IL RACCONTO DELLA BOXE SUL CALENDARIOdi Primiano Michele Schiavone
1 febbraio Rinaldo Pelizzari vittorioso su Mario Baruzzi Il record delle sfide al titolo italiano dei pesi massimi senza alcun esito positivo spetta al lombardo Rinaldo Pelizzari, bresciano di Valle Sarezzo che si prodigò vanamente 6 volte. Comunque Pelizzari si tolse altre soddisfazioni ed una di quelle gli capitò l’1 febbraio 1980 a Brescia, dove vinse nella terza ripresa contro l’ex campione Mario Baruzzi, anch’egli bresciano di Provaglio d’Iseo, fermato da una ferita. Pelizzari fece il suo ingresso tra i professionisti nel novembre 1976 e nel febbraio di tre anni dopo si giocò la prima carta per il vacante campionato, sfidando a Milano Giovanni De Luca, sul quale vantava un successo in 6 riprese ottenuto a Brescia nell’aprile 1977. Il secondo incontro con il campano durò 12 riprese al termine delle quali si vide negare il verdetto ai punti. Nell’agosto 1979 ottenne la rivincita a Toscolano Maderno, in provincia di Brescia, ma una ferita gli negò nel nono tempo d’inseguire il sogno tricolore. Nel maggio dell’anno seguente a Boscotrecare, in provincia di Napoli, tentò ancora una volta di destituire De Luca, senza riuscirci dopo 12 tempi. La quarta chance lo impegnò contro il laziale Domenico Adinolfi, affrontato seza successo sulle 12 riprese combattute nel marzo 1982 a Roseto degli Abruzzi, in provincia di Teramo. La quinta occasione si presentò nel giugno dell’anno seguente a Portoferraio, sull’isola d’Elba dove il campione Daniele Laghi lo superò ai punti. La sesta ed ultima opportunità la consumò dinanzi al bergamasco Angelo Rottoli, nell’agosto 1984 a Gargnano, in provincia di Brescia, dove cedette nell’undicesima penultima ripresa. Per Pelizzari quello fu l’ultimo incontro, il numero 32: 15-14-1. Nella carriera affrontò senza fortuna altri connazionali quali lo sfidante al titolo italiano Claudio Cassanelli, il futuro campione nazionale Guido Trane, e l’ex titolare italiano ed europeo Lorenzo Zanon, con il quale impattò nel secondo confronto. All’estero si confrontò con i francesi Sylvain Watbled e Mary Konate ed il belga Albert Syben. (pubblicato l'1 febbraio 2017) 2 febbario Tommaso Marocco batte Vittorio Conte Ad alcuni pugili è accaduto di diventare campioni d’Italia alla fine della carriera. Una tale circostanza capitò a Tommaso Marocco che vinse il combattimento valevole per il campionato nazionale dei pesi welter il 2 febbraio 1977, all’inizio del nono anno di attività professionistica, a poco più di quattordici mesi dalla sua conclusione. Quella sera a Latina la conquista avvenne nella seconda ripresa, quando Vittorio Conte, suo vincitore nell’aprine dell’anno precedente a causa di una ferita, venne squalificato. Marocco concesse la rivincita a Conte, toscano originario del beneventano, nel maggio seguente a Priverno e mantenne il titolo nel corso del quarto tempo. La successiva difesa contro il cremonese Gianni Molesini, combattuta in ottobre nella cittadina di Terracina, si concluse con la propria squalifica, decisione che gli costò la fascia tricolore. Marocco salì sul ring ancora due volte, rinunciando alla professione nell’aprile 1978 dopo 47 incontri: 30-12-4-1 NC. L’iniziò a torno nudo del pugile di Priverno, provincia di Latina, avvenne nel febbraio 1969, come peso superleggero, categoria nella quale si cimentò in due sfide al titolo italiano. Nella prima, combattuta ad Enna nel gennaio 1973, perse dal livornese Romano Fanali nell’undicesima sessione; nella seconda, disputata nel settembre seguente di fronte ai suoi concittadini, pareggiò dopo 12 riprese con il guardia destra carrarese Piero Cerù, che superò due anni dopo sulle 8 riprese. La sua ascesa a livello nazionale fu rinsaldata dai successi contro due ex campioni dei pesi leggeri, quali il leccese Bruno Melissano ed il ravennate Enrico Barlatti. Sul record di Marocco spiccano altri nomi come Giuseppe Minotti, Giuseppe De Robertis, l’irlandese Pat McCormack, i francesi David Pesenti, Henry Nesi e Pietro Gasparri, Italo Duranti, l’uruguayano Gualberto Fernandez, Ernesto Bergamasco, il campione europeo superleggeri e spagnolo welter Jose Ramon Gomez Fouz, il titolare italiano e continentale welter Marco Scano, Piero Meraviglia, Remo Costa ed il futuro campione austriaco medi Franz Dorfer. (pubblicato il 2 febbraio 2017) 3 febbraio Cipriano, Rubini, Stampi e Verziera prima del clou La riunione presentata a Bologna il 3 febbraio 1964, oltre alla presenza di figure di primo piano come il titolare europeo mediomassimi Giulio Rinaldi, impegnato senza titolo in palio, ed il futuro campione italiano medi Bruno Santini, si avvalse delle prestazioni di atleti che completarono il programma, offrendo comunque confronti equilibrati combattuti sulla distanza delle 8 riprese. L’imbattuto superwelter Ciro Cipriano, originario di Salerno, s’impose ai punti a Gilles Fincato, francese della Martinica. Cipriano, iniziò ad esibirsi come professionista nel settembre 1961, dopo aver indossato la fascia tricolore ai campionati assoluti del 1958 a Terni, vincendo la competizione riservata ai pesi superleggeri. Nell’aprile 1965 il salernitano affrontò per il vacante campionato italiano superwelter Giampaolo Gabanetti a Napoli, ma dovette cedere al bresciano nell’ottavo tempo. Nel gennaio dell’anno seguente provò a sbarrare la strada al livornese Remo Golfarini, in seguito campione italiano ed europeo, finendo sconfitto nella terza frazione. Cipriano chiuse la carriera dopo una vittoria nel giugno 1966 con l’incontro numero 24: 21-2-1. Lo scontro tra il bolognese Romano Rubini ed il fiorentino Nedo Stampi si concluse con i risultato di parità. Il pugile di casa, impegnato a torso nudo dall’aprile 1962 come peso welter, continuò a combattere fino al dicembre 1967, quando chiuse l’attività dopo 29 confronti: 18-8-3. Riportò un risultato nullo con il brindisino Ciro Patronelli, futuro titolare nazionale superwelter, e perse ai punti dal toscano Silvano Bertini, in seguito titolare italiano e continentale. Il più stagionato Stampi, professionista dal novembre 1955, dopo aver vinto la finale superleggeri agli assoluti del 1954 a Grosseto, si ritirò nell’aprile 1965 al termine del combattimento numero 57: 24-21-7. In 10 anni intensi di impegno si trovò di fronte anche a Altidoro Polidori, Marcello Padovani, Bruno Ravaglia, Franco Nenci, Annibale Omodei, Giordano Campari, Raimondo Nobili, Franco Brondi, Sandro Lopopolo, Piero Brandi, Massimo Consolati, Enrico Barlatti e Bruno Acari. Il superwelter romano Marcello Verziera si confrontò con Dante Pelaez, campione peruviano dei pesi medi attivo nel vecchio continente per molti anni, con il quale divise il verdetto di parità. Verziera fu poco operoso come professionista: debuttò nel novembre 1960, rimase inattivo l’anno seguente e riprese a combattere nel maggio 1962 perdendo contro Carmelo Bossi; continuò fino all’aprile 1964, quando lasciò il pugilato dopo 11 incontri: 8-1-2. (pubblicato il 3 febbraio 2017) 4 febbraio Lorenzo Zanon trionfa a Bilbao Il peso massimo lombardo Lorenzo Zanon ottenne una brillante affermazione all’estero nei confronti dell’imbattuto spagnolo di origine uruguaiana Alfredo Evangelista. Il match si svolse la sera del 4 febbraio 1977 a Bilbao, nei Paesi Baschi, dove l’iberico si era già esibito quattro volte con successo, con tre affermazioni prima del limite, e l’italiano s’impose ai punti sulla distanza delle 8 riprese. Tre mesi dopo Evangelista disputò 15 tempi contro Muhammad Ali per il titolo mondiale posseduto dall’americano. Zanon divenne professionista nel luglio 1973 e nel maggio 1975 a Milano vinse il combattimento valevole per il vacante campionato italiano superando in 12 tempi il trevigiano Bepi Ros, già titolare nazionale per tre volte e valente sfidante europeo di Joe Bugner. Sullo stesso ring in ottobre lasciò la cintura al bolognese Dante Canè che lo sconfisse nell’ottava sessione. Nel marzo 1976 perse il secondo incontro, ai punti in 8 riprese a Parigi dal francese Lucien Rodriguez, in seguito più volte campione nazionale ed europeo. Nella rivincita combattuta il mese seguente nel capoluogo lombardo l’italiano s’impose al transalpino sulla stessa distanza. L’anno seguente, dopo alcune conferme sul ring, fece due trasferte a Las Vegas, Nevada: in settembre cedette nel quinto round a Ken Norton, poi eletto campione mondiale dal WBC, in novembre nella nona ripresa a Jerry Quarry. Nell’aprile 1979 si trovò nuovamente di fronte ad Alfredo Evangelista, in veste di sfidante al titolo europeo posseduto dallo spagnolo, quella volta a Torino, dove lo superò al termine delle 12 riprese e gli tolse il primato continentale. Zanon mantenne la corona in luglio con un risultato di parità ottenuto a Rimini, nella città dello sfidante Alfio Righetti. In ottobre si ripresentò a Torino dove respinse sulla massima distanza il transalpino Lucien Rodriguez, con il quale aveva due precedenti, uno perso e l’altro vinto. Dopo le due difese lasciò il titolo europeo per sfidare il campione del mondo WBC, l’invitto statunitense Larry Holmes, che difese quella corona 16 volte prima di conquistarne un’altra. In quel febbraio 1980 a Las Vegas l’italiano finì la sua corsa nella sesta tornata. Zanon tornò alla vittoria e nel novembre seguente a Campione d’Italia tentò di riprendersi la cintura continentale, ma il britannico John Louis Gardner gli negò il prezioso trofeo nella quinta sessione. Tornò a combattere una sola volta, nel dicembre 1981 a Seregno, all’epoca comune del milanese, dove pareggiò con Rinaldo Pelizzari, sconfitto l’anno precedente. Lasciò il ring dopo 36 combattimenti: 27-6-3. (pubblicato il 4 febbraio 2017) 5 febbraio Alfio Righetti piega Benito Penna Il peso massimo riminese Alfio Righetti, dopo aver mosso i primi passi nel mondo professionistico a spese di connazionali, cementò la sua crescita contro avversari stranieri. Il 5 febbraio 1976 a Torino tornò ad incrociare i guantoni con un italiano, il veterano cremonese Benito Penna, reduce dalla sfida al campionato italiano Dante Canè, combattuta per 12 riprese. Il romagnolo s’impose prima del limite quando l’avversario lombardo abbandonò nella settima tornata. Lasciata la maglietta nel maggio 1974, dopo aver vestito la fascia tricolore agli assoluti di San Benedetto del Tronto dell’anno prima, infilò una serie eccezionale di successi a torso nudo che lo portarono a comprovare la crescita mostrata match dopo match, anche attraverso la verifica di ex detentori italiani quali Armando Zanini, Mario Baruzzi e Bepi Ros. La prevalenza su quei nomi lo portarono dritto al campionato italiano e nel marzo 1977, tra i suoi concittadini, tolse il titolo nazionale al bolognese Dante Canè al termine di 12 riprese. Mantenne la cintura due mesi dopo, ancora a Rimini, contro Mario Baruzzi che superò con verdetto ai punti. Il riminese lasciò il titolo per impegnarsi a scalare le classifiche internazionali. In novembre debuttò a Las Vegas, Nevada, contro Leon Spinks, medaglia d’oro mediomassimi alle olimpiadi di Montreal, Canada, che cercava una chance mondiale. L’italiano perse ai punti dopo 10 riprese e l’americano staccò il biglietto per la sfida al grande Muhammad Ali, cosa che avvenne con successo nel febbraio dell’anno seguente. Righetti tornò alle riunioni italiane, continuando a vincere e persuadendo tutti sulle sue qualità. Dopo il campionato italiano la sua città gli offrì la chance europea, cosa che si avverò nel luglio 1979, quando sfidò il campione continentale Lorenzo Zanon, con il quale divise il risultato di parità. Il suo ritorno sul ring nel gennaio 1980 a Bologna coincise con una serata particolare per l’avversario americano Terry Mims che lo mise fuori combattimento nel primo tempo. Righetti smise di pensare agli incontri di pugilato quella sera, dopo 39 combattimenti: 36-2-1. (pubblicato il 5 febbraio 2017) 6 febbraio Salvatore Melluzzo contro Pasquale Arini Il siracusano Salvatore Melluzzo iniziò il secondo anno di professionismo il 6 febbraio 1976 con un successo sul napoletano Pasquale Arini, dovuto per squalifica nella terza ripresa, a Milano, dove aveva debuttato a torso nudo nel maggio dell’anno precedente. Il guardia destra siciliano arrivò all’appuntamento tricolore con il record immacolato: nel novembre 1977 a Pesaro tolse il titolo italiano dei pesi piuma al marchigiano Sergio Emili, sconfitto ai punti sulle 12 riprese. Mantenne la cintura nazionale sullo stesso quadrato nel maggio dell’anno successivo, quando lo sfidante Salvatore Fabrizio venne squalificato nel round iniziale. La seconda difesa, combattuta a Cagliari nel febbraio 1979, gli fu fatale contro il locale Natale Caredda che lo superò al termine dei 12 tempi. In maggio si recò a Città del Capo, in Sudafrica, dove il campione nazionale lo sconfisse ai punti dopo 10 sessioni. Con altri successi all’attivo Melluzzo sfidò il campione europeo piuma Roberto Castanon, nel maggio 1980 a Leon, città spagnola, dove una squalifica lo eliminò nel nono assalto. Due mesi dopo superò nella rivincita il sardo Natale Caredda ed in settembre si riprese il titolo italiano piuma da Marco Gallo, sconfitto ai punti a Fiuggi, in provincia di Frosinone. Acquisita la difesa vittoriosa del titolo contro Luigi Tessarin, fermato da una ferita nell’undicesima tornata nel febbraio 1981 a Vittoria, in provincia di Ragusa, nel luglio seguente colse la seconda opportunità continentale, per il vacante campionato piuma, a spese del francese Laurent Grimbert, eliminato nel corso della settima ripresa a Marsala. Tornò nella stessa città in dicembre e mantenne la cintura europea dopo aver respinto nella nona sessione lo sfidante spagnolo Emilio Barcala. Lasciò lo scettro del vecchio continente sul ring londinese di Wemnbley all’inglese Pat Cowdell, che nel marzo 1982 lo superò nel decimo tempo. In dicembre tentò di riprendersi il titolo italiano nella sfida portata al riminese Loris Stecca, a Teramo, ma una ferita bloccò la sua aspirazione nella sesta ripresa. Il tentativo gli riuscì nel luglio dell’anno successivo, tra la sua tifoseria siracusana, che lo vide vincere per la terza volta il campionato italiano piuma, con la squalifica nell’ottavo tempo dell’imbattuto corregionale Giuseppe La Vite, al suo primo impegno tricolore. Il terzo regno italiano di Melluzzo si concluse nel marzo 1984 a Riva del Garda, in provincia di Trento, a causa di una ferita che nella decima ripresa lo eliminò nella difesa contro il napoletano Salvatore Bottiglieri. In settembre provò a conquistare la fascia tricolore per la quarta volta a Vietri sul Mare, in provincia di Salerno, ma una nuova ferita lo fece desistere nella dodicesima tornata. Per Melluzzo fu l’ultimo match della carriera, il numero 45: 37-8-0. (pubblicato il 6 febbraio 2017) 7 febbraio Domenico Ceccarelli pareggia a Barcellona Il romano Domenico Ceccarelli, molto conosciuto all’estero per la sua lunga permanenza fuori dai confini italiani, il 7 febbraio 1933 rimediò il risultato di parità al termine delle 10 riprese combattute con lo spagnolo Santiago Morales. Il confronto si svolse a Barcellona, dove l’italiano si era esibito in precedenza tre volte senza subire perdite. Ceccarelli iniziò la carriera professionistica nel giugno 1929 dopo aver vestito due volte la fascia tricolore tra i dilettanti, nelle finali assoluti del 1926 a Roma e del 1927 a Como. Alla fine del primo anno prof debuttò a Buenos Aires, Argentina, dove rimase fino al maggio 1932, con alcune sortite in Cile ed Uruguay. Prima di tornare nella città eterna si stabilì in Spagna, da dove arrivò anche in Francia. Nell’ottobre 1933 a Roma contese il vacante campionato italiano mediomassimi al torinese Preciso Merlo, battendolo ai punti sulle 12 riprese. Nel gennaio 1934 sconfisse in 10 tempi un altro torinese, l’ex titolare italiano ed europeo Michele Bonaglia, ma in febbraio dovette raggiungere il capoluogo piemontese per concedere la rivincita al pugile di casa Preciso Merlo, al quale cedette il primato nazionale dopo 12 sessioni. In luglio pareggiò a Bucarest, in Romania, con il locale Motzi Spakow; sconfisse poi due ex campioni d’Italia, a Roma il concittadino Rinaldo Palmucci dei mediomassimi e a Milano il meneghino Clemente Meroni dei pesi medi; chiuse quella stagione a Venezia pareggiando con il locale Vittorio Livan. Nel gennaio 1935 Ceccarelli tornò nella città lagunare per concorrere nuovamente al vacante campionato italiano mediomassimi ma il risultato ai punti premiò il co-sfidante di casa Vittorio Livan. Tra febbraio e marzo si recò due volte a Berlino, in Germania, dove perse da Adolf Heuser, già campione continentale mediomassimi e futuro dei massimi, e pareggiò con il campione nazionale Adolf Witt. In ottobre a Roma si riprese il titolo italiano superando il veneziano Vittorio Livan con verdetto ai punti; in dicembre a Milano ottenne il risultato nullo con il locale Mario Casadei, in seguito campione nazionale medi e mediomassimi. Nel 1936 Ceccarelli lasciò il titolo italiano e riprese a viaggiare all’estero: dopo Germania, Svezia ed Austria, alla fine dell’estate si trasferì negli Stati Uniti dove rimase fino all’ultimo match, il numero 85 (36-36-12-1 NC), sostenuto nell’ottobre 1940. In quegli anni si esibì anche in Giamaica e Belize. In tutta la carriera affrontò 70 avversari all’estero e solo 15 in Italia, 7 dei quali nella sua città. (pubblicato il 7 febbraio 2017) 8 febbraio Alfredo Magnolfi batte Achille Negri Il fiorentino Alfredo Magnolfi divenne il campione italiano dei pesi gallo numero 8 a Milano, la sera dell’8 febbraio 1931, quando sconfisse con verdetto ai punti deciso al termine delle 12 riprese il pugile di casa Achille Negri, con il quale aveva pareggiato due volte in precedenza, sempre nel capoluogo lombardo. Dopo il campionato italiano i due pugili si affrontarono ancora due volte, senza titolo in palio: nuovamente a Milano sulle 8 riprese concluse con il successo di Negri; a Firenze in 10 tempi terminati con il risultato nullo. Il toscano debuttò al professionismo nella sua città nel marzo 1928, ottenendo un successo in 6 tempi. Nel dicembre 1932 Magnoli sostenne la prima difesa del titolo a La Spezia, dove superò sulla massima distanza il locale Giuliano Secchi. L’anno seguente disputò la maggior parte dell’attività all’estero, misurandosi in Francia con Francis Augier e Kid Francis, in Spagna con Mariano Arilla e Baltasar Sangchili, ed in Marocco con il campione mondiale Panama Al Brown, in sfide combattute sulla distanza delle 10 riprese. Nel 1934, dopo una trasferta in Svizzera contro Maurice Duboise, riprese a combattere sul suolo nativo ed in luglio mantenne la cintura a Bologna con un successo ai punti a spese dello sfidante locale Leone Blasi, sconfitto il mese prima a Firenze senza titolo in palio. Tornò in Francia ancora contro Francis Augier, andò in Algeria nel secondo confronto con Baltasar Sangchili, prima di mettere in palio il titolo italiano a Rimini con il locale Edelweiss Rodriguez, dal quale fu sconfitto ai punti sulle 12 riprese. Nel settembre dell’anno seguente Magnolfi disputò il suo primo campionato italiano nella sua città natale, sfidando il nuovo titolare, il lombardo Gino Cattaneo, che superò dopo 12 tempi. Ancora un match in Spagna contro Baltasar Sangchili e poi, in novembre, la difesa del titolo a Cagliari contro il locale Giovanni Masella con il quale pareggiò. Nel febbraio 1936 mantenne la cintura a Milano con successo ai punti ottenuto a spese di Vincenzo dell’Orto, milanese di Seregno. In luglio tornò a La Spezia e consegnò il titolo nazionale allo sfidante del posto Giuliano Secchi, dopo 12 riprese. In seguito, tra le vittorie ed i risultati nulli, uno dei quali con Gino Cattaneo a Milano, perse tre volte da Leone Blasi, entrambi già avversari per il campionato italiano. Continuò a combattere fino al marzo 1940, quando lasciò il pugilato dopo 92 incontri: 36-29-27. (pubblicato l'8 febbraio 2017) 9 febbraio Roberti Campione Italiano Il 9 febbraio del 1930 il toscano Roberto Roberti divenne il settimo campione italiano dei pesi massimi. Sul ring di Firenze conquistò la vacante cintura mettendo fuori combattimento nella quarta ripresa Luigi Buffi, nato in Tunisia, dove iniziò a praticare la noble art sotto la scuola francese. Tre mesi dopo il lucchese Roberti sfidò il belga Pierre Charles a Bruxelles nel tentativo di togliergli la corona continentale della massima divisione di peso: il match durò 15 riprese e la vittoria ai punti andò al campione, impegnato nella quinta difesa. Roberti iniziò la carriera professionistica a Lucca nel 1926 e la concluse nel 1937 (dopo una parentesi di inattività dal 1934 al 1935) a Tampa in Florida. Salì sul ring come professionista 62 volte: 33-21-7-1. (pubblicato il 9 febbraio 2016)
Roberto Roberti s’impone a Luigi Buffi L’albo dei campionati italiani dei pesi massimi contempla il toscano Roberto Roberti come il settimo in ordine di tempo. La sua ascesa al trono nazionale avvenne il 9 febbraio 1930 a Firenze, quando conquistò la vacante cintura mettendo fuori combattimento nella quarta ripresa Luigi Buffi, nato in Tunisia, dove iniziò a praticare la noble art sotto la scuola francese. Tre mesi dopo Roberti sfidò il belga Pierre Charles a Bruxelles nel tentativo di togliergli la corona continentale della massima divisione di peso: il match durò 15 riprese e la vittoria ai punti andò al campione, impegnato nella quinta difesa. Roberti, lucchese di Sorbano del Giudice, iniziò la carriera professionistica in termini positivi a Lucca nel giugno 1926. La prima sconfitta la riportò a Firenze in dicembre, per mani del veterano Giuseppe Spalla, alessandrino di Casale Monferrato, già campione italiano della massima divisione. Roberti affrontò nuovamente Giuseppe Spalla nel gennaio 1927, ancora a Firenze, rimediando il risultato di parità. Dopo il no-contest a Padova con il veneziano Riccardo Bertazzolo, futuro titolare tricolore, in agosto debuttò negli Stati Uniti, dove intraprese una lunga campagna americana conclusa nel settembre dell’anno seguente. Su 23 combattimenti riportò una sola sconfitta ai punti dall’inglese Phil Scott, possessore di tre cinture: British, Impero Britannico ed Europa versione BBBofC. Il toscano lasciò il nord America e nel febbraio 1929 si presentò agli aficionados di Buenos Aires, dove perse contro il porteño italo-argentino Roberto Delfino al termine di 12 assalti; restò nella capitale sudamericana ed in maggio affrontò Victorio Campolo, bonaerense emigrato da Reggio Calabria, con il quale capitolò nel quinto tempo. Roberti ritornò a casa in novembre e continuò a restarci fino all’estate dell’anno successivo, quando, lasciato il titolo italiano, decise di riattraversare l’oceano atlantico per una nuova avventura statunitense, non fortunata come la prima. Si ripresentò nella sua Lucca nell’ottobre 1932, vincendo per l’ultima volta. Disputò ancora pochi combattimenti, due dei quali all’estero, in Spagna e Gran Bretagna, prima di lasciare la boxe nell’aprile 1993. Dopo due anni di stasi, nel marzo 1936 si ripresentò negli Stati Uniti, dove concluse la carriera nell’aprile dell’anno seguente con il record di 62 incontri: 33-21-7-1 NC. (pubblicato il 9 febbraio 2017) 10 febbraio La difesa di Orlandi contro Palermo Il 10 febbraio del 1942, durante il secondo conflitto mondiale, Milano ospitò la seconda sfida tra il locale Carlo Orlandi ed il campano Michele Palermo, valevole per il titolo italiano dei pesi welter posseduto dal lombardo. La vittoria fu riconosciuta ad Orlandi con verdetto ai punti dopo 12 riprese, come nel primo incontro combattuto 10 mesi prima. Orlandi, nato sordomuto, conquistò la medaglia d’oro dei pesi leggeri alle olimpiadi di Amsterdam nel 1928. Passato professionista l’anno seguente, si fregiò del titolo di campione d’Italia dei pesi leggeri, di campione d’Europa della stessa categoria di peso e nuovamente d’Italia nei pesi welter. Lasciò il pugilato attivo nel 1944 dopo aver assommato 125 confronti: 97-17-9. (pubblicato il 10 febbraio 2016)
La difesa italiana di Orlandi contro Palermo La seconda parte della carriera del milanese Carlo Orlandi si svolse al limite dei pesi welter, categoria nella quale diventò campione italiano. Il 10 febbraio 1942, in pieno secondo conflitto mondiale, Milano ospitò la seconda sfida tra il locale Carlo Orlandi ed il campano Michele Palermo, valevole per il titolo italiano dei pesi welter posseduto dal lombardo. La vittoria fu riconosciuta ad Orlandi con verdetto ai punti dopo 12 riprese, come nel primo incontro combattuto 10 mesi prima, quando il titolo era vacante. Il mese seguente, ancora nel capoluogo lombardo, Orlando riportò una pesante sconfitta dal trevigiano Egisto Peyre, consumata nel primo tempo. In aprile pareggiò a Roma con il laziale Ascenzo Botta, già campione italiano leggeri e futuro titolare europeo. In maggio tornò ad affrontare a Milano il friulano Egisto Peyre, campionato italiano welter in palio, rimanendo sconfitto per la seconda volta nel round iniziale, cosa che gli costò il titolo. Orlandi riprese a vincere dal mese successivo e continuò fino al giugno 1944, ottenendo solo due insuccessi ed un verdetto nullo, quando lasciò il pugilato dopo 127 confronti: 98-19-10. Il milanese iniziò la carriera professionistica con buoni auspici nel maggio 1929, dopo essere salito sul podio più alto agli assoluti italiani del 1928 ed alle olimpiadi di Amsterdam, dove vinse i quattro combattimenti dei pesi leggeri. Nonostante il grave handicap rappresentato dall’essere sordo-muto, Orlandi si affermò anche a torso nudo, raggiungendo la vetta nazionale dei pesi leggeri nell’ottobre 1930, quando a Milano sconfisse in 15 tempi il concittadino Cleto Locatelli, futuro campione continentale. Nell’anno successivo mantenne il titolo due volte, sempre a Milano: in marzo superò ai punti l’altro compaesano Saverio Turiello, rivalendosi della sconfitta sofferta otto mesi prima a causa di una squalifica; in maggio pareggiò con Cleto Locatelli, al quale aveva tolto la cintura. Lo stesso anno salì sul ring altre due volte, senza titolo in palio, perdendo a Roma in 10 tempi dal locale Enrico Venturi, in seguito titolare nazionale ed europeo leggeri, e vincendo a Milano contro Saverio Turiello, fermato da una ferita nella quarta frazione. Nel gennaio 1932 si presentò a Buenos Aires, Argentina, perdendo le sfide combattute con i locali Eduardo Corti e Justo Suarez. Ritornato a casa, il milanese riprese a vincere ma chiuse la stagione perdendo da Cleto Locatelli dopo 12 sessioni. Nel marzo 1933 si riprese il titolo nazionale leggeri spodestando Saverio Turiello. Dal mese seguente Orlandi si esibì 6 volte a Parigi, dove solo Gustave Humery potette vantarsi di averlo sconfitto. Nel febbraio 1934 a Milano affrontò per la prima volta Michele Palermo e perse in 10 tempi. Il mese seguente Orlandi non si fece sfuggire la sfida al campione europeo leggeri Francois Sybille, belga che a Milano aveva ottenuto quattro anni prima un risultato nullo con l’italiano. In quella stagione, sempre nella sua città vinse contro Aldo Spoldi sulle 10 riprese e s’impose in 15 tempi al tedesco Richard Stegemann, mantenendo la corona del vecchio continente. Orlandi lasciò la cintura europea leggeri e dopo l’inattività del 1936 ritornò a combattere come peso welter fino all’ultima apparizione sul ring. (pubblicato il 10 febbraio 2017) 11 febbraio La prima ghirlanda di Bosisio La data di sabato 11 febbraio del 1922 rimase indelebile nella memoria del milanese Mario Bosisio, perché rappresentò per il pugile meneghino il primo momento felice di una carriera brillante, ancora tutta da scrivere. Quella sera Mariolino – come veniva affettuosamente chiamato dai suoi tifosi – conquistò la sua prima cintura di campione, nella sua città, riuscendovi in modo clamoroso: imponendosi per fuori combattimento nella quinta ripresa al laziale Dario Della Valle, impegnato nella difesa della cintura conferitagli d’ufficio all’inizio di quell’anno. Dopo quel titolo italiano dei pesi leggeri, Bosisio collezionò l’aureola nazionale ed il primato europeo dei pesi welter, il titolo italiano e la corona continentale dei medi. Il milanese dominò contemporaneamente tra i pesi welter ed i medi e conquistò due volte i titoli d’Italia e d’Europa dei pesi medi. La sua parabola pugilistica, iniziata alla fine del 1920, si concluse esattamente 12 anni dopo, con l’invidiabile record di 130 combattimenti: 101-13-10-6. (pubblicato l'11 febbraio 2016)
La prima ghirlanda di Mario Bosisio La data dell’11 febbraio 1922 coincise con l’assunzione al vertice italiano pesi leggeri del milanese Mario Bosisio, e fu il primo momento importante di una carriera brillante, ancora tutta da scrivere. Quella sera Mariolino – come veniva affettuosamente chiamato dai suoi tifosi – conquistò la sua prima cintura di campione, nella sua città, riuscendovi in modo clamoroso: imponendosi per fuori combattimento nella quinta ripresa al laziale Dario Della Valle, impegnato nella difesa della cintura conferitagli d’ufficio all’inizio di quell’anno. Dopo quel titolo italiano dei pesi leggeri, Bosisio collezionò l’aureola nazionale ed il primato europeo dei pesi welter, il titolo italiano e la corona continentale dei medi. Il milanese dominò contemporaneamente tra i pesi welter ed i medi e conquistò due volte i titoli d’Italia e d’Europa dei pesi medi. Dopo il successo tricolore al limite dei pesi leggeri, Bosisio sfidò nel capoluogo lombardo il campione italiano welter Abelardo Zambon, suo concittadino, che venne privato del titolo per aver superato il limite della categoria; in quel marzo 1923 Bosisio venne nominato nuovo campione nazionale welter ma sul ring perse il confronto con Zambon dopo 15 riprese. L’anno seguente mantenne la fascia nazionale due volte a spese del genovese Pietro Brichetto, superato sulle 15 riprese, poi si misurò con il campione europeo Piet Hobin, pareggiando dopo 20 riprese a Milano. Nel 1925 mise in gioco il titolo italiano ancora due volte a Milano, contro il romano Alberto Farabullini, sconfitto in 15 tempi nel primo confronto e nell’undicesima sessione nella rivincita. In settembre si ripresentò ai suoi concittadini nella seconda sfida al belga Piet Hobin, destituito dal trono europeo per problemi di peso. Bosisio divenne campione continentale prima di salire sul quadrato, dove il match si concluse con il verdetto di parità deciso dopo 15 tempi. Due mesi dopo a Roma sostenne la prima difesa della cintura europea contro l’olandese Noel Steenhorst, respinto con decisione ai punti in 15 sessioni. Nel luglio 1926 a Milano mise in gioco per la seconda volta la corona welter del vecchio continente, concedendo la chance al francese Emile Romerio che sconfisse sulla distanza delle 15 riprese. In ottobre a Milano affrontò il concittadino Bruno Frattini e gli tolse il titolo italiano dei pesi medi con verdetto ai punti. L’anno seguente si esibì due volte a Buenos Aires, Argentina, perdendo al debutto dal cubano Kid Charol e vincendo contro il locale Luis Galtieri. Al ritorno in patria Bosisio s’impegnò a conservare le sue due cinture: in giugno superò ai punti l’olandese Arie van Vliet per l’europeo welter; in ottobre pareggiò con Leone Jacovacci per l’italiano medi. Nell’aprile 1928 gareggiò per il vacante campionato europeo medi che fece suo al termine di 15 riprese combattute contro il francese Barthelemy Molina. In giugno a Roma perse ai punti da Leone Jacovacci, al quale cedette i titoli d’Italia e d’Europa dei pesi medi. L’anno successivo il milanese vincolò l’attività alla difesa della cintura italiana welter, pareggiando a Roma con il locale Romolo Parboni e vincendo contro lo stesso avversario a Milano. Nel gennaio 1930 perse per la terza volta nella sua città, cedendo al romano Vittorio Venturi, al quale consegnò il primato nazionale welter. In agosto si riprese il titolo italiano medi da Leone Jacovacci e lo mantenne contro Mario Dobrez due mesi dopo. In novembre si riprese anche la corona continentale medi spodestando il francese Marcel Thil. Detenne lo scettro europeo nel marzo 1931 contro Enzo Fiermonte e lo cedette in giugno all’austriaco Poldi Steinbach a Vienna. In ottobre Enzo Fiermonte gli fece mollare il titolo nazionale medi a Roma. La parabola pugilistica di Bosisio, iniziata nel novembre del 1920, si concluse esattamente 12 anni dopo, con il pregevole record di 130 combattimenti: 101-13-10-6. (pubblicato l'11 febbraio 2017) 12 febbraio La seconda sfida Meroni-Piazza La superiorità di Clemente Meroni su Oddone Piazza fu confermata per la seconda volta a Milano il 12 febbraio del 1934. Dopo 12 riprese Meroni, nato e cresciuto a Cinisello Balsamo, alle porte del capoluogo lombardo, mantenne la cintura di campione d’Italia dei pesi medi, conquistata un anno prima sullo stesso ring, quando era vacante, contro il vicentino Piazza, reduce dalla sfida mondiale contro il campione Gorilla Jones. Il regno di “Mentin” Meroni durò ancora quattro mesi, prima di cedere il primato nazionale. In seguito non ebbe più una chance tricolore e chiuse la carriera, iniziata nell’autunno del 1930, la sera di Santo Stefano del 1936 a Vienna, dopo aver calcato il ring per 55 combattimenti: 26-22-7. (pubblicato il 12 febbraio 2016)
Giuseppe Fusaro pareggia con Aldo Minelli Il 12 febbraio 1949 la città di Cagliari ospitò il campionato italiano dei pesi leggeri combattuto tra il titolare Giuseppe Fusaro, rodigino di San Martino di Venezze trapiantato a Vercelli, e lo sfidante Aldo Minelli, bergamasco già possessore di quella fascia tricolore. Per Fusaro fu la prima difesa del titolo, conclusasi con il risultato di parità deciso dopo 12 riprese. Il piemontese di origine veneta aveva conquistato la cintura a Vercelli, sua città di adozione, nel novembre dell’anno precedente, spodestando Bruno Bisterzo, padovano residente a Busto Arsizio, Varese, contro il quale aveva tentato senza riuscirci l’acquisizione del titolo vacante undici mesi prima a Busto Arsizio. Fusaro mise in palio il titolo la seconda volta nel dicembre 1949 a Milano, dove la dovette consegnare al viterbese Luigi Malè, dal quale era stato sconfitto in precedenza. Fusaro tentò di riprendersi la cintura nell’aprile 1950, ancora nel capoluogo lombardo, ma il suo tentativo si concluse con il risultato di parità. I due pugili si affrontarono la terza volta a Roma, senza titolo in palio, nel febbraio 1951, quando furono accomunati da un altro risultato nullo. Fusaro debuttò a torso nudo nel maggio 1944 a Novara e smise di indossare i guantoni nell’agosto 1955, durante la sua seconda tournée statunitense, dopo 128 combattimenti: 69-33-24-2 NC. Nella lunga carriera si esibì più volte in Francia, Svizzera, Belgio, Gran Bretagna, Spagna e Germania. (pubblicato il 12 febbraio 2017) 13 febbraio 13 febbraio 1971 Adinolfi batte Macchia Domenico Adinolfi aveva da pochi mesi conquistato il titolo italiano dei mediomassimi, togliendolo ad un Giulio Rinaldi sul viale del tramonto. Il giovane pugile di Ceccano, all’epoca aveva 25 anni, era chiamato ad un’insidiosa verifica del suo valore affrontando lo sfidante Gianfranco Macchia, pugile di Ferrara che già era stato titolare della categoria, detronizzato successivamente per squalifica proprio da Giulio Rinaldi. Una ruota che si era fermata nel Palasport romano, tempio della boxe che conta. Il match non tradì le aspettative e fu seguito con attenzione dal numeroso pubblico. Adinolfi si dimostrò all’altezza della situazione sciorinando alla perfezione il jab sinistro e il montante destro. Macchia non era tipo da tirarsi indietro e rispose per le rime. Nonostante la strenua resistenza dello sfidante Adinolfi aveva accumulato un bel vantaggio nei primi nove rounds. Ma dal decimo le cose cambiarono ed uno scatenato Macchia mise in difficoltà il campione. La situazione non cambiò nelle ultime due riprese. Due giudici optarono per Adinolfi, mentre il cartellino dell’arbitro, il signor Cecchi, vedeva chiaramente in vantaggio Macchia. Adinolfi vinse quindi per split decision, ma la stampa optò decisamente per lui, considerato la grande promessa del pugilato italiano. I due si rincontreranno l’anno dopo, sempre titolo in palio a Roma, e stavolta ad ottenere il verdetto sarà Macchia. Il ferrarese pur essendo considerato fra i migliori d’Europa non andò oltre il titolo italiano, mentre Adinolfi diventerà campione d’Europa nel 1974 con la fulminea vittoria sul tedesco Klein. Record di Domenico Adinolfi: + 51, 26 per ko, – 9, = 3. Record di Gianfranco Macchia: + 23, 13 per ko, – 9, =5. (pubblicato il 13 febbraio 2016)
Una riunione con Serreli, Tidu, De Montis, Aresti e Torsello Nella riunione di Cagliari del 13 febbraio 1981, su 10 pugili impegnati la metà di loro arrivò a disputare il campionato italiano e due di essi riuscirono a vincerlo. Quella sera, nel gruppo di atleti entrati nel circuito tricolore ci fu il peso gallo cagliaritano Roberto Serreli vinse nella quinta ripresa quando l’avversario siciliano Corrado Infanti abbandonò il confronto. Serreli, professionista dall’aprile dell’anno precedente, arrivò alla sfida per il titolo italiano nel febbraio 1982, quando affrontò a Cagliari il campione Giuseppe Fossati, contro il quale rimase indietro nel punteggio dopo 12 tempi. Il cagliaritano ottenne un’altra chance in luglio a Pineto, in Abruzzo, dal nuovo titolare Valter Giorgetti, il cui confronto si concluse ancora ai punti in 12 tempi a favore del suo avversario. Serreli salì sul ring per l’ultima volta in dicembre e lasciò il pugilato dopo 20 incontri: 16-4-0. Seguì il peso leggero locale Giuseppe Tidu che dispose dell’invitto veneziano Angelo Ambrosio nella seconda sessione. Il cagliaritano iniziò la carriera a torso nudo nel febbraio dell’anno precedente e raggiunse l’appuntamento per il campionato nazionale nel novembre 1985, con la sfida al detentore napoletano Alfredo Raininger, combattuta a Casavatore, in Campania, e conclusa con la sconfitta decisa nella decima frazione da una ferita. La successiva sconfitta patita nell’aprile 1986 indusse Tidu a chiudere con la boxe, dopo 28 confronti: 23-3-2. Venne poi il turno dell’altro peso leggero di casa Bruno De Montis che mantenne l’imbattibilità dopo 8 riprese combattute con il brasiliano Josia Malquides da Silva, in vista del confronto per il vacante campionato italiano che affrontò due mesi dopo a Caserta e vinse a spese del locale Pellegrino Ventrone, costretto ad abbandonare nella decima sessione. Il dominio del mancino De Montis si concluse in settembre a Chianciano Terme, Siena, dove il pisano di origine avellinese lo superò al termine delle 12 riprese, togliendogli il titolo. Il sardo, dopo il fallito tentativo di riprendersi il primato nazionale dal ligure Luca De Lorenzi, contro il quale abbandonò nella ripresa iniziale, continuò a calcare il ring fino all’agosto1990, momento nel quale rinunciò all’attività con il record di 52 incontri: 33-14-5. Infine si affrontarono i pesi welter Francesco Aresti, atleta di casa, ed Antonio Torsello, tarantino di Mottola residente in Svizzera. Il cagliaritano, con esperienza a torso nudo risalente all’aprile 1978, superò il pugliese dopo 8 tempi ed allungò lo sguardo sul titolo italiano, il cui appuntamento arrivò nel settembre 1981 e lo realizzò favorevolmente nella sua città contro il riminese Pierangelo Pira, fermato nella decima ripresa. Aresti tornò su quel ring in dicembre, nella difesa del titolo programmata con Giuseppe Di Padova, foggiano di nascita residente a Mantova, al quale cedette nel terzo tempo. Fu quello il suo ultimo incontro, il numero 23: 18-2-3. Il pugliese Antonio Torsello, professionista in terra elvetica dall’ottobre 1973, disputò due campionati italiani, entrambi persi a causa di ferite: il primo nell’ottobre 1980 a Grosseto nella sfida a Pierangelo Pira; il secondo nell’agosto 1982 ad Alberobello, in provincia di Bari, contro Gianfranco Rosi. La carriera di Torsello si concluse nel luglio 1986 dopo 52 combattimenti: 26-26-0. (pubblicato il 13 febbraio 2017) 14 febbraio
Primo Bandini batte Romano Fanali Il 14 febbraio del 1976 Primo Bandini ebbe la prima grande occasione della sua carriera professionistica nella sua Forlì e la sfruttò compiutamente, togliendo la cintura italiana dei pesi superleggeri al più esperto livornese Romano Fanali – al suo terzo regno nazionale e con due dignitose sfide continentali alle spalle – dopo un confronto durato 12 riprese. Nello stesso anno Bandini, professionista dal febbraio 1974, consolidò la sua collocazione italiana con una difesa della cintura nel luglio 1976 a Rimini, a spese dell’ex titolare nazionale dei pesi leggeri Efisio Pinna, cosa che lo proiettò nel panorama internazionale. In ottobre fece una trasferta a Melbourne, in Australia, perdendo per la prima volta a torso nudo dal guardia destra locale Andy Broome. L’anno seguente Bandini, forlivese di Dovadola, prese al volo la chance continentale affrontando il francese Jean-Baptiste Piedvache per il vacante campionato: in agosto a Rimini salì sul trono EBU superleggeri dopo che il transalpino venne squalificato nella sesta ripresa. Bandini regnò fino all’inizio di dicembre, quando lasciò la cintura a Parigi, nelle mani del pugile di casa Piedvache che lo sconfisse nel secondo tempo. Ceduta la cintura alla prima difesa, Bandini lasciò il pugilato attivo al quarto anno di attività con il palmares di 24 combattimenti: 21-2-1. (pubblicato il 14 febbraio 2016) Federico Cortonesi vincitore di Gino Bondavalli Nonostante il turbine infernale del secondo conflitto mondiale, il 14 febbraio 1944 a Milano si svolse il trentunesimo campionato italiano dei pesi piuma tra il titolare reggiano Gino Bondavalli, impegnato nella settima difesa del titolo, e lo sfidante Federico Cortonesi, concluso sulla distanza delle 12 riprese a favore del pugile originario di Grosseto. Professionista dal giugno 1941, Cortonesi tolse il titolo ad un avversario con il quale aveva in precedenza ottenuto un verdetto favorevole ed un risultato di parità nello stesso capoluogo lombardo nel corso dell’anno precedente. Fin dai primi incontri si mostrò in grado di competere con i migliori connazionali allora in attività. La conquista della fascia tricolore lo impegnò in confronti sempre più onerosi, quattro dei quali valevoli come difese del titolo, tutte combattute nel 1946. In marzo a Lugo pareggiò con il locale sfidante Danilo Pasotti; in aprile a Genova superò ai punti il pugile di casa Dario Origo, con il quale aveva pareggiato nello stesso capoluogo ligure; in giugno a Livorno dispose nel settimo tempo del romano Alvaro Cerasani, futuro campione e sfidante al titolo d’Europa; in luglio a Milano s’impose ai punti all’abruzzese Alfredo Vivio. Le successive sconfitte, la prima con Bruno Bisterzo, con il quale aveva in precedenza pareggiato e perso, la seconda a Ginevra, Svizzera, lo indussero a lasciare la boxe dopo 54 combattimenti: 36-6-12. Sul record di Cortonesi si leggono anche i nomi di Gino Cattaneo, Arnaldo Tagliatti, Aldo Minelli ed Ascenzo Botta. Il nome di Cortonesi si trova pure nell’albo d’oro dei campionati italiani dilettanti, avendo lo stesso vinto agli assoluti del 1934 a Napoli, tra i pesi gallo, e nelle edizioni del 1939 e 1940, rispettivamente a Ferrara e Novara, nei pesi piuma. (pubblicato il 14 febbraio 2017) 15 febbraio La conferma di Linzalone contro Carbi A Pesaro il locale di origine tarantina Giuseppe Linzalone mantenne il titolo italiano dei pesi gallo dopo 12 riprese combattute con il triestino Nevio Carbi; il campione difendeva la cintura per la prima volta mentre lo sfidante era alla prima chance tricolore. Era il 15 febbraio 1964 quando i due si affrontarono per la seconda volta: nel primo confronto disputato nella precedente estate a Rimini il risultato era stato di parità deciso al termine di 8 riprese. Linzalone dovette mollare la corona italiana nella difesa successiva e continuò ancora per pochi incontri prima di appendere i guantoni. Come professionista aveva combattuto dal dicembre del 1960 al giugno del 1965, sommando 38 combattimenti: 29-5-4. (pubblicato il 15 febbraio 2016) Ambrogio Mariani sconfigge Luigi Tessarin Il motto del pugile bresciano Ambrogio Mariani sarà stato certamente "chi la dura la vince", vista la continua insistenza e la determinazione usata per riuscire ad ottenere quello che voleva, di conquistare il titolo italiano professionistico. Raggiunse il proprio obiettivo, infatti, al quinto tentativo il 15 febbraio 1974, a Milano, dove fece sua la vacante cintura nazionale dei pesi gallo, imponendosi nella sesta ripresa a Luigi Tessarin, vigevanese di origine veneta che divenne titolare italiano alcuni anni dopo. In precedenza Mariani aveva fallito le sfide nel 1969 a Giovanni Girgenti al limite dei pesi piuma, ad Antonio Sassarini e Salvatore Fabrizio nei pesi gallo, rispettivamente nel 1973 e 1973, anno in cui gli andò male anche con Elio Cotena, nuovamente tra i piuma. Con il titolo di campione tricolore il lombardo fu impegnato in tre difese: la prima pareggiata con Salvatore Fabrizio a Brescia nel luglio 1974; la seconda vinta in novembre a Pordenone contro Franco Petrozzi; la terza persa prima del limite a Milano per mani di Franco Zurlo, più volte anche campione europeo, nel marzo 1975. Mariani tornò a competere per il vacante campionato italiano dei pesi gallo in ottobre, nella cittadina di Arma di Taggia, provincia di Imperia, dove una ferita lo eliminò nella decima sessione combattuta dinanzi a Salvatore Fabrizio. Il bresciano fu artefice di altre due scontri tricolori, al limite dei pesi piuma, prima di lasciare la boxe: nell’aprile 1976 a Civitanova Marche, fermato nel primo tempo dal locale Sergio Emili; nell’aprile dell’anno seguente a Cagliari contro il campione di casa Natale Caredda che lo superò sulla distanza delle 12 riprese. Professionista dal gennaio 1966 si esibì l’ultima volta nel dicembre 1977, lasciando al boxe dopo 51 combattimenti: 27-21-3. Sul record si contano 11 sfide tricolori: 7 come peso gallo e 4 tra i piuma. (pubblicato il 15 febbraio 2017) 16 febbraio Elorde il veloce prevale su Bizzarro Il 16 febbraio del 1963 il filippino Flash Elorde difese per la quinta volta la cintura mondiale dei pesi leggeri jr contro Johnny Bizzarro, italiano della provincia di Caserta emigrato in Pennsylvania, Stati Uniti. Il campione locale s’impose all’italo-americano con decisione unanime al termine delle 15 riprese. Il guardia destra Gabriel – nome di battesimo di Elorde – fu soprannominato “Flash” per la sua velocità di esecuzione. Campione mondiale dal 1960 al 1967, respinse 10 avversari prima di cederla al giapponese Yoshiaki Numata. Tentò due volte di spodestare Carlos Ortiz dal trono iridato dei leggeri, perdendo ai punti. Ancora oggi viene considerato tra i più grandi pugili delle Filippine assieme al primo campione mondiale della sua terra Pancho Villa, al secolo Francisco Guilledo, e all’ancora attivo Manny Pacquiao. Professionista dal 1951 al 1971, salì sul ring 118 volte: 89-27-2. (pubblicato il 16 febbraio 2016) Mario Casadei vittorioso contro Vincenzo Rocchi Il pugile milanese Mario Casadei, professionista dall’ottobre 1932, giunse al primo appuntamento tricolore nella sua città il 16 febbraio 1936, quando affrontò e sconfisse sulla distanza delle 15 riprese il campione Vincenzo Rocchi, romano che lo aveva sconfitto nel luglio dell’anno precedente a Roma con verdetto deciso dopo 12 tempi, senza titolo in palio. Il campione lombardo, vincitore ai campionati assoluti del 1931 a Ferrara come peso welter, nel giugno 1937 annesse anche il vacante titolo italiano dei mediomassimi a Parma, dove superò dopo 12 sessioni Vittorio Zanetti, trevigiano residente in Belgio. Nell’agosto seguente mise in gioco la cintura nazionale dei pesi medi a La Spezia contro il locale Alfredo Oldoini e la lasciò nella città ligure al termine delle 12 riprese. Dopo quella perdita a Casadei rimase ancora il titolo italiano dei mediomassimi, che mise in palio nel maggio 1938 a Milano contro il romano di origine marchigiana Fausto Rossi, superato ai punti. Nel luglio dell’anno seguente si cimentò nuovamente al limite dei pesi medi, acquisendo il vacante titolo nazionale a spese del concittadino di origine anconetana Armando Alessandrini, con decisione ai punti. Così Casadei tornò ad essere possessore di due titoli italiani contemporaneamente. In settembre a Venezia rimase titolare dei mediomassimi dinanzi al trevigiano Gerolamo Giusto dopo il verdetto favorevole sulle 12 riprese. La successiva messa in palio di quella cintura, tenuta a Milano nel giugno 1940, gli costò il primato di fronte al ligure Alfredo Oldoini, suo vincitore ai punti per la seconda volta, prima tra i medi poi nei mediomassimi. In dicembre Casadei ripiegò sulla difesa del titolo dei pesi medi che mise in gioco a Milano con il laziale Oreste Romoli, rimediando il risultato nullo. Nel maggio 1942 a Stoccarda, in Germania, si confrontò con il tedesco Jupp Besselmann per il vacante campionato europeo dei pesi medi, perdendo ai punti dopo 15 riprese. Il mese seguente a Roma lasciò la cintura italiana dei pesi medi al locale Italo Palmarini dopo 12 tempi. Inattivo nell’anno successivo, il milanese si esibì solo due volte tra il 1944 ed il 1945, intensificò la sua presenza sul ring nel 1946 e chiuse la carriera nel settembre 1947 a Trieste, dove diede la prima sconfitta al locale Tiberio Mitri, squalificato nel quarto round, contro il quale aveva ceduto ai punti nel dicembre dell’anno prima. Casadei appese i guantoni dopo 82 combattimenti: 46-22-13-1 NC. (pubblicato il 16 febbraio 2017) 17 febbraio L'acuto di Wajima contro Yuh Il giapponese Koichi Wajima fu in grado di riconquistare per due volte la corona mondiale dei pesi medi jr contro i pugili ai quali dovette cederla forzatamente. La seconda volta accadde il 17 febbraio del 1976 a Tokyo, quando riprese la cintura iridata Wba dalle mani del sudcoreano Jae-Do Yuh, suo vincitore nel giugno del precedente anno, vendicando la sconfitta sofferta nella settima frazione con una impietosa vittoria a metà del quindicesimo ed ultimo round. Per il nipponico si trattò dell’ultima vittoria. Wjima tolse il titolo mondiale al milanese Carmelo Bossi nell’ottobre del 1971 e lo difese contro il laziale Domenico Tiberia ed il toscano Silvano Bertini. Professionista dal 1968 al 1977, affrontò 13 sfide mondiali e disputò in totale 38 confronti: 31-6-1. (pubblicato il 17 febbraio 2016) Preciso Merlo supera Domenico Ceccarelli Il torinese Preciso Merlo divenne campione italiano dei pesi mediomassimi la seconda volta il 17 febbraio 1934, quando tolse la cintura al romano Domenico Ceccarelli dopo 15 riprese, di fronte ai suoi concittadini piemontesi. I due si erano affrontati nell’ottobre dell’anno precedente a Roma, dove il capitolino conquistò il vacante titolo sulla distanza delle 15 riprese. Merlo, professionista dal settembre 1928, acquisì la vacante fascia tricolore mediomassimi nel febbraio 1931, nella sua città, a spese del laziale Carlo Saraudi, contro il quale aveva ceduto ai punti in 12 tempi due mesi prima a Civitavecchia. Nell’agosto 1935 il piemontese mise le mani sulla cintura europea dei pesi mediomassimi, a Monaco di Baviera, in Germania, dove sconfisse in 15 tempi il tedesco Adolf Witt. Il regno di Merlo fu molto breve: in settembre a Vienna, in Austria, venne squalificato nella tredicesima sessione dinanzi allo sfidante locale Heinz Lazek, al quale lasciò il primato del vecchio continente. Nel maggio 1937 il torinese sfidò a Bruxelles, in Belgio, il locale campione europeo e mondiale Ibu mediomassimi Gustave Roth, nel tentativo di portargli via le due cinture, ma rimase sconfitto ai punti dopo 15 tornate. Merlo tornò a competere in altri due campionati europei dei pesi mediomassimi contro il campione Adolf Heuser, con il quale aveva incrociato i guantoni in due occasioni nel 1935 a Berlino, vincendo il primo match nel round iniziale quando il tedesco venne squalificato, e perdendo ai punti in 10 tempi nel secondo appuntamento. Nelle sfide titolate con Heuser, combattute pure a Berlino, il torinese perse ai punti nel settembre 1938 ed in due tempi nell’agosto dell’anno successivo. Merlo continuò a combattere come peso massimo e nel dicembre 1940 a Milano vinse il vacante titolo italiano della massima divisione di peso, quando il trevigiano Gerolamo Giusto, con il quale aveva impattato a Torino un anno prima, finì squalificato nella nona ripresa. Merlo perse la nuova cintura dinanzi ai suoi sostenitori nel giugno dell’anno successivo, per mani del goriziano Luigi Musina che lo costrinse alla sconfitta nella terza sessione. Il torinese tornò a calcare il ring nel maggio 1943 e nell’aprile dell’anno seguente ottenne una nuova chance per il campionato nazionale dei pesi massimi dal trevigiano Giovanni Martin, suo vincitore ai punti in due precedenti confronti, finendo la corsa nella sesta frazione. Merlo disputò ancora tre incontri nel 1945, fino ad ottobre, quando decise di lasciare il pugilato dopo 103 incontri: 57-30-16. (pubblicato il 17 febbraio 2017) 18 febbraio Richardson ancora su Kalbfell Il campione Ebu dei pesi massimi Dick Richardson, giovane gallese, concesse la rivincita al tedesco Hans Kalbfell il 18 febbraio del 1961 a Dortmund, in Germania, dove avvenne la prima sfida 11 mesi prima, conclusasi per fuori combattimenti tecnico alla tredicesima ripresa; vittoria che consegnò al britannico la vacante cintura continentale. Nel secondo confronto le cose andarono un poco meglio per il teutonico che sentì il suono dell’ultima ripresa prima dell’annuncio del verdetto che lo vide sconfitto ai punti. Richards, vincitore per squalifica dell’ex campione mondiale Ezzard Charles, si esibì a torso nudo dalla fine del 1954 all’inizio del 1963, realizzando il record di 47 combattimenti: 31-14-2. Fu campione Ebu dal 1960 al 1962 e dovette cedere il titolo alla quarta difesa. (pubblicato il 18 febbraio 2016) Una serata con La Fratta, Mastrodonato e De Palma Il 18 febbraio 1989 a Pieve Emanuele, in provincia di Milano, la riunione capeggiata dal tunisino Kamel Bou-Ali ha visto sfilare La Fratta, Mastrodonato e De Palma contro avversari stranieri. Il superpiuma Michele La Fratta, figlio di pugliesi della terra di Bari trapiantati a Verbania, all’epoca provincia di Novara, affrontò e sconfisse per la terza volta ai punti in 6 riprese Bofunga Eymono, zairese emigrato in Italia dal 1981 per fare il pugile. La Fratta, professionista dall’aprile 1987, arrivò al campionato italiano superpiuma nell’ottobre 1991 quando sfidò a Fano, in provincia di Pesaro, il campione Paziente Adobati, perdendo ai punti dopo 12 riprese. Nella rivincita combattuta nell’ottobre dell’anno seguente a Verbania, nella sua città, sconfisse sulla stessa distanza Adobati, il bergamasco di Alzano Lombardo, e conquistò il titolo nazionale superpiuma. Nel marzo 1993 a Rotterdam, nei Paesi Bassi, sfidò l’olandese Regilio Tuur nel tentativo di togliergli la cintura europea superpiuma, senza riuscirci per la superiorità avversaria decretata nel settimo round. In novembre provò a riprendersi la fascia tricolore superpiuma da Gorgio Campanella a Verbania, dove il calabrese di nascita residente nel pesarese lo superò dopo 12 tempi. La Fratta cercò ancora una volta di tornare ad essere campione italiano superpiuma, nell’ottobre 1994 a Pozzuoli, in provincia di Napoli, ma una ferita lo eliminò nell’undicesima sessione. Salì sul ring per l’ultima volta nel luglio 1996 dopo un anno di inattività e chiuse con il record di 29 incontri: 17-11-1. Il superwelter Michele Mastrodonato, pugliese di San Severo, Foggia, si presentò per la seconda volta a torso nudo, dopo il debutto del mese prima, vincendo sulle 6 riprese contro Jimmy Gourad, marocchino con licenza belga. Mastrodonato chiuse la parentesi dilettantistica dopo la partecipazione alle olimpiadi di Seul, nella Corea del sud, dove venne eliminato nei quarti di finale dal tedesco orientale Henry Mask; in precedenza aveva guadagnato due fasce tricolori agli assoluti del 1985 e 1987 che lo portarono a vestire la maglia azzurra in quegli anni. Mastrodonato divenne il numero uno italiano anche tra i professionisti, togliendo il titolo tricolore a Santo Colombo, nel giugno 1991 a Montichiari, in provincia di Brescia, con un successo ai punti in 12 tempi. Difese con successo la sua titolarità nazionale tre volte: con la squalifica nella sesta sessione di Benito Guida nel dicembre di quell’anno; con il fuori combattimento di Giuseppe Leto al primo round nel marzo 1992 a Fano, Pesaro; con l’arresto del match nel nono tempo a spese di Marzo Dell’Uomo, in agosto a San Felice Circeo, Latina. In dicembre Mastrodonato si presentò nella sua città come sfidante dell’americano John David Jackson, campione mondiale WBO medi jr, consumando la sua aspirazione nel decimo tempo. Tornò a combattere nell’aprile 1993 a Gavardo, nel bresciano, contro Valentino Manca che gli tolse il titolo italiano nella settima tornata. Lasciò la boxe dopo quel match, il numero 20: 17-3-0. Il superleggero Giuseppe De Palma, barese di Bitonto, si presentò con successo al debutto professionistico, incrociando i guantoni per 6 riprese con il francese di origine nordafricana Brahim Smiraoui. Il pugliese portò avanti il record intatto fino al confronto con il titolare italiano Efrem Calamati, contro il quale perse dopo 12 riprese nel marzo 1992, nella città del campione, Arezzo. Nell’agosto 1993 a Badia Prataglia, nel territorio aretino, De Palma sfidò per la seconda volta il detentore tricolore Calamati, cedendo nell’undicesima frazione a causa di una ferita. Quella sera finì la sua esperienza professionistica, dopo 12 confronti: 10-2-0. (pubblicato il 18 febbraio 2017) 19 febbraio Girgenti nella categoria dei leggeri jr Giovanni Girgenti, siciliano di Marsala, dopo una lunga militanza tra i pesi piuma – nella cui categoria aveva conquistato due volte la cintura italiana – ad un certo punto della carriera dovette fare i conti con la bilancia e passare a combattere tra i pesi leggeri jr. Diventato campione nazionale nella nuova divisione di peso, mise in palio per la prima volta il suo nuovo titolo il 19 febbraio 1974, nella sua città, contro Giorgio Merlin, piemontese di origine veneta. Il confronto andò al limite delle 12 riprese e la vittoria riconosciuta a Girgenti gli permise di continuare a governare il regno italiano per altre sei difese prima della capitolazione. Il siciliano, argento ai campionati europei del 1963 ed olimpionico l’anno seguente a Tokyo, fu professionista dal 1965 al 1976, con due dignitose sfide continentali. Il record riporta 69 combattimenti: 48-15-5-1. (pubblicato il 19 febbraio 2016) 20 febbraio Carlo Duran ed il giovane Johnny Pritchett La terza difesa del titolo europeo dei pesi medi da parte di Carlo Duran, argentino di nascita naturalizzato italiano con residenza a Ferrara, avvenne il 20 febbraio 1969 a Milano, contro il giovane imbattuto Johnny Pritchett, inglese di Nottingham, concittadino di Wally Swift, sconfitto dall'italo-argentino per squalifica 11 mesi prima. La boxe versatile di Duran mise a dura prova la resistenza nervosa dell'imbattuto sfidante che si ritrovò squalificato nella tredicesima ripresa, accomunato al conterraneo Swift, sul quale vantata due successi per la cintura British. In seguito Duran, già campione italiano, perse e riconquistò il titolo EBU, prima di passare nella categoria superwelter ed essere incoronato campione d’Europa nell'altra divisione di peso. Professionista dalla fine del 1958 in Argentina, salì sul ring l’ultima volta in Italia nell’estate del 1973, per combattere il match numero 83: 65-9-8-1. (pubblicato il 20 febbraio 2016) 21 febbraio Johansson contro Erskine, europeo prima del mondiale La seconda difesa della cintura europea dei pesi massimi da parte di Ingemar Johansson avvenne contro il giovane gallese Joe Erskine, campione Britannico e dell’Impero Britannico, la sera di venerdì 21 febbraio del 1958 a Goteborg, città natale dello svedese. Il campione tolse il primato del vecchio continente all’italiano Franco Cavicchi nel settembre del 1955 e lo mantenne contro Henry Cooper nel maggio dell’anno seguente, con due sensazionali conclusioni prima del limite. Johansson, medaglia d’argento alle olimpiadi di Helsinki nel 1952, seppe far valere la sua abilità schermistica anche contro Erskine, condannandolo alla seconda sconfitta della carriera nel corso della tredicesima ripresa. Abbandonato il titolo europeo, l’anno successivo indossò la corona mondiale a spese dell’americano Floyd Patterson, vincitore nei medi ai giochi olimpici del ’52 ad Helsinki. Persa la cintura iridata contro lo stesso statunitense, Johansson tornò a vestire la cintura europea nel 1962. Sul ring dalla fine del 1952 alla primavera del 1963 annotò sul record 28 combattimenti: 26-2-0. (pubblicato il 21 febbraio 2016) 22 febbraio Il trittico tra Basilio e Saxton Dopo una vittoria per parte, lo statunitense di origine italiana Carmen Basilio e Johnny Saxton, americano di Newark, New Jersey, si trovarono l’uno di fronte all’altro per la terza volta il 22 febbraio del 1957 a Cleveland, Ohio: dovevano dirimere una volta per tutte la superiorità mondiale nella categoria dei pesi welter. Saxton, ex campione iridato della categoria, riprese la corona spodestando Basilio nel marzo del 1956 con verdetto ai punti, ma la cedette sei mesi dopo per arresto del combattimento al nono round. Nella cosiddetta “bella” il pugile di Canastota, Stato di New York, fece ancora meglio di cinque mesi prima, piegando la resistenza del coloured Saxton nella seconda ripresa. Basilio continuò la sua storia mondiale tra i pesi medi: alla fine di quell’anno detronizzò il grande Sugar Ray Robinson, al quale consegnò la cintura mondiale l’anno dopo. Basilio si misurò sul ring dal novembre del 1948 all’aprile del 1961, compilando un palmares fatto di 79 combattimenti: 56-16-7. (pubblicato il 22 febbraio 2016) 23 febbraio L'abilità di Paolo Rosi contro Flash Elorde La fermezza del peso leggero Paolo Rosi di trasferirsi negli Stati Uniti lo ripagò con una chance mondiale, cosa che negli anni '50 era impossibile ottenere stando in Italia. Il 23 febbraio del 1959 il pugile originario Rieti si trovò di fronte al mancino filippino Flash Elorde, un autentico asso che aveva vinto tutto nell’area asiatica e pacifica, debuttante negli States. Quella sera a San Francisco, in California, l'italo-americano mostrò le sue doti di fuoriclasse e si aggiudicò il verdetto ai punti in 10 riprese. Per capire la portata dell'avversario basti sapere che l’anno seguente Elorde divenne campione del mondo superpiuma e regnò per 7 anni. Il successo di Rosi fu rilevante al punto da essere accettato sfidante del campione del mondo Joe Brown, uno dei più formidabili della categoria delle 135-libbre, capace di governare per 5 anni con 12 difese vittoriose. Rosi, professionista dal gennaio 1951, affrontò altre future teste coronate come Eddie Perkins, Carlos Ortiz e Carlos "Morocho" Hernandez, prima di chiudere la carriera nel giugno 1962, dopo aver totalizzato 49 confronti: 37-10-2. (pubblicato il 23 febbraio 2016) 24 febbraio Il trionfo di Giacomo Spano in Cile Negli anni in cui l’emigrazione Italiana verso il Sudamerica continuava in modo filato, il peso mosca Giacomo Spano, tra gli altri, raggiunse il Cile per trovare un po’ di gloria tra i tanti paisà che popolavano l’emisfero meridionale. Il 24 febbraio del 1961, dopo alcune puntate in Argentina ed Uruguay, si trovò di fronte a German Pardo, campione del Cile, per un confronto sulle 10 riprese. Il piccolo italiano dimostrò di conoscere i fondamenti del pugilato, di saper combattere e di far valere le sue qualità di guerriero impegnato “hasta la victoria”: al termine del match gli fu riconosciuto il giusto verdetto ai punti. Spano aveva impegnato due volte sulle 12 riprese per il titolo italiano Salvatore Burruni (in seguito campione d’Europa e del Mondo), con il quale in precedenza aveva anche pareggiato; aveva ingaggiato 4 confronti sulle 10 riprese con il futuro campione mondiale mosca Horacio Accavallo (1 perduto e 3 pareggiati) ed aveva retto 10 tempi al britannico Johnny Caldwell, in seguito titolare mondiale dei gallo. Spano si ritirò dopo aver sommato il rispettabile record di 47 combattimenti: 13-21-13. (pubblicato il 24 febbraio 2016) 25 febbraio L’essenza di Festucci contro Norel All’inizio del suo quarto anno professionistico il peso medio capitolino Franco Festucci dimostrava ormai di aver i numeri per reggere il clou di riunioni importanti. La sua popolarità sportiva era cresciuta a dismisura, grazie anche all’aspetto appariscente. Festucci mostrò la sua vera natura anche la sera di giovedì 25 febbraio del 1954, a Roma, quando si trovò di fronte al francese Georges Norel, un pugile ostico, le cui qualità agonistiche valevano molto di più dei numeri contenuti nel suo palmares professionistico. L’italiano, con il record immacolato, ostentò la sua superiorità e si aggiudicò il verdetto ai punti al termine delle 10 riprese. Sposato con l’avvenente attrice Franca Marzi, il romano vivrà la storia del pugile bravo e bello per altre due stagioni prima di vedere spegnere la sua stella. Festucci ebbe successi anche a Parigi e Barcellona, oltre che nelle maggiori piazze italiane, mancando il titolo europeo in una serata stregata. Professionista dal giugno 1951 al dicembre 1956, lasciò il ring con il record di 47 vittorie, 3 sconfitte e 2 risultati di parità. (pubblicato il 25 febbraio 2016)
26 febbraio Pellarin campione d’Italia Il primo appuntamento per il titolo italiano del veneto Armando Pellarin porta la data del 26 febbraio 1965. Nella sua città lagunare, il veneziano Pellarin mise a segno la sua migliore prestazione della carriera e tolse la cintura nazionale dei pesi superwelter a Ciro Patronelli, brindisino trapiantato a Pesaro, con il verdetto ai punti deciso dopo 12 riprese. Per lui si trattò dell’ultimo successo di una breve carriera. Le ferite l’obbligarono a cedere al livornese Remo Golfarini la corona italiana alla prima difesa e a desistere nella rivincita con lo stesso campione. Un altro taglio alle arcate sopracciliari e la terza sconfitta consecutiva furono un buon motivo per appendere i guantoni al chiodo. Era salito sul ring come professionista 20 volte: 15-3-2. (pubblicato il 26 febbraio 2016) 27 febbraio Rondon campione del mondo Il tentativo mondiale nei pesi massimi da parte di Bob Foster contro Joe Frazier diede alla WBA l’opportunità di togliere all’americano di Albuquerque la cintura dei mediomassimi. Il venezuelano Vicente Rondon, posizionato ai vertici della classifica mondiale, colse al volo l’occasione ed i suoi mentori gli fornirono la chance per il vacante titolo il 27 febbraio 1971 a Caracas, nella sua città, opponendolo all’americano Jimmy Dupree. Il sudamericano non sprecò la preziosa opportunità: benché atterrato nel secondo round, mise fuori combattimento l’avversario nella sesta ripresa. Dopo quattro difese vittoriose cedette la sua corona iridata al potente Bob Foster, campione WBC, nel match per l’unificazione del titolo mondiale. Continuò a combattere, con alterna fortuna anche contro poderosi pesi massimi, fino al giugno 1974, sommando il record di 57 confronti: 39-15-1-2. Aveva iniziato il professionismo esattamente nove anni prima come peso medio. (pubblicato il 27 febbraio 2016) 28 febbraio Obed, titolo mondiale in patria A metà degli anni ’70 le Bahamas ebbero il loro campione mondiale di boxe: si trattava di Elisha Obed, molto apprezzato dai connazionali che popolavano le 700 isole che formavano la sua patria, capace di spodestare dal trono WBC dei pesi superwelter il brasiliano Miguel De Oliveira. La prestigiosa impresa condotta a Parigi fece inorgoglire il suo team che pensò di presentarlo a Nassau, capitale delle Bahamas, per una difesa del titolo iridato. L’evento si realizzò il 28 febbraio del 1976 contro l’americano Tony Gardner, che veniva da una serie positiva di 25 confronti. Il campione non diede scampo allo sfidante e lo inchiodò con un fuori combattimento nel secondo round. Obed mantenne il titolo in Costa d’Avorio prima di lasciarlo in Germania. Avversario di Rocky Mattioli due anni dopo, Obed chiuse la carriera nel 1988 dopo 115 combattimenti: 88-21-4-2. Era professionista dal settembre del 1967. (pubblicato il 28 febbraio 2016) 29 febbraio La vittoria di Nobile su Milan Il 1960 fu un anno bisestile e nell’ultimo giorno del mese di febbraio, il 29 appunto, il campione italiano dei pesi piuma Raimondo Nobile mise in palio la sua cintura contro Sergio Milan, veneziano che aveva girato diversi continenti sempre alla ricerca di nuove emozioni sul ring. Quella sera a Bologna, città adottiva del campione giunto in Emilia dalla lontana Sicilia, piegò in otto riprese l’abile veneto. Nobile, che amava farsi chiamare Ray, difese il titolo ancora una volta prima di lasciarlo per aspirare alla cin tura europea. Sconfitto a Roma nel 1961 dal campione mondiale piuma Davey Moore in 10 tempi senza titolo in palio, fallì nello stesso anno, sempre nella capitale, la sfida continentale dei pesi leggeri contro l’inglese Dave Chanley. L’anno seguente Nobile abbandonò l’attività dopo aver riconquistato il titolo nazionale dei piuma. Professionista dal marzo 1957 al giugno 1962, era salito sul ring 36 volte: 32-2-2. (pubblicato il 28 febbraio 2016) |