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Si è spento Fabio Ceccardidi Alfredo Bruno Roma, 08.02.2013 – Si è spento all’età di 75 anni Fabio Ceccardi, che molti conoscevano per la sua lunga militanza dirigenziale e come tecnico della Boxe Roma di Casalbruciato. La sua morte è avvenuta dentro l’Ospedale Pertini, dove era stato ricoverato circa un mese fa per un malessere. Ma il malessere aveva radici più profonde che hanno bruciato la sua fibra in poco tempo. Ci troviamo spesso a parlare di pugili che avrebbero potuto essere dei campioni e che poi per concomitanze del destino non lo sono diventati. Fabio Ceccardi, nativo di Lucca e trasferitosi a Roma da ragazzo, appartiene a questa schiera. La Sanlorenzina e la Santa Croce furono le sue prime palestre. Aveva subito messo in vetrina delle ottime qualità e il primo grande risultato lo ottenne vincendo nel 1960 con la maglietta dell’Esercito i Campionati Militari a Pesaro. In finale nei mosca aveva superato Bruno Pistidda (Marina) che era il grande favorito. Dimostrò che il suo successo non era un caso agli Assoluti disputati a Torino, ma non fu fortunato nel sorteggio dovendo affrontare al primo turno Curcetti il campione uscente, che si sarebbe poi riconfermato. Ceccardi mise alla frusta il quotato avversario per tre riprese, ma non fu sufficiente per ottenere il verdetto. Era l’anno delle Olimpiadi di Roma e le scelte per parteciparvi erano già state fatte dal duo Rea-Poggi. Ceccardi passò professionista nel 1961 ed ebbe come allenatore-procuratore “Pipero” Panaccione. L’esordio avvenne al Cinema Oriente battendo prima del limite il non disprezzabile Ferrara in una riunione mista organizzata da Eduino Zucchet. Fu riconfermato dallo stesso organizzatore pochi mesi dopo e anche lì confermò le sue non indifferenti doti tecniche e la sua potenza con la vittoria prima del limite sull’umbro Benito Bevagna. Ceccardi ha un suo pubblico e viene riproposto come match d’apertura al Palazzo dello Sport in una serata dove combatte gente del calibro di Duilio Loi, Fortunato Manca, Ray Nobile e Ottavio Panunzi. Ha come avversario Franco Faccenda, un fighter pericoloso, che termina in piedi ma sconfitto. Combatte con il contagocce, ma ottiene ugualmente una bella serie di vittorie superando gente di tutto rispetto come Franceschi e Millanta. Panaccione era conosciuto come un procuratore molto cauto, ma nel caso di Ceccardi si sbilanciò e accettò il match con il tarantino Giuseppe Linzalone, pugile molto quotato e di notevole esperienza. Si trattava di una riunione coi fiocchi organizzata dalla ITOS dove c’erano grandi protagonisti come Rinaldi, Bethea, Ted Wrigh, Sandro Mazzinghi. Per tre riprese Ceccardi aveva retto molto bene e aveva tenuto l’iniziativa frastornando in più di un’occasione con le sue serie il temibile avversario, poi anche a causa di una fastidiosa ferita all’occhio cedeva terreno fino a quando nel quinto round l’arbitro Fantozzi fermava il match per ferita. Fu l’unica sconfitta da professionista fino a quando si ritirò nel 1964. La necessità del lavoro e i timori nei riguardi di questo sport da parte della moglie lo convinsero a lasciar perdere. Il richiamo per la boxe era troppo forte e questo toscano dall’accento romanesco, arguto quanto bastava per il mix delle sue origini, quando seppe che a pochi metri da casa sua avevano aperto una palestra di boxe s’incamminò per la discesa, entrò nella Boxe Roma Casalbruciato e in pratica non ne uscì più. C’erano grandi tecnici come Mario Aglietti, Carlo Maggi e un giovane rampante come Cesare Rossi. Il presidente della società Marcello Stella lo mise nel suo Consiglio. Ceccardi non era tipo da stare ai margini e divenne anche istruttore per un lungo periodo formando coppia fissa con Cesare Rossi. Poi per sopraggiunti limiti di età tornò Consigliere (Direttore Sportivo). Un mese fa la fine della sua storia: un dolore senza né arte né parte lo costrinse al ricovero per accertamenti e questa è stata la sua ultima sconfitta. Fabio Ceccardi con Salvini e Cesare Rossi |
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