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Vincono Medina e Di Silviodi Alfredo Bruno Per lo spettacolo offerto la serata del Palazzetto romano avrebbe dovuto essere da pienone, ma la concomitanza con la Nazionale di calcio e anche la possibilità di vedere la riunione su Deejay.tv in una giornata piovosa senz’altro hanno influito. D’altronde dobbiamo cominciare ad abituarci a unire presenze effettive della serata con lo share televisivo, forse solo allora avremo la possibilità di capire l’effettiva portata del nostro movimento professionistico, che tutto sommato dà evidenti segni di riscossa. Quella di Roma a dispetto del maltempo è stata una serata da anni ’60, ben organizzata con due titoli in palio e un sottoclou di prim’ordine.
Partiamo dal main event, come dice l’impeccabile Valerio Lamanna: per certi versi si sapeva che l’impresa di Emiliano Salvini sarebbe stata “impossible”, ma ci ha dato modo di vedere in questo dominicano-iberico, Abigail Medina, un elemento interessante appena agli inizi, ma che presto farà parlare di se. Il titolo dell’Unione Europea dei supergallo è rimasto saldamente nelle sue mani. La differenza di età e la maggiore potenza sono stati i fattori catalizzatori della conclusione che è avvenuta alla sesta ripresa per kot quasi al termine di un round calvario che forse da parte dell’arbitro si sarebbe dovuto fermare qualche secondo prima con un Salvini ormai in difesa quasi passiva. Fino al quinto round il pugile romano, pur visibilmente indietro nel punteggio, aveva retto con dignità. Medina è pugile che scocca colpi solitari, ma sono frecciate caricate di veleno, e aspetta il momento buono per scaricare la sua bordata deleteria come è avvenuto nel sesto rounnd. Pugile di qualità che non spreca niente, ma anche personaggio che si è fatto ben volere dal pubblico romano, lasciandosi immortalare su richiesta anche dei bambini presenti con i selfies di prammatica. Una gioia spontanea la sua, che ha raccolto molti applausi allargati a Salvini, forse non nella sua forma migliore, per il suo coraggio sovrumano. Di Silvio attacca Finiello / foto di Renata Romagnoli “El Puma” non concede più spazio e tempo agli avversari, lo abbiamo visto pure con Acatullo, per cui la sua replica è stata immediata. Solo che sull’altro fronte aveva un Finiello che sembra aver gettato alle ortiche la sua boxe prudente. Il match è diventato incandescente e ogni colpo a segno era accompagnato dal tifo dei fans dei due pugili. Due pugili con un bel repertorio e quella “cattiveria agonistica” che tanto piace. Al terzo round da uno scontro fortuito con le teste Di Silvio esce con uno spacco allo zigomo destro. Una brutta ferita che costringe il campione ad aumentare d’intensità i suoi attacchi di fronte ad un avversario che non si lascia pregare per incrociarlo. Il match prosegue sull’orlo dell’equilibrio come testimoniano tre jab precisi scagliati da Finiello andati a segno nel quinto round. Di Silvio ha sempre la spada di Damocle della ferita, ben tamponata dal suo angolo, e si scatena nel sesto round imprimendo velocità e potenza non solo nei colpi isolati, ma anche in quelli doppiati. Finiello ha speso molto e pian piano, pur replicando, di fronte al ritmo imposto dal “Puma” perde terreno fino all’8°, quando l’arbitro Marzuoli chiama il medico per visionare la ferita. Il segno del medico è inequivocabile e si procede alla lettura dei cartellini per la Decisione Tecnica (Avola: 79-74, Di Mario: 77-75, Ramacciotti: 77-75), verdetto unanime a favore di Pasquale Di Silvio e ottimo share di gradimento pure per Vincernzo Finiello. Alfredo Bruno |
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