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idolo dei romani negli anni '50di Alfredo Bruno Anche Franco Festucci ci ha lasciato. Questo è un momento triste per la nostra boxe in un periodo dove i funerali sono fatti in forma strettissima, senza l’apporto del nostro mondo, ma soprattutto senza l’apporto di quei tifosi e appassionati che avrebbero voluto essere presenti per tributare l’ultimo saluto al loro idolo. Per certi versi il nostro saluto diventa virtuale e li accompagnano con qualche preghiera e con qualche lacrima per chi li ha conosciuti. Franco Festucci era nato a Roma il 10 maggio 1931. Da dilettante si mise in luce vincendo nel 1950 gli Assoluti, rivestendo più volte la maglia della Nazionale. Era un giovane medio dal fisico scultoreo che aveva movenze eleganti e un destro molto pesante. Si allenava a Roma all’Indomita agli ordini di Quintilio Nobili, un procuratore considerato per bravura il rivale numero uno di Gigi Proietti. Festucci fece il suo esordio il 28 gennaio 1951, la sua carriera fu breve e movimentata, 6 anni molto intensi. Piacque al pubblico maschile e femminile. Si instaurò subito una rivalità, più o meno accennata con un altro medio, parliamo di Tiberio Mitri, che inizialmente si allenava a Trieste e poi anche lui venne a Roma, dove si stabilirà alla corte di Luigi Proietti. Due bei giovani che tiravano di boxe, diventarono subito il soggetto prediletto per rotocalchi e film luce. Il binomio cittadino di Trieste all’Italia e Roma Capitale fu argomento che fece da condimento alle gesta dei due grandi pugili. Entrambi neanche a farlo apposta si sposarono con due attrici: Fulvia Franco, eletta Miss Italia, sposò Mitri e l’affascinante Franca Marzi sposò Festucci. Il pugile romano dedicò anima e cuore alla boxe e lo si capì nel 1952, anno in cui disputò ben 14 matches battendo tra l’altro gente di valore come Tino Albanese, Mario Salvoldi, Gilbert Stock, Serge Barthelemy. I due, residenti a Roma, erano contesi da una tifoseria sempre più numerosa di successo in successo. Per certi versi la carriera di Festucci era molto mirata, per non dire prudente, eppure le qualità c’erano in abbondanza. Ogni tanto si ventilava la sfida tra i due, ma veniva subito spenta, i romani volevano bene a entrambi senza distinzioni. Nella famosa riunione del 2 maggio 1954, in cui Tiberio Mitri ridiventò campione d’Europa liquidando in una ripresa Randy Turpin, Festucci affrontò Alex Buxton, un mulatto molto pericoloso oltre che potente. Al terzo round un micidiale destro dell’inglese gli fratturò la mascella. Il romano continuò il match nascondendo il danno e vinse ai punti tra dolori atroci. Questa per certi versi fu la prova del nove conoscendo anche la fama di Buxton che combatteva indifferentemente tra i medi e i mediomassimi. Dopo questo incontro le scelte degli avversari tornarono ad essere prudenti, intendiamoci bene non era gente facile quella che incontrava ma non adatta per fare il salto di qualità. Cosa che invece avvenne quando gli venne opposto un vero campione. Il 4 agosto 1955 aveva di fronte il tedesco Hans Stretz, che insieme al connazionale Gustav Scholz era lo spauracchio dei medi europei. Nella stessa serata combatteva anche Mitri, ma il clou era il suo. Il match durò appena tre riprese, colpito a freddò fin dall’inizio non si riprese più fino a quando nel terzo round l’arbitro sospese l’incontro. Quel giorno furono in molti a piangere per questo campione che sembrava avere con le sue vittorie un’aureola di imbattibilità. Successivamente Festucci riprese a vincere, ma qualcosa in lui era cambiato, quella baldanza, segno indiscusso di potenza e sicurezza, si era affievolito. Vinceva ma non entusiasmava. Nel frattempo si era trasferito a Milano dove grazie ai suoi innumerevoli successi gli fu data l’opportunità di una sfida europea. Il campione era quel Charles Humez, ex minatore, spietato come pochi, che aveva distrutto Tiberio Mitri. L’incontro avvenne il 3 ottobre del 1956 al Palasport milanese. Festucci si preparò come non mai per questo match. Lasciò inizialmente l’iniziativa al francese aspettando il momento opportuno. Al X round Humez sicuro della vittoria lasciò un varco che Festucci trapassò arrivando al mento. Humez sbarellò, era sull’orlo del ko. Festucci pur vincendo anche l’XI round non seppe approfittare. Quando suonò il gong del XII round si capì che il match era finito, il nostro pugile era stremato dalla durezza, andò al tappeto, ma invece di lasciarsi contare si rialzò subito e fu un errore. Fu il suo più bel match, sembrerebbe un controsenso. Aveva inseguito per anni questo titolo e quando sembrava averlo raggiunto crollò per generosità. Inutile dire che la carriera di Festucci finì in quella serata milanese. Dopo due mesi sullo stesso ring, troppo presto per recuperare, affrontò Louis Trochon, che vinse prima del limite con la controfigura di Festucci che abbandonerà definitivamente la boxe dopo 6 anni con un record di 47 vittorie, di cui 26 per ko, 3 sconfitte e due pari. |
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