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In attività tutta la stagione, poi inizierà con la OPI2000 la strada dell’insegnamento.di Giuliano Orlando Andrea Sarritzu è tornato a Milano, dopo aver smaltito nella sua Quartu S. Elena vicino a Cagliari, la delusione e la rabbia di una sconfitta che non reputa giusta. Il titolo europeo dei mosca è andato in Bielorussia per la prima volta, grazie a Valery Yanchi, guerriero datato, 37 anni, che dopo una lunga carriera in maglietta, ha trovato la tangibile soddisfazione nel professionismo, dopo essersi trasferito a La Coruna in Galizia, nel 2003. Ha vinto usando la pazienza, visto che quello di Rho era il quinto tentativo. Nell’occasione i giudici a giudizio quasi generale, sono stati molto generosi. Troppo d’accordo, nel premiare l’ospite: 116-113, 115-113, 116-112, come se il match fosse stato a senso quasi unico. Su questo non possiamo essere in sintonia. Visto che ha avuto la caratteristica dell’equilibrio. Da decidere sul punto, che il polacco Jankowiak veda 4 punti per Vasily lascia basiti. L’inglese Keane ne aveva tre, il francese Lades due. Una scaletta tutta per l’ospite. Per contro a bordo ring, in molti indicavano Sarritzu vincitore, a cominciare da un arbitro internazionale. I colleghi Riccardo Crivelli e Fausto Narducci della Gazzetta, con due punti come gli ex campioni italiano Pierri e Messi. Possibile che abbiano visto un altro incontro? Personalmente ero in forse tra il pari e un punto per Andrea. una fase di attacco di Sarritzu a Yanchi / foto: Marco Chiesa Vasily Yanchi è stato più veloce, ha portato più colpi e si è mosso parecchio, ma Sarritzu ha evitato buona parte dei pugni del rivale con le braccia e i guantoni, la minore quantità è stata bilanciata dalla potenza e dall’effetto superiore delle repliche. Trattandosi di professionisti, si ritiene che la concretezza debba prevalere, altrimenti la valutazione è quella che si usava – oggi non più - con i dilettanti. Allarma che anche a Solofra nell’avellinese, sia stato premiato il “dilettante” ungherese Mizsei, ai danni di Zamora privato della cintura dell’Unione Europea leggeri, al termine di un match modesto, soporifero, condotto comunque in attacco dall’italo cubano, con repliche soft dell’ospite. Cambio di tendenza o qualcosa d’altro, verso i pugili italiani? Senza dimenticare la scippo ai danni di Boschiero in Francia contro Jakob per l’europeo superpiuma. A pensar male, spesso si indovina. Il nuovo campione non è un novellino, li divide un solo anno: 38 in aprile l’italiano, 37 a giugno il bielorusso. Ragion per cui l’aspetto anagrafico è relativo. Entrambi hanno una corposa attività in maglietta, la differenza è l’ingresso tra i professionisti. Andrea a 22 anni, Valery a quasi 28. Anche il percorso è stato diverso, tutto a favore dell’italiano: tre sfide mondiali con un pari contro l’argentino Narvaez, europeo di lungo corso tra il 2006 e l’anno in corso, mentre il bielorusso è riuscito a centrare il bersaglio al quinto tentativo con qualche interrogativo sulla pagella. Arriviamo al protagonista italiano, che accetta ben volentieri di poter esporre le sue idee sia sul combattimento che sul futuro della sua attività. Simpatica esclusiva di un campione che onora la boxe italiana da oltre vent’anni. “Premetto che la boxe è sempre stata un divertimento inteso nel senso più classico. Il ring l’ho conosciuto a 15 anni, da quel momento è stato amore infinito. Il pugilato non mi ha dato la ricchezza finanziaria, ma mi ha fatto sentire felice, mi ha realizzato come atleta e anche come uomo. Ho imparato a rispettare gli avversari e a combattere sempre in modo corretto. Non ho avuto grandi aiuti dai giudici e quelle poche volte, ne ho pagato le conseguenze con tassi altissimi. Il record segna sette sconfitte, ma di queste almeno tre sono bugiarde a cominciare da quella di Rho. Aggiungo che se proprio vogliamo essere precisi, a Tortolì il pari è stato generoso con me. Ma nel secondo incontro con Yanchy, avversario leale e bravo, meritavo io la vittoria”. I motivi di questo giudizio? “Prima di rivedere il match, ho lasciato passare alcuni giorni per sbollire la rabbia accumulata. Me lo sono ripassato varie volte e la sensazione di aver vinto si è rafforzata. La sua velocità era sterile perché la maggior parte dei colpi li evitavo, mentre i miei pugni erano decisamente più pesanti e precisi. Se volevano fargli un regalo davano il pari. Il dubbio è che non vorrei essere quello che paga per errori precedenti dei giudici in altre manifestazioni. Hai ascoltato le dichiarazioni di Nino Benvenuti alla fine del match, trasmesso su Raisport? ‘Non vedo come si possa negare a Sarritzu il titolo europeo’. Purtroppo i tre giudici me lo hanno negato. Avessi trent’anni, potrei pensare ad una immediata rivincita, purtroppo alla mia età i margini per riprovarci sono inesistenti. Questa è la mia delusione, non avere il tempo di riprendere la scalata. Sono arrabbiato, perché reputo ingiusto dover pagare per altri. In Germania, in Inghilterra, in Francia e in altre nazioni, per non parlare di Turchia o nei paesi dell’Est avessero emesso un verdetto così avrebbero sollevato il ring. In Germania ho visto verdetti casalinghi da far rabbrividire, anche a sfavore di pugili italiani. Mesi addietro, Blandamura in Germania ha conquistato la cintura dell’Unione Europea dei medi, dominando Nader. Eppure un giudice ha avuto il coraggio o l’improntitudine di assegnare la vittoria al pugile di casa. Io avevo vinto e i tre giudici mi hanno punito. E nessuno ha detto nulla. Peccato, meritavo qualcosa di più”. I programmi futuri, cosa prevedono? “Su questo debbo parlare con Salvatore Cherchi del quale ho fiducia cieca. Di certo quello di Rho non è il match d’addio. Fossi tornato campione d’Europa, avrei annunciato il ritiro dell’attività nei tempi previsti. Magari salutando i tifosi con una difesa volontaria. Da escludere finire con una sconfitta tanto amara e ingiusta. Cercheremo di trovare qualcosa che giustifichi l’attività fino alla fine dell’anno. Ci sono cinture importanti e Salvatore è un maestro senza pari nel trovare le soluzioni. Da quest’anno ho iniziato un rapporto di lavoro con la Opi2000, trasferendomi a Milano alla OpiGym che Alessandro dirige e Franco Cherchi opera come maestro. Iniziando un percorso che dovrà portarmi dal 2015 nella nuova veste di tecnico, collaborando con i Cherchi, visti i rapporti di affetto e amicizia che mi legano da sempre. Chiaro che la mia attività di pugile si esaurisce alla fine del 2014, per questo mi addolora la sconfitta ingiusta contro Yanchi”. Due certezze: rivedremo ancora Sarritzu sul ring, ma non oltre il 2014, nella prossima stagione l’ex campione d’Europa sarà al fianco di Franco Cherchi come aiuto allenatore. Iniziando dai giovani Scelta che era nell’aria da tempo e conferma il buon senso del campione sardo, al momento l’ultimo tamburino isolano nella lunga saga dei pesi mosca al vertice europeo. Il primo fu Tore Burruni nel ’61, prima di cogliere anche il mondiale sotto le ali di Umberto Branchini. Nel ’67 tocca a Ferdinando Atzori, oro olimpico a Tokyo nel 1964, un lungo regno durato fino al 1973. Ne riceve il testimone Franco Udella l’anno dopo, che salirà fino all’iride sia pure nei minimosca. Oggi apprezzato presidente FPI, della Sardegna. E’ poi la volta di Franco Cherchi, delizioso tecnico, nel 1985, mentre il regno di Salvatore Fanni ruota tra il ’91 e il ’92, ma proseguirà nei tentativi poco fortunati fino al ’99. La stella di Sarritzu inizia a brillare nel 2006 a Milano, battendo in una sfida drammatica e spettacolare l’iberico Ivan Pozo, pugile di grande valore. Da allora ha combattuto ben undici volte per la cintura continentale e in precedenza tre volte per il mondiale. La staffetta al momento non ha un cambio immediato. Ma non è detto sia esaurita. Manuel Cappai, azzurro a Londra e tra i migliori dilettanti al mondo nei 49 kg. potrebbe in un futuro non troppo lontano, diventare l’aggancio a questa meravigliosa saga. Giuliano Orlando |
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