ma l’inglese si tenne stretta la corona fino al termine delle 12 riprese. Il sassarese tornò a competere per il vacante campionato italiano dei pesi mosca e nel luglio seguente riprese la cintura a Lumezzane, in provincia di Brescia, quando il locale Roberto Cirelli fu eliminato nell’undicesima frazione da una ferita. Pinna concesse la rivincita al bresciano in dicembre a Villabate, nella provincia di Palermo, e trionfò al termine di 12 tempi. Il sardo rinunciò alla fascia tricolore per la seconda volta, in attesa di una nuova chance europea che arrivò nell’ottobre 1989 a Cefalù, nella provincia palermitana, contro il campione Eyup Can, danese di origine turca, che fece ritorno nella sua terra adottiva con la cintura difesa fino all’ultimo round. Pinna chiuse la sua esperienza a torso nudo quella sera, dopo 27 incontri: 20-6-0-1 NC. (pubblicato il 17 novembre 2016) 18 novembre Ugo Poli sconfigge Bruno Pieracci La provincia di Sondrio trovò nel valtellinese Ugo Poli, originario di Ardenno, l’elemento di spicco per promuovere negli anni ‘70 il proprio territorio a livello nazionale. Il lombardo fu campione italiano dei pesi superpiuma due volte e, durante il suo secondo regno, il 18 novembre 1972 mise in palio la cintura a Cantù contro il viareggino Bruno Pieracci, superato dopo che una ferita eliminò il toscano nella decima ripresa. Poli esordì tra i professionisti nel giugno 1967 ed in breve tempo si trovò a confrontarsi con pugili come Mario Redi e Lino Mastellaro, che contribuirono a scrivere l’albo d’oro del pugilato nazionale. Nel giugno 1969 il piacentino Augusto Civardi gli bruciò l’ascesa nella sesta frazione. Nonostante il risultato negativo il lombardo arrivò alla disputa del campionato italiano dei pesi piuma contro il detentore Giovanni Girgenti: in dicembre ad Udine rimase sconfitto ai punti al termine di 12 tempi. Nel settembre seguente si aggiudicò la semifinale al titolo pesi piuma a spese del milanese Renato Galli. Il mese dopo impegnò a Madrid, Spagna, sulle 10 riprese Jose Legra, campione continentale in carica, senza titolo in palio. Il secondo appuntamento con il tricolore lo disputò a Sondrio nel giugno 1971, quando tolse la cintura superpiuma al guardia destra pesarese di origine tarantina Oronzo Pesare, fermato da una ferita nella quinta tornata. Perse il primato in agosto a vantaggio del laziale di origine sarda Mario Sanna con verdetto ai punti. Nell’agosto 1972 si riprese il titolo, allora vacante, superando il toscano Mario Redi dopo 12 tempi. Al successo contro Pieracci seguirono altre due difese vittoriose della cintura nazionale, in opposizione alle sfide di Piero Meraviglia e Mario Sanna. Nel dicembre 1973 impegnò per 15 riprese il campione europeo Lothar Abend, tedesco in guardia falsa che preferì ospitare l’italiano ad Amburgo, in Germania. Il lombardo si offrì per altre tre sfide al campionato italiano superpiuma, senza centrare il tris: pareggiò con il detentore Giovanni Girgenti a Marsala nel giugno 1974; perse due volte per la corona vacante, da Salvatore Liscapade a Nepi nel settembre 1976, con decisione in 12 tempi, e da Carlo Frassinetti a Morbegno nell’ottobre dell’anno successivo, squalificato nell’ottava frazione. Poli abbandonò la scena nell’agosto 1978 dopo 71 combattimenti: 42-22-7. (pubblicato il 18 novembre 2016) 19 novembre Azevedo pareggia con Backus Il 19 novembre 1977 l’ex campione mondiale dei pesi welter Billy Backus, guardia destra originario di Canastota, New York, e nipote del grande Carmen Basilio, venne fermato verso la nuova corsa al titolo iridato dal brasiliano Everaldo Costa Azevedo, che gli impose il verdetto di parità al termine delle 12 riprese combattute sul ring di Syracuse, nello Stato di New York. Il sudamericano viveva da 7 anni a Pavia, dove si era stabilito dopo una lunga permanenza in Argentina, seguita dagli anni iniziali nella sua terra brasiliana. Il suo primo combattimento a torno nudo avvenne a Rio de Janeiro nel dicembre 1963; continuò ad esibirsi sia nella città carioca che a San Paolo fino all’ottobre 1966; nel dicembre di quell’anno si trasferì nella vicina Argentina dove rimase fino al marzo 1971; nel maggio dello stesso anno fece ritorno nella terra natale per poi emigrare verso l’Italia, dove rimase fino alla fine della carriera, acquisendo anche la cittadinanza italiana che gli permise di sfidare il campione nazionale dei pesi welter Gianfranco Rossi, nell’ottobre 1982 a Perugia, dove una ferita lo eliminò dalla corsa al titolo nel corso della settima ripresa. In dicembre lasciò l’attività dopo un secondo successo a Creil, in Francia, a spese dell’ex campione francese dei pesi welter Alain Marion, già sconfitto sullo stesso ring tre anni prima. Appese in guantoni con il palmares di 129 incontri: 79-22-27-1 NC. Azevedo fu un abile schermitore, qualità che gli permise di sopperire alla mancanza di potenza ed avere una vita longeva tra le corde. In Italia arrivò come peso superleggero, pareggiando nel gennaio 1972 a Viareggio con Piero Cerù; in dicembre si presentò a Torino in veste di challenger di Bruno Arcari, campione mondiale WBC, perdendo la sfida al termine delle 15 riprese. Dall’anno successivo iniziò a combattere fuori dall’Italia con assiduità, toccando la Danimarca, la Spagna, la Svizzera, la Colombia, il Sudafrica, la Jugoslavia ed il Venezuela. Nel settembre 1977 affrontò a Los Angeles, in California, il temibile messicano Carlos Palomino, al quale contese la cintura mondiale WBC dei pesi welter, facendolo sudare per la prima volta le 15 riprese, fino al verdetto ai punti. Dal 1978 riprese a viaggiare fuori dalla penisola, arrivando in Jugoslavia, Norvegia, Germania, Stati Uniti e Francia, allungando la lista di avversari di primo piano che contribuirono ad arricchire il suo magnifico record. (pubblicato il 19 novembre 2016) 20 novembre Truppi batte il tedesco Moll Il peso medio modenese di origine brindisina Tommaso Truppi lasciò il ring di Modena da imbattuto la sera del 20 novembre 1961, quando affrontò il tedesco Gerhard Moll e lo ridusse all’impotenza nel corso della quarta ripresa. Due settimane dopo incappò in una inaspettata battuta d’arresto dal franco-tunisino Mahmout Le Noir. Nel 1962 dimostrò di aver superato il turbamento della prima sconfitta a torso nudo con una serie di prove sempre più impegnative, molte vinte, e due pareggiate con avversari speciali quali Carlo Duran e Giancarlo Garbelli. La sua rimonta lo condusse al primo campionato italiano, allora vacante, e nel marzo 1963 a Roma sfidò Nino Benvenuti, contro il quale conobbe il secondo insuccesso nel corso dell’undicesimo tempo. In giugno affrontò nuovamente il tunisino con licenza francese Mahmout Le Noir e lo dominò sulle 10 riprese. Sconfitto ai punti il tedesco Heinz Freytag in settembre, chiuse l’anno a Roma perdendo contro il centroamericano Sugar Boy Nando. Tornato a vincere nel nuovo anno, fece la prima trasferta all’estero, a Colonia, in Germania, dove riportò la quarta perdita per mani del campione tedesco Jupp Elze. Nel febbraio 1965 provò nuovamente a spodestare il campione italiano medi Nino Benvenuti, a Bologna, concludendo la prova nella quinta frazione. Ritornò a vincere per poi perdere a Rimini contro il locale Luigi Lugli, a Modena dall’ivoriano Dramane Ouedrago e dal romano-parigino Fabio Bettini, a Barcellona dal campione spagnolo Luis Folledo. Nel 1967, dopo il pari con Ouedrago ed una facile vittoria, non andò oltre il terzo tempo nella sfida al nuovo campione italiano medi Carlo Duran. Sommò ancora tre successi nell’anno successivo, contro due sconfitte, e continuò a combatte solo quattro incontri negli altri due anni, prima di lasciare l’attività agonistica nel giugno 1970 a Modena, dove aveva debuttato a torso nudo nel dicembre di dieci anni prima. Disputò in totale 51 incontri: 32-16-3. Truppi passò professionista a seguito di una carriera dilettantistica che lo vide salire sul podio più alto tra i pesi medi agli assoluti di Milano del 1959. (pubblicato il 20 novembre 2016) 21 novembre Ronzoni supera Scapecchi Il campione italiano numero 17 dei pesi superleggeri fu Maurizio Ronzoni, che il 21 novembre 1986 tolse la cintura al grossetano Alessandro Scapecchi, dopo 12 riprese combattute a Campione d’Italia, enclave italiana in territorio svizzero. Il campione di Gorla Minore, in provincia di Varese, debuttò come professionista nel novembre 1984, dopo aver dominato la scena dilettantistica italiana nel triennio precedente, aggiudicandosi la fascia tricolore agli assoluti del 1981 a Grosseto, del 1982 a Milano e del 1983 a Parma. Il lombardo venne privato del titolo nazionale professionisti nel 1984 a causa di un infortunio che gli negò la possibilità di difenderlo nei tempi previsti dal regolamento federale. Continuò a combattere in attesa di avere una nuova chance. Intanto, nel dicembre 1988, perse l’imbattibilità contro l’inglese Billy Buchanan, che lo inchiodò nella sesta frazione a Milano. Dopo due successi riportati durante il 1989, nel gennaio 1990 a Point Saint Martin, in Valle d‘Aosta, divenne nuovamente titolare italiano dei pesi superleggeri nella sfida valevole per il vacante campionato combattuta con il perugino Gianfranco Bronco, eliminato da una ferita nella quarta sessione. In giugno mise in palio il titolo a Fano contro Luigi La Grasta e trionfò grazie ad una ferita che fermò il foggiano nell’ottavo tempo. Nel gennaio 1991 dovette concedere la rivincita al pugliese, ancora a Fano, dove abbandonò nella terza ripresa, lasciando il titolo nazionale e la carriera, dopo 21 incontri: 19-2-0. (pubblicato il 21 novembre 2016) 22 novembre Edoardo Garzena s'impone a Pietro Bianchi L’ultima difesa vittoriosa del titolo italiano dei pesi leggeri di Edoardo Garzena si svolse a Milano il 22 novembre 1925, contro il meneghino Pietro Bianchi che rinunciò a proseguire la sfida nel corso della tredicesima ripresa. Il torinese Garzena si affacciò al professionismo nell’aprile 1922 a Ginevra, Svizzera, dopo una carriera dilettantistica culminata con la conquista della medaglia di bronzo alle olimpiadi del 1920 di Anversa, in Belgio, nella categoria dei pesi piuma. Tra i professionisti Garzena divenne il nono campione nazionale dei pesi leggeri con un successo ai punti ottenuto dopo quindici riprese combattute con il romano Edoardo Piacentino, in un confronto valevole per il vacante campionato. In seguito preservò quattro volte il suo titolo italiano prima di cederlo alla quinta difesa. Nel dicembre 1925 respinse le velleità del primo pretendente Dario Della Valle a Genova, dove il frusinate si era stabilito, costringendolo all’abbandono nella dodicesima frazione. Nell’anno seguente a Milano rigettò le aspirazioni degli altri candidati al titolo: in aprile sconfisse il ligure Pietro Davoli al termine delle 15 riprese; sulla stessa distanza prevale sul cremonese Oreste Moglia in giugno, mentre in novembre trionfò prima del limite sul ricordato Pietro Bianchi, nel loro terzo combattimento. Nel giugno 1926 Milano vide la stella tricolore di Garzena tramontare dinanzi al romano Mario Farabullini che lo indusse all’abbandono nella tredicesima frazione. Il piemontese continuò ad esibirsi ancora per due anni e lasciò la boxe dopo l’ultima prova sostenuta nel novembre 1929 a Ginevra, Svizzera, dove aveva debuttato 7 anni prima, con il record di 60 incontri: 42-12-6. (pubblicato il 22 novembre 2016) 23 novembre Golfarini vincitore di Pellarin Il nome del livornese Remo Golfarini occupa il posto numero 6 nell’albo d’oro dei campionati italiani dei pesi superwelter. Il 23 novembre 1966 Genova vide il toscano trionfare per la seconda volta contro Armando Pellarin, dopo che una ferita indusse il veneziano alla sconfitta nell’ottavo tempo. Per Golfarini si trattò della prima difesa del titolo italiano superwelter tolto allo stesso Pellarin cinque mesi prima a Roma, a causa di una ferita capitata nella prima sessione. La successiva difesa della fascia tricolore, combattuta nel luglio 1967 a Siracusa, fu segnata ancora una volta da una ferita che concluse il confronto combattuto con il guardia destra Luigi Patruno nella quinta tornata con il verdetto di no-contest. In dicembre a Roma venne fermato nella sesta ripresa da Emile Griffith, campione mondiale dei pesi medi in carica, reduce dalla vittoria su Nino Benvenuti. Nell’aprile 1968, sostenuto dalla sua città, superò ai punti in 12 tempi il romano-parigino Fabio Bettini per arrivare al campionato europeo dopo l’abbandono del titolo da parte del toscano Sandro Mazzinghi, impegnato a livello mondiale. In attesa della chance continentale Golfarini conquistò la seconda cintura italiana, la vacante dei pesi medi, in agosto a Napoli, a spese del locale Mario Lamagna che trovò lo stop nella terza ripresa dovuto ad una ferita. In novembre a Roma gli arrivò la grande occasione europea dei pesi superwelter e la sfruttò fino al quindicesimo round combattuto con il francese Jo Gonzales. Il livornese mantenne la cintura del vecchio continente nel maggio dell’anno seguente a Vienna contro l’austriaco Peter Marklewitz, dopo che una ferita fermò il suo challenger nella decima ripresa. In luglio a Vibo Valentia, in Calabria, consegnò il primato europeo al tedesco Gerhard Piaskowy al termine delle 15 riprese. Disputò altri 7 incontri fino all’aprile 1972 quando decise di smettere, senza riportare alcun successo. In quegli anni s’impegnò in due sfide nazionali, perdendo entrambe sulle 12 riprese, con Aldo Battistutta al limite dei pesi superwelter e con Luciano Sarti nei pesi medi; ottenne anche due verdetti di parità, a Vienna con l’ex campione europeo superleggeri e welter Johan Orsolics, a Caen, in Francia, con Jean Baptiste Rolland, già titolare nazionale welter e superwelter. Golfarini iniziò la carriera a torso nudo nel gennaio 1965 dopo aver vinto tra i dilettanti due volte i campionati assoluti, sia a Modena nel 1962 che a Pesaro nel 1963, e la medaglia d’oro ai campionati mondiali militari del 1963 a Francoforte, nell’allora Germania occidentale, sempre al limite dei superwelter. (pubblicato il 23 novembre 2016) 24 novembre Jacovacci, secondo pari con Oldani Il 24 novembre 1929 Milano ospitò per la seconda volta la sfida portata dal locale Giuseppe Oldani al titolare italiano dei pesi medi Leone Jacovacci, ed anche quella circostanza si concluse con il risultato di parità deciso dopo 15 riprese. Il campione vantava il primato dal giugno dell’anno precedente, quando a Roma era riuscito a spodestare anche dal trono europeo il milanese Mario Bosisio, con il quale aveva pareggiato nell’ottobre 1927 a Milano nel primo tentativo di conquistare la fascia tricolore. Jacovacci mantenne il titolo italiano ancora una volta con il verdetto nullo, sempre deciso al termine di 15 tempi, quando nel marzo 1930 affrontò il fiumano Mario Dobrez a Trieste, prima di perderlo dal lombardo Mario Bosisio nell’agosto successivo a Milano, sulla stessa distanza. Anteriormente alla difesa del titolo italiano mise in palio la corona europea, per la quale riportò un successo ai punti sulle 15 riprese contro il tedesco Hein Domgorgen nel dicembre 1928 a Milano ed un verdetto contro per mani del francese Marcel Thil a Parigi nel marzo 1929. Jacovacci iniziò la sua campagna professionale a Londra, nel dicembre 1919, e la concluse nel luglio 1935, quando salì per l’ultima volta sul ring a Bucarest, in Romania, per il suo incontro numero 161: 103-38-19-1 NC. Il suo palmares riporta almeno altri 8 trionfi, vinti tutti prima del limite, dei quali si conoscono i nomi delle sue vittime ma non anche le date e le località. Jacovacci svolse la prima parte della carriera esclusivamente all’estero, esibendosi in Inghilterra, Francia, Svizzera ed Argentina. Debuttò in Italia solo nel marzo 1925, ma ritornò a viaggiare fuori dall’Italia spesso, toccando oltre che la più frequentata Francia, anche il Belgio, l’Olanda, ancora l’Inghilterra, la Norvegia, la Germania, nuovamente la Svizzera, la Danimarca, l’Austria, la Spagna, la Croazia e la Romania. (pubblicato il 24 novembre 2016) 25 novembre Fernando Jannilli batte Giuseppe Facchi Il romano Fernando Jannilli vantò il primato di essere stato campione italiano in tre diverse categorie di peso. Il primo campionato lo vinse il 25 novembre 1948, nella sua città, togliendo la cintura dei pesi welter al cremasco Giuseppe Facchi dopo 12 riprese. Quell’anno accadde un particolare trigono di eventi: il laziale non riuscì a conquistare il titolo da Michele Palermo, che in luglio lo lasciò a Facchi, a suo volta sconfitto da Jannilli. Il secondo campionato lo ottenne al limite dei pesi medi nel giugno 1950, ancora nella capitale, dove tolse il primato al concittadino Giovanni Manca in 12 tempi, superato per la seconda volta sulla stessa distanza e nello stesso luogo due mesi dopo. Mentre la cintura dei welter la lasciò vacante senza metterla in palio, quella dei medi la perse alla seconda difesa, combattuta in dicembre a La Spezia contro il locale guardia destra di origine veneziana Gino Campagna, incoronato dopo 12 sessioni. Il terzo campionato lo conseguì nella divisione dei mediomassimi: nel gennaio 1956 a Roma, dopo cinque anni di attività sporadica, sconfisse nella quinta ripresa l’abruzzese Ivano Fontana, fermato da una ferita. Il suo terzo regno si concluse tre medi dopo a Milano dinanzi al varesino di origine padovana Artemio Calzavara, che trionfò nel corso della dodicesima frazione. In quell’aprile 1956 si chiuse anche la carriera a torso nudo di Jannilli, iniziata nell’aprile 1944 e segnata da 84 confronti: 64-15-5. (pubblicato il 25 novembre 2016) 26 novembre Ascenzo Botta sconfigge Bruno Bisterzo Il pugile romano Ascenzo Botta divenne campione italiano dei pesi leggeri alla prima sfida, portata al campione in carica Bruno Bisterzo il 26 novembre 1941 a Roma, con una soluzione rapida realizzata nella frazione iniziale. Prima di quella sera i due si erano affrontati già due volte, riportando una vittoria ciascuno sulle 10 riprese. Nel dicembre seguente si trovarono di fronte per la quarta volta, ancora a Roma, dove Botta dovette cedere ai punti al termine di 15 tempi combattuti anche per la corona europea dei pesi leggeri detenuta da Bisterzo. Nel maggio 1942, sempre nella capitale, Botta sconfisse ancora una volta Bisterzo con una prova durata 15 riprese, al termine delle quali si riprese il titolo italiano e conquistò anche la cintura europea, a pochi giorni dal suo ventesimo compleanno. Quattro mesi dopo, in settembre, mise in palio i suoi due trofei contro il concittadino Roberto Proietti a Roma ma perse il confronto ai punti sulla massima distanza. Botta rimase inattivo per due anni, sul finire della seconda guerra mondiale, e riprese a combattere nel gennaio1945 a Ginevra, in Svizzera; tornò ad esibirsi nella sua città in dicembre e continuò ad esibirsi assiduamente per tutto l’anno seguente. Inattivo ancora una volta nel 1947, calzò i guantoni per l’ultimo confronto nel luglio 1948 a Roma, vincendo il match dell’addio al pugilato. Professionista dal giugno 1940, riempì il record di 44 sfide: 32-10-2. (pubblicato il 26 novembre 2016) 27 novembre Jose Hernandez supera Peter Marklewitz Il settimo campione europeo dei pesi superwelter fu lo spagnolo Jose Hernandez, che mise in palio la sua cintura per la prima volta il 27 novembre 1970 a Berlino, in Germania, contro lo sfidante austriaco Peter Marklewitz, aggiudicandosi il verdetto ai punti al termine delle 15 riprese. L’iberico pervenne alla vittoria continentale nel settembre precedente a Barcellona, sua città natale, dove tolse il primato al tedesco Gerhard Piaskowy nel quattordicesimo e penultimo assalto. Mantenne il titolo una seconda volta nell’aprile 1971 a Madrid, dove pareggiò con il lombardo Carmelo Bossi dopo 15 tempi. In giugno sostenne la terza difesa a Barcellona con successo a carico del laziale Domenico Tiberia raggiunto sulla massima distanza. La stessa lunghezza gli servì per mantenere la corona, ancora una volta con verdetto nullo, nei confronti del francese Jacques Kechichian, affrontato a Barcellona nel marzo 1972. Il suo regno continentale si concluse in luglio a Sanremo per mani del ferrarese di origine argentina Carlo Duran, già titolare italiano ed europeo dei pesi medi, che gli tolse il primato dopo 15 tempi. Hernandez iniziò la carriera a torso nudo nel gennaio 1966 e divenne campione nazionale superwelter nell’agosto dell’anno seguente. Perse il titolo nel marzo 1968 dopo due difese vittoriose e lo riprese nell’aprile dell’anno successivo. Dopo la parentesi europea e due anni di inattività, nell’aprile 1975 conquistò anche il titolo spagnolo dei pesi medi. Si riprese la cintura nazionale superwelter quattro anni dopo, nel novembre 1979, e la cedette alla settima difesa nel gennaio 1984. Lasciò la boxe nel settembre di quell’anno, dopo 105 confronti: 64-29-11-1 NC. (pubblicato il 27 novembre 2016) 28 novembre Luigi Camputaro ha ragione di Roberto Cirelli Il 28 novembre 1986 a Lumezzane, in provincia di Brescia, si svolse il vacante campionato italiano dei pesi mosca tra il locale Roberto Cirelli ed il campano Luigi Camputaro, concluso dopo 12 riprese a favore del pugile nativo di Gioia Sannitica, provincia di Caserta. Il nuovo titolare nazionale era al su primo anno di attività in Italia dopo due stagioni sostenute negli Stati Uniti, fin dal debutto a torso nudo nel giugno 1984, dove riportò l’unico insuccesso da Steve McCrory, medaglia d’oro alle olimpiadi di Los Angeles. Il casertano lasciò il titolo e tornò in America, dove nel giugno 1989, perse contro lo statunitense Ray Medel per la cintura Usba dei pesi mosca. In ottobre tornò in Italia per sfidare il campione europeo dei pesi gallo Vincenzo Balcastro, dal quale fu superato dopo 12 tempi. Riprese a combattere negli States dove rimase sconfitto solo da Sugar Baby Rojas, colombiano campione del mondo supermosca, da Johnny Tapia, titolare iridato supermosca, gallo e piuma, e dal due volte challenger mondiale Cecilio Espino. Il campano fece ritorno in Italia nel 1993 e nel settembre di quell’anno ad Oristano sconfisse ai punti il sardo Salvatore Fanni nel confronto valevole per il vacante campionato europeo dei pesi mosca. In dicembre viaggiò fino a Sun City, in Sudafrica, come challenger del titolare mondiale WBO pesi mosca Jacob Matlata, con il quale fallì il tentativo iridato nell’ottavo round. L’anno seguente mise in palio la corona continentale tre volte, sempre in Inghilterra, con due vittorie a spese di Mickey Cantwell e Darren Fifield ed una sconfitta da Robbie Regan. Nel 1995 s’impegnò in altre due sfide continentali, entrambe per il trono vacante dei pesi mosca, pareggiando in giugno con Salvatore Fanni e vincendo contro lo stesso avversario in settembre. Mise in gioco la cintura europea nel novembre dell’anno seguente in Danimarca e la dovette cedette al locale Jesper Jensen con verdetto ai punti. ‘Kid Dynamite’ Camputaro ritornò negli Stati Uniti e disputò l’ultimo match nell’ottobre 1997, perdendo dal più volte campione mondiale Kennedy McKinney. Lasciò la boxe dopo 40 incontri: 29-10-1. (pubblicato il 28 novembre 2016) 29 novembre Enrico Bertola dispone di Gerolamo Giusto L’ultimo combattimento disputato nella sua città da Enrico Bertola, prima di viaggiare verso gli Stati Uniti d’America, si svolse il 29 novembre 1947. L’allora campione italiano dei pesi massimi si esibì per la terza volta a Carrara dove mise in palio la cintura tricolore contro il trevigiano Gerolamo Giusto, già sconfitto a Ferrara nel luglio dell’anno precedente. Mentre nel primo confronto la vittoria di Bertola arrivò dopo la squalifica del veneto nella quarta ripresa, nel secondo incontro il carrarese si avvalse della sua potenza per mettere fine alla disputa titolata nel secondo tempo. In precedenza Bertola, professionista dal febbraio 1944, si era presentato ai suoi concittadini due volte nel dicembre 1945, senza ottenere la vittoria: prima pareggiò, poi riportò il verdetto di no-contest con il lombardo Mentore Mazzali, che sconfisse prima del limite nel maggio 1947 a Roma. Il carrarese divenne campione italiano tra i dilettanti, al limite dei mediomassimi nel 1942 a Viareggio, dove superò in finale Gino Bonvino, sconfitto due volte ai punti anche tra i professionisti. Rivendicò il primato nazionale anche nell’attività a torso nudo e vinse le sfide per due vacanti campionati. Nel primo duello, combattuto a Livorno nel settembre 1946, si fregiò del titolo dei pesi mediomassimi quando il goriziano Luigi Musina abbandonò nella sesta frazione. Per la seconda competizione, disputata a Roma sulla rotta delle 12 riprese nel settembre dell’anno seguente, ottenne la cintura dei pesi massimi a spese del trevigiano Giovanni Martin, dal quale era stato sconfitto in precedenza ai punti. Bertola debuttò con successo a Chicago, Illinois, nel febbraio 1948 e disputò l’ultimo match a Buffalo, New York, dove trovò la morte nell’ottobre 1949, a seguito del confronto numero 42: 33-7-1-1 NC. (pubblicato il 29 novembre 2016) 30 novembre Italo Duranti vince in Svizzera La prima trasferta all’estero del grossetano Italo Duranti avvenne a Zurigo, in Svizzera, il 30 novembre 1966, dove affrontò l’israeliano con tessera tedesca Issa Baschir, che travolse nel quarto tempo. Il toscano di Buriano debuttò a torso nudo nell’aprile 1965 e continuò a sommare successi, interrotti da un solo pareggio, fino a quando si trovò di fronte a Giuseppe De Robertis che lo fermò al termine delle 8 riprese combattute nel ferragosto 1968 a Pieve Torina, in provincia di Macerata. In novembre, a Roma, vendicò quella prima sconfitta con verdetto ai punti. L’anno seguente venne superato dal carrarese Piero Cerù sulle 8 riprese a Roma e dal turco Cemal Kamaci in Istanbul dopo 10 tempi; pareggiò a Vienna con l’austriaco Helmut Stary; affrontò il nigeriano Kid Rainbow due volte, riportando un pareggio ed una sconfitta dovuta ad una ferita; sconfisse l’argentino Hector Omar Oliva. Nel giugno 1970, con il convincente successo sul guardia destra sardo Carmelo Chessa, si preparò a sfidare il campione italiano superleggeri Ermanno Fasoli, che lo affrontò il mese seguente a Saint Vincent, in Valle d’Aosta, e lo impegnò per 12 riprese. Duranti continuò a combattere senza lo smalto dei giorni migliori fino all’agosto 1977, quando lasciò la boxe dopo 53 combattimenti: 26-22-5. (pubblicato il 30 novembre 2016) |