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INTERVISTA A MOUHAMED ALI NDIAYE, CAMPIONE EUROPEAN UNIONdi Giuseppe Giallara CAGLIARI, maggio 2012 – Il 26 di questo mese in Sardegna, in sede ancora da stabilire, Mouhamed Ali Ndiaye (21-1-0) difenderà volontariamente il titolo EU dei supermedi dall'assalto dell'ex campione di Spagna Jose Maria Guerrero (29-3-1). Lo sfidante ufficiale è il ventiseienne imbattuto campione di Francia Rachid Jkitou (20-0-0) che ha nel record 13 successi per ko. Per pensare a lui, tuttavia, c'è ancora tempo. Ex campione d'Italia dei supermedi, Ali ha combattuto una prima volta per il titolo dell’Unione europea il 14 marzo del 2008 in Danimarca, fallendo la chance a causa di un verdetto non unanime contro Lolenga Mock (30-13-1). Il trentaduenne boxeur di Pikine (Senegal) da anni residente in Italia, a Pontedera, da allora ha puntato a ottenere una valida possibilità di diventare campione d'Europa e il match con Guerrero rappresenta una tappa importante verso questo obiettivo. Nella stessa riunione, il campione EU dei welter Luciano Abis (32-2-1) difenderà a sua volta il titolo contro il polacco Rafal Jackiewicz (40-10-1). Il “Bazooka” sardo ha tentato una volta senza successo, proprio contro Jackiewicz in Polonia nel 2009, la carta continentale ed è stato tradito da un infortunio al gomito destro. Questa contro Jackiewicz è una difesa volontaria, oltre che una rivincita, poiché lo sfidante ufficiale è il georgiano residente a Stoccolma Karlo Tabaghua (17-3-0). In caso di vittoria, il welter cagliaritano dovrebbe diventare lo sfidante di Leonard Bundu. Due storie che un pò si assomigliano, quelle di Abis e di Ndiaye, i quali sono in forza alla OPI 2000. Mouhamed Ali Ndiaye “Mi alleno da tre mesi - fa presente Ali - prima a Pontedera e adesso a Milano per curare la parte tecnica con il mio trainer Franco Cherchi. Sono in peso e non ho problemi di alcun genere, per cui dovrei salire sul ring al top della forma”. Cosa sa di Guerrero? “Non lo conosco, so solo che è un bel fighter, è alto e ha un buon record. Ciò che mi interessa, però, non sono le caratteristiche del mio avversario ma come sto io. Se io mi sento bene, penso di essere in grado di gestire il match e di vincerlo. È un incontro che non posso perdere per vari motivi, il primo dei quali è che battendo Guerrero verrei nominato sfidante al titolo europeo. Inoltre, voglio confermare ulteriormente il mio valore. Se mi offrissero anche una chance mondiale la accetterei senza indugi, non importa contro chi e per quale sigla”. Ha fretta di arrivare? “Credo che sia venuto il momento di raccogliere, dopo tutto quello che ho seminato e continuo a seminare nella boxe. Il mio padrino di battesimo, il grande Muhammad Ali, era solito dire che non c'è nulla di impossibile. Penso che avesse ragione”. Dopo Guerrero ci sarà lo sfidante ufficiale, il francese Jkitou. “Oggi non posso dire se lo incontrerò o se potrò puntare a qualcosa di più importante della difesa EU. In ogni caso, mi piace fare un passo alla volta. Prima penseremo a battere lo spagnolo per arrivare al titolo europeo, poi si vedrà”. Un nuovo match con Di Luisa? “Non credo che ci incontreremo per la terza volta. Sarebbe un match che non mi servirebbe. Lui è bravo, è un campione e farà la sua strada, che sarà diversa dalla mia. Nella vita, tuttavia, non si può mai dire. Certo, se mi proponessero di battermi con lui per una semifinale mondiale, non mi tirerei certo indietro”. Come si giudica in veste di pugile nel momento attuale? “Molto migliorato, grazie anche agli insegnamenti di Franco Cherchi che mi segue benissimo sul piano tecnico; su quello atletico si occupa di me anche un ottimo preparatore, Alessandro Filippi della “New Body fitness” di Càscina. Mi ha preparato anche al match con Di Luisa, facendomi acquistare fiato e resistenza. Mi sento pronto per puntare in alto”. L'ottimismo non le manca ... “Più che ottimismo è fiducia nelle mie potenzialità. Sento una voce dentro di me che mi dice: “Ali, sarai campione del mondo!”. Io ci credo. Voglio andare avanti e vincere per me, per la mia famiglia, per l'Italia e per il Senegal”. Sino a questo momento è andata più o meno così. “Si, non ho mai perso, tranne una volta in cui soltanto la giuria mi ha visto battuto. È successo quattro anni fa contro Lolenga Mock per il titolo dell’Unione europea. È una cosa che ancora non mi è andata giù. Adesso, però, devo guardare avanti”. Che effetto fa lasciare un paese e realizzare qualcosa in un altro? “È la vita. Adesso il mio paese è l'Italia, ed è qui che devo pensare a costruire. Il Senegal rimane sempre il Senegal, ci sono nato e cresciuto, lì sono rimasti i miei parenti, le mie radici. Qui, però, ho messo su una nuova famiglia, ho mia moglie e i miei figli”. Un solo figlio... “Sorpresa! È in arrivo il secondo. Sappiamo che sarà una bambina. Mia moglie e io siamo felicissimi”. Felicitazioni. Avere più luoghi da amare significa anche ricevere in cambio più affetto? “Per me è così. A parte in Senegal, dove è iniziata la mia storia, mi hanno voluto e mi vogliono bene anche in altri luoghi. Per un periodo sono stato a Cagliari e vi ho lasciato tanti amici che colgo l'occasione per salutare. Li sento spesso, e ogni volta che combatto prendono l'aereo per venire a incoraggiarmi. A Pontedera, dove vivo, mi aiutano tutti. Hanno persino creato per me un comitato di sostegno che si chiama “Ali sino al mondiale” per consentirmi di allenarmi senza problemi economici e di lavoro. Il suo presidente onorario è il grandissimo ex campione del mondo Sandro Mazzinghi che non ha certo bisogno di presentazioni”. Ciò significa che lei sa farsi volere bene. “Ho rispetto e considerazione per gli esseri umani e per il creato, e voglio il bene di tutti, per cui mi comporto di conseguenza. Penso che questo lo si avverta”. Come si fa a non ripagare tanto affetto conquistando un titolo iridato. “Proprio così. È quello che cercherò di fare, per loro e per la mia famiglia, anche con l'aiuto di Dio che ringrazio sempre per le cose che mi vanno bene e anche per quelle che mi vanno meno bene”. Speriamo che stavolta vada tutto per il meglio. “Inshallah! Lo spero proprio. Posso già contare sulla fede, e in più ci metto anche la volontà e la determinazione”. Giuseppe Giallara
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