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Lomachenko incanta Las Vegas – Vincono Bradley e Salidodi Giuliano Orlando Il Thomas & Mack Center di Las Vegas, l'arena, ubicata nel campus dell’Università metropolitana, annoterà con orgoglio di essere stata la struttura che ha ospitato il debutto al professionismo dell’ucraino Vasyl Lomachenko (1), mettendo ko al quarto round il messicano Jose Ramirez (25-3), coetaneo di 25 anni, pugile in ascesa che il WBO mette al settimo posto, reduce dal successo sul filippino Rey Bautista (34-3) conquistando la cintura Internazionale piuma. Il match previsto sui dieci round, distanza mai affrontata da un debuttante, è stata un assolo dell’ucraino, superiore in tutto, che ha fatto apparire l’avversario un modesto collaudatore. D’altronde, difficile pensarla in modo diverso. Al primo round Ramirez, si è ritrovato al tappeto senza aver visto il sinistro centrarlo alla mascella. Ha tenuto duro fino al quarto tempo, allorchè il doppio oro olimpico e mondiale, ha deciso di aumentare il ritmo passando anche al lavoro al corpo. Il pubblico inizialmente distratto, ha iniziato a cadenzare le azioni di Lomachenko, consapevole di vedere sul ring un campione destinato ad un futuro importante. Chiusa la pratica prima che scadesse la quarta ripresa, Lomachenko si è rivolto al pubblico e al suo promoter, Bob Arum, chiarendo subito la prossima mossa: “Avevo detto che Ramirez non avrebbe finito ai punti. Pur rispettando l’avversario, sono in grado di battere gli attuali campioni del mondo dei piuma. Al prossimo impegno chiedo di battermi con il messicano Oscar Salido che ho osservato da bordo ring, battere con padronanza il molto decantato Orlando Cruz, finire ko al settimo tempo e conquistare il mondiale WBO dei piuma. Sono pronto come primo sfidante. Gli accordi con Bob Arum sono chiari e quindi manterrà la promessa fatta”. Lomachenko per questo debutto ha guadagnato solo 100.000 dollari, sia pure al netto di ogni spesa sostenuta per gli allenamenti, durante i quali gli spettatori sono aumentati in modo esponenziale. Ugualmente una borsa leggera, che aumenterà di parecchio al prossimo impegno. Da un minimo di mezzo milione al milione tondo se diverrà campione del mondo e difenderà il titolo contro uno sfidante di prestigio. Lomachenko, guidato dal padre fin dai primi passi della sua nascita pugilistica, ha già disegnato il percorso da professionista: “Non più di cinque anni, massimo sei. Ma in quel periodo intendo battere ogni record di velocità. Il campione con meno match, quello che ha conquistato le cinture a disposizione nel più breve tempo possibile. Sono passato professionista perché nei dilettanti non avevo concorrenza. Poi farò il testimoniale del mio paese per portare i giovani allo sport e nel pugilato in particolare”. Che abbia le idee chiare lo si capisce fin troppo bene. Oltre ad un talento che effettivamente si riscontra raramente. Gli addetti ai lavori prevedono che il percorso potrebbe arrivare all’apogeo della carriera approdando a Mayweather, l’oggetto dei desideri, anche se la differenza di peso, al momento è assai rilevante. Vedremo come andrà a finire. Il clou era affidato a Juan Manuel Marquez (55-7-1), messicano quarantenne, vent’anni di attività alla spalle, ma pure un talento che il tempo ha usurato pochissimo. Tentava di scalzare dal trono dei welter WBO, il più giovane Timoty Bradley, californiano di 29 anni (31-1nc) che divide il mondo della boxe in sostenitori e detrattori. Non è un fighter puro, neppure un fiorettista perfetto. Veloce e molto scaltro, sa leggere la situazione del momento e sfrutta all’osso ogni frangente a lui favorevole. Per metà incontro il maggiore allungo del vecchio Marquez ha tenuto botta, respingendo i propositi di entrare nella guardia del rivale, tentati da Bradley. La svolta nella seconda parte, e qui il fattore età ha avuto la sua parte, allorchè l’americano della California ha trovato bersaglio, mettendo in mostra combinazioni precise e potenti, in particolare della riprese conclusiva. Giudici divisi: due per Bradley e uno per Marquez. E’ onesto dire che il messicano non è certo fortunato con gli “esaminatori” di Las Vegas. Lo hanno penalizzato contro Pacquiao e non lo hanno certo favorito con questo rivale che mantiene l’imbattibilità, nonostante dubbi non campati in aria. Emblematica la dichiarazione del clan messicano al termine del match: “Facciamo i complimenti a Bradley, in campione imbattuto nonostante sia stato sconfitto almeno due volte (Acquiao e Marquez), a Las Vegas, Manuel vince solo per ko. Diversamente viene dato sconfitto”. Distruttivo: il messicano Salido, che ha perso 12 volte nella sua carriera, è stato dominatore Ci eravamo esposti, ritenendo che il giovane portoricano Orlando Cruz (20-3-1), portabandiera del movimento gay, potesse alla lunga spuntarla su Orlando Salido (40-12-2), 32 anni ben portati, ma anche qualche sconfitta di troppo. Ho toppato il pronostico. Salido ha vinto prima del limite alla settima ripresa, col portoricano in netto svantaggio. Nel round fatale, lo ha costretto all’angolo, contrandolo con una combinazione destro sinistro al viso e per Cruz è finito il sogno di conquistare il mondiale piuma WBO. Giuliano Orlando |
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