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ACCADDE OGGI, TAMAGNINI CONTRO KRETZSCHMAR

 

 

Il 22 gennaio 1937 a Berlino, l’italiano conferma l’eccezionale talento

di Alessandro Bisozzi

Il 23 febbraio del 1934, il pubblico dello Stadhalle di Dresda restò di stucco quando al terzo round, un potente gancio destro del giovane Rudi Kretzschmar mise al tappeto un mito del pugilato tedesco, Fritz Reppel, l'uomo che cinque anni prima batté il grande Paul Czirson per ko alla quinta ripresa conquistando il titolo tedesco dei pesi leggeri.
Rimasero di stucco soprattutto i più scettici, coloro che tre settimane prima, a Lipsia nell'alta Sassonia, credettero solo ad un colpo di fortuna quando l'ormai quarantenne Czirson fu messo fuori combattimento, dopo soli dieci minuti, dallo sfrontato giovanotto di Dresda. 
Dopo quei due successi, e ad appena sette mesi dal suo ingresso tra i professionisti, Rudi confermò subito di essere una tra le migliori promesse in circolazione.
Ma nella boxe, a quei tempi, ci voleva ben altro per dimostrare di essere un fenomeno e il ragazzo dovette aspettare quasi tre anni per battersi per il titolo tedesco.
Quella lunga attesa ebbe termine il 23 ottobre del 1936. Sul ring del Neue Welt di Berlino c'era un autentico fuoriclasse ad attenderlo, il cinque volte campione di Germania dei pesi leggeri Willy Seisler.
Il match ebbe un epilogo drammatico. All'ottavo round un potentissimo crochet si abbatté sul viso del detentore del titolo che finì per cadere rovinosamente oltre le corde. Pur ferito Seisler fece di tutto per risalire sul ring entro i termini previsti, ma l'inesorabile conta dell'arbitro pose fine al combattimento, decretando il nuovo campione di Germania.
Non c'era più niente da aspettare, Kretzschmar era pronto per conquistare la corona continentale, una sfida per la quale non doveva nemmeno scomodarsi da casa visto che il legittimo proprietario del trofeo aveva accettato di incontrarlo proprio a Berlino.
 
 
Vittorio Tamagnini era campione europeo da tre mesi. Aveva conquistato il titolo a Roma battendo il belga Raymond Renard, titolo che aveva poi difeso contro l'assalto del celebre Gustave Humery al Vel d'Hiv di Parigi.
Tamagnini aveva fama di pugile particolarmente difficile da affrontare, una furia scatenata sul ring, "un potente peso leggero con la velocità di un piuma", come di lui ebbe a dire il suo amico Cleto Locatelli. Il civitavecchiese, in effetti, oltre a detenere il titolo d'Europa nei pesi leggeri era anche campione italiano dei piuma, categoria nella quale aveva esordito da professionista l'anno dopo aver conquistato la medaglia d'oro alle Olimpiadi di Amsterdam del 1928.
Alla fine del 1936, Tamagnini stava faticosamente cercando di riprendersi dopo la sciagurata perdita della figlia di appena undici mesi di età, morta il giorno di Natale a causa di una polmonite fulminante.
Non fu facile per lui riprendere l'attività, ci riuscì solo dopo ripetute esortazioni da parte dei suoi amici e colleghi.
Una mattina, a pochi giorni dall'incontro, il campione d'Europa si ripresentò in palestra. Egli aveva l'abitudine di lasciare il libero ingresso in palestra a chiunque, durante le sue sedute di allenamento, ma quella volta le porte della piccola sala di via Trieste, a Civitavecchia, rimasero rigorosamente chiuse.
Con lui solo pochissimi amici e colleghi, come Tony Campolo e Gino Saladini, che collaborarono alla sua preparazione.
Nella monumentale Deutschlandhalle di Berlino, il palazzo dello sport fatto costruire da Hitler in occasione delle Olimpiadi del 1936, i diecimila posti a disposizione sono tutti occupati la freddissima sera del 22 gennaio 1937.
Kretzschmar è già salito sul ring quando Tamagnini fa il suo ingresso nell'immensa sala addobbata da decine di giganteschi striscioni rossi con l'emblema della svastica. L'italiano indossa un accappatoio azzurro, il suo colore preferito, e dopo i saluti infila un paio di bellissimi guantoni bianchi, proprio come quelli del suo avversario.
Nonostante il pubblico, a più riprese, intoni a gran voce il suo nome, il tedesco appare nervoso. Vittorio, all'angolo, mentre aspetta il suono del gong della prima ripresa non si gira nemmeno una volta verso di lui; rimane fermo, in piedi, con le mani appoggiate alle corde e lo sguardo rivolto a suo padre Benedetto che gli massaggia le spalle e gli sciorina le ultime raccomandazioni.
L'avvio è bruciante, il tedesco si catapulta in avanti lanciando larghe sventole alla figura, un attacco violentissimo nella speranza di incrinare subito l'apparente tranquillità dell'avversario.
Tamagnini schiva e para con estrema sicurezza e solo pochi colpi insidiosi lo centrano alla figura. Kretzschmar è un atleta massiccio e dal pugno piuttosto pesante, un pericolo da cui il campione d'Europa cerca in tutti i modi di tenersi alla larga.
 
 
Durante la terza e quarta ripresa una serie di assalti in rapida successione investono il civitavecchiese, il quale deve ricorrere a tutto il suo mestiere, e a qualche scorrettezza, per arginare la potente aggressività del pugile sassone. Un montante un po' troppo sotto la cintura, infatti, colpisce il tedesco che è costretto ad appoggiare una mano ed un ginocchio a terra per smaltirne gli effetti.
È una fase delicata per il campione italiano che in alcuni momenti appare poco concentrato, lasciando troppo spesso l'iniziativa all'atleta di casa. Ma il segnale del cambio di fronte giunge ancor prima dell'inizio della quinta ripresa, quando all'avviso del "fuori i secondi" Tamagnini va ad aspettare l'avversario al centro del ring.
Era sempre stata una sua caratteristica quella di alzarsi dallo sgabello prima del rivale, ma negli ultimi tempi quella consuetudine era piuttosto diventata un annuncio di imminente tempesta.
L'immensa platea ammutolisce all'istante, migliaia di spettatori osservano in religioso silenzio una scena da leggenda: "l'Uragano di Amsterdam" è fermo davanti all'arbitro che con le braccia allargate gli vieta di proseguire oltre. Lo sguardo è fisso su Kretzschmar ancora all'angolo, circondato dai suoi secondi.
Il suono del gong sembra rompere un incantesimo. Tutto ciò che per pochi secondi era rimasto sospeso tra la meraviglia e lo stupore riprende. In un attimo il Deutschlandhalle tuona, e sul ring esplode il furore.
Tamagnini si scatena e per il tedesco sono momenti difficilissimi. Un assalto dietro l'altro senza un attimo di respiro, decine di colpi piazzati per linee interne, precisi ed insistenti, così rapidi e frequenti da diventare difficili da seguire perfino per i giudici. Una demolizione in piena regola che lascia poche possibilità al pugile di Dresda, sopraffatto dalla terribile reazione del campione europeo.
Vittorio è irresistibile, non conosce pause, ad ogni nuova ripresa sembra più fresco della precedente, insegue di continuo l'avversario, lo colpisce ripetutamente da ogni angolazione, lo sfinisce con un accanimento e un'aggressività impressionanti, lo provoca per essere attaccato poi lo sorprende d'incontro schivando l'assalto, cerca in tutti i modi la soluzione prima del limite.
Kretzschmar è ferito allo zigomo sinistro, un grosso taglio da cui zampilla sangue ogni volta che viene colpito, barcolla da un lato all'altro del ring, cerca di uscire da quel tormento che lo assilla e gli impedisce perfino di respirare. Inciampa, si riprende, annaspa come una preda in fuga, ora sanguina anche dal naso e dal sopracciglio destro, la sua faccia martoriata è coperta dai lividi, non riesce quasi più a vedere quindi nemmeno a difendersi. Per lui è un calvario.
Eppure non molla.
Incredibilmente non si dà per vinto e continua a fare da bersaglio al furibondo accanimento di Tamagnini, stizzito dalla sua incredibile resistenza.
Quindici riprese massacranti. Kretzschmar è del tutto esausto, ferito e demoralizzato, ma in piedi.
Un match durissimo e una spietata lezione di boxe per lo sfidante alla corona europea dei pesi leggeri.
Era la seconda difesa del titolo per "l'Uragano di Amsterdam", la riconferma del suo eccezionale talento.
Ancora un successo per Vittorio Tamagnini:campione olimpionico dei pesi gallo, campione italiano dei pesi piuma e per la terza volta campione europeo dei leggeri.
 
Alessandro Bisozzi

 

 

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