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Giovanni Sarchioto: l'erede di una grande tradizionedi Alfredo Bruno Giovanni Sarchioto (+ 44, = 1, - 8), 17 anni, è stato fermato da una discutibile squalifica nella finale degli Europei Youth a Zagabria, ad un passo dall’oro. Ormai combatte tra i kg. 75 e il suo fisico possente dà l’impressione di non volersi fermare. In Italia non trova più avversari, come dimostrano i campionati vinti. Giovanni Sarchioto con il padre Salvatore Insieme a Lizzi e Arecchia forma l’ossatura di una nazionale che sta cercando di dare una svolta al rinnovamento in atto in vista delle Olimpiadi di Rio. Tutto è possibile con questo trio che sembra non conoscere ostacoli. Giovanni è un figlio d’arte e viene da un’incredibile terra che ha dato fior fiore di campioni come Giulio Rinaldi, Renato Tontini, Massimo Bruschini, Nando Spallotta, Nando Onori, Ottavio Barone. La zona Nettuno-Anzio sembra non conoscere confini e sia Giovanni che il fratello Francesco rappresentano un futuro tutto da godere e tutto da scrivere. Giovanni Sarchioto impegnato a Zagabria negli Europei Youth 2014 Il tuo approccio con la boxe ha una tappa d’obbligo... “Diciamo che il pugilato ce l’avevo in casa. Fin da ragazzo mi guardavo le cassette di quando combatteva mio padre. E già allora se qualcuno mi chiedeva che sport volessi fare, la risposta era semplice e ovvia: il pugilato. Mio padre successivamente mi ha accompagnato in una palestra e lì ho cominciato ad allenarmi. Poi la cosa è diventata più seria ed eccomi qua”. Il match più duro? “C’è stato un match durissimo, che però mi ha dato anche grande soddisfazione, ed è stato quello che ho disputato ai mondiali del 2013 contro un cubano. E’ stato un match tremendo e quando terminò ero sfinito e dolorante, ma consapevole della mia bella prova”. La famiglia Sarchioto al completo Il giorno più brutto e quello più bello? “Il giorno più brutto è stato sempre ai mondiali quando ho perso con il russo. Ero ad un passo dalla medaglia, ma non ci stavo con la testa. Lui mi mandava a vuoto e io non ci ho messo la solita grinta. Il giorno più bello è stato ai campionati europei quando ho superato un francese ai quarti di finale. E’ stato un match accanito e mi hanno dato la vittoria, tra l’altro meritata. E’ stato bello perché sapevo di aver conquistato la medaglia”. Che fai nella vita? “Sono concentrato solo sulla boxe”. Hai altri interessi? “Anche qui dico solo boxe. Oltretutto adesso abbiamo una palestra nostra, che sta andando bene. Io, mio padre e mio fratello ci diamo una mano a vicenda”. Cosa ti dà il pugilato? “Tante soddisfazioni, perché di sacrifici ne fai tanti, ti alleni molto e quando vinci non è come una partita a pallone, perché è tutto merito tuo, te la sei sudata e ti viene quella gioia particolare di aver dimostrato di essere il migliore. Una cosa solo tua che ti dà la carica per continuare”. da sx il sindaco Bruschini, Francesco, Salvatore e Giovanni Sarchioto, Aschi, presidente del Lazio e Renzo Frisardi Il tuo pugile preferito? “Se penso ai professionisti: Mayweather. Per quanto riguarda il dilettantismo seguo molto i cubani, mi piace la loro scuola”. Visto che combatte anche tuo fratello, lui ha qualche caratteristica che ti piacerebbe avere? “Diciamo che io sono più estroso, più paravento per certi aspetti. Mi piace come porta i colpi, è più preciso, ha un bel destro potente, se lo mettesse con più frequenza sarebbero dolori”. Tramite le cassette hai visto combattere tuo padre, un giudizio su di lui? “Per me era un talento e menava forte. Si vedeva, però che non aveva scuola. Magari se stava ora al posto mio avrebbe sfondato. Era un’altra epoca, altre situazioni”. Il tuo approccio con la nazionale? “Il mio approccio con la Nazionale è avvenuto all’inizio del 2012. Ero in competizione con un pugile toscano, ma venni scelto io. In Nazionale mi trovo molto bene, ho la possibilità di confrontarmi con altri giovani e vedo i progressi che faccio di volta in volta”. Alfredo Bruno |
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