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Una combattente autentica, fighter in gonnella, di nome Roberta Mostardadi Alfredo Bruno Incontrare casualmente Roberta Mostarda (nella foto di Luigia Giovannini) in strada ti viene subito l’idea di una graziosa studentessa inappuntabile, la classica prima della classe, sempre pronta ad essere interrogata con la certezza di fare bella figura. Forse così è, ma sul ring la ragazza, appena 18 anni, sfata il mito di rapportare l’aspetto e la vita privata con lo sport, sul ring appare la persona che non immagini, vale a dire una combattente, termine americano universalmente noto come fighter. Una ragazza implacabile che marcia sempre in avanti, caratteristica senz’altro trasmessagli da Emiliano Rotondi, maestro della New Boxe. In circa un anno ha già disputato 9 incontri (+ 7, = 1, - 1) con un positivo esordio in Nazionale. Come è avvenuto “il legame” con la boxe? “Per caso. Io prima ho fatto atletica per 4 anni e d’estate non ci allenavamo. Un giorno ho deciso di andare con le amiche ad entrare in una palestra di pugilato, quel tanto per mantenersi in forma. Dopo un po’ mi sono trovata a decidere se continuare con l’atletica oppure con il pugilato di cui mi ero appassionata. Da lì è cominciato tutto. Questo è accaduto tre anni fa, ma per quello che riguarda l’attività agonistica è un anno scarso. Non so spiegare il perché, ma è una passione che è subentrata in me, uno sport che mi affascina e che non vorrei mai cambiare”. Alfredo Bruno, Stephanie Silva e Roberta Mostarda / foto di Luigia Giovannini Dove ti alleni? “Sono entrata nella New Boxe e lì sono rimasta”. C’è stato qualche momento di difficoltà sul ring? “Diciamo che momenti di difficoltà sul ring ci stanno sempre e i pensieri sono tanti”. Hai paura prima di combattere? “Paura no, semmai ansia di non riuscire a fare quello che vorrei, a mettere in pratica gli insegnamenti. Soprattutto di non riuscire a fare un bel match ed è quello che mi interessa. Quello si, paura no, altrimenti non farei questo sport”. Roberta Mostarda con Emiliano Rotondi e Giulia Grenci / foto di Luigia Giovannini Cosa fai nella vita? “La mia vita in pratica è palestra e scuola, anche perché frequento una scuola abbastanza impegnativa. Sono iscritta al Liceo Scientifico Tecnologico. Tutti i giorni sto sei ore a scuola, poi vado in palestra e torno subito a casa a studiare. Anche la domenica sono impegnata spesso con lo studio”. Riesci a leggere qualcosa? “Naturalmente i libri che leggo sono quelli di scuola, anche se leggere mi piace”. Qualche hobbies? “Uscire con gli amici, andare al cinema, mi piace molto la musica. Ascolto la musica di tutti i generi: dal lento e sentimentale al rock più movimentato, che mi piace sentire prima di combattere per caricarmi”. Il tuo colore preferito? “E’ sempre stato il rosa. Adesso forse con la boxe rosa, mi sembra un po’ inflazionato e mi piace di meno”. A casa che dicono? “I miei non sono stati mai d’accordo. All’inizio chiudevano un occhio perché ci andavo a livello amatoriale, ma dopo alcuni mesi hanno capito, vista la mia determinazione, che era arrivato il momento di lasciarmi combattere”. Il giorno più bello e quello più brutto? “Il giorno più bello è stato quando insieme alle altre ragazze siamo salite sul ring e abbiamo ascoltato l’ Inno in Sicilia. E’ stato bello perché è stata un’esperienza che ho vissuto con le altre ragazze dopo aver condiviso anche i momenti di difficoltà per gli allenamenti intensi. Il momento più brutto non saprei definirlo: magari quando non riesci a dare il massimo in allenamento”. Come giudichi l’esperienza di questo gruppo del Lazio? “Sono molto soddisfatta anche se sono entrata a far parte del mondo della boxe a livello agonistico da poco, quindi non ne so molto dell’attività precedente, posso dire comunque che è molto utile anche per promuovere la boxe femminile. Più attività si fa e meglio è”. Alfredo Bruno |
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