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UN DELUSO DI FIORE DEVE CEDERE A BOTTAI

 

 

Il livornese premiato con il tricolore superwelter

di Primiano Michele Schiavone

Livorno, 8 aprile 2016 – Al locale Lenny Bottai è stata consegnata la vittoria con verdetto unanime al termine delle 10 riprese combattute con Francesco Di Fiore, napoletano trapiantato a Prato. Con il risultato gli è stata conferita la vacante cintura italiana dei pesi superwelter. Il responso della terna giudicante, oltre che aver snaturato l’andamento del match e, di conseguenza, il rendimento dei due pugili, è stato pesante per lo sconfitto: un giudice lo ha visto perdente con 6 punti di svantaggio – sulla distanza delle 10 riprese questa marcata differenza racchiude un racconto, oltreché falso del confronto, anche esageratamente sbilanciato – un altro ufficiale di gara lo ha visto eliminato con 4 punti di scarto, comunque smisurati, mentre il terzo ufficiale giudicante lo ha tenuto 2 punti sotto rispetto al vincitore. Questi i tre cartellini a favorevoli al nuovo campione, mostrati secondo l’ordine usato dall’annunciatore: 97-93, 98-92 e 96-94.
Il match ha avuto inizio con Di Fiore impegnato ad attaccare l’avversario, refrattario allo scontro diretto, impegnato ad arretrare lasciando l’iniziativa al suo oppositore. Di Fiore si è sempre mosso dal centro del ring, ha usato i suoi colpi larghi, anche quando si è trovato a corta distanza; alle combinazioni a due mani del pratese Bottai ha replicato con il sinistro.
Nella seconda ripresa Di Fiore ha continuato a tenere il centro del quadrato: ha condotto il match con le sue combinazioni a due mani mentre Bottai si è mosso lungo le corde con la guardia alta, limitando le sue fasi offensive al sinistro, a volte portato come gancio al volto.
Il tema tattico delle due riprese iniziali è continuato anche nel terzo round con Di Fiore votato all’attacco contro un poco attivo avversario. Bottai è diventato più mobile sul tronco, portando più colpi sul finire della frazione.
Nel quarto tempo Bottai ha provato a colpire al tronco con il destro ma è incappato nelle repliche dell’avversario. Il livornese ha poi trovato la misura per colpire con il montante destro mentre Di Fiore ha continuato a tenere alto il ritmo del match, colpendo al tronco ed al capo.
I due pugili si sono confrontati in scambi ravvicinati nel corso della quinta sessione.
Bottai ha trovato lo spazio per il suo montante destro in avvio della sesta ripresa; ha aggiunto al repertorio il diretto destro ma ha mostrato molte pause favorevoli alla’avanzata dell’avversario. Verso la fine della frazione il livornese ha saputo muoversi sul tronco, schivando e caricando i colpi.
Di Fiore ha continuato ad imporre il suo ritmo anche nel settimo tempo. Bottai ha escogitato la guardia destra per rallentare l’avanzata del suo oppositore.
Bottai ha mostrato tempismo all’avvio dell’ottava frazione con il sinistro lungo, scagliato in avanti mentre arretrava dinanzi all’indomito avversario. Il livornese si è fatto apprezzare con il sinistro, portato in serie come montante e gancio. Quando Bottai ha smesso di arretrare, ha dovuto accettare gli scambi a centro ring. Svanita la sorpresa, Di Fiore ha ripreso ad avanzare, mulinando le braccia, fino all’inseguimento di un Bottai che non riusciva ad organizzare uno schema difensivo.
Nella nona ripresa il livornese è rimasto al centro del quadrato con la guardia alta, lasciando all’avversario l’iniziativa di colpire a due mani. Verso la fine Bottai ha usato pure lui le mani per non subire troppo l’impulso dell’antagonista.
La decima ed ultima ripresa ha ricalcato le tematiche offerte dai due pugili nelle frazioni precedenti. Bottai, come al solito ha messo a segno pochi colpi, alcuni più precisi, mentre Di Fiore ha continuato a scaricare una maggiore quantità di colpi.
Bottai ha conquistato la sua seconda cintura italiana dei pesi superwelter ed ha migliorato il record con 25 vittorie (9 prima del limite) contro 3 sconfitte.
Di Fiore ha scritto sul suo palmares l’insuccesso numero 13 a fronte di 18 trionfi (5 anzitempo) e 3 verdetti nulli.

Bentivegna, una sorte che poteva essere evitata

L’opaca prestazione della giuria del match per il campionato italiano è stata preceduta dalla nefasta scelta organizzativa di opporre il siciliano Giancarlo Bentivegna, di 34 anni, al lettone Ivans Levickis, che di anni ne ha 23, con 43 combattimenti disputati in mezza Europa. L’isolano è giunto con un record immacolato fatto di 8 successi e si è trovato di fronte uno che potrebbe essere definito un autentico carneade, ma dal cui record composto di 22 vittorie (15 prima del limite), una delle quali l’aveva ottenuta in Italia nel settembre 2014 a spese dell’allora imbattuto Alessandro Caccia, si potevano trarre le dovute preoccupazioni. Bentivegna ha vinto sempre fino a quando la sua società dilettantistica ha profuso tutti gli sforzi necessari per farlo crescere, infondergli la fiducia necessaria per costruirlo nel nuovo mondo del professionismo, opponendolo ad avversari calibrati alle sue qualità, alla sua esperienza. Quando è intervenuta la cognizione del manager-organizzatore professionista, il paziente lavoro dei siciliani dell’ASD Pol. Nino Castellini è stato cancellato senza esitazioni, in nome di un programma che doveva presentarsi diverso dagli altri, dove sulla carta non vi erano vincitori e vinti precostituiti. Levickis ha dimostrato con i pugni che sul tavolo c’era un vincitore ed era lui. Il pesante fuori combattimento di Bentivegna, poteva essersi evitato lasciando il lettone a casa nella sua Daugavpils. Indubbiamente il knockout è parte di un combattimento quando capita in un confronto alla pari, ma quando accade come in un sogno premonitore ci sono delle responsabilità capitali che dovrebbero costare qualcosa anche a chi le commette. Caccia aveva 26 anni quando è finito al tappeto contro Levickis – comunque per un fuori combattimento diverso da quello capitato a Bentivegna – ed ha avuto il tempo e le condizioni per recuperare, mentre il siciliano ha 8 anni in più e l’epilogo del ko è stato molto preoccupante, con il conseguente necessario ricovero in ospedale. Ci domandiamo se non ci sono in Italia pugili capaci di affrontare Bentivegna per un confronto equilibrato, dove non ci sia il classino 1-0 a favore del palermitano. La risposta è ovvia e scontata, ma in Italia non c’è un organismo capace di governare il flusso di pugili stranieri, per decidere quando sono troppo inconsistenti o ritenuti a rischio, e decidere con un categorico rifiuto. La Lega è composta dai professionisti del settore e non ha un’autonomia decisionale rispetto ai programmi, così continueremo a vedere arrivare in Italia gli stessi stranieri opposti sia ai professionisti debuttanti che ai campioni nazionali. La mancanza di una classifica in serie e l’inesistenza di regole precise continuerà ad essere un valido motivo per continuare ad offrire al pubblico confronti privi di equilibrio quando si tratta di pugili affermati. Il brutto episodio capitato a Bentivegna deve fare riflettere e non poco, perché il numero dei pugili italiani è limitato e gli errori possono affossare ulteriormente un panorama alquanto malinconico. La piazza di Palermo ed il suo comprensorio periferico poteva avere un nuovo impulso con un pugile locale che si faceva strada tra i professionisti. Alla luce del risultato livornese rimane un grosso punto di domanda.

Primiano Michele Schiavone
 

 

 

 

 

 

 

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