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Notizie

LIBRI DI SPORT, RASSEGNA DI GIULIANO ORLANDO

 

 

La grande storia illustrata del Tour de France

Francoise e Serge LagetLibreria dello Sport – Pag. 390 – Euro 45.00.

La “Grande boucle” ha compiuto 100 anni. La regina delle corse a tappe descritta con foto e cronache d’epoca. Un racconto emozionante.

L’imponente pubblicazione edita in Italia dalla “Libreria dello Sport”, si impone come la memoria storica per ogni appassionato di bicicletta. Raccontata  con tale dovizia di particolari e stupende foto d’epoca, da rendere attuale il passato. Il film del Tour de France lungo le cento annate, che hanno scandito l’evento sportivo più importante dei cugini d’oltralpe è una pellicola senza data di nascita. Dal primo vagito, emesso in una birreria di Parigi nel 1902, dal trio Desgrange, Godet e Lefevre, che partorirono la “Grand Boucle” ad oggi, la favola del Tour viene snocciolata momento per momento in un susseguirsi d’immagini ed eventi che emozionano e sorprendono per la vivacità di una trama senza tempo. Troppi i protagonisti, da Garin il primo vincitore nel 1903, ai successori Cornet e Trusselier, figlio di un fiorista, seduttore dai modi spicci, fino agli eroi dei nostri giorni, in una serie infinita di fuori onda, dalle liti alle scazzottate tra ciclisti, minacce e ricatti come nei gialli classici. Se pensate che Bartali, Coppi, Robic, Kluber e Koblet, Bobet, Anquetil, Merckx, Gimondi, Armstrong, Evans, Wiggins e Froome per citare i  big e gli ultimi  vincitori, abbiano il primato della popolarità, rispetto al passato, vi sbagliate. Nel bene e nel male. Il doping purtroppo, anche se ruspante, soggiorna nell’ambiente da sempre. Le invidie e le vendette sono all’ordine del giorno come la scadenza delle tasse. Talmente tanti i problemi, che alla terza edizione (1905) gli organizzatori pensarono di chiudere bottega. Invece… Il libro è la voce illustrata di un romanzo dai cento capitoli e i mille attori. Che vengono personalizzati e resi attuali da episodi spesso inediti anche agli addetti ai lavori. Non ve li anticipo per evitare di perdere il piacere della scoperta.
Giuliano Orlando

Il papa non corre. 42 modi di vivere la corsa

Irene RigettiEdizioni la Carmelina – Pag. 230 – Euro 12.

Papa Francesco assente temporaneo. Navigando tra jogger d’annata e di fresco conio, scoprendo un mondo di grandi valori.

Alla festa manca papa Francesco, del quale ancora non è stato appurato se tra le innumerevoli iniziative, ci sia una partecipazione a qualche corsa a piedi. Qualora venisse fuori qualcosa di simile, l’autrice non mancherà di aggiungere il 43° cammeo ai 42 che deliziano per la loro freschezza, nell’auspicabile ristampa.
La filosofia del libro è quella di dare luce ai personaggi che intervista, cercando di mettere in risalto la loro anima creativa, ampliando in tal modo la panoramica dei protagonisti ai quali comunque mette nel conto l’approccio  con la corsa.
Non tutti la sentono come è il caso  di Kathrine Switzer che cambiò il senso della storia, partecipando alla maratona di Boston nel 1967, rompendo il corrosivo tabù del divieto al femminile, come i vari Bordin e Baldini, eroi d’oro di maratona o della solare Laura Fogli, o il trasporto viscerale di Giusy Versace, di cui traccia uno dei ritratti meglio riusciti.
Ci sono anche i Duran o i Baglini e Wang per i quali la corsa è qualcosa di succedaneo, anche se importante. Ed è in questo contesto che l‘autrice dimostra la tenacia e il talento nel convertire in fede un tiepido approccio. Stuzzicante il capitolo dedicato alla Hack e a Cristooretti, mentre il colloquio col Dalai Lama, appare tiepido pur se valido.
Per contro, delizioso il colloquiare col signor Dante Alighieri, in cui riesce a districarsi nel ginepraio di citazioni, mostrando di aver sotto controllo sia la Divina Commedia che il suo autore. Un bel messaggio a tutto il mondo della corsa.
Giuliano Orlando

Pep Guardiola, un altro modo di vincere

Guillem Balague – Libreria dello Sport – Pag. 350 – Euro 17,90.

Campione in campo e in panchina. Atleta e tecnico esemplare, nel segno del successo.

Se Maurinho è l’estro e il contrasto, il polemico e il provocatore, Guardiola è la linearità della ragione. L’iter di Guardiola, da giocatore a tecnico, in oltre vent’anni di attività, tra campo e panchina ha una coerenza da asceta. I suoi giocatori lo adorano, pochissimi lo criticano. Lui ha il coraggio di escludere Ibrahimovic per dare a Messi lo spazio necessario per la sua esplosione. I fatti gli danno ragione. In quattro stagioni ha fatto diventare il Barcellona la numero uno nel mondo dei club.  Campionati spagnoli e tornei ufficiali, fino alla Champions League. Le sfide col Real Madrid e il Manchetser United segnano l’epoca d’oro. Sir Alex Ferguson il tecnico inglese del Manchester United, racconta nella prefazione che ancor oggi rimpiange di non aver convinto Pep Guardiola, nel momento in cui aveva deciso di appendere le scarpe al chiodo, dopo tante stagioni al Barcellona, a passare al club inglese. “Ammetto di aver perduto una grande occasione di poter usufruire dell’apporto di un grande allenatore, come dimostrano i risultati ottenuti dal Barcellona con Guardiola sulla panchina”. Questo il giudizio dell’uomo che a Manchester è la più importante istituzione nel mondo del calcio. Il percorso di questo tecnico spagnolo - raccontato nel libro edito in Inghilterra e tradotto splendidamente per il mercato italiano  – che, dandosi un anno di riflessione, dopo aver lasciato il club catalano e aver scelto la panchina del Bayern Monaco, conferma di essere il contraltare di una professione spesso sopra le righe.. Adesso ha l’incarico di scrivere il capitolo tedesco.
Giuliano Orlando

La leggenda di Maci. Vita, morte e miracoli di Battaglini

Marco PastonesiLibreria dello Sport – Pag.167 – Euro 11.90.

Il Maciste del rugby passando dal ring. Da dilettante superò Bacilieri, azzurro a Londra nel ’48 e campione italiano dei massimi.

Quando si dice: avere il fisico. Mario Battaglini, nato nel 1919 a S. Bortolo nel rodigino, fin da piccolo mostrava i segni di uno sviluppo da super. La mamma disse subito: “Sembra un macistin” e tutti lo chiamarono subito Maci, dimenticando il Mario. Il ragazzo, alto 1.85  con peso che superava il quintale e nel tempo sarebbe arrivato ai 125 chili, avrebbe potuto fare il pugile, il lanciatore in atletica, forse il sollevatore o il lottatore. Invece Maci Battaglini, scelse la palla ovale del rugby, scrivendo pagine indimenticabili. Trascorse una breve parentesi con i guantoni, limitandosi ai dilettanti, dove affrontò quell’Uber Bacilieri di Ferrara che qualche anno rappresentò l’Italia ai Giochi di Londra del ’48 e da professionista colse il titolo italiano massimi, oltre ad incontrare tutti i migliori europei. Lo battè in tre round, ma si racconta che il metodo per domarlo, sfiorasse i limiti del regolamento. Nel rugby ci ha vissuto dentro fino al collo o forse anche oltre. Un bel gigante, tosto e temuto, ma ancor più rispettato. Ha giocato su tutti i campi italiani, partendo da Rovigo una delle culle nazionali. Geniere nella nell’ultima Grande Guerra, finendo in Russia, torna a casa e il maestro Nando Strozzi, quello che voleva farne un pugile, lo convince ad iscriversi  al PCI, ma non è tagliato per la politica. Riprende la strada dello sport per passione necessità. Quella di mettere assieme pranzo e cena, i quegli anni, prevaleva su tutto e Maci, come lo chiamavano tutti per quel fisico da Maciste, capì subito che il rugby era la strada giusta. Dall’Italia alla Francia e tanta nazionale. E’ l’uomo del destino, utile in ogni ruolo. A metà anni ’50 inizia l’esperienza da tecnico a Treviso, alternando campo e panchina. Lavora duro come sempre, ha amici e detrattori. Lui lotta sempre aiutato dalla moglie e adorato dalle figlie. Chi lo stima assicura che fu un grandissimo allenatore. Quando l’età gli consiglia lo stop è già un mito, il gigante buono della palla ovale.
Giuliano Orlando
 
Giuliano Orlando

 

 

 

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