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Fabio Turchi: "chi ha più polvere spara"di Massimo Capitani Foto di Monica Caleffi La prima volta che siamo andati a vedere Fabio in realtà, prima di vederlo l'abbiamo sentito: in coda prima del suo match, abbiamo sentito i tipici colpi dei guantoni che s'infrangono sui colpitori. Guadagnando l'entrata abbiamo visto Fabio che scaricava l'ultima potente serie, il babbo - in Toscana si dice così - che parava i colpi e poi i due che si allontanavano per salire sul ring. Quel Fabio Turchi era “solo” un giovanissimo e promettentissimo campione giovanile. Fabio ha ventuno anni ed è pronto a giocarsi il pass per le Olimpiadi di Rio 2016 con Clemente Russo. Fra i due alfieri Azzurri si annuncia un testa a testa serrato, sentiamo come il fiorentino è pronto a “sparare” tutto quello ha dentro. Quando hai capito che saresti stato un pugile? Non c'è stato un momento, l'ho capito da quando sono nato. É stato naturale, seguivo il mio babbo agli allenamenti, agli incontri ed ho sentito da subito il desiderio di emularlo. Nessun'altra aspirazione anche nel corso del tempo? Mi piaceva il calcio, ci ho giocato fino a qualche anno fa; ma era secondario e poi comunque dal 2010, da quando sono in Nazionale, la mia vita è cambiata e dedico quasi tutto il mio tempo al Pugilato: allenamenti mattina e sera, lontano dagli amici, dalla famiglia; ma sono sacrifici che faccio volentieri. Ti piacciono le nuove regole, senza più le macchinette, i caschetti...? Sì, ora si vede più pugilato, più azioni, più ritmo. Prima era più monotono e schematico. Anche sul fatto del caschetto io mi sono trovato meglio, hai più visibilità e lucidità nel vedere i colpi e quando li incassi il sudore tende a farli scivolare, l'unico lato negativo sono le ferite che possono pregiudicare la competizione. Nel tuo peso, rispetto alle altre categorie, è maggiore la possibilità dei KO. Mi racconti qualcosa sia che ti ha visto protagonista sia in negativo che in positivo? In negativo sicuramente l'altro anno in Germania ho subito un KO da parte del tedesco in finale. Ero in vantaggio 6 a 2, c'erano ancora le macchinette, quando in uno scambio ho preso un gancio destro e mi sono ritrovato al tappeto. Mi è dispiaciuto per la vittoria sfumata e mi è preso male per come è maturata, poi ha vinto il desiderio di riscatto. Ho sempre tratto beneficio dalle poche sconfitte, infatti subito dopo ho vinto i Giochi del Mediterraneo. Per quanto riguarda i KO che ho imposto, mi piace ricordare quelli ottenuti all'estero, quelli realizzati in Italia erano match squilibrati che dovevano finire ai punti e la soluzione prima del limite mi è dispiaciuta un po'. Il mio colpo preferito del KO è il gancio sinistro d'incontro. I tuoi programmi per il futuro? A dicembre faccio gli Italiani, a Gennaio le Word Series, che quest'anno, con cinque vittorie su sette incontri valgono come qualificazione alle Olimpiadi. Dimmi qualcosa di più anche in considerazione di Clemente Russo. Lui farà l'APB, il professionismo dell'AIBA, un'altra strada per arrivare alle Olimpiadi, nel caso che anche lui si qualifichi sceglierà il Commissario Tecnico. Potrebbero anche farci disputare un match per vedere chi merita di andare a Rio. Parlami delle Word Series e di come ti stai preparando per affrontarle? È un salto in avanti, un avvicinamento al professionismo. Mi sento pronto, credo di aver doti importanti, come il cazzotto, il saper lavorare anche al corpo ed il ritmo, poi seguirò i consigli del babbo che ha tanta esperienza nel professionismo. Sul tuo profilo facebook c'è spesso la frase “chi ha più polvere spara” cosa vuol dire per te? Nella vita sono un bravo ragazzo, un bonaccione, ma sul ring per me è una guerra e devi sparare tutto quello che hai dentro, fino all'ultimo secondo senza fare mai un passo indietro. Fonte: Alfredo Bruno |
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