Costretto al tappeto, recupera a trionfadi Primiano Michele Schiavone Londra, Inghilterra, 29 aprile 2017 – Lo scontro tra l’inglese Anthony Joshua e l’ucraino Wladimir Klitschko ha riportato il pugilato dei pesi massimi ad un livello eccellente, cosa che non si vedeva da alcuni anni. Alla presenza di 90mila spettatori presenti nel Wembley Stadium, l’idolo locale ha realizzato in una sola notte un’esperienza che non aveva concreato nei precedenti 18 combattimenti disputati dall’ottobre 2013, mese del suo debutto a torso nudo. In precedenza, complessivamente, era rimasto sul ring per 45 riprese e solo una volta era arrivato a metà della settima frazione, quando si è misurato con il connazionale Dillian Whyte, l’unico che gli aveva imposto un atterramento, ai tempi del dilettantismo, e che a torso nudo lo aveva impegnato anche sul piano fisico e della durezza dei colpi, fornendo la prova della sua solidità dinanzi ai pugni velenosi del pericoloso avversario. Nel contempo aveva dimostrato capacità reattiva e pugno violento, vincendo di forza nel settimo tempo. Sul ring londinese Joshua ha dovuto toccare il tappeto nella sesta ripresa, dopo che aveva imposto un knockdown all’ex campione iridato nel round precedente. Da quel momento ha evidenziato altre qualità che gli hanno consentito di resistere alla rimonta dell’ucraino, tenendogli testa per alcune decisive frazioni del match, fino a trovare i colpi affilati che hanno fatto carambolare per altre due volte il pericoloso oppositore nell’undicesima ripresa. L’arbitro è intervenuto a 2:25 di quella penultima frazione per togliere l’ucraino dalla complicata questione in cui era finito dopo due consecutivi conteggi. Fino alla ripresa precedente l’inglese conduceva per due giudici che avevano totalizzato a suo favore 96-93 e 95-93; per l’ucraino si era espresso il terzo giudice sommando 95-93. Klitschko, apparso tirato prima dello scontro vero e proprio, ha iniziato la sfida con atteggiamento determinato, portandosi dinanzi all’inglese con fare minaccioso. Le movenze di Joshua, portato ad arretrare lungo le corde, hanno esplicitato l’azione dell’ucraino. Le molte riprese di guanti sostenute tra i due quando Joshua si era affacciato da poco al mondo del professionismo mentre Klitschko era sul tetto del mondo, hanno condizionato l’avvio del match, con l’inglese ingabbiato in un ruolo che ormai non gli appartiene più e che solo la scossa dei pugni avversari possono liberare. Cosa avvenuta nel secondo tempo, quando Joshua ha saputo anticipare le intenzioni dell’avversario ed ha prodotto meglio fino al quinto round, trovandosi ad un passo dalla soluzione anticipata, con Klitschko sulla stuoia. Dopo il conteggio l’ancora inesperto inglese ha voluto forzare i tempi e si è trovato a corto di fiato ed energie. L’ucraino, professionista dal novembre 1996, con 28 sfide mondiali alle spalle, ha illustrato l’uso dell’esperienza per superare la bufera e passare al comando per domare il suo autore, facendogli pagare il conto di quell’azione spropositata con un pesante atterramento nel sesto tempo, che poteva costargli il titolo e forse la carriera. Joshua, 27 anni compiuti lo scorso ottobre, ha difeso per la terza volta il titolo mondiale IBF ed ha conquistato le vacanti cinture mondiali WBA ed IBO. Ha confermato il suo particolare status d’imbattuto con la vittoria prima del limite numero 19 su altrettanti trionfi. Klitscko, 41 anni compiuti da un mese, ha scritto l’insuccesso numero 5 contro 64 risultati positivi (54 anzitempo). Nella conferenza stampa seguita al match il campione Anthony Joshua ha analizzato la sua condotta sul ring, dicendo che non si sente perfetto, ma cerca di diventarlo. Ha espresso la sua emozione affermando di avere i dubbi, ma che sta migliorando. Si può essere un pugile fenomenale, ma nella boxe è necessario il carattere. Quando entri nelle trincee, scopri chi sei veramente. Usando quella metafora ha detto di esserne uscito vincitore, anche se ha dovuto scavare molto. Ha fatto ritorno combattendo ed usando tutto il suo cuore. Ha precisato che per essere pugile si deve lasciare il proprio ego alla porta e rispettare l’avversario. Un grido imponente a Wladimir Klitschko per aver combattuto il suo match fino in fondo. Ha colto l’occasione per elogiare il suo valoroso avversario, ritenendo il suo ruolo un modello dentro e fuori del ring. Poi ha rivolto l’attenzione al connazionale Tyson Fury, rivolgendogli l’invito a farsi avanti, perché è quello che vogliono vedere i britannici. Ha espresso la disponibilità ad affrontare chiunque, prima di godersi realmente il suo momento di gloria. Wladimir Klitschko non ha risparmiato elogi al suo vincitore, affermando che ha vinto il migliore; che questo è un momento incredibile per la boxe. Ha riconosciuto che l’inglese è stato superiore a lui. Avrebbe voluto realizzare il contrario di quello che è accaduto ma non gli è riuscito di farlo. Stava ad un passo dal farlo, ma qualcosa non ha funzionato. Avrebbe voluto levare le braccia in segno di vittoria, mentre è accaduto il contrario, con Joshua capace di farlo. Riservando all’inglese le sue congratulazioni, Klitschko ha fatto cenno alla clausola del “rematch” prevista nel contratto d’ingaggio che gli darebbe una nuova occasione. Prima ha bisogno di analizzare e vedere quello che è successo. Wladimir Klitschko era al secondo confronto mondiale con un avversario che vantava la medaglia d’oro olimpica dei pesi supermassimi: lui, vincitore ai giochi olimpici del 1996, ha sconfitto nel 2013 il russo Alexander Povetkin, trionfatore nel 2004, ed ha perso contro Joshua, salito sul podio più alto nel 2012. In precedenza si erano confrontati, senza titolo in palio, Lennox Lewis, vincitore dell’edizione 1988 e futuro campione iridato a torso nudo, e Tyrell Biggs, oro quattro anni prima, che a torso nudo non ha avuto alcuna chance mondiale. Prima ancora, si erano affrontati per il campionato mondiale della massima divisione Joe Frazier, oro nel 1964, e George Foreman, decorato nel 1968. Frazier fu il primo vincitore olimpico dei pesi massimi (quando non c’era la categoria dei supermassimi) che divenne campione mondiale professionista. Muhammad Ali, quando era ancora Cassius Clay, fu il primo mediomassimo campione olimpionico ad essere coronato titolare mondiale professionista dei pesi massimi.
Prima dell’atteso confronto dei pesi massimi si sono svolte due eliminatorie mondiali che hanno visto trionfare pugili britannici. Al limite dei pesi piuma, per la scelta dello sfidante al campionato IBF, l’inglese Scott Quigg, ex campione iridato Wba supergallo, si è imposto al romeno Viorel Simion, 21-1-0 (9), con decisione unanime sancita al termine delle 12 riprese. Quigg, 33-1-2 (24), con il nuovo trainer Freddie Roach, ha avuto un ampio margine di vantaggio da due dei tre giudici con due 117-111, mentre il terzo ha espresso un contenuto 115-113. Questa qualificazione metterà di fronte Quigg al gallese Lee Selby, regnante IBF dei pesi piuma dal maggio 2015 con tre confronti all’attivo. Tra i pesi leggeri l’inglese Luke Campbell ed il colombiano Darleys Perez si sono affrontati per avere la qualificazione al campionato WBA. La sfida, programmata sulla distanza delle 12 riprese, si è conclusa a favore di Campbell, 17-1-0 (14), nella nona ripresa, quando l’ex titolare mondiale Perez, 33-2-2 (21), ha rinunciato alla lotta per un infortunio. Campbell, medaglia d’oro ai giochi olimpici del 2012, dovrà vedersela con il venezuelano "El Niño de Oro" Jorge Linares, campione iridato in tre diverse categorie di peso, recentemente vincitore in due occasioni dell’inglese Anthony Crolla. Primiano Michele Schiavone |