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La migliore gioventùDa campioni a soldati, per difendere la PatriaIn trincea molti grandi atleti da Spalla, Sinigaglia, Caimi, Nadi, Fossati lungo i confini sulle Alpi.Dario Ricci e Daniele Nardi – Infinito Editore – Pag. 200 – Euro 14,00Ci hanno pensato due giovani autori, Dario Ricci e Daniele Nardi, giornalista a Radio 24 il primo, scalatore di alto livello il secondo, a rendere un doveroso omaggio a quegli eroi in divisa, umili e altrimenti dimenticati, a cent’anni di distanza da quella vicenda drammatica icordata come la Prima Grande Guerra. I protagonisti sono “La migliore gioventù”, come dice il titolo del libro, che nel tormentato conflitto del 1914-1918, mise a repentaglio la propria vita, nel nome di un patriottismo che in quel tempo era la scelta spontanea a difesa del confine che veniva minacciato dall’Austria, antica padrone del nostro suolo. Gli autori hanno riportato attuale una tematica che sembrava essersi dissolta nelle nebbie di quelle stesse trincee, che nelle stagioni del conflitto furono protagoniste di storie di straordinaria umanità ed eroismo. I quei cunicoli scavati nella roccia, nidi delle aquile, diventati avamposti di confine, si sono consumati atti di eroismo fino all’estremo sacrificio, di ragazzi che avrebbero avuto un futuro sportivo nel nome di quell’Italia per la quale diedero la vita. Qualcuno si salvò, come Erminio Spalla, il campione di pugilato, personaggio prismatico, talento plurimo, unendo sport e arte, dalla pittura alla scultura, dal teatro al canto, con acuti non solo sul ring. La pellicola di questa galleria scritta con amore e competenza, cita nomi e storie di calciatori come Ticozzelli, il gigantesco terzino dell’Alessandria, che rifiutò di farsi amputare la gamba ferita. A giusta ragione, visto che proseguì a giocare, aggiungendo le gare in bici. Altre storie imperdibili riguardano Vittorio Pozzo, il marciatore Altimani, il canottiere Sinigaglia, re del Tamigi, il ginnasta Guido Romano, i calciatori Fossati, Meneghetti, Canfari, il fiorettista Nedo Nadi e il pilota Polleri, per citare episodi che mi hanno colpito. L’idea di Ricci e Nardi ha destato l’interesse del presidente del Coni, Giovanni Malagò, a significare l’invito ad un ulteriore approfondimento, per completare un percorso importante nella rivisitazione della Storia di quell’Italia patriottica, troppo a lungo dimenticata.
L'Almanacco dello Sport. 365 giorni di imprese e date da ricordareUn anno, giorno per giorno, nel segno degli eventiI fatti sportivi che hanno lasciato un segno indelebile, dalla notte di Kinshasa al 4-3 alla Germania.Luca Marianantoni – Absolutely Free Editore – Pag. 396 – Euro 17,00Scegliere dalla montagna di eventi che l’autore ha raccolto in anni di quell’attività che tanto piace agli italiani, ovvero fare statistica, per avere ogni raffronto possibile, può essere un gioco ma anche un rompicapo. Da questo capitale di date, risultati e prestazioni, ecco la valutazione possibilmente non passionale, di 365 imprese, una al giorno, che segnano l’anno ideale delle performance che dovrebbero restare nella memoria in assoluto. Gli assenti forse non saranno d’accordo, ma in questo caso la scelta resta inappellabile, il resto è l’oblio. Sfogliando il libro scopri pure quello che avevi dimenticato. Il 7 giugno 1964, il Bologna vince lo scudetto, il 22 luglio 1927 nasce la AS Roma, l’11 settembre 1945 nasce Beckenbauer, il Kaiser che vinse tutto, Franco Baresi debutta in Serie A il 23 aprile 1978 mentre il 3 aprile 1905, due genovesi fondano il Boca Juniors con il colori della Svezia, si chiama Lilì de Alvarez, spagnola nata a Roma, la prima tennista a presentarsi a Wimbledon in gonnellino corto, tra gli scandalizzati londinesi, è il 23 giugno 1931, evento che non conoscevo, come quelli citati in precedenza. Altri sono popolari e indimenticabili: Hagler che batte Mugabi il 10 marzo 1986, Duglas che manda ko Tyson l’11 febbraio 1990, nasce il 26 gennaio 1919 il grande Valentino Mazzola, il 26 luglio 1980, Sara Simeoni coglie l’oro nell’alto ai Giochi di Mosca, il 9 settembre 1972, l’URSS batte gli USA nella finale olimpica di basket, Johann “Tarzan” Weissmuller, nasce il 2 giugno 1904 in un paesino della Romania. Sarà il primo grande nuotatore a scendere sotto il minuto nei 100 metri, come il primo Tarzan del cinema. Tutto questo è noto, ma anche piacevole ritrovarlo nella lettura. L’evento più grande? L’autore non ha dubbi, la sfida di Kinshasa 40 anni fa, tra Alì e Foreman. Come dargli torto? Giuliano Orlando
Per la libertà. Il rugby oltre le sbarreScavalcare la linea bianca, per trovare la libertàCapire e coinvolgere i detenuti con la palla ovale, per uscire dall’isolamento fisico e mentaleAntonio Falda – Absolutely Free Editore – Pag. 254 – Euro 14,00Una missione dove non ti aspetti il grazie. Basta un cenno, un’occhiata, una stretta di mano. Tra i volontari e i detenuti c’è un filo tenue che si rafforza col tempo e che raramente si spezza. Feeling che deve entrare più nella testa che nel corpo. Questo avviene quando il detenutoquando incrocia lo sport. Il rugby in particolare, come il pugilato, ha qualcosa di speciale e diventa una terapia capace di guarire il cuore e la mente di persone che sembrano avulse dal mondo esterno, verso il quale covavano solo rancore o voglia di farla finita. L’autore di questo libro verità, ha visitato gli istituti penali e le case circondariali di Nisida (Na), Terni, Torino, Monza, Frosinone, Porto Azzurro, Milano-Bollate e Firenze Sollicciano, portando con gli amici che hanno creduto in questo messaggio dal vivo, il segno di speranza dove la palla ovale diventa il segnale di una riscossa interiore qualunque traiettoria compia. Sia quando incrocia il giovane che ascolta, come l’anziano che rifiuta o viceversa. Sono Antonio con Rodolfo, Enzo, Marta, Valerio, Jacopo, Marco, Leonardo, Claudio e tanti altri volontari a far parte di un plotone che ci mette la faccia ovunque. In ogni istituto di pena si trovano storie che fotografano il disagio di troppi giovani, ma anche la grande sensibilità dei direttori degli stessi agenti, disponibili ad aiutare i detenuti per un loro futuro migliore. Come operano questi apostoli del recupero sociale e morale lo lasciamo scoprire ai lettori, entrando in un mondo di straordinari valori, come di dolori atroci e voglia di riscatto. Giuliano Orlando
Millwall vs West Ham, il derby della working class londineseIl Tamigi calcistico della classe operaia nell'East EndHa origini lontane la rabbia delle tifoserie dei due quartieri confinantiLuca Manes – Bradipolibri – Pag. 146 – Euro 14,00Può sembrare incredibile, ma ad incrementare l’acredine delle tifoserie del Millwall e West Ham, quartieri periferici della Londra operaria, neppure lontana parente della city invasa dai turisti, sono episodi risalenti agli anni ’20, con tradimenti “sindacali”, fatti che hanno peso in un territorio dove il lavoro arriva dal mare e i docks sono i riferimenti quotidiani non solo per carico e scarico, ma per il tema ricorrente del calcio. Che vuol dire Millwall e West Ham, divisi da sempre, con un odio che travalica qualsiasi paragone. La primogenitura spetta al Millwall, metà del 1800, che fondò il club nell’isola dei cani, una sputo di terra sul Tamigi, dove convergevano i dipendenti della fabbrica di conserve alimentari. Oggi è solo un ricordo. Al posto della fabbrica, schiere di palazzine a due piani, anche se il cuore è lo stadio che si anima ad ogni partita, perché la fedeltà del quartiere non ha limiti di tempo. Il West Ham arriva dopo, verso la fine del 1800, diciamo nel 1895 e spiccioli. La nascita della squadra è dovuta al proprietario di un’azienda del posto, per creare l’aggregazione tra gli operai, in un momento di frizioni sociali. I due quartieri confinanti non tardano a proporre sfide calcistiche, inizio discreto, quasi soft, poi molto meno. Sono passati più di cent’anni, le due squadre non fanno parte della divisione nobile, spesso disputano campionati diversi, ma quando arriva il tempo del derby, la polizia sa benissimo che saranno giornate bollenti, anche se quel giorno le nuvole toccano l’asfalto delle strade. L’autore, appassionato di calcio inglese, descrive con dovizia di particolari alcuni di questi derby di recente data, racconta l’interno della rivalità, che è poi l’aspetto più stimolante di questi tifosi non certo esemplari, ma che si prendono terribilmente sul serio e non hanno nessuna intenzione di cambiare. Giuliano Orlando
Solo Uno. Analisi di una rivalità…Il faccia a faccia tra Federer e Nadal, due star diverseAssicurano le stesse emozioni, giocando tennis in antitesi. Uniti nella ricerca del perfezionismo.Rossana Capobianco, Riccardo Nuziale – Absolutely Free Editore – Pag. 186 – Euro 15,00Hanno scritto pagine indimenticabili nella storia del tennis e ancora non hanno concluso il loro apporto alla disciplina. Sono Roger Federer e Rafael Nadal. Gemelli nella classe, diversi come l’hanno costruita, in eterna contraddizione agonistica. Così diversi e così uguali. Ripetuto migliaia di volte. L’analisi di queste due star della racchetta è un gioco bello e crudele, quindi di piacevole lettura. Lo svizzero è l’espressione della sua nazionale, preciso, razionale, programmato e alla ricerca della perfezione attraverso l’eleganza del gesto. Un tennis cattedratico, da università. Il maiorchino è l’opposto, frutto di allenamenti feroci, di un fisico che ha raggiunto il top muscolare nel momento di cui le infinite “ripetute” dei gesti giungono al rendimento ottimale. Un animale da terra battuta, dove per un decennio è stato il dittatore. Due supercampioni che si misurano a ripetizione, partendo dal 2004, lo spagnolo ha 17 anni, l’elvetico 22, con partite che hanno scritto la storia del tennis fino al 2010. Proseguito fino alla scorsa stagione, quando l’isolano paga l’esasperazione che il suo fisico ha assorbito e che adesso gli presenta il conto. Non è questa la tesi da raccontare, ma la grandezza dei loro duelli, e non importa chi li abbia vinti. Non molte le similitudini, tra queste Sampras-Agassi di durata più breve, ma con lo stesso criterio dell’antitesi tra i due. Come spiegano gli autori: “Il tennis si gioca a scacchi, è tattica, fisico, preparazione della partita”. Nella diversità ci sono alcuni principi identici. Non ci stanno mai a perdere. Fin da piccoli, quando il loro destino non è ancora tracciato e la scelta è ancora lontana. Qualsiasi gioco deve averli protagonisti. Federer e Nadal, da bambini sono veri terremoti, iperattivi, scelgono il tennis perché non è sport di squadra. Egocentrici e ambiziosi, hanno le stimmate del talento, su traiettorie diverse. Interessante la disamina con riferimenti storici di altre sfide che hanno scritto capitoli del grande tennis. Giuliano Orlando
Io vi voglio bene assai. Sport, amori e giornalismoLa valigia dei ricordi di un inviato nel mondoInguaribile curioso ha condensato in una confessione ironica e realistica la carrieraFranco Esposito – Iuppiter Edizioni – Pag. 472 – Euro 18,00Probabilmente non ne sarebbero bastate 1000, Franco Esposito si è limitato a quasi 500 pagine, per una autobiografia, in cui ha tentato di raccontare le esperienze di mezzo secolo, cercando di inserire quasi tutto. La storia personale di un giornalista senza frontiere, nei riguardi delle discipline seguite con passione e competenza, degli amici da non dimenticare e dei viaggi che non dimentichi. Conosco l’autore, dall’ironia pungente, dispensata col sorriso tipico e furbo dei napoletani. Un lungo iter, diciamo dagli anni ’60 ai giorni nostri, seguendo il flusso dei grandi appuntamenti pallonari e non solo, ruolo tipico dell’inviato, che ha seguito olimpiadi, mondiali di varie specialità, calcio e atletica, ma ancor più pugilato per il quale confessa una passione mai sopita. Profondo conoscitore di quel mondo delle palestre dove l’amicizia è una componente imprescindibile e il rispetto ne è la conseguenza. Apprende l’arte o il nobile mestiere dai grandi nomi del giornalismo campano, a cominciare da Gino Palumbo, l’inventore del gossip nello sport. Scavare dentro al personaggio, dietro al personaggio pubblico, entrando nel privato. I primi servizi a Il Mattino e quello sulla boxe di Napoli imperniato su Tonino Boraccia, primo personaggio del quasi debuttante cronista. Che brucia le tappe, nel calcio soprattutto. Carriera rutilante, in un vorticare di esperienze a tutto campo. Non tralascia neppure l’iniziazione amorosa, ad opera di una signora di grande bellezza e virtù amatorie, Mantenendo stile e misura. I ricordi dei viaggi sono una galleria infinita, dalla magica Parigi, alla pagana Las Vegas, poi i campi di tutto il mondo dove gioca l’Italia del calcio e dove si rincorrono allenatori e i presidenti più dei giocatori. Nomi famosi a non finire, nel carnet personale. Anche se alla fine la sua Napoli è l’unico porto dove è dolce l’approdo definitivo. Lettore accanito, ha saputo tenere uniti i due estremi di una professione che spesso dimentica la cultura. Eccezione alla regola? Mi è piaciuta la sua confessione: “Prendo tutto sul serio della mia professione, solo con me stesso evito di farlo”. Giuliano Orlando
Boxe Vesuviana, un'eruzione di pugni da 50 anniTorre Annunziata: una scuola di campioni del ringLi produce da mezzo secolo la famiglia Zurlo. Un gym, inesauribile fucina di grandi pugili.Festeggiare il mezzo secolo di vita di una società sportiva è sempre una testimonianza importante, in particolare se questa lunga vitalità viene svolta a Torre Annunziata nel napoletano, in una regione dove lo sport è tra le poche armi positive contro la delinquenza. In questo territorio non facile, Lucio Zurlo nel lontano 1964, fonda una palestra pugilistica che diventa un grande esempio per tutta la città. Il gym nel corso degli anni si dimostra una fucina capace di sfornare un gran numero di talenti. Campioni regionali, nazionali, titolari in azzurro e tanti professionisti che hanno onorato e onorano il vessillo della palestra. I nomi vanno da Ernesto Bergamasco, il primo della lunga serie, che vince due volte il tricolore in maglietta e veste l’azzurro ai Giochi olimpici nel 1972. Ottimo anche come professionista passa il testimone al figlio Raffaele, che non tradisce le attese, per ben cinque volte campione italiano, argento ai mondiali militari, bronzo europeo e oro ai Giochi del Mediterraneo, oltre che attuale responsabile tecnico delle squadre azzurre, tra i più quotati maestri in campo internazionale. Il mediomassimo Pietro Aurino nei dilettanti ha vinto tutto, pugile dal talento incredibile, sfiora il podio ai Giochi di Atlanta nel 1996, dopo aver vinto il mondiale jr. Passa professionista e ottiene l’europeo, battendosi anche per il mondiale. Ottimo anche Alfonso Pinto colonna azzurra tra i minimosca, Gaetano Caso, Salvatore Russo, Gaetano Moretti, Pasquale Cavallaro, Antonio Fraschetta, Pasquale Perna, Giuseppe Langella, Francesco Nespro, Salvatore Annunziata e Biagio il figlio di Lucio Zurlo, oggi apprezzato manager e ottimo pugile. Nel 1988 conquista il tricolore e in seguito diventa collaboratore di Patrizio Oliva in nazionale. Ma la Vesuviana è in grado di produrre ottime pugilatrici, da Mina Morano attiva dal 2005, passando a Nunzia Esposito, Maria Mauriello, Vinni Varcaccio e le sorelle Lucia e Irma Testa, quest’ultima destinata ad un futuro ad altissimi livelli. Nel 2013 mondiale jr. e argento europeo. Nel corso delle ultime stagioni mantiene la posizione, conquistando l’europeo di categoria e un argento ai Giochi giovanili, che doveva essere d’oro. Un bel libro, la memoria storica della Vesuviana, la palestra vanto di Torre Annunziata. Giuliano Orlando Giuliano Orlando |
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