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Nel nome del padre, del figlio e dello sportUn secolo di grande Italiadi Adriano Cisternino La boxe e tanto altro ancora. I Duran e gli Stecca, ma anche gli Abbagnale e i Mazzola. Impossibile dimenticare i Proietti e i Saraudi, ma neppure i Moser e i Sentimenti, i Panatta e i Mangiarotti... c'è insomma un secolo di sport azzurro, “Un secolo di grande Italia”, come recita il sottotitolo di “Nel nome del padre, del figlio e dello sport”, (Absolutely Free editore. Pagg.351, 16 euro), l'ultima fatica letteraria di Franco Esposito, firma notissima anche agli appassionati di pugilato, lo sport che Franco ha amato quanto e forse più del calcio perchè è lo sport nel quale è vissuto più in profondità avendolo interpretato non solo da cronista, ma anche da dirigente e da maestro all'angolo. Un secolo di sport in Italia dunque raccontato attraverso le grandi famiglie che lo hanno portato sui podi più ambiti, dalle olimpiadi ai mondiali, testimonianza di quanto spesso la passione per uno sport diventa un virus che si trasmette di padre in figlio, di fratello in fratello. E chi meglio di un frequentatore incallito del ring o del bordo ring come i nostri lettori può capire il significato di questa... come vogliamo chiamarla, tradizione? Quanti pugili sono figli e fratelli d'arte? Volessimo censirli tutti ne scaturirebbe un voluminoso dossier, che sarebbe anche una documentazione concreta dei valori che porta la boxe: chi la conosce davvero la ama e sa bene che non è più rischiosa di tante altre discipline e quindi la propone serenamente ad un figlio o ad un fratello Ma torniamo ai racconti di Franco Esposito che col suo stile vivace e riccamente documentato di gustosa aneddotica ci propone le storie di tante famiglie diventate famose attraverso lo sport. Abbiamo accennato ad alcuni cognomi celeberrimi nella boxe: I Proietti, per esempio, che hanno scritto pagine indimenticabili della storia del ring soprattutto a Roma. E i Saraudi, da papà Carlo che sfiorò il podio alle olimpiadi di Parigi del '24, ai fratelli Giulio, bronzo a Roma '60, e Vittorio, professionista giunto all'anticamera del titolo mondiale. E guardando un po' oltre il ring, non si può ignorare la leggenda dei fratelli Aldo e Nedo Nadi, schermidori figli d'arte, livornesi come i Montano, che pure hanno fatto e fanno da generazioni la storia della scherma. E i D'Inzeo, dominatori per una vita nell'equitazione a livello mondiale, e i Panatta nel tennis, e i Di Centa nello sci, per non parlare delle innumerevoli genie nella pallanuoto, dai Postiglione che non finiscono mai, ai Dennerlein, ai Marsili, ai Porzio, ai D'Altrui, padre (Geppino) e figlio (Marco), detentori del singolare e prestigioso record di essere entrambi campioni olimpici (rispettivamente nel 1960 e nel 1992). Questi e tanti altri campioni ancora come i Conti, da Bruno, “core de Roma”, a Daniele e Andrea, e i Maldini, da Cesare a Paolo, e i Baresi, e i Meneghin, da Dino ad Andrea, gli Ottoz, da Eddy a Laurent e Patrick, tanti padri e figli, fratelli e sorelle, come i Gentile nel basket, i Maddaloni nel judo, e – perchè no? - anche marito e moglie, come Gianni Lonzi e Antonella Ragno, unico esempio di coppia d'oro olimpico, rispettivamente nella pallanuoto (Roma '60) e nella scherma (Monaco '72). Cent'anni di sport in Italia offrono ancora tanti altri esempi di campioni nel nome del padre e del figlio, dei fratelli e delle sorelle, di marito e moglie, di nonni e nipoti. E' una storia tutta speciale dello sport italiano all'insegna del “buon sangue non mente”, una storia che abbraccia lo sport ad ampio spettro, dal calcio allo sci, dalla scherma all'equitazione, dalla boxe al ciclismo. Una storia, tante storie, di ieri e di oggi, qualcuna forse un po' dimenticata, ma ritornata viva e brillante attraverso i ricordi precisi e la penna agile di Franco Esposito. Fonte: Alfredo Bruno |
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