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Squali e Falchi i team più forti, di fronte a Roma il 20 settembreLuci e ombre – Ottima idea, priva del supporto televisivo e normative da perfezionare.di Giuliano Orlando Tutto come previsto, dalle qualificazioni alle semifinali, la Talent League of Boxing, il torneo nazionale elite che ha coinvolto quasi tutte le nostre regioni, ideato e promozionato da Roberto Cammarelle,approda alla finale, fissata il 20 settembre a Roma, con la sfida tra i Falchi Legionari (Lazio) e gli Squali Borboni (Campania-Calabria), indicati fin dalle qualificazioni come i più forti. La prima parte non ha riservato troppe sorprese, salvo il sorpasso all’ultima giornata nelle qualificazioni delle Tigri Sabaude (Piemonte-Liguria-Valle d’Aosta) sui Lupi Briganti (Puglia Basilicata/Abruzzo e Molise) che avrebbero meritato miglior fortuna, per l’andamento del torneo. Decisamente sotto le attese, le Pantere Aragonesi (Sicilia-Sardegna) con iscritti di valore come Luca Melis (64), Ignazio Crivelli (69), Giuseppe Ranno (75), Salvatore Cavallaro e Gianluca Rosciglione (81). La franchigia diretta dai tecnici Salvatore Olivieri e Giovanni Cavallaro ha ottenuto un solo successo e tre sconfitte, ultima del girone C. A scusante, l’impossibilità di poter usufruire di tutti i titolari. Non ci si poteva aspettare molto di più dalle Volpi Bizantine (Emilia-Romagna-Marche) e dai Destrieri Etruschi (Toscana-Umbria), come dimostrano i risultati. Le Volpi con due sconfitte, un pari e il successo in casa contro i toscani, a loro volta usciti dal torneo senza neppure una vittoria di squadra, col minimo assoluto di 12 punti complessivi. Il Triveneto ha rimediato tre sconfitte e un pari contro i Cobra Longobardi a Padova, con una squadra che ha perduto per strada l’ottimo maestro Gino Freo, per decisione del presidente regionale. Denunciando una situazione a dir poco confusa. Nulla da dire dei Lupi Briganti, che sotto la guida dei maestri Antonio Zonfrillo e Alberto Moretto hanno tentato in tutti i modi di entrare in semifinale. Purtroppo, per il team pugliese la sconfitta netta (10-6) rimediata a Catania il 24 maggio (10-6) contro le Pantere, limitava il punteggio finale a 30 punti, tre meno delle tigri piemontesi, partite male ma con uno sprint finale decisamente ottimo. Prima incameravano 6 punti contro i lombardi sul ring di Madone (Bg) e poi dilagavano il 14 giugno a Verbania, contro i veneti, superati 13-1, portando il bottino complessivo a 33 punti, il migliore delle seconde. I Lupi, pur accettando sportivamente il sorpasso, si sono sentiti sacrificati da alcuni verdetti avversi e in particolare la sconfitta subita da Dario Vangeli a vantaggio di Gianluca Picardi, sul ring di Napoli. Al di fuori della classifica, va dato atto al Comitato Puglia-Basilicata di essere stata la struttura che meglio ha promozionato l’evento. Sia con comunicati, scritti bene e dettagliati che con la messa in onda su emittenti locali di molti incontri. La quarta promossa è risultata così il Piemonte-Liguria, che grazie all’abilità del presidente Giovanni Di Leo, ha saputo ingaggiare nomi importanti come i +91 Federici e Saracino, oltre a Davide Festosi, campione italiano superleggeri. Non è bastato per superare i Falchi Legionari, ma sicuramente a contenere i danni.. Per onor di verità, nelle ultime esibizioni sono mancati alcuni elementi di spicco quali Bagatin (56), Boufrakech (64) e uno Zucco non al meglio. A loro volta il team laziale, già forte in partenza, ha ingaggiato il mediomassimo Rosciglione (ex Pantere) per tutelarsi nella categoria dove è mancato Soggia che era il capitano. Il resto della franchigia conta su pugili militari (Gasparri e Vianello), altri in odore di nazionale: Magnesi, Mendizabal, Falcinelli, Bevilacqua, Faraoni, Barsotti e Carbotti e non poteva certo temere le Tigri sabaude. Il bilancio di 10-6 conferma i valori sul ring. Più equilibrata la sfida tra Lombardia e Campania, con alcune asperità digerite dai “polentoni” a fatica. Ad onor del vero, non certo fortunati. Nell’andata, hanno perduto due incontri per ferita, uno dei quali alla terza ripresa, quando il massimo Endri Spahiu era in netto vantaggio su Cardillo. L’altro, nei leggeri, al termine del primo round tra Tatulli e il romano Rossetti a giochi ancora aperti. C’è poi stata la sconfitta del medio Cimichella di fronte a Perugino, verdetto che ha lasciato parecchie perplessità. Forse un po’ troppe situazioni no, per sorridere sportivamente. Cervellotica la decisione di variare la normativa per le semifinali, annullando il -1 per le assenze e cambiando il regolamento delle ferite: non più il cartellino dal secondo round, ma la sconfitta del pugile ferito, come si fosse ad un campionato, quando si combatte il giorno dopo. Roberto Cammarelle, faceva notare che le decisioni erano state prese dai responsabili regionali. In questi casi, sarebbe opportuna la presenza dei maestri più che dei presidenti, meglio cogniti nelle specifiche del torneo in questione. Nel ritorno non è stato difficile per i ragazzi di Esposito e il grande Brillantino, mettere il risultato al sicuro. Per la cronaca i Campani contano su molti elementi che ruotano in nazionale, da D’Andrea a Cipriano, Cosenza, Introvaia, Morello, Munno, Perugino, Fiori, Manfredonia, Indaco e Rossano, per citare solo i migliori, con alternative non meno valide. Il problema per loro è l’eccesso di pretendenti. Una specie di Cuba dei Talent. Che partono favorite anche nella finale a Roma il 20 settembre. Nel confermare il personale giudizio positivo della formula, è altrettanto corretto esprimere alcune valutazioni di fondo del torneo. Che non vanno interpretate come critiche, piuttosto come considerazioni per migliorare una manifestazione che ha avuto il merito di mettere in moto tutti i comitati italiani come mai era avvenuto in passato. Su tutto la necessità di trovare un’emittente che trasmetta il torneo, magari in registrata. Senza questo impulso mediatico, resterà ristretta nell’ambito regionale per gli addetti ai lavori. Se non si investe su questo, significa ignorare la forza dell’idea. Da migliorare la promozione via email e cartacea. In questa edizione, lasciata al buon cuore degli amici e degli stessi pugili che su face book hanno svolto un lavoro encomiabile. Compito che spetterebbe ad altri. Infine, un richiamo ai Comitati, che debbono creare un tessuto solido tra i titolari della squadra. Troppi wo e troppe assenze ingiustificate per svariati motivi, non sempre validi. La Talent League è un segnale di crescita nei dilettanti e quindi il coinvolgimento per creare lo spirito e il senso del gruppo. Che può costare qualche sacrificio, ma fa crescere l’atleta e l’uomo. Giuliano Orlando |
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