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Carmelo Cantalupo, cambiò nome per sottrarsi alla mafiadi Pietro Anselmi Uno dei più grandi colpitori dei pesi gallo che calcarono i quadrati statunitensi fu un tale chiamato Carl Tremaine, nato a Palermo l’11 novembre 1901 da Ciro Cantalupo e Rosa Di Vita, che gli attribuirono il nome Carmelo. I Cantalupo appartenevano a una famiglia di discendenza reale. Sembra che la loro emigrazione verso gli Stati Uniti fosse scaturita dalla necessità di sfuggire alle minacce delle organizzazioni malavitose esistenti in Sicilia all’epoca. Sono giunte a noi notizie riguardanti la fuga a New York, per queste ragioni, del poeta e narratore Rosario Di Vita, fratello di Rosa. Dal nuovo continente si interessò perché potessero imbarcarsi verso gli Stati Uniti la sorella Rosa, il cognato Ciro Cantalupo e i due figli Carmelo e Concetta. Durante la navigazione Rosa Di Vita diede alla luce un’altra figlia alla quale fu attribuito il nome di Antonietta. L’arrivo a New York porta la data del 27 novembre 1908. L’inizio della nuova vita dei Cantalupo non fu facile. Ciro prese a lavorare come rilegatore di libri mentre la moglie Rosa si adoperò come sarta. A diciassette anni di età Carmelo lasciò l’abitazione familiare adducendo la scusa di diventare un venditore ambulante per aiutare la famiglia contro le difficoltà finanziarie. Il vero motivo fu l’inizio della pratica del pugilato, addirittura professionistica. Per farlo, sempre tacendolo alla famiglia, alterò la sua data di nascita, facendola risalire al 1899; adottò il cognome Tremaine usando quello della sua bisnonna da nubile e trasformò il nome di Carmelo in Carl; dichiarò di essere nato in Canada e precisamente a Listowel, Ontario, dove aveva parenti. Iniziò a esibirsi a Detroit, Michigan, e a Cleveland, Ohio. Andava via da casa per settimane e quando tornava portata sempre tanti soldi alla famiglia. Tremaine, diretto e allenato da Jimmy Dunn, uno dei migliori preparatori di quel tempo, non divenne campione del mondo perché non ottenne mai di combattere per un titolo. Nel suo massimo splendore elettrizzò le platee con il suo stile di combattente incessante. Due dei suoi più strenui sostenitori furono Jerry Siegel e Joe Shuster, che in seguito divennero entrambi due dei più noti scrittori sportivi dell’epoca. Definirono l’italo-americano il combattente dai pugni di acciaio. Tremaine era tanto feroce tra le corde quanto pacato, gentile e cordiale fuori dal ring. La vittoria di Carl Tremaine su Eddie Martin, soprannominato “palla da cannone”, ottenuta il 24 febbraio 1925, viene ancora considerata come frutto del più grande combattimento sostenuto nella città di Cleveland, Ohio. Lo sconfitto a quella data era campione del mondo ma aveva pensato bene di non mettere in gioco la sua cintura per non rischiare di perderla. Nel record costituito da 125 confronti, tutti di altissimo livello, i nomi celebrati in quegli anni che l’affollano sono tantissimi. Tra essi ricordiamo Frankie Mason, Georgie Adams, Earl Puryear, Memphis Pal Moore, Joe Burman, Young Montreal, Kid Williams, Jabez White, Roy Moore, Jack 'Kid' Wolfe, Harold Farese, Terry Martin, Johnny Curtin, Bernie Hahn, Mike Ballerino, Johnny Ertle, Mog Pugh, Hilly Levine, Freddie Thompson, Pete Zivic, Larry Goldberg, Frankie Genaro, Jimmy Valpone, Tommy Ryan, Rosey Stoy, Spencer Gardner, Larry Goldberg, Earl McArthur, Charley Goodman, Eddie O'Dowd, Bobby Eber, Bud Taylor, Charley Goodman, Herbie Schaeffer, Bobby Wolgast, Sonny Smith, Frankie Fasano, Pete Sarmiento, Johnny Farr, Jimmy Mendo, Johnny Sheppard, Benny Gershe, Andy Martin, Johnny Brown, Eddie Shea, Tommy Ryan, Sammy Fuller, Vic Burrone, Eddie O'Dowd, Andy Martin, Al Foreman, Joey Russell, Howard Mayberry, California Joe Lynch, Andre Routis, Willie Cunningham, Mickey Doyle ed Eddie Shea. All’apice della carriera Carl Tremaine veniva contattato da alcuni rappresentanti della mafia italo-americana, filiazione della “mano nera” dell’inizio secolo, per essere guidato verso la conquista del titolo mondiale. La sua netta opposizione alla oscura iniziativa gli negava ciò che le sue qualità pugilistiche gli potevano offrire, fino a maturare la decisione di lasciare l’attività agonistica. Comunque l’organizzazione malavitosa gli aveva messo gli occhi addosso, soprattutto per aver rifiutato la loro “collaborazione”. Lasciata la boxe nei primi mesi del 1929 e abbandonati per sempre gli ambienti del pugilato, il 15 luglio del 1936 Tremaine inscenava la sua morte per sottrarsi definitivamente alla caccia che l’organizzazione criminale aveva inteso dargli. Carmelo Cantalupo cambiava nuovamente nome, attribuendosi quello di Carl Kent, e faceva ritorno nella città di New York, dove, grazie alle sue abilità, si affermava nell’ambito del sindacato degli elettricisti. Moriva a New York City il 17 marzo del 1989, all'età di 87 anni. Questa la vera storia del pugile italo-americano che, per sottrarsi alle angherie della malavita organizzata dei suoi connazionali, ha dovuto far credere di essere nato in Canada, in un anno diverso con un nome altrettanto differente, e di essere deceduto in modo e data inverosimili. CARL TREMAINE
Totale incontri 144 ( 54. 16. 5. 69nd. )
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